42.
Significato dell'articolo
Da quanto è stato esposto nell'articolo precedente i fedeli possono
comprendere quale prezioso e singolare beneficio Dio abbia accordato al
genere umano, chiamandoci, dalla schiavitù di un tiranno crudelissimo,
alla libertà. Se poi esamineremo il piano e i mezzi coi quali volle
attuare ciò, vedremo come nulla ci sia di più insigne e meraviglioso
della benevolenza e bontà divina verso di noi.
Fu CONCEPITO DI SPIRITO SANTO. Il Parroco comincerà a mostrare,
spiegando il terzo articolo, la grandezza di questo mistero, che le
sacre Scritture propongono spesso alla nostra meditazione, come il
cardine fondamentale della nostra salvezza. Insegnerà che il suo
significato è questo: Noi dobbiamo credere e professare che lo stesso
Gesù Cristo, unico Signor nostro, Figlio di Dio, assumendo per noi carne
umana nel seno di una Vergine, fu concepito, non già da germe virile,
come gli altri uomini, ma per virtù dello Spirito santo, sopra ogni
legge di natura (Mt 1,20 Lc 1,35). Restando la stessa Persona
divina che era dall'eternità, divenne uomo; ciò che prima non era. Che
quelle parole si debbano intendere cosi, risulta nettamente dalla
professione di fede del sacro concilio di Costantinopoli, dove è detto:
Per noi uomini e per la nostra salvezza discese dal cielo; si incarno
nel seno di Maria Vergine per opera dello Spirito santo e si fece uomo.
Il medesimo concetto spiego san Giovanni evangelista, che aveva attinto
la conoscenza di questo sublime mistero sul petto del Salvatore. Esposta
la natura del Verbo divino con le parole: In principio era il Verbo, e
il Verbo era presso Dio, e il Verbo era Dio (Jn 1,1), conclude: E
il Verbo si fece carne e abito fra noi (ivi 14). Il Verbo appunto, che è
una delle ipostasi della natura divina, ha assunto la natura umana in
modo che unico fosse l'ipostasi e la persona delle due nature: la divina
e l'umana. Sicché la meravigliosa unione delle due nature conservo le
azioni e proprietà dell'una e dell'altra; e, secondo la frase del
pontefice S. Leone Magno, la sublimazione non annullo l'inferiore
natura, come l'assunzione non degrado la superiore (Discorso I, Della
Nativ. 2).
43. L'opera
dell'incarnazione, comune a tutta la Trinità,
è in modo speciale
attribuita allo Spirito santo
Non dovendosi però trascurare la dilucidazione dei termini, il
Parroco insegnerà che se diciamo il Figlio di Dio concepito per virtù
dello Spirito santo, non vogliamo asserire che il mistero
dell'Incarnazione fu compiuto unicamente da questa Persona della divina
Trinità. Se il solo Figlio assunse natura umana, tuttavia tutte e tre le
divine Persone, Padre, Figlio e Spirito santo, furono autrici del
mistero. E infatti regola imprescindibile della fede cristiana che
quanto Dio opera fuori di sé, nel creato, è comune alle tre Persone,
delle quali nessuna fa qualcosa più o senza dell'altra.
Solamente questo non può essere comune a tutte: che una Persona proceda
dall'altra. Il Figlio infatti è generato solamente dal Padre; lo Spirito
santo poi procede dal Padre e dal Figliuolo. Fuori di ciò, le tre
Persone compiono insieme, senza alcuna discrepanza, tutto ciò che deriva
da esse fuori di loro; e in questa classe di operazioni va collocata
l'incarnazione del Figlio di Dio. Ciò nonostante tra le proprietà comuni
a tutte e tre le divine Persone, ve n'è di quelle che le sacre Scritture
sogliono attribuire all'una o all'altra delle Persone e cioè: il dominio
di tutte le cose al Padre, la sapienza al Figlio, l'amore allo Spirito
santo. E poiché il mistero della divina incarnazione esprime l'immensa e
mirabile benevolenza di Dio verso di noi, essa viene ascritta allo
Spirito santo in precipua maniera.
44.
L'incarnazione di Cristo
implica elementi naturali ed altri soprannaturali
Va notato che questo mistero comprende fatti naturali e fatti
soprannaturali. Riconosciamo innanzi tutto la natura umana, nel ritenere
che il corpo di Gesù Cristo è stato formato dal purissimo sangue della
Vergine madre. E proprietà infatti dei corpi di tutti gli uomini
l'essere formati dal sangue della madre loro. Ma oltrepassa ogni ordine
di natura e ogni capacità di intelligenza umana il fatto che, non appena
la beata Vergine, consentendo all'angelico annuncio, pronuncio le
parole: Ecco l'ancella del Signore, si faccia di me secondo quanto hai
detto (Lc 1,38), immediatamente il corpo santissimo di Gesù
Cristo fu formato, e ad esso fu congiunta l'anima razionale, riuscendo
nel medesimo istante perfetto Dio e perfetto uomo. Nessuno può revocare
in dubbio che si tratti qui di un'originale e stupenda opera dello
Spirito santo; poiché nessun corpo puo, secondo il corso normale della
natura, essere avvivato da anima umana, prima del tempo prescritto.
Altra circostanza meravigliosa fu questa: non appena l'anima fu unita al
corpo, anche la divinità si uni all'uno e all'altro. Perciò appena il
corpo fu formato e animato, nel medesimo istante al corpo e all'anima fu
congiunta la divinità. Da ciò segue che il Salvatore fu nel medesimo
istante perfetto Dio e perfetto uomo; e che la Vergine santissima poté
realmente e propriamente essere chiamata Madre di Dio e madre di un
uomo, avendo concepito simultaneamente l'Uomo-Dio. L'Angelo le aveva
annunciato: Ecco, concepirai nel seno e partorirai un figlio, cui porrai
nome Gesù. Questi sarà grande e sarà chiamato Figlio dell'Altissimo (Lc
1,31). Cosi veniva in realtà verificata la predizione di Isaia: Una
vergine concepirà e partorirà un figliuolo (Is 7,14). Il medesimo
evento aveva adombrato Elisabetta quando, ricolma di Spirito santo,
conobbe il concepimento del Figlio di Dio ed esclamo: Donde a me questo,
che la Madre del Signor mio venga a me? (Lc 1,43).
45.
Nell'anima di Gesù Cristo fu la pienezza di tutte le grazie; ma Cristo
non può esser detto per ciò figlio adottivo di Dio
Come il corpo di Gesù Cristo, secondo quanto abbiamo detto, fu
formato col sangue purissimo della più illibata tra le vergini, senza
intervento alcuno di uomo ma per sola virtù dello Spirito santo, cosi,
non appena fu concepito, ebbe l'anima inondata dallo Spirito di Dio e
dalla copia dei suoi carismi. Come attesta san Giovanni (Jn 3,34),
Dio non conferì a lui lo spirito con parsimonia, come agli altri
individui, adornati della santità e della grazia, ma infuse nell'anima
sua cosi copioso flusso di carismi, che tutti dobbiamo attingervi (Jn
1,16). Non ci è permesso pero di chiamare Gesù Cristo figlio
adottivo di Dio, sebbene abbia ricevuto quello spirito, in virtù del
quale i santi conseguono l'adozione di figli di Dio. Essendo Figlio di
Dio per natura, non possono in verun modo convenirgli né il dono né il
titolo, impliciti nell'adozione.
Queste le delucidazioni, che ci è sembrato opportuno presentare intorno
al mirabile mistero del divino concepimento. Perché da esse discendano
frutti salutari sopra di noi, i fedeli dovranno sopratutto tener
presenti alla memoria e scolpiti nel cuore questi punti: che
propriamente fu Dio ad assumere la nostra carne, facendosi uomo in una
maniera che né la mente può comprendere, né l'umana parola spiegare; e
che volle incarnarsi affinché noi uomini ritornassimo figli di Dio.
Meditandoli con attenta cura, non tralascino mai di credere e di
adorare, con cuore confidente, tutti i misteri racchiusi in questo
articolo, astenendosi da ogni curiosa indagine o analisi, che non
sarebbero senza grave pericolo.
46.
Maria Vergine partorì Cristo
NACQUE DA MARIA
VERGINE. Ecco la seconda parte di questo articolo. Il
Parroco la spiegherà con particolare cura, dovendo i fedeli credere non
solo che Gesù Cristo fu concepito per virtù dello Spirito santo, ma che
nacque da Maria Vergine, dalla quale fu dato alla luce. Quanta intima
letizia scaturisca dalla contemplazione di questo mistero fu già
indicato dalla voce angelica, che prima reco al mondo la felicissima
novella: Eccomi a recarvi l'annunzio di grande allegrezza per tutto il
popolo (Lc 2,10). Appare parimente dal cantico della milizia
celeste, intonato dagli angeli: Gloria a Dio nel più alto dei cieli, e
pace in terra agli uomini di buona volontà (IB 14). Cosi
cominciava ad attuarsi la grandiosa promessa di Dio ad Abramo, che
dovevano un giorno essere benedette, nel seme suo, tutte le nazioni (Gn
22,18). Infatti Maria, che noi proclamiamo e onoriamo vera Madre di
Dio, avendo partorito chi era insieme Dio e uomo, discendeva dal re
David.
47.
Mirabile nascita di Gesù Cristo
Come il concepimento di Cristo supera ogni ordine di natura,
nella sua natività parimente nulla cogliamo che non sia divino. Nacque
Gesù infatti dalla Madre - che cosa si sarebbe mai potuto immaginare di
più miracoloso? - senza detrarre alcunché alla materna verginità. Come
più tardi egli uscirà dalla tomba chiusa e sigillata, e penetrerà nel
luogo dove saranno radunati i discepoli, nonostante le porte serrate (Jn
20,19); o come i raggi del sole, per non uscire dall'ambito del
l'esperienza naturale di ogni giorno, attraversano la compatta sostanza
del vetro senza romperla o comunque lederla, in maniera molto più
sublime Gesù Cristo usci dal seno materno, senza la minima offesa alla
dignità verginale della sua Genitrice. Per questo ne celebriamo con lodi
giustissime l'incorruttibile e perpetua verginità. Privilegio attuato
per virtù dello Spirito santo, che assiste la Madre nel concepimento e
nel parto, in modo da conferirle la fecondità, conservandole la
permanente integrità verginale.
48.
Paragone
fra Gesù Cristo e Adamo, fra Maria ed Eva
L'Apostolo chiama ripetute volte Gesù Cristo nuovo Adamo (1Co
15,21-22) e lo paragona all'antico. In realtà se tutti gli uomini
muoiono nel primo, tutti sono richiamati a vita nel secondo. E come
Adamo è stato il padre del genere umano nell'ordine di natura, cosi Gesù
Cristo è per tutti l'autore della grazia e della gloria (Rm 5,14).
Parimente si può stabilire un'analogia fra la Vergine Madre, seconda
Eva, e la prima: analogia corrispondente a quella sopra illustrata fra
il secondo Adamo, Cristo, e il primo.
Avendo creduto alle lusinghe del
serpente (Gn 3,6), Eva attiro sul genere umano la maledizione e
la morte; avendo Maria creduto all'annuncio dell'Angelo, fece si che la
bontà di Dio ridonasse agli uomini benedizione e vita. A causa di Eva
nasciamo figli della collera (Ep 2,3); ma da Maria ricevemmo Gesù
Cristo, per merito del quale siamo rigenerati come figli della grazia. A
Eva fu detto: partorirai figli nel dolore (Gn 3,16); Maria fu
esente dalla dura legge, e, salva restando in lei l'integrità della
verginale pudicizia, partorì Gesù Cristo figlio di Dio, senza alcun
dolore, come sopra abbiamo detto.
49.
Tipi e profezie dell'incarnazione del Signore
Essendo tanto numerose e insigni le meraviglie racchiuse nel
concepimento e nella natività, fu opportuno che la divina Provvidenza ne
preannunziasse l'avvento con molte immagini e predizioni. I santi
Dottori hanno interpretato, come pertinenti a questo mistero, molti
passi scritturali. Principalmente hanno inteso come figurativa la porta
del santuario, che Ezechiele vide serrata (Ez 49,2); la pietra
che, secondo la visione di Daniele (Da 2,34), si stacca, senza
intervento umano, dalla montagna e, divenuta a sua volta un alto monte,
riempie tutta la terra; la verga di Aronne che, unica tra le verghe dei
capi di Israele, miracolosamente fiorisce (Nb 17,8); il roveto
infine che Mosè vide ardere, senza consumarsi (Ex 3,2). Del resto
l'evangelista narra minutamente la storia della natività di Gesù Cristo
(Lc 2), e a noi non conviene insistervi, potendo il Parroco
leggerla direttamente.
50.
L'incarnazione di Gesù Cristo
mirabile esempio di umiltà
Il parroco dovrà spiegare assiduo zelo, affinché tali misteri,
registrati per nostra istruzione (Rm 15,4), aderiscano
intimamente all'intelletto e al cuore dei fedeli. Innanzi tutto, perché
il ricordo di cosi segnalato beneficio li spinga a tributarne grazie
all'autore Dio; in secondo luogo, perché dinanzi ai loro occhi sia
stimolo alla imitazione un cosi meraviglioso esempio di umiltà.
Riflettere spesso alla maniera in cui Dio volle umiliarsi per comunicare
la propria gloria agli uomini, fino ad assumerne la fragile infermità;
meditare la degnazione di un Dio che si fa uomo e pone a servizio
dell'uomo quella sua infinita maestà, al cui cenno, secondo la parola
biblica, tremano di sbigottimento le colonne del cielo (Jb 26,11);
contemplare il mistero della nascita sulla terra di chi è nei cieli
adorato dagli angeli, costituiscono senza dubbio l'esercizio più utile
ai nostri spiriti, il più efficace per debellare la nostra superbia. Se
Dio compi tutto ciò per noi, che cosa non dovremo far noi per
obbedirgli? Con quanta prontezza e alacrità d'animo non dovremo noi
prediligere e attuare tutti i doveri dell'umiltà!
Riflettano i fedeli di quanta salutare dottrina Cristo pargolo ci nutre,
prima di articolare parola. Ecco: nasce povero; è respinto dall'albergo;
nasce in una miserrima stalla a mezzo inverno. Scrive infatti san Luca:
E avvenne che, mentre ivi si trovavano, si compi per lei il tempo del
parto e partorì il suo Figlio primogenito; lo fascio e lo pose in una
mangiatoia, perché non trovarono posto nell'albergo (Lc 2,6-7).
Avrebbe potuto l'evangelista nascondere sotto parole più umili la maestà
e la gloria, che riempiono il cielo e la terra? Non dice genericamente
che non v'era più posto nell'albergo; ma che non ve n'era per Colui che
può dire: Mia è la terra, con quanto contiene (Ps 49,12). Tale
testimonianza ha la conferma di un altro evangelista: Venne nella sua
proprietà, e i suoi non l'accolsero (Jn 1,11).
51.
L'Incarnazione manifesta la dignità umana
Mentre mediteranno tutto ciò, i fedeli non dimenticheranno che Dio volle
sottostare all'umile fragilità della nostra carne, affinché il genere
umano fosse innalzato al più alto livello della dignità.
Sufficientemente traspare la nobiltà insigne, conferita all'uomo per
dono divino, dal fatto che fu uomo Colui che era nel medesimo tempo vero
e perfetto Dio. Noi possiamo ormai dire con orgoglio che il Figlio di
Dio è ossa e carne nostra; cosa che non possono fare gli spiriti beati.
Ha detto l'Apostolo: Ha assunto la natura dei figli di Abramo, non la
natura angelica (He 2,16).
52.
A Gesù Cristo dobbiamo preparare
una dimora nei nostri cuori.
Guardiamoci bene dal far si che, per nostra disgrazia, come non
trovo posto nell'albergo per nascere, cosi non ne trovi nostri cuori,
quando viene per nascervi, non corporalmente, ma spiritualmente.
Desidera egli, bramosissimo com'è della nostra salvezza, questa mistica
natività. Perciò, come egli si fece uomo, nacque e fu santificato, anzi
fu la santità stessa, per virtù dello Spirito santo, in maniera
soprannaturale; cosi occorre che noi nasciamo, non da sangue, né da
voler di carne, né da voler di uomo, ma da Dio (Jn 1,13); e che
dopo ciò procediamo nella vita come creature rinnovate in novità di
spirito (Rm 6,4-5 Rm 7,6), custodendo gelosamente quella santità
e integrità di mente, che si addicono ad individui rigenerati nello
spirito di Dio. Cosi ritrarremo in noi stessi una qualche sembianza di
quella concezione e natività del Figlio di Dio, in cui crediamo
fermamente e che accogliamo e adoriamo come il mistero che racchiude il
capolavoro della sapienza divina (1Co 2,7).
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