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Il sacrificio del Cristo rende
 gloria al Padre

 

Per mezzo di Lui, o Signore, Tu non cessi dal creare tutti questi beni e li santifichi, doni loro vita e li benedici per farcene dono.

Per Lui, con Lui ed in Lui, a Te, Dio Padre onnipotente, nell’unità dello Spirito Santo, ogni onore e gloria.

Per tutti i secoli dei secoli.

R. Amen.

 

1. Nella conclusione del Canone Per quem hæc omnia, Domine, semper bona creas etc. [«Per mezzo di Lui, Signore, tu continui a creare sempre tutti questi beni etc.»] sono nuovamente ricordati tutti i divini benefici in breve racchiusi nel Sacrificio della Messa[1]. Dio tramite il Figlio crea questi beni, cioè pane e vino (dei quali restano gli accidenti); santifica con l’accettarli (accettando l’oblazione) come materia della Consacrazione, perché avvenga che passino dall’uso profano all’uso santo; vivifica per le parole della Consacrazione, con le quali la sostanza del pane e del vino si converte nella sostanza del Corpo e Sangue di Cristo, Egli stesso autore della vita, Che è “pane vivo e vitale, che dà la vita all’uomo”; benedice, poiché questo Sacramento è fonte di ogni grazia e benedizione, e ce ne fa dono con la Comunione, dalla quale siamo ricolmati di grazia e di tutti i beni.

 

2. I segni di Croce significano che la santificazione, vivificazione e benedizione sono frutto della Croce e Passione del Signore, e che a noi provengono dal valore e dai merito della Passione.

 

3. Per ipsum [ «Per mezzo di Lui»] perché Cristo, in quanto Dio-Uomo, è il Mediatore tra Dio e gli uomini, e cum ipso [ «con Lui»] perché è Persona divina distinta dal Padre e dallo Spirito Santo, e in ipso [ «in Lui»] perché (per “circumsessione”) è l’unico Dio col Padre e lo Spirito Santo, est tibi Deo Patri omnipotenti, in unitate Spiritus sancti omnis honor et gloria. Per omnia saecula saeculorum [«giunge a te, Dio Padre onnipotente, nell’unità dello Spirito Santo, ogni onore e gloria. Per tutti i secoli dei secoli»].

 

Alle prime parole per ipsum etc. il Sacerdote forma tre Croci tra le labbra del Calice sopra il Sangue, e proseguendo est tibi Deo Patri etc. forma due Croci fuori dal Calice, significando con questo rito che solo il Figlio come uomo versò il Sangue, ma non il Padre e lo Spirito Santo.

 

Alle parole omnis honor et gloria il Sacerdote eleva il Calice e l’Ostia, perché dimostri con l’azione quello che esprime con le parole[2].

Qui finisce il Canone, ed inizia la preparazione alla Comunione.


 

[1] Una volta in questo punto, certi giorni, venivano benedetti all’Altare anche alcuni frutti, come ora nella Feria V in Cœna Domini il Vescovo benedice l’Olio degli infermi prima di dire queste parole.

[2] Cfr. n. 148,7.