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LA SACRA BIBBIA

Edizione CEI - 1974

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Romani  7

 
[1] O forse ignorate, fratelli - parlo a gente esperta di legge - che la legge ha potere sull'uomo solo per il tempo in cui egli vive?

[2] La donna sposata, infatti, è legata dalla legge al marito finché egli vive; ma se il marito muore, è libera dalla legge che la lega al marito.

[3] Essa sarà dunque chiamata adultera se, mentre vive il marito, passa a un altro uomo, ma se il marito muore, essa è libera dalla legge e non è più adultera se passa a un altro uomo.

[4] Alla stessa maniera, fratelli miei, anche voi, mediante il corpo di Cristo, siete stati messi a morte quanto alla legge, per appartenere ad un altro, cioè a colui che fu risuscitato dai morti, affinché noi portiamo frutti per Dio.

[5] Quando infatti eravamo nella carne, le passioni peccaminose, stimolate dalla legge, si scatenavano nelle nostre membra al fine di portare frutti per la morte.

[6] Ora però siamo stati liberati dalla legge, essendo morti a ciò che ci teneva prigionieri, per servire nel regime nuovo dello Spirito e non nel regime vecchio della lettera.

[7] Che diremo dunque? Che la legge è peccato? No certamente! Però io non ho conosciuto il peccato se non per la legge, né avrei conosciuto la concupiscenza, se la legge non avesse detto: Non desiderare.

[8] Prendendo pertanto occasione da questo comandamento, il peccato scatenò in me ogni sorta di desideri. Senza la legge infatti il peccato è morto

[9] e io un tempo vivevo senza la legge. Ma, sopraggiunto quel comandamento, il peccato ha preso vita

[10] e io sono morto; la legge, che doveva servire per la vita, è divenuta per me motivo di morte.

[11] Il peccato infatti, prendendo occasione dal comandamento, mi ha sedotto e per mezzo di esso mi ha dato la morte.

[12] Così la legge è santa e santo e giusto e buono è il comandamento.

[13] Ciò che è bene è allora diventato morte per me? No davvero! È invece il peccato: esso per rivelarsi peccato mi ha dato la morte servendosi di ciò che è bene, perché il peccato apparisse oltre misura peccaminoso per mezzo del comandamento.

[14] Sappiamo infatti che la legge è spirituale, mentre io sono di carne, venduto come schiavo del peccato.

[15] Io non riesco a capire neppure ciò che faccio: infatti non quello che voglio io faccio, ma quello che detesto.

[16] Ora, se faccio quello che non voglio, io riconosco che la legge è buona;

[17] quindi non sono più io a farlo, ma il peccato che abita in me.

[18] Io so infatti che in me, cioè nella mia carne, non abita il bene; c'è in me il desiderio del bene, ma non la capacità di attuarlo;

[19] infatti io non compio il bene che voglio, ma il male che non voglio.

[20] Ora, se faccio quello che non voglio, non sono più io a farlo, ma il peccato che abita in me.

[21] Io trovo dunque in me questa legge: quando voglio fare il bene, il male è accanto a me.

[22] Infatti acconsento nel mio intimo alla legge di Dio,

[23] ma nelle mie membra vedo un'altra legge, che muove guerra alla legge della mia mente e mi rende schiavo della legge del peccato che è nelle mie membra.

[24] Sono uno sventurato! Chi mi libererà da questo corpo votato alla morte?

[25] Siano rese grazie a Dio per mezzo di Gesù Cristo nostro Signore! Io dunque, con la mente, servo la legge di Dio, con la carne invece la legge del peccato.