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Epistola

 

L’Epistola è desunta perlopiù dagli Apostoli, specialmente da S. Paolo, da cui “Lectio ex Apostolo” [«Lettura dall’Apostolo»] o “Apostolo”. Come gli Ebrei il Sabato usavano premettere la lettura dai libri di Mosè e dei Profeti, così dai tempi degli Apostoli[1] i fedeli, disposti con previe orazioni, erano istruiti e preparati al Sacrificio dalla lettura della Sacra Scrittura, per prima la voce dei Profeti e degli Apostoli, poi dello stesso Cristo Maestro con il Vangelo[2]. S. Girolamo, per autorità e mandato di S. Damaso, ordinò la serie delle Epistole e dei Vangeli per il corso dell’anno.

 

Gli estratti dei libri dei Proverbi, Ecclesiaste, Sapienza, Cantico dei Cantici ed Ecclesiastico si leggono sotto il titolo Lectio libri Sapientiae. – Molto appropriatamente si risponde alla fine Deo gratias. “Cos’è la S. Scrittura, se non una lettera dell’Onnipotente Dio alla sua creatura?”[3]. Anche ad altre letture della S. Scrittura, es. i capitoli e le letture dell’Ufficio, si aggiunge Deo gratias. Ai tempi delle persecuzioni era il segno di riconoscimento con cui l’Ostiario distingueva i fedeli[4].

 


 

[1] Cfr. 1Cor 14,26.

[2] S. Tommaso.

[3] S. Agostino.

[4] L’Ordine Minore dell’Ostiariato conferisce la potestà per la custodia della chiesa, e infatti nel rito di ordinazione è prevista la consegna delle chiavi di essa. Anticamente gli Ostiari mettevano in esercizio questa potestà vigilando e prestando attenzione che non assistessero ai Divini Misteri persone interdette o indegne a ciò, specialmente gli infedeli.