
Dalla BIBLIOTECA
della
CONGREGAZIONE
per il CLERO della SANTA SEDE - VATICANO
LA
LITURGIA
DELLE
ORE
Giuseppe
Ruppi
Per
la lode di Dio e la santificazione dell'umanità
Ogni
persona è chiamato alla grazia dell'incontro e del colloquio con Dio,
ed ogni cristiano è invitato espressamente dal Padre ad un dialogo
filiale nel Cristo, tanto da far così esprimere la liturgia della
Chiesa:
Il
tuo aiuto, Padre misericordioso, ci renda sempre attenti alla voce dello
Spirito, perché possiamo attuare nelle parole e nelle opere ciò che è
conforme alla tua volontà.
La
Chiesa intera, come tale, ha la sua preghiera. Essa anzi è impegnata in
modo del tutto speciale a pregare, in quanto segno visibile, sacramento
generale dell'incontro fra Dio e l'uomo. La Liturgia delle Ore è
innanzi tutto preghiera della Chiesa, ossia della comunità cristiana in
quanto tale.
Preghiera
di Cristo e della Chiesa
La
Sacrosanctum Concilium (SC) definendo il Divino Ufficio come la voce
della Chiesa, ossia di tutto il Corpo mistico che loda pubblicamente
Dio, richiama alla natura comunitaria della sua celebrazione. Di
conseguenza il Concilio invita tutti coloro che sono chiamati ad
esercitare quest'ufficio sacerdotale a farlo possibilmente in comune.
Anzi, il Concilio esorta i pastori d'anime a procurare che le parti
principali della Liturgia delle Ore, specialmente i Vespri, siano
celebrate in Chiesa con partecipazione comune, nelle domeniche e feste
più solenni. La raccomandazione fatta ai laici di prendere parte alla
celebrazione della Liturgia delle Ore, propone innanzi tutto come modo
normale e preferibile che essi si uniscano, ai presbiteri, o anche in
gruppo fra di loro. La celebrazione comunitaria è la forma normale, di
questa preghiera quotidiana della Chiesa. La sua prima caratteristica è
quella di riunire nella preghiera i discepoli di Cristo, che invocano
con queste parole il Padre:
Dio
onnipotente ed eterno che ci dai il privilegio di chiamarti Padre, fa
crescere in noi lo spirito di figli adottivi, perché possiamo entrare
nell'eredità che ci hai promesso.
Suscita
la forza di testimonianza perché siano segno vivo nel mondo della
vocazione dei figli di Dio nel cui cuore lo Spirito effuso dal Cristo
risorto grida con gemiti inenarrabili: Abbà, Padre (Rm 8,15).
La
Liturgia delle Ore come celebrazione non è compiuta a titolo
semplicemente personale; la Chiesa è il soggetto orante e significa
questa sua missione nell'atteggiamento dei suoi membri. Chiunque celebri
la Liturgia delle Ore visibilizza l'attualità sacramentale della
vocazione orante di Cristo in noi cui è associata la Chiesa. Nella
celebrazione liturgica la comunità, mossa dallo Spirito, si pone in
Cristo davanti al Padre, per offrire il canto pasquale della propria
gratitudine in mistica unione con la lode del cielo:
O
Trinità beata, / luce, sapienza, amore, / vesti del tuo splendore / il
giorno che declina. / Te lodiamo al mattino / te nel vespro imploriamo /
te canteremo unanimi / nel giorno che non muore. Amen.
Il
sacrificio di lode (cf Sal 49,14.23), nel quale i salmi stessi
costituiscono la sostanza della Liturgia delle Ore, esprime veramente la
voce della Sposa che parla allo Sposo, anzi è la preghiera che Cristo
unito al suo Corpo eleva al Padre.
Lo
stesso Spirito che ci fa gridare: Vieni, Signore Gesù! (Ap 22,20)
c'insegna a pronunciare, con Gesù, il nome del Padre.
La
celebrazione delle Ore, insieme all'Eucaristia e ai sacramenti, è
un'iniziazione alla vita trinitaria: tutti i Salmi e i Cantici si
concludono, infatti, con un Gloria al Padre, e al Figlio, e allo Spirito
Santo. In ogni Ora dell'Ufficio noi viviamo il dialogo del Figlio con il
Padre, come lo riferiscono i Vangeli. La liturgia della lode quotidiana
si colloca in stretto rapporto con la celebrazione eucaristica, culmine
e fonte della vita della Chiesa, e nello stesso tempo ne è preparazione
e prolungamento. Lo evoca, questo mistero, un bellissimo inno:
O
Gesù Redentore, / immagine del Padre, / luce d'eterna luce, / accogli
il nostro canto. / Per radunare i popoli / nel patto dell'amore /
distendi le tue braccia / sul legno della croce. / Dal tuo fianco
squarciato / effondi sull'altare / i misteri pasquali / della nostra
salvezza [...].
Preghiera
per la santificazione del tempo
Il
tempo con le sue scansioni è sacramento, cioè segno di realtà sacre,
cosicché la Chiesa, che prega nel tempo, ha la sua celebrazione nella
Liturgia delle Ore.
La
Chiesa risponde con la Liturgia delle Ore, nel corso dell'anno liturgico
e durante la giornata, al comando di continuare l'invocazione di lode e
di benedizione a Dio nello Spirito, santificando il tempo e l'intera
attività umana. Elemento tipico di questa forma di preghiera è l'orarietà,
ossia la sua distribuzione in varie parti corrispondenti ai momenti più
importanti della giornata. Essa è un memoriale degli eventi della
nostra salvezza, che ci dà la possibilità, come gli altri segni
liturgici, di ricordare tali eventi, di rinnovarli per noi, nella
prospettiva del compimento futuro.
Le
Ore principali sono quelle del mattino (Lodi):
Notte,
tenebre e nebbia, / fuggite: entra la luce, / viene Cristo Signore.
[…], e della sera (Vespri):
Artefice
e Signore / della terra e del cielo, / aurora inestinguibile, / giorno
senza tramonto, / dona alle stanche membra / la gioia del riposo, / e
nel sonno rimargina / le ferite dell'anima. […];
È
previsto un ufficio per l'Ora media, a meno che si vogliano celebrare le
tre Ore minori tradizionali di Terza, Sesta e Nona. L'Ufficio delle
Letture può essere detto nel momento più propizio.
Compieta
conclude la giornata.
La
Liturgia delle Ore mira a santificare il giorno e la notte. Il ciclo
quotidiano è il ritmo fondamentale della vita umana: esso costituisce
il quadro naturale dei nostri incontri con Dio. IHVH, nel paradiso,
andava a trovare Adamo ed Eva, suoi amici, alla brezza dei giorno (Gn
3,8). I Salmi sono le preghiere del mattino, di mezzogiorno, della sera
e di mezzanotte. Daniele: tre volte al giorno si metteva in ginocchio a
pregare e lodava il suo Dio, come era solito fare anche prima (Dan 6,1
1; Sal 54,18).
Dopo
l'ascensione di Gesù, gli apostoli stavano sempre nel Tempio lodando
Dio (Lc 24,53; At 2,46) e si vedono Pietro e Giovanni salire al Tempio
per la preghiera verso le tre del pomeriggio (At 3,1).
Conclusione
Signore,
apri le mie labbra e la mia bocca proclami la tua lode (Sal 50,17).
Queste le parole del salmo 50 che sono utilizzate come versetto
introduttivo dell'invitatorio della Liturgia delle Ore. Le facciamo
nostre come espressione del nostro desiderio di rivolgerci spesso al
Signore con la preghiera. L'iniziativa appartiene a Dio. Spetta a lui
aprire le nostre labbra perché noi possiamo parlare con lui, cantarne
le lodi. La preghiera è un dono di Dio. Ciò vale di ogni nostra
preghiera. Vale in modo speciale della Liturgia delle Ore, una voce che
risuona a lode di Dio e a santificazione degli uomini. Ne risulta un
vero servizio di lode che magnifica il Signore. I singoli oranti, le
comunità, la Chiesa intera ne restano profondamente compenetrati,
essendo così inseriti sempre più nel divino progetto di salvezza e di
santificazione. E sull'umanità intera, sull'intero cosmo si riflette più
intensamente la luce trasformante di Dio. La Liturgia delle Ore, pur
celebrata nel tempo, acquista una dimensione d'eternità, perché già
unita sulla terra alla liturgia del cielo e anelante alla sua piena
realizzazione nella patria beata. Saremo in grado di entrare in intima
unione con Lui anche mentre aspettiamo il giorno del suo ritorno
definitivo. Allora, le parole dell'antico canto del pellegrino
diventeranno le parole nostre:
Alzo
gli occhi verso i monti: / da dove mi verrà l'aiuto?/ Il mio aiuto
viene dal Signore, / che ha fatto cielo e terra...(cf Sal 121).
Tutto
ciò ad una condizione: che all'esteriorità della voce corrisponda
l'interiorità della mente.
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