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Per i fedeli defunti

 

Ricòrdati anche, o Signore, dei tuoi servi e delle tue serve N. e N., che ci hanno preceduti, contrassegnati dal sacramento della fede, e dormono il sonno della pace.

Ad essi, o Signore, e a tutti quelli che riposano in Cristo, concedi, Te ne preghiamo, il soggiorno della felicità, della luce e della pace. Per lo stesso Cristo nostro Signore. Amen.

 

Commemorazione o Memento pro Defunctis, oppure Orazione sopra i dittici. Per i vivi si fa la commemorazione prima della Consacrazione, perché quasi offrono (“qui tibi offerunt”); per i defunti, invece, i frutti sono applicati da noi. Si fa per coloro “qui nos præcesserunt cum signo fidei” [ «che ci hanno preceduti col segno della fede»]; sono esclusi dunque coloro che sono morti fuori dalla comunione della Chiesa, per i quali la Chiesa non prega nominatamente, ma soltanto in genere per omnibus in Christo quiescentibus [«tutti quelli che riposano in Cristo»], cioè anche per gli eretici materiali etc. o riconciliati con una vera contrizione[1]. “È facile, allo stesso Sacerdote, compiere tale cerimonia (cioè il Memento) come persona pubblica, ed offrire a Dio il Sacrificio nella persona della Chiesa – e poi, insieme, offrire lo stesso come privato e supplicare Dio per esso in favore di qualcuno”[2].

 

2. Dormiunt in somno pacis [ «dormono nel sonno della pace»], cioè morirono nella pace della Fede Cattolica (è scritto in antichi sepolcri), e in attesa di risorgere. Le anime in Purgatorio hanno pace e quiete in quanto certe dell’eterna beatitudine e libere dalla guerra delle tentazioni, ma sono tormentate dalle fiamme e sono tenute lontane dal Divino Cospetto; per cui supplichiamo per loro il refrigerio cioè la liberazione dalla pena del senso, la luce o eterna gloria (“la gloria di Dio l’ha illuminata, e la sua lampada è l’Agnello”)[3], e la pace o felicità perfetta (“visione beata di pace”).

 

3. Al Per eundem Christum etc. [il Sacerdote] inchina il capo, per eccezione, anche se il nome di Gesù non è espresso[4]; “perché questa invocazione è per coloro che riposano in Cristo, o morti con Cristo. Come Cristo morendo chinò il capo, così il Sacerdote imitando questo gesto così suggestivo, vuole ricordare Colui il quale dopo aver chinato il capo e spirando discese a liberare tutti i giusti defunti”[5].


 

[1]  Eretico materiale è l’eretico inconsapevole, che non sa di essere tale ma che, in perfetta buona fede, è convinto di professare la retta Dottrina (a differenza dell’eretico formale che sa la sua dottrina non esser quella professata dalla Chiesa Cattolica, eppure l’abbraccia consciamente a scapito della propria eterna salvezza ed a traviamento di altre anime); “riconciliati con una vera contrizione” cioè coloro che, eretici o scismatici, almeno in punto di morte, non avendo tempo sufficiente per arrivare a fare un’abiura pubblica o di far rimuovere la loro censura da un Sacerdote, rivolgono a Dio un sincero e perfetto atto di contrizione desiderando essere riconciliati con la Chiesa.

[2] Coninck.

[3] Apoc 21,23.

[4] Le rubriche prescrivono sempre inchino di capo al nome specifico di Gesù ma non per un termine equivalente, salvo in questo caso.

[5] Cavalieri, III.11.