273. Le prerogative
del sacramento dell'Ordine
Chi
si ponga a considerare l'intima natura degli altri sacramenti, scorge
subito che tutti poggiano su quello dell'Ordine, senza il quale non
possono essere effettuati e amministrati, oppure rimangono privi di
qualche solenne cerimonia, o rito sacro. E necessario quindi che i
Parroci, continuando la trattazione dei sacramenti, si arrestino con
particolare cura su quello dell'Ordine.
Tale spiegazione gioverà quanto mai a loro stessi, quindi anche agli
altri che sono iniziati alla vita ecclesiastica, e a tutto il popolo
credente: ad essi, perché insistendo nella meditazione di questo
argomento, sono più intensamente mossi a risuscitare la grazia ricevuta
nell'ordinazione; a quelli che sono chiamati al servizio speciale del
Signore, sia perché saranno accesi dal medesimo desiderio di grazia, sia
perché progrediranno in una cognizione che schiuderà loro la via a più
alti gradi di vita spirituale: a tutti i fedeli, perché comprenderanno
cosi di quanto onore siano meritevoli i ministri della Chiesa, e non
ignoreranno quel che significhi il ministero ecclesiastico a cui tanti
bramano destinare i loro figliuoli, o si sentono spinti a consacrarvisi
essi stessi.
Innanzi tutto si mostri ai fedeli l'altissima nobiltà di questa
istituzione, considerandone il grado più elevato: il sacerdozio. I
Vescovi e i sacerdoti infatti sono come interpreti e ambasciatori di
Dio, nel cui nome comunicano agli uomini la legge divina e i precetti
della vita. Essi ne rappresentano sulla terra la persona. E chiaro che
nessuna funzione può concepirsi più insigne della loro, e che, a
ragione, sono chiamati non solo angeli, ma persino dèi: essi infatti
rappresentano fra noi l'efficacia e l'azione di Dio immortale.
Sebbene i sacerdoti abbiano rivestito sempre una dignità somma, quelli
del nuovo Testamento vanno per onore innanzi a tutti gli altri. La
potestà ad essi conferita di consacrare e di offrire il corpo e il
sangue del Signore, e quella di rimettere i peccati, oltrepassano, si
può dire, l'ambito dell'intelligenza umana. Non c'è nulla di simile
sulla terra.
Inoltre, come il nostro Salvatore fu inviato dal Padre, e gli Apostoli e
i discepoli lo furono, per tutto il mondo, da nostro Signore Gesù
Cristo, cosi ogni giorno i sacerdoti, insigniti della medesima potestà,
sono mandati a perfezionare col ministero la società dei santi,
edificare il corpo mistico di Cristo (Ep 4,12). Non s'imponga
dunque con leggerezza a chiunque simile onere, ma soltanto a quelli che
possano sostenerlo con santità di vita, con dottrina, con fede e con
prudenza. Non se lo arroghi il primo venuto, ma solo chi è chiamato da
Dio, come Aronne (He 5,4). In pratica sono chiamati da Dio coloro
che sono chiamati dai legittimi ministri della Chiesa. A chi s'insinua
indebitamente in questo ministero, si devono applicare le parole del
Signore: Io non inviavo profeti ed essi accorrevano (Jr 23,21).
In realtà non vi potrebbero essere individui più infelici, più
miserabili, più perniciosi alla Chiesa di Dio.
E poiché in ogni impresa a cui si pone mano importa soprattutto badare
al fine che ci si propone (se infatti il fine è retto, tutto ne consegue
bene), a coloro che vogliono essere iniziati alla carriera sacra deve
dirsi innanzi tutto che non si prefiggano nulla che sia indegno di cosi
insigne funzione. Tanto più premurosamente deve essere spiegato questo
punto, in quanto ai tempi nostri i fedeli sogliono in proposito mancare
più gravemente.
Alcuni infatti si incamminano per questo stato per procacciarsi il
necessario alla vita. Al di fuori del guadagno, costoro non vedono altro
nel sacerdozio; proprio come coloro che si volgono a qualsiasi genere di
sordida speculazione. E vero si, secondo la sentenza dell'Apostolo, che
la natura e la legge divina vogliono che chi serve all'altare viva
dell'altare (1Co 9,9); ma ascendere all'altare per lucro
costituisce il più grave dei sacrilegi. Altri sono spinti alla vita
sacerdotale dall'ambizione e dalla cupidigia degli onori; altri dal
miraggio delle ricchezze, come prova il fatto che se non viene conferito
loro un pingue beneficio, non pensano affatto alla Ordinazione sacra.
Nostro Signore chiama costoro mercenari (Jn 10,12); e di essi
Ezechiele disse che attendono a pascere se stessi non già le pecore (Ez
34,8). La svergognata bassezza di costoro non solamente getta
un'ombra cupa sulla dignità sacerdotale, che finisce con apparire al
popolo fedele abbiettissima e sprezzabilissima, ma fa si che essi stessi
ricavino dal Sacerdozio solo quello che Giuda ricavo dal suo apostolato:
il supplizio eterno.
Entrano veramente per la porta nella Chiesa coloro che, chiamati
legittimamente da Dio, assumono gli uffici ecclesiastici con un solo
scopo: servire all'onore di Dio. Non che tale scopo non valga per tutti
gli uomini. Essi infatti sono stati appunto creati per onorare Dio; e lo
devono fare con tutto il cuore, con tutta l'anima, con tutte le forze,
specialmente i fedeli partecipi della grazia battesimale. Ma chi vuole
essere iniziato al sacramento dell'Ordine, deve proporsi non solo di
cercare la gloria di Dio in tutto (dovere cotesto comune a tutti e in
particolare ai fedeli) ma anche di ottemperare santamente agli oneri del
ministero ecclesiastico al quale è addetto. Come nell'esercito tutti i
soldati sottostanno ai comandi del capo supremo, ma fra essi vi sono
comandanti, capitani e altri che adempiono vari uffici cosi, sebbene
tutti i fedeli indistintamente debbano praticare con cura la virtù e la
pietà per dare ossequio a Dio, gli iniziati al sacramento dell'Ordine
adempiono nella Chiesa particolari mansioni. Essi compiono i sacri riti
per sé e per tutto il popolo; proclamano il valore della legge divina;
esortano e insegnano ai fedeli a rispettarla con animo pronto;
amministrano i sacramenti di nostro Signor Gesù Cristo, con i quali la
grazia è distribuita e accresciuta. In una parola, segregati dal popolo,
si esercitano nel più alto e mirabile ministero.
Spiegato ciò, i Parroci passeranno a sviluppare le proprietà del
sacramento, affinché i fedeli bramosi di essere elevati al ceto
ecclesiastico, comprendano il genere di ufficio a cui sono chiamati, e
la potestà divinamente affidata alla Chiesa e ai suoi ministri.
274.
Potestà
dell'Ordine
Questa potestà è duplice: di ordine e di giurisdizione. La prima si
riferisce al corpo reale di nostro Signore Gesù Cristo nella santa
Eucaristia. La seconda riguarda esclusivamente il corpo mistico di Gesù
Cristo, equivalendo alla facoltà di governare e guidare il popolo
cristiano verso l'eterna beatitudine del cielo.
La potestà dell'Ordine però non si esaurisce nella facoltà di consacrare
l'Eucaristia: ma vale a preparare e abilitare gli animi degli uomini a
riceverla; e include tutto ciò che comunque si riferisce al sacramento
Eucaristico. Si possono ricavare dalla Scrittura molte testimonianze in
proposito. Le più nette e categoriche sono quelle di san Giovanni e di
san Matteo. Dice il Signore: Come il Padre ha mandato me, anch'io mando
voi. Ricevete lo Spirito Santo. A chi rimetterete i peccati, saranno
loro rimessi; e saranno ritenuti a chi li riterrete (Jn 20,22).
In verità vi dico: quanto legherete sulla terra, sarà legato nel cielo;
e quanto scioglierete sulla terra, sarà sciolto nel cielo (Mt 18,18).
Questi passi, che i Parroci spiegheranno sulle orme autorevoli dei
Padri, potranno illuminare esaurientemente la verità.
Simile potestà supera di gran lunga quella che, per legge di natura,
spetta sempre a chi amministra le cose sacre. Anche l'epoca che
precedette la legge scritta dovette avere un suo sacerdozio e una sua
potestà spirituale, dal momento che ebbe una sua legge. Le due cose,
secondo la parola dell'Apostolo, sono cosi strettamente associate, che
la soppressione dell'una importa quella dell'altra (He 7,12). E
poiché l'istinto naturale porta gli uomini a riconoscere che Dio deve
essere onorato, ne conseguiva che in ogni collettività ci fossero alcuni
preposti all'esercizio del culto, la cui autorità deve dirsi in qualche
modo spirituale.
Tale potere non manco neanche al popolo d'Israele; ma la potestà
spirituale dei suoi sacerdoti, sebbene superiore a quella dei sacerdoti
secondo la legge naturale, fu di gran lunga inferiore a quella della
legge Evangelica. Questa è celeste; supera perfino ogni virtù angelica,
e non trae origine dal sacerdozio Mosaico, ma da N.S.G. Cristo,
sacerdote non secondo Aronne, ma secondo l'ordine di Melchisedec.
Fornito di tutta la potestà per distribuire la grazia e rimettere i
peccati, ne rilasciò il deposito alla Chiesa, circoscrivendone la virtù
e vincolandola ai sacramenti.
275. Significato del
nome
A
esercitare simile potestà sono designati speciali ministri, consacrati
con rito solenne. Questa consacrazione, appunto, è detta sacramento
dell'Ordine o, con altre parole, Ordinazione sacra. I Padri vollero
adottare simile denominazione molto generica, per esprimere l'eccellente
dignità dei ministri di Dio. L'Ordine, a tutto rigore, è l'armonica
disposizione di esseri superiori ed inferiori, coordinati e disciplinati
fra loro in reciproco rapporto. Opportunamente quindi codesto termine
viene applicato a un ministero che conta varie gradazioni e funzioni,
tutte razionalmente distribuite e associate.
276. L'Ordine è un
vero sacramento
Il
santo concilio Tridentino provo che la sacra Ordinazione deve essere
annoverata fra gli altri sacramenti della Chiesa con l'argomento spesso
ripetuto: se il sacramento è un segno di cosa sacra, e se quanto viene
esternamente operato con tale consacrazione esprime la grazia e la
potestà conferite al consacrato, ne segue evidentemente che l'Ordine è
un vero e proprio sacramento. Perciò il Vescovo, presentando
all'ordinando il calice con vino ed acqua, e la patena col pane, dice:
Ricevi il potere di offrire il sacrificio, ecc. La Chiesa insegno sempre
che con simili parole, mentre viene presentata la materia, è conferita
la potestà di consacrare l'Eucaristia, ed è impresso nell'anima il
carattere, al quale è connessa la grazia necessaria al compimento valido
e legittimo del rito '. L'Apostolo ha espresso tutto ciò con le parole:
Ti esorto a rinnovare in te la grazia di Dio, a te conferita mediante
l'imposizione delle mie mani. Dio, infatti, non c'infuse lo spirito del
terrore, ma quello della virtù, dell'amore e della sobrietà (2Th 1,6).
L'amministrazione di cosi eccelso sacerdozio, per usare le parole del
santo Concilio, è cosa divina. Era quindi logico, affinché potesse
svolgersi più degnamente e in mezzo alla più profonda venerazione, che
nell'ordinata disposizione ecclesiastica vi fossero varie categorie di
ministri, destinati a servire al sacerdozio; e cosi disposti, una volta
insigniti della tonsura clericale, ascendessero dai gradi minori ai
maggiori.
I Pastori mostreranno come, secondo la perenne tradizione della Chiesa
Cattolica, questi ordini sono compresi in un ciclo settenario, e hanno
questi nomi: Ostiario, Lettore, Esorcista, Accolito, Suddiacono,
Diacono, Sacerdote. La ragionevolezza di questo numero può essere
mostrata dall'indicazione delle singole attribuzioni, necessarie per il
compimento e l'amministrazione del santo sacrificio della Messa e
dell'Eucaristia, in vista delle quali esse furono appunto istituite.
Di questi Ordini alcuni sono detti maggiori, o anche sacri, altri
minori. I maggiori, o sacri sono: l'Ordine sacerdotale, il Diaconato e
il Suddiaconato. Nella categoria dei minori rientrano gli Accoliti, gli
Esorcisti, i Lettori, gli Ostiari. Dobbiamo dire qualcosa sui singoli,
affinché i Parroci sappiano come istruire coloro che fossero destinati
all'uno o all'altro di essi.
277. Preparazione
agli ordini: la "tonsura"
Si
deve cominciare dalla prima Tonsura, la quale è una preparazione a
ricevere gli Ordini. Come gli uomini sogliono essere preparati al
Battesimo con gli esorcismi e al Matrimonio con gli sponsali, cosi
quando sono dedicati a Dio col taglio dei capelli, si vedono aperto
dinanzi a sé l'adito al sacramento dell'Ordine. Il rito mostra come
debba essere chi vuoi votarsi al ministero sacro.
Il nome di Chierico, che viene allora imposto, è ricavato dal fatto che
il tonsurato comincia ad avere Dio per sua eredità e suo retaggio, come
coloro che in mezzo al popolo ebreo erano legati al culto divino. Il
Signore aveva vietato che nella terra promessa venisse loro assegnata
una parte di terreno, dicendo: Io sono la tua parte e la tua eredità (Nb
18,20). Che se Dio è eredità di tutti i fedeli, è necessario che lo
sia in modo speciale per coloro che si consacrano al ministero divino.
I capelli vengono tagliati in forma di corona che si dovrà poi sempre
conservare; e, mano a mano che il Chierico sale ai gradi superiori, se
ne amplierà la circonferenza. La Chiesa insegna che tale uso risale agli
Apostoli, poiché ne parlano antichissimi e autorevolissimi padri, quali
Dionigi l'Areopagita, Agostino, Girolamo. Essi narrano innanzi tutto che
il Principe degli apostoli introdusse quell'uso, per ricordare la corona
di spine posta sul capo del nostro Salvatore. Cosi quel che gli empi
avevano progettato a vergogna e martirio di G. Cristo, venne praticato
dagli Apostoli a suo onore e gloria, esprimendo anche il dovere dei
ministri della Chiesa di riprodurre in tutto l'immagine e l'esempio di
nostro Signore G. Cristo. Non mancano però quelli che scorgono in questo
segno esteriore simboleggiata la dignità regale, spettante in
particolare a coloro che sono chiamati al servizio del Signore. Cosicché
il riconoscimento pronunziato dall'apostolo Pietro sul popolo fedele:
Voi stirpe eletta, sacerdozio regale, gente santa (1P 2,9),
spetta evidentemente con singolare proprietà ai ministri della Chiesa.
Altri infine ritengono che la figura circolare, la più perfetta di
tutte, simboleggi la professione di vita più perfetta assunta dai
Chierici; oppure che il taglio dei capelli, quale superfluità del corpo
umano, esprima il dispregio del mondo e la liberazione dell'anima dalle
cure terrene.
278.
L'Ostiario
Dopo la prima Tonsura, il primo gradino è, secondo la consuetudine,
l'ordine dell'Ostiario. Suo ufficio era di custodire le chiavi e la
porta del tempio, allontanandone coloro ai quali era vietato di entrare.
Assisteva anche al santo sacrificio della Messa, badando che nessuno si
avvicinasse più del lecito all'altare e disturbasse il Sacerdote intento
al sacro rito. Anche altre religiose incombenze erano a lui affidate,
come può ricavarsi dalle cerimonie della sua consacrazione. Il Vescovo,
infatti, consegnandogli le chiavi prese dall'altare, dice al candidato
all'Ostiariato: Comportati in modo da poter rendere a Dio ragione di ciò
che è chiuso con queste chiavi. Se pensiamo a quello che nei tempi
antichi soleva essere conservato nella chiesa, intendiamo subito quanto
grande fosse allora la dignità di quest'Ordine. L'ufficio di tesoriere,
identico a quello di custode della sacrestia, spettante agli Ostiari, è
annoverato anche oggi fra le più onorifiche funzioni ecclesiastiche.
279. Il Lettorato
Il
secondo grado dell'Ordine è costituito dall'ufficio di Lettore. A questi
spetta leggere a voce alta nel tempio i libri del vecchio e del nuovo
Testamento, specialmente quelli la cui lettura è intercalata alle
salmodie notturne. Tra le sue mansioni c'era anche quella di impartire
ai fedeli i primi rudimenti della religione cristiana.
Per questo il Vescovo, alla presenza del popolo, consegnando
all'ordinando il libro delle lezioni, gli dice: Prendi e sii
l'annunziatore della parola di Dio. Se avrai adempiuto fedelmente e
proficuamente il tuo ufficio, sarai tra coloro che annunziarono
efficacemente fin dagli inizi la parola del Signore.
280. L'Esorcistato
Il
terzo è dato dall'ordine degli Esorcisti, ai quali è affidato il mandato
di invocare il nome di Dio su coloro che sono posseduti da spiriti
immondi. Per questo il Vescovo, ordinandoli, presenta un libro
contenente le formule di esorcismo, e dice: Prendi, impara a memoria, e
ricevi la potestà di imporre le mani sugli energumeni, tanto battezzati,
che catecumeni.
281. L'Accolitato
Il
quarto e ultimo grado fra i minori, che non si chiamano sacri, è
l'Accolitato. Gli Accoliti devono assistere e coadiuvare i ministri
maggiori, Suddiaconi e Diaconi, nel ministero dell'altare. Inoltre
portano e custodiscono i lumi durante la celebrazione solenne della
Messa, specialmente alla lettura del Vangelo. Per questo sono detti
anche ceroferari. Il rito dell'Ordinazione, compiuto dal Vescovo, si
svolge cosi: dopo l'ammonizione solenne sulla loro funzione, il Vescovo
fa toccare a ciascuno un candeliere, dicendo: Prendi il candeliere col
cero, e sappi che sei impegnato ad accendere i lumi della chiesa, nel
nome del Signore. Quindi consegna le ampolline vuote, con cui vengono
forniti l'acqua e il vino per il sacrificio, e dice: Prendi le ampolline
destinate a dare il vino e l'acqua per l'Eucaristia del sangue di
Cristo, nel nome del Signore.
282. Il Suddiaconato
Dagli Ordini minori e non sacri, di cui abbiamo detto fin
qui, si passa ordinatamente ai maggiori e sacri. Al primo posto sta il S
u d d i a e o n a t o. Come il nome stesso indica, chi ne è investito
deve servire al Diacono all'altare; deve cioè preparare le sacre
tovaglie, i vasi, il pane e il vino, necessari allo svolgimento del
sacrificio; inoltre versa l'acqua quando il Vescovo e il Sacerdote,
durante la Messa, si lavano le mani. Il Suddiacono inoltre legge
l'Epistola che, una volta, era recitata dal Diacono nella Messa e, in
qualità di testimone, assiste al sacro rito impedendo che il celebrante
sia disturbato da qualcuno.
Il compito del ministero suddiaconale è bene adombrato nelle cerimonie
solenni che accompagnano la rispettiva consacrazione. Innanzi tutto il
Vescovo ricorda che a questo Ordine è connessa la legge della perpetua
castità, e ammonisce che nessuno può essere introdotto nell'Ordine
suddiaconale se non promette di uniformarsi ad essa. Dopo la solenne
preghiera delle Litanie, enumera e commenta le mansioni e gli obblighi
del Suddiacono. Dopo ciò i singoli ordinandi ricevono dal Vescovo il
calice e la sacra patena; e affinché comprendano come il Suddiacono deve
cooperare all'ufficio diaconale, ricevono dall'Arcidiacono le ampolline
piene di acqua e di vino, insieme al bacile e al tovagliuolo con cui si
asciugano le mani, mentre il Vescovo pronuncia la formula: Guardate
quale ministero vi viene affidato; e perciò vi ammonisco di comportarvi
in modo da piacere a Dio. Seguono altre preci. Infine, dopo aver
ricoperto il Suddiacono con i sacri paramenti, per ciascuno dei quali
sono prescritte speciali formule e cerimonie, il Vescovo gli offre il
libro dell'Epistole, dicendo: Prendi il volume delle Epistole e ricevi
la facoltà di leggerle nella santa chiesa di Dio, per i vivi e per i
defunti.
283. Il Diaconato
Al
secondo grado dei sacri Ordini sta il Diaconato, il cui ministero è più
ampio ed è stato sempre ritenuto più santo. Al Diacono spetta seguire
sempre il Vescovo, assisterlo mentre predica, stare vicino a lui e al
Sacerdote, quando celebrano o amministrano altri sacramenti; infine
leggere il Vangelo nel sacrificio della Messa. Una volta esortava i
fedeli a partecipare più spesso alle sacre funzioni, e distribuiva anche
il sangue del Signore là dove vigeva la consuetudine che i fedeli
ricevessero l'Eucaristia sotto le due specie. Al Diacono era inoltre
affidata la distribuzione dei beni ecclesiastici, in modo che a nessuno
mancasse il necessario sostentamento. Il Diacono in più, quasi occhio
del Vescovo, deve indagare chi in città viva religiosamente e chi no;
chi assista quando è prescritto al sacrificio e alla predica, e chi
manchi; e, informatone il Vescovo, questi possa privatamente ammonire i
colpevoli, o pubblicamente riprenderli, secondo che riterrà più
giovevole. Deve anche fare l'appello dei catecumeni e presentare al
Vescovo coloro che devono essere elevati al sacramento dell'Ordine. In
assenza del Vescovo e del Sacerdote, può anche spiegare il Vangelo, non
però dall'ambone, perché si capisca che quella non è sua normale
mansione.
L'Apostolo pone in luce la diligenza con cui deve precludersi agli
indegni l'accesso a quest'Ordine, quando espone a Timoteo i costumi, le
virtù e l'integrità del Diacono (1Tm 3,8-10). Allo stesso fine
mirano i riti e le solenni cerimonie con cui il Vescovo lo consacra:
preghiere più numerose e più fervide di quelle adoperate
nell'ordinazione del Suddiacono, e imposizione di altri sacri paramenti.
In più gli impone le mani, come leggiamo fatto dagli Apostoli, quando
istituirono i primi Diaconi (Atti 6,6). Infine gli consegna il libro dei
Vangeli con le parole: Ricevi la facoltà di leggere il Vangelo nella
chiesa di Dio, cosi per i vivi come per i defunti, nel nome del Signore.
284. Il Sacerdozio:
inferiore (o universale) ed esteriore (o ministeriale)
Il
terzo e supremo grado dei sacri Ordini è rappresentato dal Sacerdozio.
Coloro che ne sono rivestiti, sogliono ricevere due nomi dai Padri
antichi: talora quello di presbiteri, che in greco vuole dire anziani,
non solo per la maturità degli anni, necessarissima a quest'Ordine, ma
molto più per la gravita, erudizione e prudenza indispensabili, essendo
scritto che la maturità veneranda non va calcolata in base al numero
degli anni, perché la canizie è data dalla serietà e dalla vita
immacolata (Sg 4,8); tal altra sono detti sacerdoti, sia perché
consacrati a Dio, sia perché hanno l'incarico di amministrare i
sacramenti e di trattare le cose divine.
Secondo le indicazioni della sacra Scrittura, occorre distinguere un
duplice Sacerdozio: uno interiore ed uno esterno affinché i Pastori
possano indicare di quale ora si parli.
Il sacerdozio interiore compete a tutti i fedeli non appena siano stati
battezzati; ma specialmente ai giusti che posseggono lo spirito di Dio e
sono divenuti, in virtù della grazia divina, vive membra di Gesù Cristo,
sommo sacerdote. Essi infatti, per la fede animata dalla carità,
sull'altare del loro spirito, immolano a Dio vittime spirituali che sono
tutte le buone e oneste azioni, indirizzate alla gloria di Dio. Leggiamo
perciò nell'Apocalisse: Cristo ci mondo dalle nostre colpe nel suo
sangue, ci fece regno e sacerdoti di Dio suo Padre (Ap 1,5).
Analogamente è stato scritto dal Principe degli apostoli: Come pietre
vive siete posti l'uno sull'altro, quale casa spirituale, sacerdozio
santo che offre vittime spirituali, a Dio accette per i meriti di G.
Cristo (1P 2,5). Parimente l'Apostolo ci esorta a offrire i
nostri corpi in olocausto vivo, santo, gradito a Dio, come culto nostro
razionale (Rm 12,1). Infine, molto tempo innanzi, Davide aveva
detto: E un sacrificio agli occhi di Dio un'anima addolorata; tu, o Dio,
non disprezzerai un cuore contrito e umiliato (Ps 50,19). Tutto
ciò evidentemente va applicato al sacerdozio interiore.
Il Sacerdozio esteriore invece non compete alla moltitudine dei fedeli,
ma ad alcuni individui in particolare, che, consacrati colla legittima
imposizione delle mani e con solenni cerimonie ecclesiastiche, sono
destinati a un sacro e speciale ministero.
La distinzione dei due sacerdozi può cogliersi anche nell'antica Legge.
Abbiamo visto come Davide parli di quello interiore. Tutti sanno invece
quanti precetti abbia imposto a Mosè ed Aronne il Signore, per quello
esterno. Egli inoltre destinava tutta la tribù Levitica al ministero del
tempio, proibendo tassativamente che un altro di diversa tribù osasse
introdursi in tale funzione (Num. 3,10). Perciò il re Ozia, avendo
usurpato la mansione sacerdotale, fu colpito dal Signore con la lebbra,
e subi cosi l'espiazione gravissima del suo arrogante sacrilegio (2
Parai. 26,18).
E poiché possiamo segnalare la medesima distinzione del Sacerdozio nella
legge Evangelica, ai fedeli dovrà dirsi che noi trattiamo qui del
Sacerdozio esterno, affidato a determinati individui: solo a questo si
riferisce di proposito il Sacramento dell'Ordine.
Ecco gli obblighi del Sacerdote: offrire a Dio l'incruento sacrificio e
amministrare i sacramenti della Chiesa. Cosi risulta dai riti della
consacrazione. Quando il Vescovo consacra un Sacerdote novello, innanzi
tutto, insieme ai sacerdoti presenti, gli impone le mani; quindi
imponendogli sulle spalle la stola, gliela aggiusta sul petto a forma di
croce. Questo gesto esprime il fatto che il Sacerdote riceve dall'alto
una forza per portare la croce di nostro Signore e il soave giogo della
Legge divina che egli dovrà far conoscere, non solamente colla parola,
ma anche coll'esempio di una vita santamente vissuta. Quindi ne unge le
mani coll'olio sacro e gli fa toccare il calice col vino e la patena con
l'ostia, mentre dice: Ricevi la facoltà di offrire il sacrificio a Dio e
di celebrare la Messa tanto per i vivi quanto per i defunti. Con simili
riti e formule il Sacerdote viene costituito interprete e mediatore tra
Dio e gli uomini: questa è la sua funzione principale. In ultimo,
imponendo di nuovo le mani sul suo capo, il Vescovo dice: Ricevi lo
Spirito Santo: a chi avrai rimesso i peccati, saranno rimessi; a chi li
avrai ritenuti sono ritenuti. E cosi gli conferisce quella celeste
facoltà di ritenere e rimettere i peccati che il Signore diede ai suoi
discepoli.
285.
Gradi della
potestà sacerdotale
Queste sono le attribuzioni proprie e principali dell'ordine
sacerdotale, il quale, sebbene sia unico, ha molti gradi di dignità e di
autorità. Il primo è quello dei semplici sacerdoti, delle cui mansioni
abbiamo parlato fin qui.
Il secondo è quello dei Vescovi, preposti alle singole diocesi, affinché
governino non solamente gli altri ministri della Chiesa, ma anche il
popolo dei fedeli, vigilando con somma cura alla loro salvezza. Per
questo sono chiamati spesso nella Scrittura: Pastori delle pecore. Il
loro ufficio fu descritto da san Paolo nel discorso che tenne agli
Efesini e riferito dagli Atti (20,28). Anche san Pietro, principe degli
Apostoli, formulo una certa regola divina del ministero episcopale (1P
5,2). Se i Vescovi cercheranno di conformarvisi, saranno, senza
dubbio, e appariranno ottimi Pastori. Essi sono chiamati anche
Pontefici, secondo l'uso dei pagani, che chiamavano cosi i capi dei
sacerdoti.
Il terzo grado comprende gli Arcivescovi, dai quali dipendono parecchi
Vescovi. Sono chiamati anche Metropoliti, perché sono i presuli di città
considerate madri delle altre in una determinata provincia. Spettano ad
essi di diritto onore e potere superiori a quelli dei Vescovi; ma, per
quanto riguarda l'Ordinazione, non ne differiscono.
Al quarto grado appartengono i Patriarchi, i primi cioè e supremi Padri.
Una volta in tutta la Chiesa, al di fuori del Sommo Pontefice Romano, si
contavano soltanto quattro patriarchi e non tutti di pari dignità.
Quello di Costantinopoli, sebbene avesse conseguito codesto titolo dopo
gli altri, pure fu ad essi anteposto per la maestà dell'Impero. Veniva
poi quello di Alessandria, chiesa fondata per comando dell'apostolo
Pietro dall'evangelista Marco, quindi quello di Antiochia, prima sede
del Principe degli apostoli, infine il Gerosolimitano, la cui sede fu
tenuta da Giacomo, " fratello del Signore ".
Al disopra di tutti, la Chiesa Cattolica ha sempre venerato il Sommo
Pontefice Romano che, nel concilio Efesino, Cirillo di Alessandria
chiamava Padre e Patriarca di tutta la terra. Sedendo egli sulla
cattedra che Pietro principe degli Apostoli occupo fino al termine dei
suoi giorni, riveste il più alto grado di dignità e il più vasto ambito
di giurisdizione, non in virtù di costituzioni sinodali, o di decreti
umani, ma di una investitura divina. Per essa è padre di tutti i fedeli
e di tutti i Vescovi e Presuli, qualunque sia la funzione e il potere di
cui sono rivestiti; e, quale successore di Pietro, autentico e legittimo
Vicario di nostro Signor Gesù Cristo, presiede alla Chiesa universale.
286.
Il Ministro
dell'Ordine
Cosi i Parroci mostreranno quali siano le principali mansioni degli
Ordini e gradi ecclesiastici, e chi sia il Ministro di questo
sacramento. Tale amministrazione spetta al Vescovo, come è facile
dimostrare mediante l'autorità della Scrittura, la tradizione
certissima, la testimonianza concorde dei Padri, i decreti conciliari e
la consuetudine ecclesiastica. Sebbene ad alcuni Abbati sia stato
concesso in determinati casi di conferire gli Ordini minori, esclusi i
sacri, tuttavia nessuno dubita essere tale amministrazione un ufficio
riservato al Vescovo. Egli solo, ad esclusione di tutti gli altri, può
ordinare Suddiaconi, Diaconi e Sacerdoti; mentre i Vescovi, in base a
una tradizione apostolica perennemente custodita nella Chiesa, sono
consacrati da tre Vescovi.
287.
Soggetto
dell'Ordine
Passiamo ora a spiegare chi sia atto a ricevere questo sacramento, e in
particolare l'ordine sacerdotale, e quali doti debba possedere. Quando
lo avremo indicato per il Sacerdozio, non sarà difficile fissare le
regole per gli altri Ordini, secondo l'ufficio e la dignità di ciascuno.
Che a proposito di questo sacramento si debba usare la massima cautela,
appare dal fatto che mentre gli altri sacramenti infondono la grazia per
la santificazione e il vantaggio di chi li riceve, gli ordinati invece
partecipano alla grazia celeste, perché attraverso il loro ministero si
provveda alla salute della Chiesa e quindi di tutti gli uomini. Perciò
le ordinazioni si compiono solamente in determinati giorni nei quali,
secondo l'antichissimo uso della Chiesa Cattolica, sono imposti solenni
digiuni, affinché il popolo fedele invochi da Dio, con umili preci,
ministri tali che siano atti ad esercitare, con probità e con vantaggio
della Chiesa, il loro sublime ministero.
Il candidato al Sacerdozio deve innanzi tutto essere raccomandato da una
vita specchiata e da costumi integri.
Chi si accosti all'iniziazione coll'animo consapevolmente macchiato di
colpa mortale, cade in un'altra e più grave scelleratezza. E, poi, non
deve il Sacerdote far risplendere dinanzi agli altri la lampada della
virtù e della innocenza? I Pastori ricorderanno quel che l'Apostolo
raccomanda a Tito e a Timoteo in proposito, e mostreranno come quei
difetti corporali che nel vecchio Testamento, in virtù della
prescrizione divina, allontanavano dall'altare, nel nuovo patto vanno
interpretati in senso spirituale. Va perciò rispettata la santa
consuetudine ecclesiastica, per cui gli ordinandi devono prima
purificarsi con una diligente Confessione.
Non basta nel Sacerdote la cognizione di quanto è connesso all'uso e
all'applicazione dei sacramenti: egli deve essere anche colto nelle
scienze sacre, per poter insegnare al popolo Cristiano i misteri della
fede e i precetti della divina legge, incitare i fedeli alla virtù e
alla devozione, allontanarli dal male. Il Sacerdote infatti ha due
uffici: consacrare e amministrare secondo le regole i sacramenti e
istruire il popolo affidatogli sulle vie e i mezzi della salvezza
eterna. Dice Malachia: Le labbra del sacerdote custodiranno la scienza e
tutti apprenderanno dalla sua bocca la legge: egli è l'angelo del
Signore degli eserciti (Ml 2,7). Al primo può ottemperare anche
se fornito di cognizioni mediocri; ma il secondo esige indubbiamente una
scienza non comune, ma raffinata. Non tutti i sacerdoti però devono
essere forniti di specialissima erudizione: basta che questa sia
proporzionata alle esigenze e ai doveri dell'ufficio cui sono chiamati.
Non si impartisca questo sacramento ai fanciulli e ai pazzi privi
dell'uso di ragione, per quanto si debba ritenere che, se è loro
amministrato, imprime nelle loro anime il carattere sacramentale. I
decreti del sacro concilio di Trento hanno stabilito l'età per i singoli
ordini. Sono esclusi anche gli schiavi, non potendo essere dedicato al
culto divino chi non è padrone di sé, ma è costituito in altrui potere.
Sono esclusi poi i sanguinari e gli omicidi che per legge ecclesiastica
sono irregolari; infine i bastardi e tutti coloro, che non sono nati da
nozze legittime, poiché è bene che quanti si dedicano alle funzioni
sacre nulla offrano in sé che, a ragione, possa essere esposto
all'altrui dileggio e disprezzo. Infine non devono essere promossi agli
ordini i deformi per qualche grave vizio corporale e gli storpi. La
deformità ha qualcosa di ripugnante, e questa menomazione può ostacolare
l'amministrazione dei sacramenti.
288.
Effetti
dell'Ordine
Rimane ormai che i Pastori spieghino gli effetti di questo sacramento.
Come abbiamo detto, il sacramento dell'Ordine mira principalmente al
vantaggio e al decoro della Chiesa; tuttavia dona la grazia della
santificazione anche all'anima dell'ordinato, in virtù della quale sarà
idoneo ad esercitare rettamente il suo ufficio e ad amministrare i
sacramenti, come la grazia del Battesimo abilita a ricevere gli altri
sacramenti.
In secondo luogo conferisce la grazia di una speciale potestà in
relazione al sacramento della santissima Eucaristia: piena, nel
Sacerdote che, solo, può consacrare il corpo e il sangue di nostro
Signore; maggiore o minore nei ministri degli ordini inferiori, secondo
che il ministero di ciascuno si avvicina più o meno al sacramento
dell'altare.
Questa seconda grazia è detta carattere spirituale perché gli iniziati
si distinguono dagli altri fedeli per una nota interiore, impressa nello
spirito, che li vincola al culto divino. Sembra avervi alluso
l'Apostolo, quando scriveva a Timoteo: Non trascurare la grazia infusa
in te per una rivelazione profetica mediante l'imposizione delle mani
del presbiterio (1Tm 4,14). E altrove: Ti esorto a risuscitare la
grazia di Dio, che ti è stata data con l'imposizione delle mie mani (2Th
l,6). E questo può bastare per il sacramento dell'Ordine. Noi ci eravamo
soltanto proposti di indicare ai Pastori i principali capi di dottrina,
affinché avessero a loro disposizione i temi su cui istruire
cristianamente il popolo fedele.
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