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CREDO

 

Il Simbolo (“tessera o segno di riconoscimento tra i fedeli e gli infedeli[1]”), ovviamente quello Costantinopolitano (anno 381) o Niceno-Costantinopolitano aggiunta la parola Filioque[2], è quasi una conveniente risposta della Chiesa alle parole del Vangelo[3].

Si recita in certi giorni per ragioni riguardanti il mistero, la dottrina, e la solennità.

 

(a) a) In ragione del mistero contenuto, come nelle feste del Signore, tra le quali si annumera la Dedicazione della Chiesa, nelle feste della Beata Vergine Maria, nelle Domeniche (per la memoria della Risurrezione del Signore).

 

(b) b) In ragione della dottrina, annunziata per parola o per iscritto e trasmessa, come nelle feste degli Apostoli e dei Dottori, e di S. Maria Maddalena la quale “fu Apostola degli Apostoli, quando fu la prima di tutti che annunziò agli Apostoli il gaudio della Risurrezione”[4].

 

 


[1] Desidero qui far notare che l’Autore, che, ricordiamo, scrive negli ultimi decenni del XIX secolo, designa gli infedeli con la parola «perfidos», mentre nel paragrafo precedente aveva usato «infideles»: sono dunque sinonimi. Ciò è utile da ricordare per gettar luce sull’infondatezza dell’attuale polemica circa la preghiera del Venerdì Santo per i Giudei.

[2] Il Simbolo o Professione di Fede o semplicemente Credo che recitiamo nella Messa si chiama Niceno-Costantinopolitano perché è stato promulgato nel Concilio di Nicea I e perfezionato nel Concilio di Costantinopoli I (381), sancito poi nel successivo Concilio di Efeso (431) il divieto di elaborarne altri; è una sintesi delle principali verità della Fede in dodici articoli. Fu inserito obbligatoriamente nella Messa domenicale e nelle principali festive solo nel 1014; intanto era stata aggiunta la parola «Filioque» [«e dal Figlio»] all’articolo sullo Spirito Santo per evidenziare la processione o origine di Esso anche dalla Persona del Figlio; dogma questo che i cristiani orientali scismatici (“Ortodossi”) continuano a rigettare, nonostante sia stato solennemente definito nel Concilio di Lione II (1274) e ribadito in quello di Firenze (1439), entrambi Concili cui, inizialmente, essi avevano pur aderito, anche se furono convocati dopo la data ufficiale dello scisma (1054).

[3] Di diritto lo si vede annumerare a questa parte  preparatoria del Sacrificio o Messa dei Catecumeni, piuttosto che alla Messa dei fedeli, nonostante il Simbolo non fosse comunicato ai Catecumeni e agli infedeli. Al tempo in cui fu inserito, questa disciplina della Messa dei Catecumeni non vigeva più. La Messa dei fedeli iniziava sempre dall’oblazione o Offertorio. [Infatti, come ho scritto alla nota di sopra, il Credo fu inserito solo nel 1014, quando ormai la prassi del catecumenato era scomparsa perché, al tempo glorioso della Cristianità, praticamente tutti venivano battezzati da neonati, e per i non troppo frequenti casi di conversioni adulte si ricorreva a varie istituzioni].

[4] Innocenzo III.