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Il Sacerdote presenta a Dio

le Oblazioni offerte
 

 

Ecco dunque l’offerta che noi tuoi ministri, e con noi tutta la tua famiglia, Ti presentiamo; accettala, o Signore, con benevolenza; disponi nella tua pace i giorni della nostra vita, salvaci dalla dannazione eterna ed ammettici nel gregge dei tuoi eletti. Per Cristo nostro Signore. Amen.

 

1. Alla seconda orazione Hanc Igitur il Sacerdote tiene le mani stese sulle oblate, che stanno fra poco per convertirsi nel Corpo e Sangue di Cristo, significando che Cristo si sostituisce come Vittima espiatoria per noi; il quale rito si fa secondo la legge del Vecchio Testamento (Levit. 4), nel quale ai sacerdoti è ordinato di porre le mani sulla vittima da immolare per il popolo colpevole.

 

2. Con questa orazione “il Sacerdote prega Dio, perché accetti quest’oblazione di pane e divino come materia del futuro Sacrificio, e la benedica e santifichi veramente”[1]. Poi “sono chiesti a Dio tre beni; il primo temporale [la pace], secondo l’evitare il male perpetuo [la dannazione], terzo il conseguimento del bene perpetuo [il Paradiso]. Nella richiesta di questi tre beni la Chiesa professa che Dio è il Signore dell’universo, e che il suo supremo principato si estende nella triplice struttura del mondo[2], sulla terra, negli inferi e nei cieli”[3].


 

[1] Bellarmino De Missa II.22.

[2] L’Autore p. I. Wapelhorst scrive «universorum [al plurale] Dominum… in triplicem mundi machinam extendi... in terris, in inferis, in cœlis». L’immagine del mondo, tanto materiale quanto spirituale, visto come un’immensa macchina messa in ordine da Dio e retta dal suo Divino Volere, è quanto mai evocativa e suggestiva; purtroppo non si sarebbe potuta rendere immediatamente in un italiano scorrevole.

[3] Clicht.