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Liturgia delle Ore - Ufficio delle Letture |
16
SETTEMBRE
XXIII
SETTIMANA DEL
TEMPO ORDINARIO
- SABATO
SANTI CORNELIO, PAPA
E CIPRIANO, VESCOVO (m)
Martiri
UFFICIO
DELLE LETTURE
INVITATORIO
V. Signore, apri le mie labbra
R. e la mia bocca proclami la tua lode.
Antifona
Venite al Signore con canti di gioia!
SALMO 94 Invito
a lodare Dio
(
Il Salmo 94 può essere sostituito dal salmo 99 o 66 o 23 )
Esortandovi a vicenda ogni giorno, finché dura « quest'oggi »
(Eb 3,13).
Si enunzia e si ripete l'antifona.
Venite, applaudiamo al Signore, *
acclamiamo alla roccia della nostra salvezza.
Accostiamoci a lui per rendergli grazie, *
a lui acclamiamo con canti di gioia (Ant.).
Poiché grande Dio è il Signore, *
grande re sopra tutti gli dèi.
Nella sua mano sono gli abissi della terra, *
sono sue le vette dei monti.
Suo è il mare, egli l'ha fatto, *
le sue mani hanno plasmato la terra (Ant.).
Venite, prostràti adoriamo, *
in ginocchio davanti al Signore che ci ha creati.
Egli è il nostro Dio, e noi il popolo del suo pascolo, *
il gregge che egli conduce (Ant.).
Ascoltate oggi la sua voce: †
« Non indurite il cuore, *
come a Merìba, come nel giorno di Massa nel deserto,
dove mi tentarono i vostri padri: *
mi misero alla prova pur avendo visto le mie opere (Ant.).
Per quarant'anni mi disgustai di quella generazione †
e dissi: Sono un popolo dal cuore traviato, *
non conoscono le mie vie;
perciò ho giurato nel mio sdegno: *
Non entreranno nel luogo del mio riposo » (Ant.).
Gloria al Padre e al Figlio *
e allo Spirito Santo.
Come era nel principio, e ora e sempre, *
nei secoli dei secoli. Amen (Ant.).
Inno
Gerusalemme nuova,
immagine di pace,
costruita per sempre
nell'amore del Padre.
Tu discendi dal cielo
come vergine sposa,
per congiungerti a Cristo
nelle nozze eterne.
Dentro le tue mura,
risplendenti di luce,
si radunano in festa
gli amici del Signore:
pietre vive e preziose,
scolpite dallo Spirito
con la croce e il martirio
per la città dei santi.
Sia onore al Padre e al Figlio
e allo Spirito Santo,
al Dio trino ed unico
nei secoli sia gloria. Amen.
1^ Antifona
Ringraziamo Dio per la sua misericordia:
ha fatto prodigi a salvezza dell'uomo.
SALMO 106, 1-16
(I) Ringraziamento per la
liberazione
Questa è la parola che Dio ha inviato ai figli d'Israele recando la buona
novella della pace, per mezzo di Gesù Cristo, che è il Signore di tutti (At
10, 36).
Celebrate il Signore perché è buono, *
perché eterna è la sua misericordia.
Lo dicano i riscattati del Signore, *
che egli liberò dalla mano del nemico
e radunò da tutti i paesi, †
dall'oriente e dall'occidente, *
dal settentrione e dal mezzogiorno.
Vagavano nel deserto, nella steppa, *
non trovavano il cammino
per una città dove abitare.
Erano affamati e assetati, *
veniva meno la loro vita.
Nell'angoscia gridarono al Signore *
ed egli li liberò dalle loro angustie.
Li condusse sulla via retta, *
perché camminassero verso una città dove abitare.
Ringrazino Dio per la sua misericordia: *
ha fatto prodigi a salvezza dell'uomo;
poiché saziò il desiderio dell'assetato, *
e l'affamato ricolmò di beni.
Abitavano nelle tenebre e nell'ombra di morte, *
prigionieri della miseria e dei ceppi,
perché si erano ribellati alla parola di Dio *
e avevano disprezzato il disegno dell'Altissimo.
Egli piegò il loro cuore sotto le sventure; *
cadevano e nessuno li aiutava.
Nell'angoscia gridarono al Signore *
ed egli li liberò dalle loro angustie.
Li fece uscire dalle tenebre e dall'ombra di morte *
e spezzò le loro catene.
Ringrazino Dio per la sua misericordia: *
ha fatto prodigi a salvezza dell'uomo;
perché ha infranto le porte di bronzo *
e ha spezzato le sbarre di ferro.
Gloria al Padre e al Figlio *
e allo Spirito Santo.
Come era nel principio, e ora e sempre, *
nei secoli dei secoli. Amen.
1^ Antifona
Ringraziamo
Dio per la sua misericordia:
ha fatto prodigi a salvezza dell'uomo.
2^ Antifona
Abbiamo
veduto, o Dio, le tue opere,
le meraviglie che hai fatto per noi.
SALMO 106, 17-32
(II) Ringraziamento per la
liberazione
Questa è la parola che Dio ha inviato ai figli d'Israele recando la buona
novella della pace, per mezzo di Gesù Cristo, che è il Signore di tutti (At
10, 36).
Stolti per la loro iniqua condotta, *
soffrivano per i loro misfatti;
rifiutavano ogni nutrimento *
e già toccavano le soglie della morte.
Nell'angoscia gridarono al Signore *
ed egli li liberò dalle loro angustie.
Mandò la sua parola e li fece guarire, *
li salvò dalla distruzione.
Ringrazino Dio per la sua misericordia: *
ha fatto prodigi a salvezza dell'uomo.
Offrano a lui sacrifici di lode, *
narrino con giubilo le sue opere.
Coloro che solcavano il mare sulle navi *
e commerciavano sulle grandi acque,
videro le opere del Signore, *
i suoi prodigi nel mare profondo.
Egli parlò e fece levare un vento burrascoso *
che sollevò i suoi flutti.
Salivano fino al cielo, †
scendevano negli abissi; *
la loro anima languiva nell'affanno.
Ondeggiavano e barcollavano come ubriachi, *
tutta la loro perizia era svanita.
Nell'angoscia gridarono al Signore *
ed egli li liberò dalle loro angustie.
Ridusse la tempesta alla calma, *
tacquero i flutti del mare.
Si rallegrarono nel vedere la bonaccia *
ed egli li condusse al porto sospirato.
Ringrazino Dio per la sua misericordia: *
ha fatto prodigi a salvezza dell'uomo.
Lo esaltino nell'assemblea del popolo, *
lo lodino nel consesso degli anziani.
Gloria al Padre e al Figlio *
e allo Spirito Santo.
Come era nel principio, e ora e sempre, *
nei secoli dei secoli. Amen.
2^ Antifona
Abbiamo
veduto, o Dio, le tue opere,
le meraviglie che hai fatto per noi.
3^ Antifona
I giusti
vedano le opere di Dio,
ne gioiscano e comprendano il suo amore.
SALMO 106, 33-43
(III) Ringraziamento per la
liberazione
Questa è la parola che Dio ha inviato ai figli d'Israele recando la buona
novella della pace, per mezzo di Gesù Cristo, che è il Signore di tutti (At
10, 36).
Ridusse i fiumi a deserto, *
a luoghi aridi le fonti d'acqua
e la terra fertile a palude *
per la malizia dei suoi abitanti.
Ma poi cambiò il deserto in lago, *
e la terra arida in sorgenti d'acqua.
Là fece dimorare gli affamati *
ed essi fondarono una città dove abitare.
Seminarono campi e piantarono vigne, *
e ne raccolsero frutti abbondanti.
Li benedisse e si moltiplicarono, *
non lasciò diminuire il loro bestiame.
Ma poi, ridotti a pochi, furono abbattuti, *
perché oppressi dalle sventure e dal dolore.
Colui che getta il disprezzo sui potenti *
li fece vagare in un deserto senza strade.
Ma risollevò il povero dalla miseria *
e rese le famiglie numerose come greggi.
Vedono i giusti e ne gioiscono *
e ogni iniquo chiude la sua bocca.
Chi è saggio osservi queste cose *
e comprenderà la bontà del Signore.
Gloria al Padre e al Figlio *
e allo Spirito Santo.
Come era nel principio, e ora e sempre, *
nei secoli dei secoli. Amen.
3^ Antifona
I giusti vedano le opere di Dio,
ne gioiscano e comprendano il suo amore.
Versetto
V. La tua fedeltà fino alle nubi, o
Signore,
R. il tuo giudizio come il grande abisso.
Prima
Lettura
Dal libro delle Lamentazioni 5, 1-22
Implorazione per la salvezza del popolo
Ricordati, Signore, di quanto ci è
accaduto,
guarda e considera il nostro obbrobrio.
La nostra eredità è passata a stranieri,
le nostre case a estranei.
Orfani siam diventati, senza padre;
le nostre madri come vedove.
L'acqua nostra beviamo per denaro,
la nostra legna si acquista a pagamento.
Con un giogo sul collo siamo perseguitati,
siamo sfiniti, non c'è per noi riposo.
All'Egitto abbiamo teso la mano,
all'Assiria per saziarci di pane.
I nostri padri peccarono e non sono più,
noi portiamo la pena delle loro iniquità.
Schiavi comandano su di noi,
non c'è chi ci liberi dalle loro mani.
A rischio della nostra vita ci procuriamo il pane
davanti alla spada nel deserto.
La nostra pelle si è fatta bruciante come un forno
a causa degli ardori della fame.
Han disonorato le donne in Sion,
le vergini nelle città di Giuda.
I capi sono stati impiccati dalle loro mani,
i volti degli anziani non sono stati rispettati.
I giovani han girato la mola;
i ragazzi son caduti sotto il peso della legna.
Gli anziani hanno disertato la porta,
i giovani i loro strumenti a corda.
La gioia si è spenta nei nostri cuori,
si è mutata in lutto la nostra danza.
E` caduta la corona dalla nostra testa;
guai a noi, perché abbiamo peccato!
Per questo è diventato mesto il nostro cuore,
per tali cose si sono annebbiati i nostri occhi:
perché il monte di Sion è desolato;
le volpi vi scorrazzano.
Ma tu, Signore, rimani per sempre,
il tuo trono di generazione in generazione.
Perché ci vuoi dimenticare per sempre?
Ci vuoi abbandonare per lunghi giorni?
Facci ritornare a te, Signore, e noi ritorneremo;
rinnova i nostri giorni come in antico,
poiché non ci hai rigettati per sempre,
né senza limite sei sdegnato contro di noi.
Responsorio Cfr. Lam 5, 19. 20. 21; Mt
8, 25
R. Tu Signore, rimani in eterno. Perché ci vuoi dimenticare per sempre? *
Fa' che torniamo a te, e noi ritorneremo.
V. Salvaci, Signore, siamo perduti!
R. Fa' che torniamo a te, e noi ritorneremo.
Seconda Lettura
Dalle «Lettere» di san Cipriano,
vescovo e martire
(Lett. 60, 1-2. 5; CSEL, 3, 691-692. 694-695)
Fede pronta e incrollabile
Cipriano a Cornelio fratello nell'episcopato.
Siamo a conoscenza, fratello carissimo, della tua fede, della tua fortezza e
della tua aperta testimonianza. Tutto ciò è di grande onore per te e a me
arreca tanta gioia da farmi considerare partecipe e socio dei tuoi meriti e
delle tue imprese.
Siccome infatti una è la Chiesa, uno e inseparabile l'amore, unica e
inscindibile l'armonia dei cuori, quale sacerdote, nel celebrare le lodi di
un altro sacerdote, non se ne rallegrerebbe come di sua propria gloria?
E quale fratello non si sentirebbe felice della gioia dei propri fratelli?
Certo non si può immaginare l'esultanza e la grande letizia che vi è stata
qui da noi quando abbiamo saputo cose tanto belle e conosciuto le prove di
fortezza da voi date. Tu sei stato di guida ai fratelli nella confessione
della fede, e la stessa confessione della guida si è fortificata ancora
più con la confessione dei fratelli. Così, mentre hai preceduto gli altri
nella via della gloria, hai guadagnato molti compagni alla stessa gloria, e
mentre ti sei mostrato pronto a confessare per primo e per tutti, hai
persuaso tutto il popolo a confessare la stessa fede. In questo modo ci è
impossibile stabilire che cosa dobbiamo elogiare di più in voi, se la tua
fede pronta e incrollabile, o la inseparabile carità dei fratelli. Si è
manifestato in tutto il suo splendore il coraggio del vescovo a guida dei
suo popolo, ed è apparsa luminosa e grande la fedeltà del popolo in piena
solidarietà con il suo vescovo. In voi tutta la chiesa di Roma ha dato la
sua magnifica testimonianza, tutta unita in un solo spirito e in una sola
voce.
È brillata così, fratello carissimo, la fede che l'Apostolo constatava ed
elogiava nella vostra comunità. Già allora egli prevedeva e celebrava
quasi profeticamente il vostro coraggio e la vostra indomabile fortezza.
Già allora riconosceva i meriti di cui vi sareste resi gloriosi. Esaltava
le imprese dei padri, prevedendo quelle dei figli. Con la vostra piena
concordia, con la vostra fortezza, avete dato a tutti i cristiani luminoso
esempio di unione e di costanza.
Fratello carissimo, il Signore nella sua provvidenza ci preammonisce che è
imminente l'ora della prova. Dio nella sua bontà e nella sua premura per la
nostra salvezza ci dà i suoi benefici suggerimenti in vista del nostro
vicino combattimento. Ebbene in nome di quella carità, che ci lega
vicendevolmente, aiutiamoci, perseverando con tutto il popolo nei digiuni,
nelle veglie e nella preghiera.
Queste sono per noi quelle armi celesti che ci fanno stare saldi, forti e
perseveranti. Queste sono le armi spirituali e gli strali divini che ci
proteggono.
Ricordiamoci scambievolmente in concordia e fraternità spirituale.
Preghiamo sempre e in ogni luogo gli uni per gli altri, e cerchiamo di
alleviare le nostre sofferenze con la mutua carità.
Dagli «Atti proconsolari del martirio di san Cipriano Vescovo»
(Atti, 3-6; CSEL 3,112-114)
In una cosa così giusta non c'è da riflettere
Al mattino del 14 settembre molta folla si era radunata a Sesti secondo
quanto aveva ordinato il proconsole Galerio Massimo. E così lo stesso
proconsole Galerio Massimo ordinò che gli fosse condotto Cipriano
all'udienza che teneva nel medesimo giorno nell'atrio Sauciolo. Quando gli
fu davanti, il proconsole Galerio Massimo disse al vescovo Cipriano: «Tu
sei Tascio Cipriano?». Il vescovo Cipriano rispose: «Sì, sono io».
Il proconsole Galerio Massimo disse: «Sei tu che ti sei presentato come
capo di una setta sacrilega?». Il vescovo Cipriano rispose: «Sono io».
Galerio Massimo disse: «I santissimi imperatori ti ordinano di
sacrificare». Il vescovo Cipriano disse: «Non lo faccio».
Il proconsole Galerio Massimo disse: «Rifletti bene». Il vescovo Cipriano
disse: «Fa' ciò che ti è stato ordinato. In una cosa così giusta non
c'è da riflettere».
Galerio Massimo, dopo aver conferito con il collegio dei magistrati, a
stento e a malincuore pronunziò questa sentenza: «Tu sei vissuto a lungo
sacrilegamente e ti sei aggregato moltissimi della tua setta criminale, e ti
sei costituito nemico degli dèi romani e dei loro sacri riti. I pii e
santissimi imperatori Valeriano e Gallieno Augusti e Valeriano nobilissimo
Cesare non riuscirono a ricondurti all'osservanza delle loro cerimonie
religiose. E perciò, poiché sei risultato autore e istigatore dei peggiori
reati, sarai tu stesso di esempio a coloro che hai associato alle tue
scellerate azioni. Col tuo sangue sarà sancito il rispetto delle leggi». E
dette queste parole, lesse ad alta voce da una tavoletta il decreto:
«Ordino che Tascio Cipriano sia punito con la decapitazione». Il vescovo
Cipriano disse: «Rendiamo grazie a Dio».
Dopo questa sentenza la folla dei fratelli diceva: «Anche noi vogliamo
esser decapitati insieme a lui». Per questo una grande agitazione sorse fra
i fratelli e molta folla lo seguì. E così Cipriano fu condotto nella
campagna di Sesti e qui si spogliò del mantello e del cappuccio, si
inginocchiò a terra e si prostrò in orazione al Signore. Si tolse poi la
dalmatica e la consegnò ai diaconi, restando con la sola veste di lino, e
così rimase in attesa del carnefice.
Quando poi questo giunse, il vescovo diede ordine ai suoi di dargli
venticinque monete d'oro. Frattanto i fratelli stendevano davanti a lui
pannolini e fazzoletti. Quindi il grande Cipriano con le sue stesse mani si
bendò gli occhi, ma siccome non riusciva a legarsi le cocche del
fazzoletto, intervennero ad aiutarlo il presbitero Giuliano e il suddiacono
Giuliano.
Così il vescovo Cipriano subì il martirio e il suo corpo, a causa della
curiosità dei pagani, fu deposto in un luogo vicino dove potesse essere
sottratto allo sguardo indiscreto dei pagani. Di là, poi, durante la notte,
fu portato via con fiaccole e torce accese e accompagnato fino al cimitero
del procuratore Macrobio Candidiano che è nella via delle Capanne presso le
piscine. Dopo pochi giorni il proconsole Galerio Massimo morì.
Il santo vescovo Cipriano subì il martirio il 14 settembre sotto gli
imperatori Valeriano e Gallieno, regnando però il nostro Signore Gesù
Cristo a cui è onore e gloria nei secoli dei secoli. Amen.
Responsorio
R. Conduciamo con fortezza la nostra battaglia per la fede sotto lo sguardo
di Dio e degli angeli. * Che gloria e che felicità combattere alla presenza
di Cristo e ricevere dalle sua mani la corona!
V. Prendiamo le armi di Dio e prepariamoci alla lotta con animo saldo e
fedele.
R. Che gloria e che felicità combattere alla presenza di Cristo e ricevere
dalle sue mani la corona!
Orazione
O Dio, che hai dato al tuo popolo i santi Cornelio e Cipriano, pastori generosi e martiri intrepidi, con il loro aiuto rendici forti e perseveranti nella fede, per collaborare assiduamente all'unità della Chiesa. Per il nostro Signore.
R. Amen.
Benediciamo il Signore.
R. Rendiamo grazie a Dio.
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