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In Comunione con

i Santi e i Padri nella Fede


 

Uniti in una stessa comunione veneriamo anzitutto la memoria della gloriosa sempre Vergine Maria, Madre del nostro Dio e Signore Gesù Cristo, e veneriamo pure quella di san Giuseppe, Sposo della stessa Vergine, e dei tuoi beati Apostoli e Martiri, Pietro e Paolo, Andrea, Giacomo, Giovanni, Tommaso, Giacomo, Filippo, Bartolomeo, Matteo, Simone e Taddeo;

Lino, 2o Papa martirizzato verso il 79

Cleto, 3o Papa martirizzato verso il 79

Clemente, 4o Papa martirizzato verso il 79

Sisto, Papa martirizzato il 258

Cornelio, Papa martirizzato il 253

Cipriano, Vescovo di Cartagine martirizzato nel 258

Lorenzo, Diacono romano martirizzato nel 258

Crisogono, Vescovo di Aquileia martirizzato verso il 303

Giovanni e Paolo, Fratelli romani martirizzati nel 362

Cosma e Damiano, Medici, fratelli gemelli di origine araba, in Siria e martirizzati nella città di Ciro, nei pressi di Antiochia nel 303

e di tutti i tuoi Santi. Per i loro meriti e per le loro preghiere, concedici in ogni frangente il soccorso della tua protezione. Per lo stesso Cristo nostro Signore. Amen.

 

1. Il Communicantes si congiunge con le cose precedenti nel Memento in questo modo: “offerimus vel tibi offerunt” in quanto tali che comunichiamo, cioè abbiamo la comunione della Chiesa qui in terra e coi tuoi Santi dei quali, per questo, “veneriamo la memoria” e per la loro intercessione chiediamo di essere esauditi[1].

 

Sono nominati, dopo la B. Vergine e san Giuseppe, 12 Apostoli e 12 Martiri della Chiesa Romana; soltanto Martiri, perché il Canone è stato redatto prima che fosse celebrata la memoria dei Confessori (i Santi non Martiri).

 

2. I Martiri sono convenientemente commemorati, perché, effuso il sangue, hanno imitato la Passione e Morte di Cristo che da questo Sacrificio è ripresa. S. Paolo nella Liturgia non viene disgiunto da S. Pietro: “Come si amarono nella loro vita, così anche nella morte non sono separati” (Antifona nel Suffragio)[2]. S. Mattia invece è nominato dopo la Consacrazione[3].

 

3. Il rito o le cerimonie durante il Canone commemorano principalmente la Passione del Signore. Nella maggior parte dei Messali un’immagine del Crocifisso inspira la memoria della Passione del Signore.

 

4. Quasi per tutto il Canone il Sacerdote prega con le braccia estese, imitando Cristo che Si sacrifica in Croce. Molto spesso forma dei segni di Croce. All’inizio del Canone “i tre segni di Croce sono vere benedizioni, con le quali s’invoca l’onnipotenza di Dio, perché trasformi le oblate nel Corpo e Sangue di Cristo.

 

5. Il numero ternario dei segni di Croce poi indica che questo mistero è compiuto dalla S. Trinità”[4]. Immediatamente prima della Consacrazione sono nuovamente formati sulle oblate tre segni di Croce, ai quali si aggiungono le singole Croci sull’ostia e sul calice, così è completato il numero quinquenario in memoria delle cinque Piaghe.


 

[1] Cfr. Suarez, In III. 83,2.

[2] Donde l’obbligo che nelle celebrazioni dell’uno, siano festive o votive, l’altro vada necessariamente commemorato, tanto nella Messa quanto nell’Ufficio. Circa l’Antifona da cui è preso il testo, essa è stata abolita quando San Pio X, nella sua riforma del Breviario (1912), unì in un’unica orazione i sei Suffragi che si dicevano al termine di Lodi e Vespri degli Uffici di rito non doppio. Giovanni XXIII ha poi completamente soppresso il Suffragio (avendo anche eliminato la distinzione tra Uffici di rito doppio e non).

[3] Cfr. n. 56,4.

[4] Caval. Cfr. n. 140,7.