
L'illustrazione
presenta l'ultima cena con l'istituzione dell'Eucaristia, nella grande
sala con i tappeti, del piano superiore (cf. Mc 14,15):
«Ora,
mentre essi mangiavano, Gesù prese il pane e, pronunziata la
benedizione, lo spezzò e lo diede ai discepoli dicendo: "Prendete e
mangiate; questo è il mio corpo". Poi prese il calice e, dopo aver reso
grazie, lo diede loro, dicendo: "Bevetene tutti, perché questo è il mio
sangue dell'alleanza, versato per molti, in remissione dei peccati"»
(Mt 26,26-28).
Nell'immagine, Gesù è con gli Apostoli attorno a una mensa a forma di
calice. Sulla mensa ci sono le specie eucaristiche: pane e vino. La
sala, che si apre su uno sfondo architettonico molto elaborato, con
edifici e un tabernacolo circolare a sette colonne, simboleggia la
Chiesa, dimora di Cristo eucaristico. Un particolare significativo è
dato dall'apostolo Giovanni, che poggia il suo capo sul petto di Gesù (cf.
Gv 13,25). Indica la comunione di carità che l'Eucaristia produce
nel fedele. È la risposta del discepolo all'invito del maestro:
«Io
sono la vite, voi i tralci. Chi rimane in me e io in lui, fa molto
frutto [...]. Rimanete nel mio amore. Se osserverete i miei
comandamenti, rimarrete nel mio amore»
(Gv 15,5.9-10).
L'Eucaristia è comunione con Gesù e cibo spirituale, per sostenere il
buon combattimento quotidiano del fedele nell'osservanza dei
comandamenti:
«Il
Salvatore [...] è sempre e del tutto presente a coloro che vivono in
lui: provvede a ogni loro bisogno, è tutto per essi e non permette che
volgano lo sguardo a nessun altro oggetto, né che cerchino nulla fuori
di lui. Infatti, nulla c'è di cui abbiano bisogno i santi, che non sia
lui: egli li genera, li fa crescere e li nutre, è luce e respiro, per sé
plasma in essi lo sguardo, lo illumina per mezzo di sé e infine offre
se stesso alla loro visione. Insieme nutre ed è il nutrimento; è lui
che porge il pane della vita, e ciò che porge è se stesso; la vita dei
viventi, il profumo di chi respira, la veste per chi vuole indossarla.
È ancora lui che ci da di poter camminare ed è la vita, ed anche il
luogo del riposo e il termine. Noi siamo le membra, lui il capo: è
necessario combattere? combatte con noi ed è lui che assegna la
vittoria a chi si è fatto onore. Vinciamo? ecco, è lui la corona. Così
da ogni parte riconduce a sé la nostra mente e non permette che si volga
a niente altro, né che sia presa da amore per nessuna cosa [...]. Da
quanto abbiamo detto risulta chiaro che la vita in Cristo non riguarda
solo il futuro, ma già ora è presente per i santi che vivono ed operano
in essa»
(N. Cabasilas, La vita in Cristo, 1,13-15).
JACOB
COPISTA,
Illustrazione dal Tetraevangelo, Biblioteca dei Padri
Mechitaristi, Vienna
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