
Nel
dipinto, qui presentato, Gesù si avvicina agli apostoli presso la tavola
e li comunica ad uno ad uno. È un genere pittorico che mostra la grande
pietà eucaristica della Chiesa lungo i secoli.
«Sine dominico non possumus vivere» diceva il sacerdote e martire
Saturnino all'inizio del secolo quarto, durante una delle più feroci
persecuzioni anticristiane, quella di Diocleziano nel 304 d.C. Accusato
di aver celebrato l'Eucaristia per la sua comunità, Saturnino ammette
senza reticenza: «Senza l'Eucaristia non possiamo vivere». E una delle
martiri aggiunse: «Sì, sono andata all'assemblea e ho celebrato la cena
del Signore con i miei fratelli, perché sono cristiana» (PL 8,
707-710). Per questa loro fedeltà eucaristica, i 49 martiri nordafricani
furono condannati a morte. Gesù eucaristico era la vera vita per
Saturnino e per i suoi compagni martiri di Abitine, nell'Africa
proconsolare. Preferirono morire piuttosto che privarsi del cibo
eucaristico, pane di vita eterna.
S. Tommaso d'Aquino, era solito, a metà giornata, scendere in chiesa e
con confidenza e abbandono accostare la sua fronte al tabernacolo in un
colloquio a tu per tu con Gesù Eucaristia. Il grande teologo medievale è
anche noto per aver composto l'Ufficio della Festa del Corpus Domini, in
cui esprime tutta la sua profonda devozione eucaristica.
Nell'Inno delle Lodi (Verbum supernum prodiens), c'è la sintesi della
spiritualità eucaristica cattolica:
«Sul
punto di essere consegnato alla morte dal traditore ai complici,
[Gesù] donò se stesso come cibo di vita ai discepoli.
Ad essi diede sotto una duplice specie la Carne e il Sangue;
così che con la duplice sostanza cibasse l'uomo tutto intero.
Nascendo si diede come compagno,
sedendo a mensa insieme come cibo,
morendo come ricompensa».
L'Aquinate, che chiamava l'Eucaristia «vertice e perfezione di tutta la
vita spirituale», non fa che esprimere la coscienza di fede della
Chiesa che crede nell'Eucaristia, come presenza viva di Gesù tra noi e
nutrimento necessario di vita spirituale. L'Eucaristia costituisce il
filo dorato che, a partire dall'ultima cena, annoda tutti i secoli della
storia della Chiesa fino a noi oggi.
Le parole della consacrazione «Questo è il mio corpo» e «Questo è il mio
sangue» sono state pronunciate sempre e dovunque, anche nei gulag, nei
lager, nelle mille prigioni ancora oggi esistenti. È su questo orizzonte
eucaristico che la Chiesa fonda la sua vita, la sua comunione e la sua
missione.
JOOS
VAN
WASSENHOVE,
Gesù comunica gli Apostoli, Galleria Nazionale delle Marche, Urbino
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