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COMMUNIO FIDELIUM

 

1. Comunione del popolo. Subito dopo la sua Comunione, il Sacerdote l’amministra ai fedeli, “le preghiere che nella Messa sono dette dopo la Comunione, non riguardano solo il Sacerdote ma anche gli altri comunicandi”[1]. “Il Sacrosanto Sinodo desidererebbe certo che in ogni Messa i fedeli presenti si comunicassero non solo spiritualmente, mediante il desiderio, ma anche col ricevere sacramentalmente l’Eucarestia”[2].

 

2. Poiché la purità dell’anima, l’umiltà con la fiducia è un’ottima disposizione per ricevere il Dio tre volte Santo (“un cuor contrito e umiliato, o Dio, tu non disprezzi – lavami abbondantemente”), è premesso il Confiteor, Misereatur e Indulgentiam etc. – assoluzione intercessoria che agisce ex opere operantis – col segno di Croce, per la cui potenza è data la remissione dei peccati. (“Avendo pacificato per il Sangue della sua Croce”)[3].

 

3. Poi il Sacerdote, volto verso il popolo, mostrando la S. Ostia, perché i comunicanti siano spronati a fare atto di fede etc. dice Ecce Agnus Dei etc. e tre volte Domine non sum dignus etc., dicendo questo a nome dei comunicandi.

 

4. Porgendo a ciascuno il SS. Sacramento fa con Esso un segno di Croce sulla pisside, per benedire il comunicante, o per indicare che questo è lo stesso Corpo di Cristo che fu affisso sulla Croce. – Una volta prima della Comunione, era gridato ad alta voce: Sancta Sanctis [«le cose sante ai santi»] (che si fa ancora oggi nella Chiesa Greca), e il popolo acclamava: Unus Sanctus, unus Dominus Jesus [«uno solo è il Santo, uno solo è il Signore, Gesù»]; allora il Sacerdote dando la S. Eucaristia ai singoli diceva: Corpus Christi, ed i singoli rispondevano: Amen.

 

C’era un triplice modo con cui i laici comunicavano alla specie del vino: o il Diacono accostava il Calice alla loro bocca, o suggevano la sacra specie dal Calice con una canna o “fistula”, o infine, dopo il XII sec., il Corpo del Signore era cominciò a essere universalmente dato ai fedeli intinto nel Vino consacrato[4].


 

[1] Rituale Romanum. [Probabilmente si riferisce al fatto che la Comunione del popolo era scarsamente diffusa prima del Magistero di S. Pio X].

[2] Concilio di Trento Sessione 22.

[3] Col 1,20. [I peccati mortali sono rimessi solo dal sacramento della Penitenza; i peccati veniali possono essere rimessi dalla preghiera, penitenza privata, buone opere, ma soprattutto dall’assistenza al Santo Sacrificio e dalla Comunione. Tuttavia quest’ultima remissione agisce ex opere operantis cioè in base alle disposizioni spirituali soggettive, mentre invece i Sacramenti agiscono ex opere operatu cioè, se validi in tutti gli elementi (materia, forma, ministro, intenzione e soggetto), la loro grazia viene conferita infallibilmente e solo il loro fruttificare è affidato alle disposizioni individuali].

[4] Cfr. De Carpo Bibl. lit. [ L’uso della fistula (cannuccia dorata) rimane esclusivamente nel rito della Messa Papale (ovviamente tradizionale) per la Comunione del Sommo Pontefice. La Comunione sotto entrambe le Specie data ai Ministri non celebranti o ai laici, seppur non esclusa nella teoria, è stata progressivamente abolita dalla consuetudine della Chiesa, e decaduta di diritto con i Concili di Costanza (1425) e di Trento (nel 1562), che, essendo l’intero Cristo presente sotto ciascuna Specie, ne hanno dichiarato la non necessità ed anzi hanno evidenziato la possibilità di scandali o sacrilegi. I Sommi Pontefici, cui fu demandata la questione in ultima istanza, hanno confermato queste decisioni, tanto nelle rubriche liturgiche quanto nel Diritto Canonico (cfr. CJC1917 Can. 852). Gli Orientali, Cattolici e non, procedono diversamente, e nel rito integrale distribuiscono con un cucchiaino il Sacratissimo Corpo intinto nel Calice, uso introdotto dallo stesso S. Giovanni Crisostomo nel IV sec.].

nte la Vulgata di S. Girolamo, che egli aveva tradotto dall’ebraico verso la fine del IV sec.