378.
Il regno di Dio è il fine di tutto il Vangelo
Tale è il regno di Dio, che noi chiediamo in questa seconda domanda, che
ad esso mira e in esso ha il suo scopo ultimo tutta la predicazione del
vangelo. Per esso san Giovanni Battista incomincio ad esortare alla
penitenza quando disse: Fate penitenza, che il regno dei cieli è vicino
(Mt 3,2), né con altro argomento inizio l'opera della sua
predicazione il Salvatore del genere umano (Mt 4,17). In quel
discorso salutare col quale, sul la montagna, mostro ai discepoli la via
della beatitudine, egli prese inizio dal regno dei cieli, quale
argomento fondamentale del discorso stesso: Beati i poveri in spirito,
perché di questi è il regno de' cieli (Mt 5,3).
E a quelli che cercavano di trattenerlo presso di loro, diede questa
risposta come ragione della sua partenza: E necessario che io annunzi
anche alle altre città il regno di Dio, essendo stato mandato per questo
(Lc 4,43). Più tardi, ordino agli Apostoli di predicare questo
medesimo regno (Mt 10,7); e a colui che voleva andare a
seppellire il padre morto rispondeva: Tu va e annunzia il regno di Dio (Lc
9,60). Risorto, poi, per tutti quei quaranta giorni che si mostro
agli Apostoli, parlo sempre del regno di Dio (Ac 1,3).
379. Efficacia della
domanda
I
Parroci svolgano con ogni cura questa seconda domanda, si che i fedeli
ne capiscano tutto il valore e la necessità.
A spiegarla lucidamente e con profitto sarà loro di valido aiuto la
considerazione che, per quanto questa preghiera sia implicita in tutte
le altre, tuttavia Dio ha ordinato di farla anche separatamente,
affinchénoi cercassimo con grande zelo quanto chiediamo. Difatti egli ha
detto: Cercate in primo luogo il regno di Dio e la sua giustizia; e
avrete di soprappiù tutte queste cose (Mt 6,33). Tanto grandi
sono il valore e l'abbondanza dei beni celesti, espressi con questa
preghiera, da comprendere tutte le cose necessarie alla vita materiale e
spirituale. Diremmo noi forse degno del nome di re quel monarca che non
cura il bene dello Stato? Ora, se un monarca terreno è geloso della
prosperità del suo regno, quanta cura e quanta provvidenza non dobbiamo
noi credere che abbia il Re dei re di conservare la vita e la salute
degli uomini? Perciò in questa domanda del regno di Dio sono compresi
tutti i beni, dei quali maggiormente abbiamo bisogno nel nostro
pellegrinaggio in questo esilio, e che Dio nella sua misericordia
promette di concedere, quando subito soggiunge: E avrete in soprappiù
tutte queste cose. Con queste ultime parole egli dimostra di essere il
re che abbondantemente e largamente profonde ogni bene al genere umano.
Pensando alla sua infinita bontà, David di lui canto:Il Signore è il mio
pastore: non manco di nulla (Ps 22,1). Ma è assolutamente
insufficiente invocare con ardore il regno di Dio, se insieme alla
preghiera non adoperiamo i mezzi che ci aiutano a cercarlo e a trovarlo.
Anche le cinque vergini stolte chiesero con ardore: Signore, Signore,
aprici (Mt 25,21); ma non avendo il sostegno necessario alla loro
richiesta, rimasero fuori. E giustamente, poiché dalle labbra di Dio era
uscita la sentenza: Non chiunque mi dice: Signore, Signore, entrerà nel
regno dei cieli (Mt 7,11).
380.
Necessità della domanda
I
Sacerdoti, che hanno la cura delle anime, attingeranno alle ricchissime
fonti della sacra Scrittura gli argomenti per eccitare nei fedeli il
desiderio e l'ardente ricerca del regno dei cieli. Espongano ai loro
occhi le misere condizioni del nostro stato, li impressionino in modo
che essi, raccogliendosi in se stessi ed esaminandosi, ricordino la
somma beatitudine e i beni ineffabili, dei quali è piena la casa eterna
di Dio Padre nostro.
Noi infatti siamo degli esuli, e in verità abitiamo
un luogo dove hanno sede i demoni, il cui odio verso di noi è
impossibile a mitigarsi, implacabilmente ostili come sono al genere
umano. E che cosa non sono le lotte intime che hanno tra loro, senza
posa, il corpo e l'anima, la carne e lo spirito? (Ga 5,17). Non temiamo
noi sempre di dover soccombere? E non solo temiamo, che anzi
soccomberemmo subito se non fossimo sorretti e difesi dalla mano di Dio.
L'Apostolo sentiva tutta la miseria di questa vita quando scriveva:
Misero me! chi mi libererà da questo corpo di morte? (Rm 7,24).
L'infelicità della nostra natura, per quanto grande possa apparire,
risalta maggiormente se si confronta con la condizione di tutti gli
altri esseri e delle cose create. Tra essi, anche se privi di ragione e
perfino di sentimento, raramente avviene che qualcuno devii dalle
proprie azioni, dal sentire e dai movimenti suoi propri, si da
allontanarsi dal fine assegnato; e ciò è cosi evidente per gli animali
tutti, per esempio, per i pesci, per gli uccelli, che riuscirebbe
inutile qualunque dimostrazione. Che se tu guardi al cielo, ti apparirà
verissimo ciò che disse David: In eterno, o Signore, permarrà in cielo
la tua parola (Ps 118,89). Il cielo difatti è in continuo moto,
in rivoluzione perpetua, ma nessun astro si può allontanare di una linea
dalla via segnata dal volere divino. Se consideri la terra e il
rimanente universo, ti accorgerai subito che di poco o nulla vadano
deperendo.
La misera umanità, invece, è quella che molto spesso cade; essa ben di
rado prosegue in ciò che ha pensato rettamente; il più delle volte
rigetta e disprezza le buone azioni intraprese; non appena ha secondato
una buona idea, subito se ne pente e la rigetta; e una volta
rigettatala, si lascia andare alle deliberazioni più abiette e dannose.
Ma qual'è, dunque, la causa di questa incostanza e di questa miseria?
Certamente è il disprezzo delle ispirazioni divine. Noi chiudiamo le
orecchie ai moniti di Dio, non vogliamo sollevare lo sguardo a quella
luce che Dio ci manda, né prestare ascolto agli insegnamenti che, per la
nostra salvezza, ci da il Padre celeste.
Di qui nasce per i Parroci il dovere di svelare al popolo fedele tutta
l'umana miseria, di elencarne le cause, di mostrare l'efficacia potente
dei rimedi. Né mancherà loro la possibilità di adempiere a tanto dovere,
se attingeranno da autori cosi santi quali Giovanni Crisostomo e
Agostino, e specialmente a quello che noi stessi abbiamo detto spiegando
il Simbolo.
Chi sarà, tra i facinorosi, colui che quando gli siano fatte conoscere
queste verità, non si sforzerà, con l'aiuto della grazia proveniente da
Dio, di rianimarsi, e di alzarsi sull'esempio del figlio prodigo del
Vangelo, per venire al cospetto del suo Re celeste e Padre? (Lc 15,11).
381. Il regno di Dio
è il suo potere universale e la sua provvidenza
Spiegato cosi quanto sia utile ai fedeli questa preghiera, i
Parroci facciano vedere in che cosa più precisamente consista ciò che
noi chiediamo a Dio, poiché le parole Regno di Dio significano molte
cose, la cui spiegazione riuscirà utile per capire tutta la rimanente
Scrittura, mentre è necessaria alla conoscenza di questo passo.
Il senso dunque più comune di Regno di Dio che ricorre di frequente
nella sacra Scrittura, è quello che non solo indica il potere di Dio su
tutti gli uomini e le cose, ma anche la provvidenza che tutto regola e
governa: Nelle sue mani, dice il Profeta, tiene la terra in tutta la sua
estensione (Ps 94,4). E in questa estensione è compreso tutto ciò
che, nascosto nelle profondità della terra e in tutte le parti del
creato, si tiene celato a noi. Ciò intendeva Mardocheo quando diceva:
Signore, Signore, re onnipotente, tutte le cose sono poste sotto la tua
signoria, e non v'è chi possa opporsi alla tua volontà; sei tu Signore
di tutti e non v'è chi possa resistere alla tua maestà (Est 13,9).
Con le parole Regno di Dio s'intende ancora la provvidenza particolare
con cui Dio custodisce e vigila sugli uomini pii e i santi; provvidenza
e cura esimia, per le quali David disse: Poiché Dio mi governa, nulla mi
potrà mancare (Ps 22 Ps 1), ed Isaia: Il Signore è nostro re:
egli ci salverà (Is 33,22).
382.
Il regno di Dio
non è di questo mondo
Sebbene già sulla terra vivano sotto questo regio potere di Dio gli
uomini che chiamiamo pii e santi, tuttavia Cristo Signore disse a Pilato
che il suo regno non è di questo mondo (Jn 18,36); cioè non ha la
sua origine in questo mondo, il quale fu creato ed avrà una fine.
Abbiamo detto in che modo dominano imperatori, re, repubbliche, duchi, e
tutti quelli che, per desiderio o elezione degli uomini, stanno a capo
del governo nelle città e nelle provincie, oppure con la violenza e
l'ingiustizia si impadronirono del potere. Ma Cristo Signore fu fatto Re
da Dio, come dice il Profeta (Ps 2,6); e il suo regno, secondo il
detto dell'Apostolo, è il regno della giustizia; dice infatti: Il regno
di Dio è giustizia, pace e gaudio nello Spirito santo (Rm 14,15).
Cristo regna in noi con le intime virtù della fede, della speranza, e
della carità; per queste virtù noi siamo in certo modo chiamati a
partecipare al regno. Essendo soggetti in modo particolare a Dio, siamo
consacrati al suo culto e alla sua venerazione, tanto che l'Apostolo
dice: Vivo io, ma piuttosto non io; vive in me Cristo (Ga 2,20). Anche a
noi sarà lecito di dire: Io regno, ma, piuttosto, non sono io: regna in
me Cristo.
Questo regno si chiama giustizia, poiché esso è fatto della giustizia di
Cristo Signore. Di questo stesso regno dice il Signore in san Luca: Il
regno di Dio è dentro di voi (Lc 17,21). Quantunque Gesù Cristo
regni per la fede in tutti quelli che sono raccolti in grembo della
santa madre Chiesa, egli ha tuttavia cura speciale di quelli che,
animati da fede viva, dalla speranza e dalla carità, si offrono a Dio
quali membra pure e vive di lui; tanto che si può dire che in essi regni
la grazia divina.
Ma è pure regno della gloria di Dio quello del quale Cristo Signore
parla in san Matteo: Venite, benedetti dal Padre mio, possedete il regno
preparato per voi fin dall'origine del mondo (Mt 25,34). E questo
regno chiedeva a Cristo in san Luca il buon ladrone che riconobbe i
propri delitti: Signore, ricordati di me, quando giungerai nel tuo regno
(Lc 23,42). San Giovanni pure ricorda questo regno: Chi non
rinasce con l'acqua e lo Spirito santo, non può entrare nel regno di Dio
(Jn 3,5). E l'Apostolo agli Efesini: Chiunque sia fornicatore,
impudico, avaro, poiché ha servito idoli, non ha parte nell'eredità del
regno di Cristo e di Dio (Ep 5,5). A questo regno ancora si
riferiscono alcune parabole di Cristo Signore, quando parla del regno
dei cieli (Mt 13,24 Mt 13,31 Mt 13,33 Mt 13,44).
È necessario stabilire prima il regno della grazia; poiché non può
regnare la gloria di Dio in colui nel quale già non regni la grazia. La
grazia, secondo il detto del Salvatore, è una fontana d'acqua
zampillante in vita eterna (Jn 4,14). Che diremo, dunque, che sia
la gloria, se non la grazia perfetta ed assoluta? Infatti: mentre per
tutto il tempo che, rivestiti di questo corpo fragile e mortale, andiamo
vagando in questa cieca peregrinazione, in questo esilio, e, sempre
vacillanti, restiamo lontani da Dio, spesso sdruccioliamo e cadiamo,
rigettando il sostegno del regno della grazia, sul quale ci
appoggiavamo; quando invece ci avrà illuminati la luce del regno della
gloria, l'unico perfetto, noi saremo fermi ed eternamente stabili,
poiché allora il vizio e la malattia si dilegueranno, e ogni debolezza
si cambierà in robustezza; e Dio stesso, infine, regnerà nell'anima e
nel nostro corpo, come abbiamo esposto ampiamente nel Simbolo, parlando
della risurrezione della carne.
383.
Noi chiediamo
che tutto sia sottoposto a Cristo
Spiegato il concetto generale di regno di Dio, si dovrà dire a che cosa
miri più propriamente questa prima richiesta.
Noi chiediamo a Dio che il regno di Cristo, che è la Chiesa, si
propaghi; che gli infedeli e gli Ebrei si convertano alla fede di Cristo
Signore e accolgano la rivelazione del vero Dio; che gli scismatici e
gli eretici ritornino alla sana dottrina, e rientrino nella comunione
della Chiesa di Dio dalla quale si separarono, affinché si compia
realmente ciò che il Signore ha detto per bocca di Isaia: Allarga il tuo
padiglione, e distendi senza risparmio le pelli delle tue tende: allunga
le tue corde, consolida i pioli; poiché tu penetrerai a destra e a
sinistra; ti dominerà Colui che ti ha fatto (Is 54,2). E anche:
Le genti cammineranno alla tua luce, e i re nello splendore della tua
nascita. Leva intorno gli occhi e guarda; tutti questi si sono uniti
insieme e vengono a te; verranno a te figli da lontano, e le figlie tue
appariranno da ogni lato (Is 40,3).
Siccome anche nella Chiesa ci sono di quelli che affermano Dio a parole,
ma lo negano coi fatti (TU. 1,16), e presentano cosi una fede sfigurata,
per cui il demonio del peccato abita in loro e domina in essi come nella
propria dimora; noi chiediamo che venga anche per essi il regno di Dio,
sicché, scossa la caligine dei peccati, illuminati dai raggi della luce
divina, essi vengano restituiti alla primitiva dignità di figli di Dio.
Chiediamo pure che, cacciati dal suo regno gli eretici e gli scismatici,
banditi gli scandali e le cause dei peccati, il nostro Padre celeste
purifichi l'aia della sua Chiesa, sicché questa, tributandogli un culto
pio e santo, goda di una pace dolce e tranquilla.
Chiediamo, infine, che solo viva e regni in noi Iddio; che non sia più
possibile la morte, ma essa venga invece assorbita nella vittoria di
Cristo nostro Signore, il quale bandisca e annienti ogni signoria dei
nemici colla potenza della virtù, sottomettendo tutte le cose al suo
dominio.
384.
Condizioni di
una preghiera efficace
Sarà cura dei Parroci di dare al popolo fedele le spiegazioni che
richiede lo spirito di questa domanda, sulle disposizioni d'anima, nelle
quali si possa innalzare piamente a Dio questa preghiera.
E anzitutto lo esorteranno a penetrare l'efficacia e lo spirito di
quella parabola del Salvatore:Il regno dei cieli è simile a un tesoro
nascosto nel campo che un uomo, trovatolo, non lo palesa; ma, tutto
allegro di ciò, va, vende quel che ha e compra quel campo (Mt 13,44).
Chi, difatti, riconosce le ricchezze di Cristo Signore, disprezza per
esse ogni cosa: beni, fortuna, potenza; tutto per lui sarà vile; poiché
nulla si può paragonare al sommo bene, e anzi, nulla che possa reggere
al suo confronto. Perciò quelli ai quali sarà toccato di conoscerlo,
esclameranno con l'Apostolo: Tutto ho considerato una perdita, tutto
stimo fango, per guadagnare Cristo (Ph 3,8). E questa la perla
preziosa del Vangelo, della quale è detto che colui che l'avrà ottenuta,
vendendo tutti i suoi beni, sarà chiamato a godere la beatitudine eterna
(Mt 13,45).
Felici noi, se Cristo ci concederà tanto di luce da poter vedere la
perla della grazia divina, per la quale Egli regna nei suoi; venderemmo
tutte le nostre cose e noi medesimi, per comprarla e conservarla; poiché
allora finalmente potremmo dire con sicurezza: Chi ci separerà dalla
carità di Cristo? (Rm 8,35). Ma se vogliamo conoscere quale sia
l'insigne eccellenza della gloria di Dio, ascoltiamo la parola e il
pensiero del Profeta e dell'Apostolo: L'occhio non ha veduto, l'orecchio
non ha udito, né il cuore dell'uomo ha potuto concepire i beni che Dio
ha preparato a quelli che lo amano (Is 64,4 1Co 2,9).
Ci disporrà validamente a ottenere quanto chiediamo, lo stimarci quali
siamo: progenie d'Adamo, scacciati a buon diritto dal Paradiso ed esuli,
avendoci la nostra indegnità e la nostra perversità meritato l'odio
sommo di Dio e le pene eterne. Per cui è necessario starsene con animo
umile e dimesso. Sia inoltre la nostra preghiera piena di cristiana
umiltà; diffidando di noi stessi, come il pubblicano (Lc 18,13),
affidiamoci completamente alla misericordia e bontà di Dio. Attribuendo
tutto alla sua benignità, rendiamogli grazie immortali di averci
elargito il suo spirito, per il quale possiamo esclamare fiduciosi:
Abbà, Padre (Rm 8,15). Diamoci anche cura e pensiero di quello
che si deve fare, o evitare, per giungere al regno celeste. Poiché non
all'ozio e all'inerzia siamo stati chiamati da Dio; che anzi egli dice:
Il regno dei cieli s'acquista con la forza, e lo afferrano i violenti (Mt
11,12); e ancora: Se vuoi arrivare alla vita, osserva i comandamenti
(Mt 19,17).
Non basta dunque chiedere il regno di Dio, se non si volgano ad esso
l'amore e l'opera; perché gli uomini devono essere cooperatori e
ministri della grazia di Dio nella via per salire al cielo. Dio non ci
verrà mai meno, avendoci promesso di essere sempre con noi; ma da una
cosa ci dobbiamo guardare: dall'abbandonare Dio e noi medesimi. Infatti,
in questo regno della Chiesa sono di Dio tutte le cose con le quali si
conserva la vita umana e si ottiene la salute eterna; lo sono tutte le
schiere degli Angeli, che non vediamo, e il tesoro visibile dei
sacramenti, si ricco di virtù celeste. Con tutte queste cose Dio ci ha
assicurato un cosi valido aiuto, che possiamo non solo scampare dal
dominio dei nostri acerrimi nemici, ma anche umiliare e conculcare il
tiranno infernale e i suoi malvagi satelliti.
385. Sintesi della domanda
Chiediamo, dunque, ardentemente allo spirito di Dio che ci
comandi di fare ogni cosa secondo la sua volontà; che abbatta il regno
di Satana, si che questi su di noi non abbia nessun potere nel giorno
estremo; che Cristo vinca e trionfi. Chiediamo che la sua legge sia in
vigore nel mondo intero, e vengano posti in atto i suoi decreti; che
nessuno sia traditore o disertore della sua causa; ma tutti si
dimostrino tali, che senza esitare possano venire al cospetto di Dio
loro re, ed entrare in possesso del regno dei cieli, a loro preparato
fin dall'eternità, dove godranno, beati con Cristo, nella vita eterna.
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