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PRECI LEONINE

 

V. (tre volte) Ave, o Maria, piena di grazia, il Signore è con te, tu sei benedetta fra le donne, e benedetto è il frutto del tuo seno, Gesù.

R. (tre volte) Santa Maria, Madre di Dio, prega per noi peccatori, adesso e nell’ora della nostra morte. Amen.

 

Tutti: Salve, o Regina, Madre di miseri-cordia, vita dolcezza e speranza nostra, salve. A te ricorriamo, esuli figli di Eva; a te sospiriamo, gementi e piangenti, in questa valle di lacrime. Orsù dunque, avvocata nostra, rivolgi a noi quegli occhi tuoi mise-ricordiosi. E mostraci, dopo questo esilio, Gesù, il frutto benedetto del tuo seno. O clemente, o pia, o dolce Vergine Maria.

 

V. Prega per noi, santa Madre di Dio.

R. Affinché siamo fatti degni delle promesse di Cristo.

 

V. Preghiamo.

Dio, nostro rifugio e nostra forza, guarda propizio al popolo che Ti invoca: e, per l’intercessione della gloriosa e immacolata Vergine Maria, Madre di Dio, di san Giuseppe, suo Sposo, dei tuoi santi Apostoli Pietro e Paolo e di tutti i Santi, esaudisci, misericordioso e benigno, le pre-ghiere che Ti presentiamo per la con-versione dei peccatori, per la libertà e l’esaltazione della santa Madre Chiesa. Per lo stesso Cristo nostro Signore. Amen.

 

V. O san Michele Arcangelo, difendici nella lotta; sii nostro presidio contro le perfide insidie del demonio. «Che Iddio lo soggioghi» noi lo domandiamo supplicando. E tu, Principe della Milizia Celeste caccia nell’ Inferno satana e gli altri spiriti maligni che a perdizione delle anime vanno errando per il mondo.

R. Amen.

 

V. (tre volte) Cuore santissimo di Gesù.

R. (tre volte) Abbi pietà di noi.

 

1. Le Preci Leonine. Esse a rigore non fanno parte della Messa, ma sono un’addizione obbligatoria da farsi al termine di ogni Messa non cantata. Il Sommo Pontefice Leone XIII, da cui esse furono istituite e dal quale prendono il loro nome, ebbe delle visioni e divine rivelazioni circa l’operato del demonio nella Chiesa e nel mondo nel secolo che si stava per aprire sotto il suo Pontificato.

 

Proprio al termine di una visione, avuta mentre assisteva ad una Messa, il Papa corse nel suo studio e scrisse queste preghiere, dando immediatamente disposizione al Segretario della Congregazione dei Riti di spedirle a tutti gli Ordinari del mondo perché iniziassero a farle recitare.

 

2. S. Pio X inserì la triplice invocazione al Sacro Cuore nel 1907, Benedetto XV le riconfermò, e Pio XI, in seguito alle apparizioni della Beata Vergine a Fatima e al dilagare del Comunismo sovietico, vi annesse una speciale intenzione per la conversione della Russia.

 

3. Leone XIII, che con le rivelazioni avute temeva per il futuro della Chiesa, compose anche uno speciale Esorcismo inserito nel Rituale Romano.

 

4. Queste Preci si recitano stando Celebrante e fedeli in ginocchio, il Sacerdote ai piedi dell’Altare e subito dopo aver letto l’Ultimo Vangelo. Sono alternate tre Ave ed una Salve, poi, dopo il versetto Ora pro nobis, sono dette dal Sacerdote le due orazioni. Nella prima, Deus refugium nostrumIl Signore sia con voi.

R. E con il tuo spirito.

 

Inizio del santo Vangelo secondo Giovanni.

R. Gloria a Te, o Signore.

 

In principio era il Verbo, e il Verbo era presso Dio, e il Verbo era Dio. Tutte le cose furono fatte per mezzo di Lui, e senza di Lui non fu fatto niente di ciò che esiste. In Lui era la vita, e la vita era la Luce degli uomini; e la luce splende nelle tenebre, e le tenebre non l’hanno sopraffatta.

Vi fu un uomo mandato da Dio, il cui nome era Giovanni. Questi venne come testimone, per dare testimonianza alla luce, affinché tutti credessero per mezzo di lui. Non era egli la luce, ma doveva dar testimonianza alla luce.

La luce vera, che illumina ogni uomo, stava per venire nel mondo. Egli era nel mondo e il mondo per mezzo di Lui fu fatto, e il mondo non Lo riconobbe. È venuto nella sua casa e i suoi non Lo hanno accolto. A quanti però Lo hanno ricevuto, diede il potere di diventare figli di Dio; a quelli che credono nel suo nome, i quali non da sangue, né da volere della carne, né da volere d’uomo, ma da Dio sono nati. (si genuflette) E IL VERBO S’È FATTO CARNE e ha dimorato fra noi, e noi abbiamo contemplato la sua gloria, gloria che come Unigenito ha dal Padre, pieno di grazia e di verità.

R. Rendiamone grazie a Dio.

 

Il Vangelo di S. Giovanni si aggiunge alla fine per precetto di S. Pio V (prima infatti, di consuetudine, era recitato liberamente)[1], perché siano impressi nella mente i profondi misteri della SS. Trinità e dell’Incarnazione che esso contiene; perché contiene una somma di tutti i beni che abbiamo ricevuto per il Sacrificio di Cristo ed in Cristo possediamo, il Quale è fonte di vita, luce del mondo, pieno di grazia e di verità. Il Sacerdote è ammonito di quanto grande sia l’Ospite che ha or ora ricevuto, il Verbo fatto carne; di quanto sia la sua benignità, che si è degnato di venire non solo “nel mondo” ma anche nella sua anima.


 

[1]  Nonostante l’obbligo, secondo le antiche rubriche abolite da Giovanni XXIII, in caso di occorrenza liturgica (coincidenza in uno stesso giorno di due ricorrenze liturgiche diverse) era possibile che al posto del prologo di S. Giovanni fosse letto il Vangelo della Messa commemorata nelle orazioni, ovviamente con un nuovo trasporto del Messale al lato corrispondente. La riforma del 1962 ha lasciato quest’uso solo per la Domenica delle Palme nelle Messe in cui non si è svolta la processione, ove si legge il Vangelo della processione omessa.