81.
Significato dell'articolo
Il
profeta David, contemplando ripieno dello spirito di Dio la beata e
gloriosa ascensione del Signore, esorta tutti a celebrare con grande
letizia e gaudio un tale trionfo, con queste parole: Popoli tutti,
battete le mani, giubilate a Dio con canto di trionfo: è asceso Iddio in
mezzo al tripudio (Ps 46,2-6). Intenderà da ciò il Parroco il
dovere di spiegare col massimo impegno questo mistero e di curare con
diligenza che i fedeli non solo lo apprendano con la fede
dell'intelletto, ma si sforzino con l'aiuto di Dio di esprimerlo nelle
opere della vita. Quanto alla spiegazione di questo sesto articolo, in
cui principalmente si tratta di questo divino mistero, è bene cominciare
dalla prima parte ed enuclearne il significato.
82.
Cristo, è asceso in cielo per sua virtù come Dio
e come uomo
ASCESE AL CIELO. I fedeli devono fermamente credere che Cristo,
compiuto il mistero della nostra redenzione, ascese al cielo, in corpo
ed anima come uomo, mentre in quanto Dio, non ne fu mai assente, poiché
riempie ogni luogo della sua divinità. Il Parroco insegnerà come egli
ascese per virtù propria, non elevato per forza altrui, come Elia che fu
tratto in cielo da un carro di fuoco (2R 2,11), o il profeta
Abacuc (Da 14,35), o il diacono Filippo (Ac 8,39), che,
portati nell'aria per divina virtù, trasvolarono notevoli distanze. E lo
fece per virtù propria non solo come Dio, per l'onnipotente virtù della
sua divinità, ma anche come uomo. Poiché sebbene tale cosa non potesse
compiersi con le forze naturali, pure la virtù, di cui era dotata
l'anima beata di Cristo, poté muovere il corpo come le piacque; e
questo, che già era glorificato, poté facilmente ubbidire all'impero
dell'anima che lo muoveva. Questa è la ragione per cui crediamo che
Cristo, come Dio e come uomo, è asceso al cielo per sua virtù.
83.
Che significa: "sedere alla destra del Padre"
Siede alla destra del Padre. Queste parole si trovano nella seconda
parte dell'articolo; e sarà opportuno far notare che abbiamo qui una
metafora, frequente nella sacra Scrittura, per cui indulgendo alla
struttura del nostro intelletto, attribuiamo a Dio affetti e membra
umane; mentre, essendo puro spirito, non si può concepire in lui nulla
di corporeo. Ora, poiché tra gli uomini stimiamo che si debba tributare
maggior onore a chi sta alla destra, noi applichiamo la stessa idea alle
cose celesti, e, per spiegare la gloria che Cristo come uomo si è
guadagnata sopra tutti gli uomini, diciamo che siede alla destra del
Padre. Ma qui sedere non significa il luogo o la posizione del corpo, ma
il fermo e stabile possesso di quella suprema e regale potestà e gloria
che ha ricevuto dal Padre. Dice l'Apostolo: Risuscitandolo da morte e
collocandolo alla sua destra nei cieli, al di sopra di ogni Principato,
Potestà, Virtù, Dominazione, e sopra qualunque nome, che sia pronunziato
non solo in questo secolo ma anche nel futuro, tutto pose sotto i piedi
di lui (Ep 1,20-22).
Appare da queste parole che questa gloria è cosi propria e peculiare di
Cristo, che non può convenire a nessun'altra natura creata, come il
medesimo Apostolo attesta in altro luogo: A quale degli angeli disse
egli mai: Siedi alla mia destra? (He 1,13).
84.
Tutti i misteri della vita di Cristo
si riferiscono all'Ascensione
Il
Parroco spiegherà più a lungo il senso del l'articolo, narrando la
storia dell'ascensione, che l'evangelista san Luca ha con ordine
mirabile descritto negli Atti degli apostoli (Ac 1,2-12). E qui
occorrerà sopratutto osservare che tutti gli altri misteri si
riferiscono all'ascensione e in essa trovano la perfezione e il
compimento.
Infatti come l'incarnazione del Signore è l'inizio di tutti i misteri
della nostra religione, cosi l'ascensione chiude la sua peregrinazione
quaggiù. Di più, gli altri articoli del Simbolo, che si riferiscono a
Cristo S. N., mostrano la sua immensa bontà e abbassamento, nulla
potendosi pensare di più deprimente e umiliante di questo: che il Figlio
di Dio abbia assunto la natura e debolezza umana e abbia voluto patire e
morire per noi. Confessando invece nell'articolo precedente ch'egli è
risorto da morte e, in questo, che è asceso al cielo e siede alla destra
del Padre, non possiamo affermare nulla di più grandioso e ammirabile
per descrivere la sua gloria eccelsa e la sua divina maestà.
85.
Cause dell'Ascensione
Bisognerà spiegare con cura per qual motivo Cristo S. N. è asceso al
cielo. Innanzi tutto perché al suo corpo, ornato nella resurrezione
dalla gloria dell'immortalità, conveniva non già il soggiorno di questa
oscura abitazione terrena, ma l'altissimo e splendido domicilio del
cielo. E ciò non solo per insediarsi nel soglio regale di gloria,
acquistato col sangue, ma anche per curare la nostra salvezza. Secondo,
per mostrar di fatto che il suo regno non è di questo mondo (Jn 18,36).
I regni del mondo sono terreni e labili; si basano sulla copia delle
ricchezze e la potenza del braccio; invece il regno di Cristo non è
terreno, quale se l'aspettavano i Giudei, ma spirituale ed eterno.
Cristo stesso ha mostrato che sono spirituali i suoi beni e tesori,
collocando in cielo la sua sede, dove sono da stimarsi più ricchi e più
forniti di beni quelli che con più diligenza cercano le cose di Dio. San
Giacomo infatti attesta che Dio ha eletti i poveri in questo mondo,
ricchi di fede ed eredi del regno, promesso da Dio a coloro che lo amano
(Gc 2,5). Terzo, perché con lo spirito e con il desiderio lo seguissimo
nella sua ascensione. Come infatti con la sua morte e risurrezione ci
aveva lasciato un modello di morte e risurrezione spirituale, cosi con
l'ascensione c'insegna a levarci col pensiero nel cielo, pur restando
sulla terra, confessando che noi siamo quaggiù ospiti e pellegrini in
cerca della patria (He 11,13), ma già concittadini dei santi e
familiari di Dio (Ep 2,19); giacché, come dice ancora il medesimo
Apostolo: La nostra patria è nei cieli (Ph 3,20).
86.
Benefici dell'Ascensione
Il
profeta David molto tempo prima, secondo l'Apostolo, aveva cantato
l'efficacia e grandezza dei beni ineffabili, che la benignità di Dio ha
effuso in noi: Asceso in alto, ne meno schiava la schiavitù; distribuì
doni agli uomini (Ps 57,19 Ep 4,8). Il decimo giorno infatti
(dopo l'ascensione) mando lo Spirito santo, la cui feconda virtù riempi
tutta la moltitudine presente di fedeli, attuando la magnifica promessa:
E meglio per voi che io me ne vada; perché se io non vado, non verrà a
voi il Consolatore; ma quando sarò andato, ve lo manderò (Jn 16,7).
Ascese al cielo, secondo il detto dell'Apostolo, anche per comparire
dinanzi a Dio a nostro vantaggio e fungere da nostro avvocato presso il
Padre (He 9,24). Figliuoli miei, dice san Giovanni, scrivo a voi
queste cose affinché non pecchiate; ma se alcuno avrà peccato, abbiamo
un avvocato presso il Padre: Gesù Cristo, il giusto; egli è
propiziazione per i nostri peccati (1Jn 2,1). Né v'è certo fonte
alcuna, da cui i fedeli abbiano ad attingere maggiore letizia e
giocondità di animo, quanto dal saper costituito patrono della nostra
causa e intercessore della nostra salvezza N. S. Gesù Cristo, che gode
presso l'eterno Padre di somma grazia ed autorità.
Finalmente Cristo ci ha preparato nel cielo un posto, come aveva
promesso (Jn 14,2); e, a nome di noi tutti, egli come capo, è
venuto in possesso della gloria celeste. Entrando nel cielo ci ha aperto
le porte, che il peccato di Adamo aveva chiuse, e ci ha spianato la via
per arrivare alla beatitudine celeste, come aveva predetto ai discepoli
nell'ultima cena. Appunto per mostrarlo apertamente col fatto,
introdusse con sé nella casa della beatitudine eterna le anime dei
buoni, che aveva strappate dagli inferi.
A questa mirabile copia di doni celesti è seguita una salutare serie di
vantaggi. Innanzi tutto si è molto accresciuto il merito della nostra
fede. Infatti la fede si riferisce alle cose invisibili e remote dalla
ragione e dall'intelligenza dell'uomo. Ora, se il Signore non si fosse
allontanato da noi, il merito della nostra fede rimarrebbe diminuito,
poiché Cristo stesso chiama beati quelli che non hanno veduto ed hanno
creduto (Jn 20,29).
Secondo, l'ascensione di Cristo al cielo è adattissima a confermare nei
nostri cuori la speranza, poiché come professiamo che Cristo uomo è
asceso al cielo e ha collocato la natura umana alla destra del Padre,
cosi vivamente speriamo di ascendere colà anche noi sue membra, per ivi
ricongiungerci col nostro Capo,Il Signore medesimo lo ha attestato con
le parole: Padre, io voglio che quelli i quali mi hai dato siano essi
pure con me, dove sono io (Jn 17,24).
Terzo notevolissimo beneficio da noi conseguito si è l'aver rapito verso
il cielo il nostro amore, infiammandoci di ardore divino. E stato detto
con somma verità che il nostro cuore è là dov'è il nostro tesoro (Mt
6,21). Certo, se Cristo S. N. dimorasse qui in terra, tutta la
nostra mente sarebbe intenta nella visione e nella familiarità di lui
uomo; lo ammireremmo solo come l'uomo, che ci ha tanto beneficato e lo
ameremmo di un amore terreno. Invece salendo al cielo egli ha reso
spirituale il nostro amore, e ha fatto si che veneriamo ed amiamo come
Dio Colui, che ora pensiamo assente. Ciò s'intende meglio, sia con
l'esempio degli apostoli, i quali finché il Signore fu presente,
sembravano giudicarlo con criteri umani; sia con la parola stessa del
Signore che disse: E meglio per voi che me ne vada. Infatti l'amore
imperfetto con cui amavano Cristo presente, doveva perfezionarsi con
l'amore divino, mediante la discesa dello Spirito santo; perciò aggiunse
subito: Se io non vado, non verrà a voi il Consolatore (Jn 16,7).
Quarto, dopo l'ascensione il Signore ha ampliato la sua dimora terrena,
cioè la Chiesa, che è governata sotto la virtù e la guida dello Spirito
santo. Ad essa lascio, come Pastore universale tra gli uomini e come
supremo gerarca, Pietro principe degli apostoli; altri costituì
apostoli, altri profeti, evangelisti, pastori e dottori (Ep 4,11).
Sedendo ora alla destra del Padre, distribuisce sempre a questi e a
quelli doni diversi; perché, attesta l'Apostolo, a ciascuno di noi è
data la grazia secondo la misura del dono di Cristo (Ep 4,7).
Da ultimo, quel che abbiamo insegnato sopra sul mistero della morte e
resurrezione, devono i fedeli pensarlo anche dell'ascensione. Perché
sebbene noi dobbiamo la nostra salute e redenzione alla passione di
Cristo il quale con i suoi meriti ha aperto ai giusti la via dal cielo,
tuttavia la sua ascensione non ci è proposta solo come un modello, che
ci insegna a guardare in alto e ad ascendere in cielo con lo spirito, ma
ci ha pure procacciato la forza divina per farlo.
|