HOME  benvenuti | liturgia | bibbia | voci dal deserto | immagini & webcam | chiese locali | testi & documenti | pensieri

san francesco & santa chiara | massime eterne | papas pefkis | l'arcivescovo lambruschini | banner exch | links

 

Sestri Levante - 6° Raduno Confraternite della Diocesi di Chiavari

 

Omelia di Mons. Alberto Maria Careggio, Vescovo Diocesano

 e Foto Ricordo del Raduno

Omelia Foto pag. 1 Foto pag. 2 Foto pag. 3 Foto pag. 4

 SEG>>

a Sestri Levante - 6° Raduno Confraternite della Diocesi di Chiavari - Domenica 27 ottobre 2002
DOMENICA  27 OTTOBRE 2002

ore 8,30 -   Arrivo dei partecipanti sulla strada del porto 

ore 9,00 -   Concentrazione dei Confratelli e Consorelle con Crocifissi ed Insegne nell’adiacente piazza antistante la Basilica di S. Maria di Nazareth

 

ore 9,30 -   S. MESSA presieduta da  

S.E.R. Mons. ALBERTO MARIA CAREGGIO Vescovo Diocesano

 

ore 10,30 - Solenne PROCESSIONE delle Confraternite per le strade della città con il seguente percorso: Via XXV Aprile - Via della Chiusa - Via Stati Uniti -  Piazza A. Moro - Via Unione - Viale Dante -  C.so Colombo - Piazza S. Antonio - Via XX Settembre -  Piazza Bo - Viale Rimembranza - S. Maria di Nazareth.

 

Al termine della Processione: Benedizione di Monsignor Vescovo e sosta per il saluto e la consegna degli attestati ai Priori delle Confraternite partecipanti.
 

Tutti, Confratelli e Consorelle sono invitati a partecipare indossando cappa e tabarro, portando  i propri Crocifissi, Stendardi e Insegne.

 

il Priore Diocesano   Umberto Ricci                              il Delegato Vescovile Sac. Luigi Egiziano

  

o

Omelia di Mons. Alberto Maria Careggio
Vescovo Diocesano

 
TESTIMONI AUTENTICI DI SPERANZA
 
6° Raduno diocesano delle Confraternite
Sestri Levante, 27 ottobre 2002


Il festoso raduno delle Confraternite della nostra diocesi, il 6° in ordine di tempo, non può che rallegrare il cuore di tutti voi e, in modo particolare, quello del Vescovo che vede crescere, di anno in anno, l'interesse verso questo Convegno. Che magnifico spettacolo il vostro!

Dietro alle vostre antiche divise, alle cappe e "cappini", alle variopinte insegne, non soltanto c¹è una tradizione plurisecolare, ma c'è di più: c'è una storia che parla di fede, di preghiera, di pietà, di spiritualità e di solidarietà evangelica e caritativa. La vostra, infatti, è una parte non secondaria di quella grande storia del laicato cattolico che, nelle più svariate aggregazioni, ha testimoniato sempre e dovunque la propria fede e percorso, sull'esempio di Gesù Cristo, la via della carità. Eredi di questa tradizione, voi ne siete consapevoli e ne andate orgogliosi.

Di fronte a questo innegabile e antico fenomeno religioso vi possono essere nell'opinione pubblica due atteggiamenti contrastanti. C'è chi considera le Confraternite come "oasi di fede". Forse è dire troppo, ma questo è vero quando il confratello vive l'autentica spiritualità del sodalizio attraverso la partecipazione alla vita sacramentaria (confessione, comunione, santa Messa) e non trascura le pratiche di pietà come il rosario, l'adorazione e la meditazione; fa cioè un particolare cammino spirituale, cresce interiormente nella vita di fede e pubblicamente la manifesta.

Guardando, invece, l'aspetto esteriore e soprattutto il modo con cui le Confraternite appaiono in pubblico, non manca chi le considera soltanto come forme tradizionali di un singolare tipo di fede, meno pura, quella che va sotto la qualifica, non sempre benevola, di "pietà popolare". Anche questo è troppo. Certamente la pietà popolare ha i suoi limiti, aperta com'è alla penetrazione di molte deformazioni della religione, anzi di superstizioni.

Resta pur vero che, se è ben orientata, soprattutto mediante una pedagogia di evangelizzazione, si arricchisce di valori e può essere per la gente un vero incontro con il Signore.

Carissimi, questo sesto Convegno si celebra quando la Chiesa italiana e diocesana è impegnata in un importante cammino pastorale. La risposta adeguata all'invito di Giovanni Paolo II di affrontare il nuovo millennio, con piena fiducia nella presenza tra noi di Cristo crocifisso e risorto, è stata così formulata dall'episcopato italiano: Comunicare il Vangelo in un mondo che cambia. A chi tocca questo compito? La risposta è ovvia: a tutti, quindi anche a voi in quanto fedeli e membri di aggregazioni ecclesiali istituzionalizzate. Anche voi, confratelli e consorelle, siete coinvolti in questo annuncio di speranza che scaturisce dal Vangelo di Gesù Cristo. Anche da voi la Chiesa aspetta segni particolarmente concreti che partono da una vera conversione interiore e, pertanto, diventano credibili.

Questo annuncio deve rispondere a tre necessità dell'uomo d'oggi. La prima, sempre più presente, in modo particolare nei giovani più impegnati, è il desiderio di autenticità. Esso è contro quello stile di vita che pone atti di culto senza che ne sia coinvolto il cuore, senza permettere al Signore di entrare veramente nella vita e senza compiere poi il cammino a cui egli chiama (cfr. CVMC n. 12). I giovani sono disposti ad investire le loro energie soltanto là dove sentono che quanto stanno facendo ha un senso.

"L'evangelizzazione ­ scrive mons. Diego Coletti che molti di voi conoscono ­ può essere paralizzata dall'incapacità più o meno colpevole, più o meno esplicitamente avvertita, dei cristiani e soprattutto dei pastori, di rendersi conto delle reali novità della situazione. Di conseguenza ­ continua l'illustre presule ­ si continua a vivere nella beata e inutile fedeltà formale alle tradizioni, sempre più svuotate di senso, e nella mediocrità della vita, senza slanci e senza passione per l¹autenticità del Vangelo e per il suo annuncio" (Una vita per il Vangelo. Ed. Gianelline, Genova 1997, p. 59). Su queste parole, particolarmente forti e provocatorie, dovremmo davvero confrontarci ogni giorno.

Per quanto abbiamo fin qui detto si impone la seconda necessità: la conversione. I Vescovi scrivono: "Abbiamo bisogno di cristiani con una fede adulta, costantemente impegnati nella conversione, infiammati dalla chiamata alla santità, capaci di testimoniare con assoluta dedizione, con piena adesione e con grande umiltà e mitezza il Vangelo. Ma ciò è possibile soltanto se nella Chiesa rimarrà assolutamente centrale la docile accoglienza dello Spirito, da cui deriva la forza capace di plasmare i cuori e di far sì che le comunità divengano segni eloquenti a motivo della loro vita "diversa". Ciò non significa credersi migliori, né comporta l'esigenza di separarsi dagli altri uomini, ma vuol dire prendere sul serio il Vangelo, lasciando che sia esso a portarci dove noi forse non sapremmo neppure immaginare e a costituirci testimoni" (CVMC n. 45).

La terza necessità è una fede che porti gioia e speranza. Non è cosa facile, oggi, la speranza, ma senza la speranza noi saremmo solo uomini infelici e degni di compassione.

Il mondo cambia attorno a noi e ciò che vediamo non è tutto positivo; anzi, ad un occhio superficiale, l'umanità sembra ineluttabilmente condannata alla totale rovina. L'insicurezza, la sfiducia e l'angoscia emergono sempre più in ogni settore della vita, a partire da quello della famiglia, per arrivare a quello del lavoro, della salute, della pace, delle relazioni tra Stati. In questo contesto l'atteggiamento del credente e della Chiesa devono essere innanzitutto di testimonianza significante, fatta di figure ed espressioni credibili, non "datate", pur senza rinnegare la sana tradizione che ha il potere di tirare fuori dal suo tesoro cose antiche e cose nuove. Il discernimento è indispensabile.

Dunque questo mondo che cambia chiede, tanto ai presbiteri quanto ai laici, di essere evangelizzatori limpidi e coerenti, capaci di dialogare con tutti con chiarezza, con intelligenza, con amore, con mitezza evangelica, con fiducia nella parola di Cristo, senza debolezza rispetto all'impegno verso la nostra fede. Oggi più che mai, nel confronto sempre più frequente con altre forme di pensiero e di religione, vanno tenute presenti le parole di Paolo VI che, nell'enciclica Ecclesiam suam, scrive: "L'apostolato non può transigere con un compromesso ambiguo rispetto ai principi di pensiero e di azione che devono qualificare la nostra professione cristiana... Solo chi è pienamente fedele alla dottrina di Cristo può essere efficacemente apostolo. E solo chi vive in pienezza la vocazione cristiana può essere immunizzato dal contagio di errori con cui viene a contatto".

La Chiesa non deve quindi rinunciare ad essere fedele alla Parola di Cristo, nella certezza che solo in questo modo rimane sale e luce della terra, seme e fermento di speranza.

Il fondamento della speranza cristiana è il Crocifisso e la sua vittoria. Chi risorge è il Crocifisso. Se Gesù Cristo non fosse risorto ­ ci ricorda San Paolo ­ vana sarebbe la fede, vana sarebbe la nostra speranza. Ma Cristo è davvero risorto! (cfr. 1 Cor 15,17). La speranza cristiana è  fondata esclusivamente su questo amore infinito e gratuito di Dio per noi ­ per me, ognuno dovrebbe dire. Leggendo l¹inesauribile libro della Croce è possibile, infatti, intravedere fino a che punto arrivano la gratuità e l'amore di Dio per l'umanità, per ognuno di noi.

A tutti la Chiesa chiede dunque di essere operatori e portatori di speranza dappertutto, ma in modo particolare nei settori dove maggiormente è di casa la disperazione. Chi spera, vive proclamando ciò in cui spera. Mi domando pertanto: voi, membri delle nostre Confraternite, voi "Portatori di Cristi", che cosa volete fare in questo contesto? Potreste defilarvi a cuor leggero da questi impegni? Potreste forse dire di essere veri e buoni cristiani se non foste anche voi portatori di speranza dove siete chiamati a vivere e ad operare? Portatori di speranza lo siete certamente, quando la vostra vita è in sintonia con quella del Vangelo, quando poi il Crocifisso che voi portate nelle strade diventa, per la vostra fede, il segno credibile per tutti.

Con l'animo pieno di riconoscenza e di gioia possiamo dunque concludere le nostre riflessioni con le stesse parole della liturgia della Croce: "O Croce, unica speranza, sorgente di vita immortale, accresci ai fedeli la grazia, ottieni alle genti la pace. Amen".
 

 

 I Crocifissi della Confraternita di S. Stefano del Ponte - Sestri Levante

  SEG>>


  www.maranatha.it

SESTRI LEVANTE (Genoa) Italy     

 

HOME  benvenuti | liturgia | bibbia | voci dal deserto | immagini & webcam | chiese locali | testi & documenti | pensieri

san francesco & santa chiara | massime eterne | papas pefkis | l'arcivescovo lambruschini | banner exch | links