1. Nel coltivare il campo del Signore, cui per
divina provvidenza siamo preposti, nulla richiede sì vigile cura e
perseverante attività quanto la custodia del buon seme gettato, cioè
della dottrina cattolica affidata da Cristo Gesù agli Apostoli ed a noi
consegnata. Se questa viene trascurata a causa di pigra oziosità o
inerte accidia, mentre gli operai dormono il nemico del genere umano vi
semina sopra zizzania; motivo per cui avviene che al tempo della
mietitura, invece di trovare ciò che si deve riporre nei granai, si
trova ciò che deve essere bruciato dalle fiamme. A difendere la fede una
volta consegnata ai Santi, Ci spinge ardentemente il beatissimo Paolo,
il quale scrive a Timoteo che custodisca il buon deposito (2Tm 1,14),
perché sovrastano tempi pericolosi dal momento che si trovano nella
Chiesa uomini cattivi, e seduttori, per opera dei quali l'insidioso
tentatore cerca di inficiare le menti incaute con questi errori, che
sono nemici della verità evangelica.
2. In verità se (come spesso accade) nella Chiesa di Dio cercano
di farsi strada idee tendenziose le quali, pur contrastanti tra di loro,
in questo solo collimano, nel minacciare in qualche modo la purezza
della fede cattolica, allora davvero è molto difficile, nel cautelarci
tra l'uno e l'altro nemico, calibrare talmente il nostro discorso da
sembrare di aver voltato le spalle a nessuno di loro, ma invece di aver
evitato e condannato egualmente l'uno e l'altro nemico di Cristo.
Talvolta avviene che facilmente una diabolica falsità, con una certa
sembianza di vero, si ricopra di menzogne colorate, mentre l'efficacia
delle sentenze viene corrotta da brevissima aggiunta o da mutamento, sì
che la testimonianza che portava salvezza, talora con sottile passaggio
porta alla morte.
3. Perciò da questi sentieri sdrucciolevoli e angusti, sui quali
difficilmente puoi camminare od entrare senza caduta, sono da tenere
lontani i fedeli e specialmente coloro che hanno ingegno più rozzo e più
semplice: le pecore non si devono guidare ai pascoli attraverso vie
impraticabili, né si devono proporre loro talune singolari opinioni,
anche di Dottori cattolici; ma deve essere loro insegnata la parte
certissima della verità cattolica, la totalità della dottrina, la
tradizionale, quella sulla quale c'è consenso. Inoltre, non potendo il
volgo salire il monte (Es 19,12) sul quale è scesa la gloria del
Signore, e poiché nel tentativo di violare i confini per contemplarla
perirebbe, i Dottori devono fissare al popolo i limiti di un circuito,
in modo che il discorso non vada oltre quelle cose che sono necessarie o
almeno molto utili alla salvezza, ed i fedeli obbediscano al
suggerimento dell'Apostolo: "Non voler conoscere più di quanto è
necessario, ma conoscere a sufficienza" (Rm 12,3).
4. I Romani Pontefici Nostri Predecessori, conoscendo
perfettamente ciò, posero tutto il loro impegno per stroncare non solo
con la spada dell'anatema i germi velenosi degli errori fin dal loro
nascere, ma anche per amputare certe idee effervescenti che, magari per
eccesso, impedissero nel popolo cristiano un più generoso frutto di
fede, o potessero nuocere agli animi dei fedeli per un'eccessiva
vicinanza all'errore. Perciò, dopo che il Concilio di Trento condannò
quelle eresie che avevano cercato allora di offuscare lo splendore della
Chiesa, e riportò la cattolica verità in più chiara luce, avendo in
certo modo allontanato la nebbia degli errori; i medesimi Nostri
Predecessori, avendo compreso che quel sacro Convegno della Chiesa
universale aveva adoperato sì prudente saggezza e tanta discrezione
nell'astenersi dal riprovare opinioni fondate sull'autorità dei Dottori
della Chiesa; secondo il pensiero del medesimo sacro Concilio vollero
dar mano ad un'altra opera che comprendesse tutta la dottrina sulla
quale era opportuno che i fedeli fossero istruiti, e che fosse
assolutamente lontana da qualsiasi errore. Divulgarono, stampato, un
libro intitolato Catechismo Romano, e per questo meritano doppia lode.
Infatti in esso riposero la dottrina che è comune nella Chiesa ed è
lontana da qualsiasi pericolo; e proposero con eloquenti parole di farla
conoscere al popolo, obbedendo così al precetto di Cristo Signore, che
ordinò agli apostoli di divulgare nella luce (Mt 10,27) ciò che
egli avesse detto nelle tenebre, e ciò che avevano udito in un orecchio
lo predicassero sopra i tetti, fedeli alla Chiesa sposa, conforme
all'espressione: "Dimmi dove riposi nel meriggio" (Ct 1,6). Dove infatti
non sia meriggio, e quindi la luce non sia così chiara che apertamente
si conosca la verità, facilmente al suo posto si recepisce la falsità a
causa di un certa verosimiglianza, che nell'oscurità difficilmente si
discerne dal vero. Sapevano infatti che c'erano stati precedentemente, e
ci sarebbero stati nel futuro, coloro che potevano invitare i pascenti e
promettere più abbondanti pascoli di sapienza e di scienza: verso
questi, molti sarebbero accorsi, perché le acque furtive sono più dolci
ed il pane nascosto è più soave (Pr 9,17).Perché dunque la Chiesa
sedotta non vagasse al seguito di greggi di complici, vagabondi essi
stessi, privi di alcuna certezza di verità, sempre discenti (2Tm 3,7) e
non mai giunti ad una scienza di verità, proposero fosse chiaramente ed
in forma trasparente spiegato e consegnato al popolo cristiano soltanto
quello che fosse necessario e sommamente utile per la salvezza.
5. In verità l'amore di novità danneggiò questo libro preparato
con non indifferente fatica e zelo, approvato dal consenso comune e
ricevuto con le massime lodi in questi tempi dalle mani dei Pastori:
furono esaltati altri Catechismi in nessun modo paragonabili col Romano.
Ne derivarono due danni: nello stesso insegnamento fu quasi tolto quel
consenso, e fu offerto ai pusilli d'animo un certo scandalo, al punto
che non sembrava loro di trovarsi sulla stessa faccia della terra (Gen
11,1) e con un linguaggio unico; il secondo, poi, che dai diversi modi
d'insegnare la verità cattolica sorsero delle contese; dalla emulazione,
mentre uno si dice seguace di Apollo, un altro di Cefa, un altro di
Paolo, nacquero divisioni di animi e grandi dissidi. Riteniamo che
niente sia più dannoso nel diminuire la gloria di Dio che la crudezza di
tali dissensi, niente più rovinoso per impedire di cogliere i frutti che
giustamente i fedeli potrebbero ottenere dalla disciplina cristiana.
Infine, per allontanare dalla Chiesa questo doppio malanno, ritenemmo
opportuno ritornare colà donde alcuni, con poco prudente consiglio,
guidati dalla superbia, vantandosi di essere i più saggi nella Chiesa,
avevano appunto allontanato il popolo fedele. Ritenemmo opportuno
offrire di nuovo ai Pastori d'anime il medesimo Catechismo Romano, in
modo che le menti dei fedeli siano distolte il più possibile, anche ora,
dalle nuove idee non suffragate da consenso o da tradizione, e siano
corroborate in quella che fu la fede cattolica e nella dottrina della
Chiesa, che è colonna di verità (1Tm 3,15). Affinché fosse più facile
avere il libro, emendato dai difetti che aveva contratto per colpa dei
lavori, decidemmo che fosse nuovamente stampato con somma diligenza
nell'alma città di Roma, sull'esempio di quello che il Nostro
Predecessore San Pio V divulgò con decreto del Concilio di Trento; il
testo che per ordine del medesimo San Pio fu tradotto in lingua volgare
e stampato, ben presto parimenti sarà di nuovo edito per ordine Nostro.
6. Dunque è vostro dovere, Venerabili Fratelli, fare in modo che
nel presente difficilissimo tempo della Cristianità questo libro sia
ricevuto dai fedeli quale sussidio molto opportuno, offerto per cura e
diligenza Nostra, per rimuovere gl'inganni di false opinioni e
propagandare e rafforzare la vera e santa dottrina. Pertanto, Venerabili
Fratelli, vi raccomandiamo questo libro, quasi norma di fede Cattolica e
di cristiana disciplina perché, anche nel modo di riportare la dottrina,
vi appare il consenso di tutti i Romani Pontefici: vi esortiamo
ardentemente nel Signore perché diate ordine che sia adoperato da tutti
coloro che hanno cura delle anime nell'insegnare la verità Cattolica ai
popoli, affinché siano conservate l'unità di erudizione, la carità e la
concordia degli animi. È compito vostro provvedere alla tranquillità di
tutti: questi sono i doveri del Vescovo: il quale perciò deve avere gli
occhi attenti perché qualcuno agendo superbamente per la propria gloria,
non procuri scismi, dopo aver rotto la compagine dell'unità.
7. Questi libri non porteranno certamente alcun frutto utile, o
ben poco, se coloro che devono presentarli e spiegarli agli ascoltatori
saranno scarsamente idonei all'insegnamento. Pertanto importa assai che
per questo compito d'insegnare la dottrina cristiana al popolo scegliate
degli uomini non solo provvisti di scienza delle cose sacre, ma molto
più di umiltà e di zelo per la santificazione delle anime, e ardenti di
carità. Infatti, tutta la disciplina cristiana consiste non
nell'abbondante eloquio, non nell'astuzia del disputare, non
nell'appetito di lode e di gloria, ma nella vera e volontaria umiltà. Vi
sono infatti taluni che una scienza maggiore innalza, ma disgiunge dalla
comunità degli altri; e quanto più sanno, tanto più mancano della virtù
della concordia: essi sono ammoniti dalla sapienza stessa, dalla parola
di Dio: "Abbiate sale in voi (Mc 9,49) e abbiate pace tra noi": così
infatti è da ritenersi il sale della sapienza, affinché da esso l'amore
del prossimo sia custodito, e le debolezze siano temperate. Se essi sono
animati dallo zelo della sapienza e sono distolti dalla cura del
prossimo ed orientati verso le discordie, essi hanno un sale senza pace,
non dono di virtù, ma motivo di dannazione; quanto più sanno, tanto
peggio peccano. Li condanna veramente la sentenza di Giacomo apostolo
con quelle parole: "Se avete una rivalità amara, e nei vostri cuori
albergano contese, non vantatevi di essere mendaci verso la verità:
codesta sapienza non viene dall'alto, ma è terrena, animale, diabolica"
(Gc 3,14): dove infatti ci sono invidia e contesa, colà si trovano
incostanza e ogni opera cattiva. Ma la sapienza che viene dall'alto è
anzitutto pudica, quindi pacifica, modesta, docile, consenziente nel
bene, piena di misericordia e di frutti buoni, non ipercritica, senza
emulazione.
8. Mentre dunque preghiamo Dio con umiltà di cuore e animo
afflitto, perché conceda indulgenza alla nostra diligenza ed agli sforzi
del nostro operare, e larghezza di misericordia, affinché il dissenso
non turbi il popolo fedele, e affinché nel vincolo della pace e nella
carità di spirito conosciamo tutti, lodiamo e glorifichiamo un solo Dio
e il Signore Nostro Gesù Cristo, salutiamo Voi, Venerabili Fratelli, nel
bacio santo; a Voi tutti, e parimenti a tutti i fedeli delle vostre
Chiese, con grande affetto impartiamo l'Apostolica Benedizione.
Dato a Castel Gandolfo, il 14 giugno 1761, nell'anno terzo del Nostro
Pontificato.
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