422.
Grande
importanza
di una devota chiusura della Preghiera
La
parola Amen giustamente è detta da san Girolamo nei suoi Commentari su
Matteo il sigillo della preghiera Domenicale (I,6,13). Per cui, avendo
prima insegnato ai fedeli la preparazione che si deve fare prima di
incominciare la preghiera, cosi pensiamo di dover illustrare la ragione
e il significato di questa conclusione finale dell'orazione stessa;
essendo non meno necessario terminare bene la preghiera a Dio di quello
che sia il cominciarla con diligenza.
Sappia dunque il popolo fedele che molti e sostanziosi sono i frutti che
possiamo ricavare dalla fine della preghiera domenicale; ma il frutto
più ricco e più piacevole è pur sempre l'ottenere quello che abbiamo
chiesto, e di cui abbastanza si è detto qui sopra. Ma con questa ultima
parte dell'orazione non solo otteniamo l'esaudimento delle nostre
preghiere, ma altri beni grandi e belli che appena è possibile spiegare
a parole. Quando nella preghiera gli uomini parlano con Dio, dice san
Cipriano (Dell'oraz. Dom.), avviene in un modo quasi inesplicabile che
la Maestà divina sia molto più vicina a chi prega che agli altri, e
l'adorna di doni singolari, in modo che quelli che pregano Dio con
devozione si possono paragonare a quelli che si avvicinano al fuoco; se
hanno freddo, si riscaldano, se sono caldi, ardono. Cosi quelli che si
avvicinano a Dio ne vengono più infervorati secondo la loro fede e
devozione, il loro animo è infiammato alla gloria di Dio, lo spirito
s'illumina mirabilmente, e sono ricolmati di doni divini.
Questo ci è stato svelato dalla sacra Scrittura: L'hai prevenuto con le
benedizioni della grazia (Ps 20,4). Di esempio a tutti è il
grande Mosè che, partitosi da Dio dopo aver avuto un colloquio con lui,
brillava cosi di luce divina, che gli Israeliti non potevano guardare i
suoi occhi e la sua faccia (Ex 34,35). Senza dubbio coloro che
pregano con veemente ardore, godono mirabilmente della misericordia e
della Maestà divina: Fin dalla mattina mi fermerò a guardarti, poiché tu
non sei un Dio che vuole l'iniquità (Ps 5,5), ha detto il
Profeta. Quanto più gli uomini conoscono queste cose, con tanto maggior
ardore e più profonda devozione lo venerano; con gran piacere sentono
quanto Iddio sia soave e come veramente siano beati quelli che sperano
in lui (Ps 33,9); circonfusi da quella splendente luce, vedono
bene la loro piccolezza, e tutta la maestà di Dio. Ecco infatti
l'assioma di sant'Agostino: Che io conosca te, e conosca me (Solil.
2,1). Avviene quindi che, non fidando più nelle proprie forze, tutti si
affidino alla bontà divina, non dubitando affatto che egli,
abbracciandoli tutti nella sua paterna carità, provvedere
abbondantemente quanto è necessario alla loro vita e salute. Cosi
renderanno a Dio le più pure grazie del loro animo e quante ne possano
esprimere le labbra, come leggiamo aver fatto David; il quale, avendo
incominciato la preghiera con le parole: Salvami da tutti quelli che mi
perseguitano, termina esclamando: Glorificherò il Signore secondo la sua
giustizia, e canterò le lodi del suo nome sublime (Ps 7,2-18).
Sono innumerevoli le preghiere di questo genere fatte dai santi, le
quali, cominciando con espressioni di grande timore, terminano poi piene
di buona speranza e di letizia. Hanno un meraviglioso splendore in
questo senso quelle dello stesso David il quale, avendo cosi cominciato
a pregare con l'animo pieno di paura: Molti si levano contro di me;
molti dicono all'anima mia: non v'è salute per lui nel suo Dio, -
rassicurato poi e compenetrato di gaudio, aggiunge: Non temerò le
migliaia di uomini che mi circondano (Ps 3,2-7). In un altro
salmo, piange la sua miseria, ma, gettando subito tutta la sua fiducia
in Dio, s'allieta in modo incredibile nella speranza di eterna felicità:
Io dormirò in pace, e in pace mi riposero (Ps 4,9). E quando
esclamava: Signore, non mi castigare nella tua collera, non mi castigare
nella tua ira, con quanto terrore e pallore di volto non lo doveva dire!
Invece, con grande fiducia e letizia d'animo prorompe nelle parole che
seguono: State lontani da me, voi tutti che operate l'iniquità; poiché
Dio ha esaudito la voce del mio pianto (Ps 6,2-9). Temendo l'ira
e il furore di Saul, con quanta dimessa umiltà non implorava l'aiuto di
Dio! " Dio, nel tuo nome salvami; giudicami nella tua virtù "; e
tuttavia, lieto e fidente, soggiunge nello stesso salmo: Ecco, Dio mi
aiuta, il Signore è l'appoggio dell'anima mia (Ps 53,3-6).
Perciò chi va alla preghiera munito di fede e di speranza, si presenti a
Dio come al padre, non dubitando di ottenere ciò che gli è necessario.
423. Con la parola "Amen"
si esprime il desiderio che la preghiera venga esaudita
Nella parola "Amen", ultima della preghiera, si trovano molte
cose, quasi seme dei pensieri e delle riflessioni da noi esposti. Cosi
spesso ricorreva sulle labbra del Salvatore questa parola ebraica, che
piacque allo Spirito santo di conservarla nella Chiesa di Dio. Ad essa
si da in sostanza questo significato: Sappi che le tue preghiere sono
esaudite. Ha infatti valore e significato, come di una risposta di Dio,
il quale licenzia con buona grazia colui che, con la preghiera, ha
impetrato ciò che voleva. Tale significato è stato riconosciuto sempre
dalla consuetudine della Chiesa di Dio, la quale, nel sacrificio della
Messa, quando si recita la preghiera domenicale, non attribuì l'incarico
di dire Amen ai ministri inferiori ai quali tocca di dire: Liberaci dal
male, ma lo riservo allo stesso sacerdote, il quale, come interprete tra
Dio e gli uomini, risponde al popolo che Dio è placato.
Però questo rito non è generale per tutte le preghiere; poiché nelle
altre sono i ministri che rispondono Amen; ma è caratteristico della
preghiera domenicale. Infatti nelle altre si esprime un consenso o un
desiderio; in questa, invece, la risposta che Dio ha acconsentito al
desiderio del fedele che lo ha pregato.
424.
Significato
della parola
Da molti è interpretata variamente la parola Amen. I Settanta la
tradussero: cosi sia; altri: veramente; Aquila lo traduce: fedelmente.
Ma poco importa che si traduca in questo o in quel modo, purché
intendiamo con essa ciò che dicemmo. E il sacerdote che ci assicura
esserci concesso l'oggetto della domanda; e questo significato è
accettato dall'Apostolo nella sua lettera ai Corinzi: "In realtà tutte
le promesse di Dio in lui sono divenute si. Per questo, sempre
attraverso lui, sale a Dio il nostro Amen per la sua gloria " (2Co
1,20). Si appropria al nostro caso questa parola che racchiude la
conferma delle nostre richieste; essa fa stare attenti quelli che
pregano, poiché spesso avviene che gli uomini, distratti durante la
preghiera da vari pensieri, passino ad altro. Con questa parola anzi
chiediamo con grande sollecitudine che avvengano, cioè che siano
concesse, le cose domandate; o meglio, pensando di aver già ottenuto
tutto, e sentendo in noi presente la forza dell'aiuto divino, cantiamo
col Profeta: Ecco Dio mi aiuta; Dio è l'appoggio dell'anima mia (Ps
53,6). Non è infatti da dubitare che Dio non si lasci commuovere dal
nome del Figlio suo e da quella parola di cui egli si serviva cosi
spesso; poiché sempre, come dice l'Apostolo, lo ha esaudito per la sua
riverenza.
Suo è il regno,
suo è il potere e l'impero
nei secoli dei secoli.
(1P 4,11).
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