www.maranatha.it


 


Il Celebrante benedice l’acqua
che unisce al vino nel calice

 

O Dio, che in modo meraviglioso creasti nello splendore della sua dignità la natura umana e in maniera ancora più meravigliosa le ridesti nuova vita: per il mistero adombrato da quest’acqua e da questo vino concedici di partecipare alla natura divina di Colui che si degnò di partecipare alla nostra natura umana: Gesù Cristo, tuo Figlio, nostro Signore, che, Dio, vive e regna con Te nell’unità dello Spirito Santo per tutti i secoli dei secoli. Amen.

 

Al vino è mescolata dell’acqua, perché così fece il Signore nell’ultima Cena secondo il costume orientale, nonché per mistica ragione in memoria dell’acqua che uscì col Sangue dal suo fianco sulla Croce.

 

Durante il Medioevo “il calice era posto al lato destro dell’oblata (cioè dell’ostia), quasi come a raccogliere il Sangue del Signore che crediamo essere sgorgato dal suo fianco”.

 

Oltre ciò, secondo la preghiera Deus qui humanae substantiæ la mistione dell’acqua col vino rappresenta l’unione del Verbo divino con l’umanità per l’incarnazione, e l’unione con i fedeli per la grazia. Per la qual cosa, l’acqua, rappresentante il popolo, fedele viene benedetta.