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Il Sacerdote supplica l’Angelo che porti la sua Offerta sull’Altare del Cielo.

 

Noi Ti supplichiamo, Dio onnipotente: fa’ portare queste offerte dalle mani del tuo santo Angelo, lassù, sul tuo altare, alla presenza della tua divina Maestà. E quando noi riceveremo, comunicandoci da questo altare, il Corpo e il Sangue infinitamente santi del tuo Figlio, possiamo essere tutti ricolmi di grazie e benedizioni del cielo. Per lo stesso Cristo nostro Signore. Amen.

 

1. Raccomanda la Vittima al Padre con il Supplices, perché sia portata per mano dell’Angelo santo sul sublime Altare di Dio, cioè in quel sublime e spirituale Altare di cui in Apoc 8,3, “Altare d’oro ch’è davanti al trono di Dio”. Infatti il Figlio di Dio assumendo la natura dal seno della Vergine preparò a Sé una Vittima[1], ed Egli in forza dell’unione ipostatica le diede valore infinito.

 

Nella Passione e morte cruenta questa Vittima fu immolata e quasi distrutta sulla Croce. Nella Risurrezione e Ascensione questa Vittima passò nella perfettissima ed eterna possessione di Dio; così l’olocausto[2] è completo ed elevato al sublime Altare di Dio. “Allora Cristo immolò una Vittima solenne, quando Si offrì in cielo all’Eterno Padre per la materia della carne glorificata” (S. Gregorio)[3].

 

2. Dunque prega supplichevolmente il Padre, perché questo Sacrificio sull’Altare di Dio sia accettabile anche dalla parte del Sacerdote e del popolo, com’è accettabile la “Vittima solenne” stessa. “Allora la Vittima è come accettata da Dio quando Egli si rende a noi propizio e ci manda la celeste benedizione”[4].

 

Ma in che modo questa mistica consegna nel “sublime Altare”, in che modo è compiuta l’unione tra questo Sacrificio della Chiesa Militante col Sacrificio celeste? Chi è l’Angelo santo? “Queste parole sono di tanta profondità che l’umano intelletto è appena capace di penetrarle”[5]. Scrive S. Tommaso: “Il Sacerdote non chiede né che le specie sacramentali siano trasferite in cielo, né che il vero Corpo di Cristo cessi di essere lì, ma chiede questo per il Corpo Mistico (che certamente è significato in questo Sacramento), perché l’Angelo che assiste ai Divini Misteri ripresenti a Dio le preghiere del Sacerdote e del popolo”.

 

3. Per “Angelo santo” S. Tommaso e più teologi comprendono lo stesso Cristo, “Angelo del gran consiglio”, che congiunge il Corpo Mistico con Dio Padre e con la Chiesa Trionfante[6]; altri invece, non pochi, per questo “Angelo santo” comprendono lo Spirito Santo, “inviato” (Angelo = messaggero, inviato). Come allo Spirito Santo, per appropriazione, è ascritta la Consacrazione (parimenti anche all’Incarnazione), così per Esso, da questo Sacrificio “omni benedictione caelesti et gratia repleamur” [ «possiamo essere ricolmati di ogni grazia e benedizione celeste»].

 

Eccetto questo, dicono che questa orazione corrisponde all’Epiclesi, questa celeberrima invocazione dello Spirito Santo che non manca in nessun’antica Liturgia.

 

Infine molti comprendono “Angelo santo” nel senso letterale, qualcuno degli spiriti celesti al quale incomba l’incarico di assistere il sacrificante, aiutarlo, dirigere e offrire le sue preghiere a Dio (Apoc 8,3-4), o l’Angelo tutelare del tempio o dell’Altare, o l’Angelo custode del Celebrante, o un altro costituito da Dio per questo, oppure il numero singolare è posto per il plurale: “ministero degli Angeli”.

 

4. Durante questa orazione Supplices il Sacerdote, come chi supplica umilmente, profondamente inchinato, tiene le mani giunte sull’Altare. Dei tre segni di Croce sull’Ostia, sul Calice e sullo stesso Sacerdote, S. Tommaso insegna: “Si rappresentano il distendimento del Corpo [sulla Croce], l’effusione del Sangue, ed il frutto della Passione, con i tre segni di Croce che si fanno alle parole: Corpus et Sanguinem sumpserimus, omni benedictione etc. [ «riceveremo il Corpo e Sangue, ricolmati di ogni benedizione etc.»]”.

 


 

[1]  Cioè la sua Santissima Umanità.

[2] L’olocausto era la forma più piena del vecchio sacrificio, nella quale il corpo della vittima era completamente distrutto dal fuoco, letteralmente “andava in fumo”, fumo che veniva accolto e gradito da Dio come “di soave odore”. Tutti i quattro tipi del sacrificio giudaico (olocausto, di espiazione per il peccato o riparazione, di comunione e di lode) sono compendiati dal Sacrificio di Cristo e dunque da quello della Messa; tuttavia quello che lo prefigura in maniera più propria è l’olocausto.

[3] Un Sacrificio ha redento il mondo per sempre, ed è offerto continuamente in cielo ed in terra: in cielo dall’Unico Sacerdote sull’eterno Altare, in terra dalla moltitudine e dalla successione dei preti che sono uno con Lui e partecipi del suo Sacerdozio – Card. Manning, Il Sacerdozio eterno.

[4] B. Odon.

[5] Innocenzo III.

[6] Benedetto XIV.