67.
Significato dell'articolo
Interessa senza dubbio moltissimo conoscere la gloria della
sepoltura di Gesù Cristo N. S., di cui abbiamo poco fa parlato. Ma deve
interessare anche di più i fedeli il conoscere i trionfi strepitosi, che
egli riporto sul demonio debellato e l'inferno spogliato. Di ciò
appunto, e insieme della resurrezione, dobbiamo ora parlare. Avremmo
potuto benissimo trattare separatamente i due argomenti; ma seguendo
l'autorità dei santi Padri, riteniamo conveniente unire nella medesima
esposizione la discesa all'inferno e la risurrezione.
68.
Che cosa voglia dire, genericamente, "inferno"
DISCESE ALL'INFERNO. Nella prima parte dell'articolo ci viene
proposto di credere, che dopo la morte di Gesù Cristo, la sua anima
discese all'inferno, e vi rimase finché il corpo resto nel sepolcro. Con
queste parole riconosciamo che, in quel tempo, la medesima persona di
Gesù Cristo fu nell'inferno e giacque nel sepolcro.
Il che non deve sorprendere. Infatti, come spesso abbiamo ripetuto,
sebbene l'anima fosse uscita dal corpo, tuttavia la divinità non si
separo mai né dall'anima, né dal corpo.
Il Parroco getterà molta luce sul senso dell'articolo, spiegando subito
che cosa si debba intendere qui col termine: inferno. Ammonirà innanzi
tutto che esso non sta a significare il sepolcro, come alcuni, non meno
empiamente che ignorantemente, interpretarono. Abbiamo infatti appreso
già dall'articolo precedente che Gesù Cristo N. S. fu sepolto; né v'era
motivo perché gli apostoli, nel redigere la regola della fede,
ripetessero il medesimo concetto, con formula più oscura. Qui il
vocabolo in questione vuole significare quelle nascoste sedi, in cui
stanno le anime di coloro che non hanno conseguito la beatitudine
celeste. La sacra Scrittura offre molteplici esempi di questo uso. In
san Paolo leggiamo: In nome di Gesù, ogni ginocchio si curvi, in cielo,
in terra, nell'inferno (Ph 2,10). Negli Atti degli Apostoli, san
Pietro assicura che Gesù Cristo N. S. risuscito, dopo aver superato i
dolori dell'inferno (Ac 2,24).
69. Che cosa
voglia dire specificamente
Tali sedi non sono tutte del medesimo genere. Una è quella
prigione tenebrosa e orribile, nella quale le anime dei dannati
giacciono in un fuoco perpetuo e inestinguibile, insieme agli spiriti
immondi. In questo significato abbiamo i termini equivalenti di geenna,
abisso, inferno propriamente detto. In secondo luogo c'è la sede del
fuoco purgante, soffrendo nel quale, per un determinato tempo, le anime
dei giusti subiscono la espiazione, onde possano salire alla patria
eterna, chiusa ad ogni ombra di colpa. Anzi, sulla verità di questa
dottrina, che i santi Concili proclamano contenuta nella Scrittura come
nella tradizione apostolica, il Parroco insisterà con rinnovata
diligenza, poiché viviamo in tempi nei quali la sana dottrina non trova
agevole accesso presso gli uomini. Infine una terza sede è quella in cui
le anime dei santi furono ospitate prima della venuta di Gesù Cristo N.
S. Esse vi dimorarono quietamente, immuni da ogni pena, alimentate dalla
beatifica speranza della redenzione.
70.
Reale discesa dell'anima di Gesù Cristo nell'inferno
Gesù Cristo scendendo nell'inferno liberò appunto le anime di questi
giusti, aspettanti il Salvatore nel seno di Abramo. Né dobbiamo credere
che vi sia disceso in modo da farvi pervenire soltanto la sua virtù e la
sua potenza, ma non la sua anima. Dobbiamo invece ritenere con tutta
fermezza che la sua anima discese realmente e con la sua presenza
nell'inferno. Abbiamo in proposito l'esplicita testimonianza di David:
Non lascerai l'anima mia nell'inferno (Ps 15,10).
La discesa di Gesù Cristo all'inferno nulla detrasse all'infinita sua
potenza, né getto alcun'ombra offuscatrice sullo splendore della sua
santità. Al contrario fu cosi solennemente confermato quanto era stato
dichiarato circa la sua santità e la sua figliolanza da Dio, già
manifestata da tanti miracoli. Ce ne persuaderemo senza indugio, se
riflettiamo alle ben diverse ragioni per le quali scesero in quella sede
Gesù Cristo e gli altri. Tutti vi erano penetrati prigionieri; egli
invece, libero e vincitore fra morti, vi entro per debellare i demoni,
dai quali essi erano tenuti prigionieri a causa della colpa originale.
Inoltre, di tutti gli altri che erano discesi nell'inferno, una parte
era stretta dalle più opprimenti pene; un'altra parte, pur libera da
dolori sensibili, era amareggiata dalla privazione della visione di Dio
e dall'aspettativa ansiosa della sperata beatitudine. Cristo Signore
invece vi discese, non per soffrire, bensì per liberare i giusti dalla
molestia della ingrata prigione, e conferir loro il frutto della propria
passione. Nella sua discesa dunque non si riscontra nessuna diminuzione
dell'infinita sua dignità e potenza.
71.
Cristo discendendo nel limbo libero le anime dei Santi
Di poi si dovrà insegnare come Gesù Cristo Signor nostro è disceso nel
limbo, per condurre seco in cielo i santi Padri e tutti gli altri uomini
pii, liberandoli dal carcere, dopo aver strappato al demonio la sua
preda; il che fu da lui compiuto in maniera ammirabile e con gloria
grande. Il suo aspetto sfolgoro su quei prigionieri una luce chiarissima
e riempi le loro anime di letizia immensa e di gaudio; anzi elargì ad
esse ancora la più desiderabile delle beatitudini che consiste nella
visione di Dio. Cosi fu compiuta la promessa fatta al buon ladrone: Oggi
sarai con me in paradiso (Lc 23,43). Questa liberazione dei buoni
era stata molto tempo innanzi predetta da Osea con queste parole: O
morte, io sarò la tua morte; o inferno, io sarò la tua distruzione (Os
13,14); e dal profeta Zaccaria: Per te, a causa del sangue del tuo
patto, io ritirerò i tuoi prigionieri dalla fossa senz'acqua (Zac.
9,11); nonché dal passo dell'Apostolo: Egli ha spogliato i principati e
le potestà, offrendoli a spettacolo e trionfando di loro (Col 2,15).
Per meglio intendere il valore di questo mistero, dobbiamo sovente
ricordare che per beneficio della passione di Cristo han ricevuto la
salvezza non solo gli uomini pii, nati dopo l'avvento del Signore, ma
ancora quelli che lo avevan preceduto da Adamo in poi, e che saranno per
nascere fino alla fine del mondo. Perciò avanti che egli morisse e
risorgesse da morte, le porte dei cieli non si aprirono mai per alcuno;
ma le anime dei buoni, uscite di questa vita, erano portate nel seno di
Abramo, o venivano purificate nel fuoco del purgatorio, come avviene
anche ora a quelli che han qualcosa da lavare o da scontare.
V'è infine un'altra causa della discesa di Cristo Signore negl'inferi;
ed è la manifestazione della sua forza e potenza anche in quel luogo,
com'era stato nel cielo e sulla terra, affinché si avverasse che al suo
nome ogni ginocchio si piega in cielo, in terra e negl'inferi (Ph
2,10). Chi non ammirerà a questo punto, l'immensa benignità di Dio
verso il genere umano? Chi non sarà preso dallo stupore, considerando
che Egli, non soltanto ha voluto subire per noi un'acerbissima morte, ma
è ancor voluto scendere nei penetrali della terra, per toglierne le
anime, a lui tanto care, e portarle seco alla beatitudine?
72.
Il glorioso mistero della risurrezione di Cristo
RISUSCITÒ. Segue la seconda parte dell'articolo, a spiegar la quale con
la maggiore premura, sono d'incitamento al Parroco queste parole
dell'Apostolo: Ricordati che il Signore nostro Gesù Cristo è risorto dai
morti (2Th 2,8). E' fuor di dubbio che il precetto dato a Timoteo
vale anche per tutti gli altri che hanno cura di anime. Il significato
dell'articolo è questo: Cristo signor nostro spiro sulla croce all'ora
nona del venerdì e fu sepolto in quel medesimo giorno dai discepoli, i
quali, col permesso del procuratore Pilato, chiusero il corpo del
Signore, deposto dalla croce, entro un sepolcro nuovo, situato in un
attiguo giardino. Ma il terzo giorno dalla morte, che divenne il giorno
del Signore, al primo chiarore dell'alba, l'anima di lui si congiunse di
nuovo con il corpo; e cosi egli, che era rimasto per tre giorni nella
morte, ritorno alla vita, abbandonata morendo, e risorse.
73.
Cristo è risorto per virtù propria
Con la parola resurrezione tuttavia non si deve intendere soltanto che
Cristo risuscito da morte, come avvenne a molti altri, ma che risorse
per sua forza e virtù; cosa che fu esclusiva di lui. La natura infatti
non tollera, né è stato mai concesso ad alcuno, di rievocare se stesso
da morte a vita per propria virtù. Ciò era riservato all'infinita
potenza di Dio, secondo la parola dell'Apostolo: Se egli è stato
crocifisso a causa della sua debolezza (umana), vive pero per virtù di
Dio (2Co 13,4). La quale divina virtù non essendo stata mai
separata, né dal corpo di Cristo nel sepolcro, né dall'anima durante la
discesa negl'inferi, rimaneva sempre presente, sia nel corpo, per
potersi ricongiungere all'anima, sia nell'anima, per poter ritornare nel
corpo. Cosi poté ritornare a vita per propria virtù e risorgere dai
morti.
David, pieno dello spirito di Dio, lo aveva predetto con queste parole:
La sua destra e il suo braccio gli hanno dato vittoria (Ps 97,2);
e lo stesso Cristo signor nostro lo confermo con la divina testimonianza
della sua parola: Io do la mia vita per riprenderla di nuovo; sono
padrone di darla e padrone di riprenderla (Jn 10,17). Disse
inoltre ai Giudei, per confermare la verità della sua dottrina: Disfate
questo tempio, e in tre giorni lo rimetterò in piedi (Jn 2,19).
Le quali parole sebbene i Giudei le intendessero del magnifico tempio
costruito di pietra, egli le riferiva al tempio del suo corpo, com'è
spiegato, a questo punto, dalle parole della sacra Scrittura. E se
talora leggiamo nella Scrittura che Cristo signor nostro fu risuscitato
dal Padre (Rm 8,34), questo si deve riferire a lui in quanto
uomo, appunto come si riferiscono a lui, in quanto Dio, le altre che
dicono essere egli risorto per sua propria virtù.
74.
Cristo primogenito dei morti
Un'altra cosa fu peculiare di Cristo: egli primo di tutti fruì di questo
divino beneficio della resurrezione. Infatti nella Scrittura è chiamato
il primo a rinascere fra i morti (Col 1,18), e primogenito dei
morti (Ap 1,5). E, com'è detto dall'Apostolo: Cristo è
risuscitato da morte, primizia dei dormienti; poiché da un uomo venne la
morte, e da un uomo la risurrezione da morte; come in Adamo tutti
muoiono, cosi tutti in Cristo saranno vivificati. Ciascuno però a suo
luogo: Cristo è la primizia; di poi quelli che sono di Cristo (1Co
15,20 sg.).
Queste parole devono intendersi della risurrezione perfetta, per la
quale, soppressa ogni necessità di morte, passeremo alla vita immortale.
Ora in questo genere di risurrezione Gesù Cristo ha il primo luogo.
Poiché se consideriamo quella risurrezione, o ritorno alla vita, a cui
sia congiunta la necessità di una seconda morte, allora prima di Cristo
molti altri sono stati risuscitati da morte, a condizione però di morire
un'altra volta. Invece Gesù Cristo dopo aver vinta e sottomessa la
morte, è risorto in guisa da non poter più morire, com'è apertamente
confermato dal passo: Cristo risuscitato da morte non muore più; la
morte più non lo dominerà (Rm 6,9).
75.
Perché Cristo è risorto il terzo giorno
IL TERZO
GIORNO. Il Parroco dovrà spiegare la frase, affinché i fedeli
non credano che il Signore sia rimasto nel sepolcro tutti interi i tre
giorni. Egli vi è stato un intero giorno naturale, più una parte del
giorno antecedente e di quello seguente. Ciò basta perché si possa dire
con verità ch'egli è stato tre giorni nel sepolcro e che al terzo giorno
è risorto. Per mostrare chiaramente la sua divinità, non volle differire
la resurrezione alla fine del mondo; d'altro lato, perché lo si credesse
vero uomo e realmente morto, volle rivivere non subito dopo la morte, ma
dopo tre giorni; tempo sufficiente a provarne la vera morte.
76.
Perché nel simbolo costantinopolitano fu aggiunto:
"secondo
le Scritture"
I Padri del primo concilio costantinopolitano aggiunsero a questo punto:
secondo le Scritture. La frase, desunta dall'Apostolo, fu da loro
trasportata nel Simbolo, perché l'Apostolo stesso ha insegnato che il
mistero della risurrezione è sommamente necessario, con queste parole:
Se poi Cristo non è risuscitato, vana è dunque la nostra predicazione,
vana è ancora la vostra fede; che se Cristo non è risorto, è vana la
vostra fede, poiché sareste tuttora nei vostri peccati (1Co 15,14-17).
Sant'Agostino, ammirando la fede di questo articolo, scrisse: Non è gran
de cosa credere che Cristo è morto: Pagani, Giudei e tutti i malvagi lo
credono: tutti credono che sia morto.
Ma la fede dei Cristiani sta nella risurrezione di Cristo; questo per
noi è cosa grande: credere che egli sia risorto (Sul Ps 120,6).
Per questo ancora, il Signore ha parlato assai di frequente della sua
risurrezione; e quasi mai ha discorso con i discepoli della passione,
senza menzionare la risurrezione. Cosi dopo aver detto: "Il Figlio
dell'uomo sarà dato nelle mani dei Gentili, sarà schernito, flagellato e
gli sarà sputato in faccia, e dopo flagellato lo uccideranno ", aggiunse
in fine: " E il terzo giorno risorgerà (Lc 18,32). Avendogli i
Giudei chiesto di provare con qualche prodigio e miracolo la sua
dottrina, rispose che nessun altro segno sarebbe stato loro dato, se non
quello del profeta Giona (Lc 11,29 Mt 12,39): Come Giona rimase
nel ventre del cetaceo tre giorni e tre notti, cosi sarebbe stato il
Figlio dell'uomo, per tre giorni e tre notti, nel seno della terra.
77.
Necessità e scopo della risurrezione di Gesù Cristo
Per meglio comprendere il valore e il significato dell'articolo, tre
cose si devono ricercare e conoscere. Primo: perché fu necessaria la
risurrezione di Cristo; secondo: quale sia il fine o scopo della
medesima; terzo: quali utilità e quali benefici ne siano derivati per
noi.
Quanto al primo punto, la risurrezione di Cristo fu necessaria per
mostrare la giustizia di Dio. Era infatti sommamente opportuno che Dio
esaltasse Colui, che per obbedirgli era stato umiliato e coperto di ogni
ignominia. L'Apostolo addusse questa ragione scrivendo ai Filippesi:
Umilio se stesso, fattosi ubbidiente fino alla morte e morte di croce.
Per la qual cosa Dio lo esalto (Ph 2,8-9). Secondo, per
confermare la fede nostra, senza la quale non può sussistere la
giustificazione dell'uomo; ora l'argomento maggiore che Cristo è figlio
di Dio sta nel fatto che egli sia risuscitato dai morti per sua virtù.
Terzo, per alimentare e sorreggere la nostra speranza, poiché, essendo
Cristo risorto, nutriamo certa speranza di risorgere anche noi; le
membra infatti devono seguire le sorti del capo. Appunto in questo senso
l'Apostolo conclude la sua argomentazione, scrivendo a quei di Corinto e
di Tessalonica (1Co 15,12 1Th 4,12). Anche Pietro, principe degli
apostoli, ha scritto: Benedetto Dio, Padre del signor nostro Gesù
Cristo, il quale per la sua grande misericordia ci ha rigenerati a una
viva speranza, mediante la resurrezione di Cristo da morte, e ad una
eredità incorruttibile (1P 1,3-4).
Da ultimo bisogna insegnare che la resurrezione del Signore fu
necessaria per compire il mistero della redenzione, in quanto Cristo
morendo ci ha liberato dai peccati, e risorgendo ci ha restituito quei
preziosi beni che avevamo perduto con la colpa. Perciò l'Apostolo ha
scritto: Cristo fu dato a morte per i nostri peccati, e risuscito per
nostra giustificazione (Rm 4,25). Affinché, dunque, nulla
mancasse alla salvezza del genere umano, fu necessario che Cristo
risorgesse, come era stato necessario che morisse.
78.
Utilità della resurrezione di Gesù Cristo
Da quanto abbiamo detto possiamo rilevare l'utilità grande che la
resurrezione di Cristo Signor nostro ha arrecata ai fedeli. Innanzi
tutto, per essa riconosciamo che Dio è immortale, pieno di gloria,
vincitore della morte e del demonio; titoli che senza dubbio dobbiamo
credere e confessare di Gesù Cristo. Di più, la resurrezione di Cristo
produce anche la resurrezione del nostro corpo, sia perché è stata la
causa efficiente di questo mistero, sia perché noi tutti dobbiamo
risorgere secondo l'esempio del Signore, come attesta l'Apostolo, circa
la resurrezione dei corpi: Da un uomo venne la morte, e da un uomo la
resurrezione da morte (1Co 15,21). Infatti, in tutto il mistero
della nostra redenzione, Dio si è servito dell'umanità di Cristo come di
efficace strumento: quindi la sua resurrezione fu come uno strumento per
operare la nostra. Inoltre, la risurrezione di Cristo si può considerare
quale modello, essendo la più perfetta di tutte. Come il corpo di Cristo
risorgendo a gloria immortale s'è trasformato, cosi anche i nostri
corpi, già deboli e mortali, si rileveranno adorni di gloria e
d'immortalità. Insegna l'Apostolo che noi aspettiamo come Salvatore, il
Signor nostro Gesù Cristo, il quale trasformerà il nostro povero corpo
per farlo conforme al corpo della sua gloria (Ph 3,20,21).
Questo si può dire anche dell'anima, morta nel peccato, mostrandoci
l'Apostolo medesimo in qual senso la resurrezione di Cristo può servirle
da esemplare: Come Cristo risuscito da morte per gloria del Padre, cosi
noi viviamo di nuova vita. Poiché se siamo come innestati alla
somiglianza della sua morte, lo saremo anche a quella della risurrezione
(Rm 6,4,5); e poco dopo aggiunge: Sapendo noi che Cristo, risuscitato da
morte, non muore più, la morte più non lo dominerà. Poiché quanto
all'esser lui morto, mori per il peccato una volta; quanto poi al
vivere, egli vive per Dio. Nella stessa guisa anche voi fate conto di
esser morti al peccato, e vivi per Dio, in Cristo Gesù (Rm 9-11).
79. Esempi
che si ricavano dalla resurrezione di Cristo
Due pertanto sono gli esempi da imitare nella resurrezione di
Cristo. L'uno è che, lavate le macchie del peccato, iniziamo un nuovo
genere di vita, in cui rifulgano l'integrità dei costumi, l'innocenza,
la santità, la modestia, la giustizia, la beneficenza, l'umiltà. L'altro
si è il perseverare in questo nuovo genere di vita in modo tale da non
uscir mai più, con l'aiuto di Dio, fuori della via di giustizia, nella
quale siamo entrati. Giacché le parole dell'Apostolo non significano
soltanto che la risurrezione di Cristo è un esempio della nostra; ma
dichiarano pure che essa ci offre anche la capacità di risorgere e ci
largisce la forza e lo spirito per coltivare la santità, la giustizia, e
per osservare i precetti di Dio. Come infatti dalla sua morte prendiamo
non solo l'esempio del morire al peccato, ma la virtù per morirvi di
fatto, cosi la sua resurrezione ci somministra le forze per conseguire
la giustizia, onde poi camminare in devota e santa pietà verso Dio,
secondo la novità di quella vita, alla quale siamo risorti. Questo
sopratutto ha voluto ottenere il Signore con la sua risurrezione: che
noi, già morti con lui al peccato e al mondo, con lui risorgessimo a un
genere e a una norma tutta nuova di vita.
80. I
segni della nostra resurrezione spirituale
Quali siano i segni principali di questa resurrezione, ce lo ricorda
l'Apostolo; il quale con le parole, " se siete risuscitati con Cristo,
cercate le cose di lassù, dove è Cristo alla destra di Dio " (Col 3,1),
mostra chiaramente che coloro i quali desiderano aver vita, onori,
riposo, ricchezze là dov'è Cristo, sono davvero risorti con lui. Invece
con le altre: " Pensate alle cose di lassù, non a quelle della terra " (IB
2), ha aggiunto come una seconda nota, per distinguere se veramente
siamo risorti con Cristo. Come infatti il gusto suole indicare lo stato
di salute del corpo, cosi se uno apprezza tutto ciò che è vero, pudico,
giusto, santo, se nell'intimo senso della sua mente assapora la dolcezza
delle cose celesti, allora avrà la prova migliore che l'anima cosi bene
affetta è davvero risorta con Gesù Cristo ad una vita nuova e
spirituale.
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