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EVANGELIUM

 

Il Santo Vangelo è letto dai tempi degli Apostoli. Il Sacerdote (o il Diacono) si prepara con un rito e con parole di umiltà, affinché degnamente, e con labbra e cuore puri e ardenti, annunzi il Vangelo. Il Diacono chiede la benedizione (jube nella lingua liturgica = voglia tu, degnati) dal Celebrante o dal Vescovo, Domne. Tutti si alzano, pronti come militi di Cristo a seguire il divino Condottiero.

 

Si legge nella parte più degna dell’Altare, cioè la destra (rispetto al Crocifisso)[1], la faccia un poco girata a sinistra, oppure ad “aquilone” [«settentrione»], perché sia significato che, tramite la luce e la grazia del Vangelo, le macchinazioni del settentrione freddo e tenebroso, cioè del diavolo, sono da distruggersi[2]. “La voce Sequentia è di numero plurale, e significa quelle cose che seguono nel testo dell’Evangelista”[3].

 

All’inizio s’imprime sul libro il segno della Croce perché significhi che questo è il libro o Vangelo del Crocifisso[4]; poi sulla fronte, perché alcuno non arrossisca della Croce[5], e poi sulla bocca e sul petto, perché “col cuore si crede alla giustizia, dalla bocca invece si fa la confessione per la salvezza”, o perché indichi che di voler credere al Vangelo con l’intelletto, confessarlo con le parole, e abbracciarlo e seguirlo con tutto il cuore o la volontà. Alla fine il Celebrante (o, se è presente, il Prelato nel luogo della sua giurisdizione) bacia il Sacro Testo in segno di riverenza e amore.


 

[1] Per il Crocifisso troneggiante sull’Altare, che guarda verso il Celebrante e i fedeli, il lato del Vangelo è il destro. Occorre fare molta attenzione perché di solito si appella il lato del Vangelo come lato sinistro, cioè rispetto al Celebrante e ai fedeli che guardano verso l’abside o il fondo del presbiterio.

[2] Cfr. Ger 1,14. [Nel linguaggio biblico il settentrione è il punto cardinale del male e della sventura: sia perché il sole lo raggiunge nel mezzo della notte, sia perché dal nord si rovesciarono le invasioni che distrussero e deportarono Israele. Per l’Impero Romano cristianizzato, nel settentrione erano le gelide e cupe terre dei barbari, dei popoli cioè che vivevano ancora nelle tenebre dell’idolatria e del paganesimo, che, se da una parte costituivano una minaccia all’Impero, dall’altro erano quelli che ancora dovevano ricevere la luce del Vangelo. Cioè: dovendo essere tradizionalmente l’abside della chiesa verso oriente, verso Cristo sole che sorge (cfr. cantico Benedictus), il lato del Vangelo corrispondeva al settentrione, dunque era significato l’annunzio evangelico al mondo immerso nelle tenebre e ai popoli idolatri].

[3] Guyet.

[4] Innocenzo III.

[5] S. Agostino.