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MESSALE ROMANO &
LITURGIA DELLE ORE

 

 MESSALE F.E.

PROPRIO DELLA S. MESSA tratto dal Missale Romanum a.D. 1962 promulgatum e traduzione italiana delle letture secondo la traduzione proposta dalle CEI
 

FERIA VI  VENERDÌ SANTO
I classis

Digiuno e astinenza

DE SOLEMNI ACTIONE LITURGICA
POSTMERIDIANA
IN PASSIONE ET MORTE DOMINI

Statio ad S. Crucem in Ierusalem
 
Il celebrante e i suoi ministranti, rivestiti solamente di camice e stola nera, vanno all’altare e si prostrano.
 
Dopo qualche minuto, a conclusione, di questa preghiera fatta in silenzio, si alza solamente il celebrante, mentre tutti restano in ginocchio, e canta l’Orazione seguente:

 
ORÁTIO
Deus, qui peccati veteris hereditariam
mortem, in qua
posteritatis genus omne
successerat, Christi tui, Domini
nostri, passione solvisti: da, ut,
conformes eidem facti; sicut imaginem
terreni, naturae necessitate portavimus,
ita imaginem caelestis, gratiae
sanctificatione portemus. Per eundem
Christum Dominum nostrum. Omnes
Respondent.
M. Amen.
 
EPISTOLA
Lectio prima Os. 6, 16
 
Oracolo del Signore: nella loro angoscia Mi
Cercheranno dicendo:
"Venite, ritorniamo al Signore:
egli ci ha straziato ed egli ci guarirà.
Egli ci ha percosso ed egli ci fascerà.
Dopo due giorni ci ridarà la vita
e il terzo ci farà rialzare
e noi vivremo alla sua presenza.
Affrettiamoci a conoscere il Signore,
la sua venuta è sicura come l'aurora.
Verrà a noi come la pioggia di autunno,
come la pioggia di primavera, che feconda la terra".
Che dovrò fare per te, Efraim,
che dovrò fare per te, Giuda?
Il vostro amore è come una nube del mattino,
come la rugiada che all'alba svanisce.
Per questo li ho colpiti per mezzo dei profeti,
li ho uccisi con le parole della mia bocca
e il mio giudizio sorge come la luce:
poiché voglio l'amore e non il sacrificio,
la conoscenza di Dio più degli olocausti.
M. Deo grátias.
 
RESPONSORIUM  
Habacuc 3, 23
Domine, audivi auditum tuum, et 926
timui: consideravi opera tua, et expavi.
V. In medio duorum animalium
innotesceris: dum appropinquaverint
anni, cognosceris: dum advenerit tempus,
ostenderis. V. In eo, dum conturbata
fuerit anima mea: in ira, misericordiae
memor eris. V. Deus a Libano
veniet, et Sanctus de monte umbroso
et condense V. Operuit cselos maiestas
eius: et laudis eius plena est terra.
 
Oremus. Flectamus genua. — Levate.
 
ORÁTIO
Deus, a quo et Iudas reatus sui poenam,
et confessionis suae latro
prsemium sumpsit, concede nobis tuae
propitiationis effectum: ut, sicut in
passione sua Iesus Christus, Dominus
noster, diversa utrisque intulit stipendia
meritorum; ita nobis, ablato vetustatis
errore, resurrectionis suae gratiam
largiatur: Qui tecum vivit et regnat
in imitate.
 
LECTIO ALTERA Ex. 12, 111
Il Signore disse a Mosè e ad Aronne nel paese d'Egitto: "Questo mese sarà per voi l'inizio dei mesi, sarà per voi il primo mese dell'anno. Parlate a tutta la comunità di Israele e dite: Il dieci di questo mese ciascuno si procuri un agnello per famiglia, un agnello per casa. Se la famiglia fosse troppo piccola per consumare un agnello, si assocerà al suo vicino, al più prossimo della casa, secondo il numero delle persone; calcolerete come dovrà essere l'agnello, secondo quanto ciascuno può mangiarne. Il vostro agnello sia senza difetto, maschio, nato nell'anno; potrete sceglierlo tra le pecore o tra le capre e lo serberete fino al quattordici di questo mese: allora tutta l'assemblea della comunità d'Israele lo immolerà al tramonto. Preso un pò del suo sangue, lo porranno sui due stipiti e sull'architrave delle case, in cui lo dovranno mangiare. In quella notte ne mangeranno la carne arrostita al fuoco; la mangeranno con azzimi e con erbe amare. Non lo mangerete crudo, né bollito nell'acqua, ma solo arrostito al fuoco con la testa, le gambe e le viscere. Non ne dovete far avanzare fino al mattino: quello che al mattino sarà avanzato lo brucerete nel fuoco. Ecco in qual modo lo mangerete: con i fianchi cinti, i sandali ai piedi, il bastone in mano; lo mangerete in fretta. È la pasqua del Signore!
 
RESPONSORIUM
Ps. 139, 210 et 14
Eripe me, Domine, ab homine malo:
a viro iniquo libera me.
V. Qui cogitaverunt
malitias in corde: tota die
constituebant prcelia. V. Acuerunt linguas
suas sicut serpentes: venenum
aspidum sub labiis eorum. V. Custodi
me, Domine, de manu peccatoris: et ab
hominibus iniquis libera me. V. Qui cogitaverunt
supplantare gressus meos:
absconderunt superbi laqueum mihi.
V. Et funes extenderunt in laqueum
pedibus meis: iuxta iter scandalum
posuerunt mihi. V. Dixi Domino: Deus
meus es tu: exaudi, Domine, vocem
orationis meae. V. Domine, Domine,
virtus salutis meae: obumbra caput
meum in die belli.
V. Ne tradas me a
desiderio meo peccatori: cogitaverunt
adversum me: ne derelinquas me, ne
unquam exaltentur. V. Caput circiiitus
eorum: labor labiorum ipsorum operiet
eos. V. Verumtamen iusti confitebuntur
nomini tuo: et habitabunt recti
cum vultu tuo.
 
EVANGÉLIUM

Evangelium Passionis et Mortis Domini secundum Ioannem. 18,140; 19, 142.
 
Detto questo, Gesù uscì con i suoi discepoli e andò di là dal torrente Cèdron, dove c'era un giardino nel quale entrò con i suoi discepoli. Anche Giuda, il traditore, conosceva quel posto, perché Gesù vi si ritirava spesso con i suoi discepoli. Giuda dunque, preso un distaccamento di soldati e delle guardie fornite dai sommi sacerdoti e dai farisei, si recò là con lanterne, torce e armi. Gesù allora, conoscendo tutto quello che gli doveva accadere, si fece innanzi e disse loro: "Chi cercate?". Gli risposero: "Gesù, il Nazareno". Disse loro Gesù: "Sono io!". Vi era là con loro anche Giuda, il traditore. Appena disse "Sono io", indietreggiarono e caddero a terra. Domandò loro di nuovo: "Chi cercate?". Risposero: "Gesù, il Nazareno". Gesù replicò: "Vi ho detto che sono io. Se dunque cercate me, lasciate che questi se ne vadano". Perché s'adempisse la parola che egli aveva detto: "Non ho perduto nessuno di quelli che mi hai dato". Allora Simon Pietro, che aveva una spada, la trasse fuori e colpì il servo del sommo sacerdote e gli tagliò l'orecchio destro. Quel servo si chiamava Malco. Gesù allora disse a Pietro: "Rimetti la tua spada nel fodero; non devo forse bere il calice che il Padre mi ha dato?". Allora il distaccamento con il comandante e le guardie dei Giudei afferrarono Gesù, lo legarono e lo condussero prima da Anna: egli era infatti suocero di Caifa, che era sommo sacerdote in quell'anno. Caifa poi era quello che aveva consigliato ai Giudei: "È meglio che un uomo solo muoia per il popolo". Intanto Simon Pietro seguiva Gesù insieme con un altro discepolo. Questo discepolo era conosciuto dal sommo sacerdote e perciò entrò con Gesù nel cortile del sommo sacerdote; Pietro invece si fermò fuori, vicino alla porta. Allora quell'altro discepolo, noto al sommo sacerdote, tornò fuori, parlò alla portinaia e fece entrare anche Pietro. E la giovane portinaia disse a Pietro: "Forse anche tu sei dei discepoli di quest'uomo?". Egli rispose: "Non lo sono". Intanto i servi e le guardie avevano acceso un fuoco, perché faceva freddo, e si scaldavano; anche Pietro stava con loro e si scaldava. Allora il sommo sacerdote interrogò Gesù riguardo ai suoi discepoli e alla sua dottrina. Gesù gli rispose: "Io ho parlato al mondo apertamente; ho sempre insegnato nella sinagoga e nel tempio, dove tutti i Giudei si riuniscono, e non ho mai detto nulla di nascosto. Perché interroghi me? Interroga quelli che hanno udito ciò che ho detto loro; ecco, essi sanno che cosa ho detto". Aveva appena detto questo, che una delle guardie presenti diede uno schiaffo a Gesù, dicendo: "Così rispondi al sommo sacerdote?". Gli rispose Gesù: "Se ho parlato male, dimostrami dov'è il male; ma se ho parlato bene, perché mi percuoti?". Allora Anna lo mandò legato a Caifa, sommo sacerdote. Intanto Simon Pietro stava là a scaldarsi. Gli dissero: "Non sei anche tu dei suoi discepoli?". Egli lo negò e disse: "Non lo sono". Ma uno dei servi del sommo sacerdote, parente di quello a cui Pietro aveva tagliato l'orecchio, disse: "Non ti ho forse visto con lui nel giardino?". Pietro negò di nuovo, e subito un gallo cantò. Allora condussero Gesù dalla casa di Caifa nel pretorio. Era l'alba ed essi non vollero entrare nel pretorio per non contaminarsi e poter mangiare la Pasqua. Uscì dunque Pilato verso di loro e domandò: "Che accusa portate contro quest'uomo?". Gli risposero: "Se non fosse un malfattore, non te l'avremmo consegnato". Allora Pilato disse loro: "Prendetelo voi e giudicatelo secondo la vostra legge!". Gli risposero i Giudei: "A noi non è consentito mettere a morte nessuno". Così si adempivano le parole che Gesù aveva detto indicando di quale morte doveva morire. Pilato allora rientrò nel pretorio, fece chiamare Gesù e gli disse: "Tu sei il re dei Giudei?". Gesù rispose: "Dici questo da te oppure altri te l'hanno detto sul mio conto?". Pilato rispose: "Sono io forse Giudeo? La tua gente e i sommi sacerdoti ti hanno consegnato a me; che cosa hai fatto?". Rispose Gesù: "Il mio regno non è di questo mondo; se il mio regno fosse di questo mondo, i miei servitori avrebbero combattuto perché non fossi consegnato ai Giudei; ma il mio regno non è di quaggiù". Allora Pilato gli disse: "Dunque tu sei re?". Rispose Gesù: "Tu lo dici; io sono re. Per questo io sono nato e per questo sono venuto nel mondo: per rendere testimonianza alla verità. Chiunque è dalla verità, ascolta la mia voce". Gli dice Pilato: "Che cos'è la verità?". E detto questo uscì di nuovo verso i Giudei e disse loro: "Io non trovo in lui nessuna colpa. Vi è tra voi l'usanza che io vi liberi uno per la Pasqua: volete dunque che io vi liberi il re dei Giudei?". Allora essi gridarono di nuovo: "Non costui, ma Barabba!". Barabba era un brigante.
 
Allora Pilato fece prendere Gesù e lo fece flagellare. E i soldati, intrecciata una corona di spine, gliela posero sul capo e gli misero addosso un mantello di porpora; quindi gli venivano davanti e gli dicevano: "Salve, re dei Giudei!". E gli davano schiaffi. Pilato intanto uscì di nuovo e disse loro: "Ecco, io ve lo conduco fuori, perché sappiate che non trovo in lui nessuna colpa". Allora Gesù uscì, portando la corona di spine e il mantello di porpora. E Pilato disse loro: "Ecco l'uomo!". Al vederlo i sommi sacerdoti e le guardie gridarono: "Crocifiggilo, crocifiggilo!". Disse loro Pilato: "Prendetelo voi e crocifiggetelo; io non trovo in lui nessuna colpa". Gli risposero i Giudei: "Noi abbiamo una legge e secondo questa legge deve morire, perché si è fatto Figlio di Dio". All'udire queste parole, Pilato ebbe ancor più paura ed entrato di nuovo nel pretorio disse a Gesù: "Di dove sei?". Ma Gesù non gli diede risposta. Gli disse allora Pilato: "Non mi parli? Non sai che ho il potere di metterti in libertà e il potere di metterti in croce?". Rispose Gesù: "Tu non avresti nessun potere su di me, se non ti fosse stato dato dall'alto. Per questo chi mi ha consegnato nelle tue mani ha una colpa più grande". Da quel momento Pilato cercava di liberarlo; ma i Giudei gridarono: "Se liberi costui, non sei amico di Cesare! Chiunque infatti si fa re si mette contro Cesare". Udite queste parole, Pilato fece condurre fuori Gesù e sedette nel tribunale, nel luogo chiamato Litòstroto, in ebraico Gabbatà. Era la Preparazione della Pasqua, verso mezzogiorno. Pilato disse ai Giudei: "Ecco il vostro re!". Ma quelli gridarono: "Via, via, crocifiggilo!". Disse loro Pilato: "Metterò in croce il vostro re?". Risposero i sommi sacerdoti: "Non abbiamo altro re all'infuori di Cesare". Allora lo consegnò loro perché fosse crocifisso. Essi allora presero Gesù ed egli, portando la croce, si avviò verso il luogo del Cranio, detto in ebraico Gòlgota, dove lo crocifissero e con lui altri due, uno da una parte e uno dall'altra, e Gesù nel mezzo. Pilato compose anche l'iscrizione e la fece porre sulla croce; vi era scritto: "Gesù il Nazareno, il re dei Giudei". Molti Giudei lessero questa iscrizione, perché il luogo dove fu crocifisso Gesù era vicino alla città; era scritta in ebraico, in latino e in greco. I sommi sacerdoti dei Giudei dissero allora a Pilato: "Non scrivere: il re dei Giudei, ma che egli ha detto: Io sono il re dei Giudei". Rispose Pilato: "Ciò che ho scritto, ho scritto". I soldati poi, quando ebbero crocifisso Gesù, presero le sue vesti e ne fecero quattro parti, una per ciascun soldato, e la tunica. Ora quella tunica era senza cuciture, tessuta tutta d'un pezzo da cima a fondo. Perciò dissero tra loro: Non stracciamola, ma tiriamo a sorte a chi tocca. Così si adempiva la Scrittura:
 
Si son divise tra loro le mie vesti
e sulla mia tunica han gettato la sorte.

E i soldati fecero proprio così. Stavano presso la croce di Gesù sua madre, la sorella di sua madre, Maria di Clèofa e Maria di Màgdala. Gesù allora, vedendo la madre e lì accanto a lei il discepolo che egli amava, disse alla madre: "Donna, ecco il tuo figlio!". Poi disse al discepolo: "Ecco la tua madre!". E da quel momento il discepolo la prese nella sua casa. Dopo questo, Gesù, sapendo che ogni cosa era stata ormai compiuta, disse per adempiere la Scrittura: "Ho sete". Vi era lì un vaso pieno d'aceto; posero perciò una spugna imbevuta di aceto in cima a una canna e gliela accostarono alla bocca. E dopo aver ricevuto l'aceto, Gesù disse: "Tutto è compiuto!". E, chinato il capo, spirò. Era il giorno della Preparazione e i Giudei, perché i corpi non rimanessero in croce durante il sabato (era infatti un giorno solenne quel sabato), chiesero a Pilato che fossero loro spezzate le gambe e fossero portati via. Vennero dunque i soldati e spezzarono le gambe al primo e poi all'altro che era stato crocifisso insieme con lui. Venuti però da Gesù e vedendo che era già morto, non gli spezzarono le gambe, ma uno dei soldati gli colpì il fianco con la lancia e subito ne uscì sangue e acqua. Chi ha visto ne dà testimonianza e la sua testimonianza è vera e egli sa che dice il vero, perché anche voi crediate. Questo infatti avvenne perché si adempisse la Scrittura: Non gli sarà spezzato alcun osso. E un altro passo della Scrittura dice ancora: Volgeranno lo sguardo a colui che hanno trafitto. Dopo questi fatti, Giuseppe d'Arimatèa, che era discepolo di Gesù, ma di nascosto per timore dei Giudei, chiese a Pilato di prendere il corpo di Gesù. Pilato lo concesse. Allora egli andò e prese il corpo di Gesù. Vi andò anche Nicodèmo, quello che in precedenza era andato da lui di notte, e portò una mistura di mirra e di àloe di circa cento libbre. Essi presero allora il corpo di Gesù, e lo avvolsero in bende insieme con oli aromatici, com'è usanza seppellire per i Giudei. Ora, nel luogo dove era stato crocifisso, vi era un giardino e nel giardino un sepolcro nuovo, nel quale nessuno era stato ancora deposto. Là dunque deposero Gesù, a motivo della Preparazione dei Giudei, poiché quel sepolcro era vicino.
M. Laus tibi Christe.
 
SECONDA PARTE
 
PREHIERA PER TUTTA LA CHIESA
 
Il Celebrante si mette il piviale nero, il Diacono e il suddiacono, la dalmatica e tonacella nera. Gli accoliti stendono una sola tovaglia sull’altare e mettono il messale al centro, dove il celebrante canterà le grandi Orazione.
 
A ogni Orazione, il celebrante propone anzitutto l’intenzione della preghiera, poi il diacono comanda di mettersi in ginocchio; tutti pregano per qualche istante in silenzio. Infine il diacono comanda di rialzarsi, e il celebrante riunisce in una sola Orazione le preghiere ei tutta l’assemblea.
 
1. PRO SANCTA ECCLESIA

Oremus, dilectissimi nobis, pro Ecclesia sancta
Dei: ut eam Deus et Dóminus noster pacificare,
adunare et custodire dignetur toto orbe terra
rum: subiciens ei principatus et potestates:
detque nobis, quietarn et tranquillam vitarn degentibus, glorificare
Deum Patrem omnipotentem.
 
Oremus.
 
V. Flectamus genua.
R. Levate.
 
Omnipotens sempiterne Deus, qui
gloriam tuam omnibus in Christo
gentibus revelasti: custodi opera
misericordise tuas; ut Ecclesia tua, toto
orbe diffusa, stabili fide in confessione
tui nominis perseveret. Per eundem
Dominum nostrum.
 
Omnes
R. Amen
 
2. PRO SUMMO PONTIFICE
Oremus et pro beatissimo Papa nostro N....:
ut Deus et Dóminus noster, qui elegit eum in ordine
episcopatus, salvum atque incolumem custodiat Ecclesi
Ecclesiae suae sanctae, ad regendum populum sanctum Dei.
 
Oremus. Flectamus genua Levate.
 
Omnipotens sempiterne Deus, cuius
iudicio universa fundantur: respice
propitius ad preces nostras, et
electum nobis Antistitem tua pietate
conserva; ut Christiana plebs, quae te
gubernatur auctore, sub tanto Pontifice,
credulitatis suae meritis augeatur.
Per Dominum.
Omnes
R. Amen.
 
3. PRO OMNIBUS ORDINIBUS GRADIBUSQUE FIDELIUM
Oremus et pro omnibus episcopis, presbyteris,
diaconibus, subdiaconibus, acolythis, exorcistis,
lectoribus, ostiariis, confessoribus, virginibus,
viduis: et pro omni populo sancto Dei.
 
Oremus. Flectamus genua. Levate.
 
Omnipotens sempiterne Deus, cuius
Spiritu totum corpus Ecclesiae
sanctificatur et regitur: exaudi nos
pro universis ordinibus supplicantes;
ut gratiae tuse miinere ab omnibus
tibi gradibus fideliter serviatur. Per
Dominum... in unitate eiiisdem.
Omnes
R. Amen.

 
4. PRO RES PUBLICAS MODERANTIBUS
Oremus et pro omnibus res piiblicas moderanti
bus, eorumque ministeriis et potestatibus: ut
Deus et Dóminus noster mentes et corda eórum
secundum voluntatem suam dirigat ad nostram perpe
tuam pacem.
 
Oremus. Flectamus genua. Levate.
 
Omnipotens sempiterne Deus, in cu
ius manu
sunt omnium potestates
et omnium iura populorum: respice
benignus ad eos, qui nos in potestate
regunt; ut ubique terrarum, dextera tua
protegente, et religionis integritas, et
patriae securitas indesinenter consistat.
Per Dominum.
Omnes
R. Amen.

 
5. PRO CATECHUMENIS
Oremus et pro catechumenis nostris: ut Deus
et Dóminus noster adaperiat aures praecordi6rum
ipsorum ianuamque misericordiae; ut, per lava
crum regenerati6nis accepta remissi6ne omniurn
peccatorum, et ipsi inveniantur in Christo Iesu
Dómino nostro.
 
Oremus. Flectamus genua.
Levate.
 
Omnipotens sempiterne Deus, qui
Ecclesiam tuam nova semper prole
fecundas: auge fidem et intellectum
catechumenis nostris; ut, renati fonte
baptismatis, adoptionis tuae filiis aggregentur.
Per Dominum.
Omnes
R. Amen.
 
6. PRO FIDELIUM NECESSITATIBUS
Oremus, dilectissimi nobis, Deurn Patrem omni
potentem, ut cunctis mundum purget erroribus: morbos
auferat: famem depellat: aperiat carceres: vincula
dissolvat: peregrinantibus rediturn: infirmantibus
sanitatern: navigantibus portum saliitis indiilgeat.
 
Oremus. Flectamus genua. Levate.
 
Omnipotens sempiterne Deus, maestorum
consolatio, laborantium
fortitudo: perveniant ad te preces de
quacumque tribulatione clamantium;
ut omnes sibi in necessitatibus suis
misericordiam tuam gaudeant affuisse.
Per Dominum nostrum.
Omnes
R. Amen.
 
7. PRO UNITATE ECCLESLE
Oremus et pro haereticis et schismaticis: ut
Deus et Dóminus noster eruat eos ab erroribus
universis; et ad sanctam matrem Ecclesiam catholi
cam atque apostocam revocare dignetur.
 
Oremus. Flectamus genua. Levate.
 
Omnipotens sempiterne Deus, qui
salvas omnes, et neminem vis
perire: respice ad animas diabolica
fraude deceptas; ut, omni haeretica
pravitate deposita, errantium corda re946
sipiscant, et ad veritatis tuae redeant
unitatem. Per Dominum.
Omnes
R. Amen.
 
8. PRO CONVERSIONE IUDEORUM
Oremus et pro Iudaeis. Ut Deus et Dominus noster
illuminet corda eorum, ut agnoscant Iesum Christum
salvatorem omnium hominum.
 
Oremus. Flectamus genua. Levate.
 
Omnipotens sempiterne Deus,
qui vis ut omnes homines salvi fiant
et ad agnitionem veritatis veniant,
concede propitius, ut plenitudine gentium
in Ecclesiam Tuam intrante omnis
Israel salvus fiat.
Per Dominum.
Omnes
R. Amen.

 
9. PRO CONVERSIONE INFIDELIUM
Oremus et pro paganis: ut Deus omnipotens
auferat iniquitatern a cordibus e órum;
ut, relictis idolis suis, convertantur ad De
um vivum et verum, et unicum Filium
eius Iesum Christum, Deum et
Dóminum nostrum.
 
Oremus. Flectamus génua. Levate.
 
Omnipotens sempiterne Deus, qui
non mortem peccatorum, sed vitam
semper inquiris: suscipe propitius
orationem nostram, et libera eos
ab idolorum cultura; et aggrega Ecclesise
tuae sanctae, ad laudem et gloriam
nominis tui. Per Dominum nostrum
Iesum Christum, Filium tuum:
Qui tecum vivit et regnat in unitate
Spiritus Sancti, Deus, per omnia esecula
saeculorum.
Omnes
R. Amen.
 
TERZA PARTE
 
ADORAZIONE DELLA CROCE

 
Ecce lignum Crucis, in quo salus mundi pependit.
R. Veníte, adoremus.
 
Celebrans:
V. Pópule meus,
quid feci tibi? aut in quo contristávi
te? respónde mihi.
V. Quia edúxi te de terra
Ægýpti: parásti Crucem Salvatóri
tuo.
Diaconus:
R. Agios o Theós.
Subdiaconus:
R. Sanctus Deus.
Diaconus:
R. Agios ischyrós.
Subdiaconus:
R. Sanctus fortis.
Diaconus:
R. Agios athánatos,
eléison imas.
Subdiaconus:
R. Sanctus immortális,
miserére nobis.

Celebrans:
V. Quia edúxi te
per desértum quadragínta annis,
et manna cibávi te, et introdúxi
te in terram satis bonam:
parásti Crucem Salvatóri tuo.
Diaconus:
R. Agios o Theós.
Subdiaconus:
R. Sanctus Deus.
Diaconus:
R. Agios ischyrós.
Subdiaconus:
R. Sanctus fortis.
Diaconus:
R. Agios athánatos,
eléison imas.
Subdiaconus:
R. Sanctus immortális,
miserére nobis.

Celebrans:
V. Quid ultra débui
fácere tibi, et non feci? Ego
quidem plantávi te víneam
meam speciosíssimam: et tu
facta es mihi nimis amára: acéto
namque sitim meam potásti: et
láncea perforásti latus Salvatóri
tuo.
Diaconus:
R. Agios o Theós.
Subdiaconus:
R. Sanctus Deus.
Diaconus:
R. Agios ischyrós.
Subdiaconus:
R. Sanctus fortis.
Diaconus:
R. Agios athánatos,
eléison imas.
Subdiaconus:
R. Sanctus immortális,
miserére nobis.

Celebrans:
V. Ego propter
te flagellávi Ægýptum cum
primogénitis suis: et tu me flagellátum
tradidísti.
Diaconus et Subdiaconus:
R. Pópule meus, quid feci
tibi? aut in quo contristávi te?
respónde mihi.

Celebrans:
V. Ego edúxi te de
Ægýpto, demérso Pharaóne in
Mare Rubrum: et tu me tradidísti
princípibus sacerdótum.
Diaconus et Subdiaconus:
R. Pópule meus, quid feci
tibi? aut in quo contristávi te?
respónde mihi.

Celebrans:
V. Ego ante te apérui
mare: et tu aperuísti láncea
latus meum.
Diaconus et Subdiaconus:
R. Pópule meus, quid feci
tibi? aut in quo contristávi te?
respónde mihi.

Celebrans:
V. Ego ante te
præívi in colúmna nubis: et tu
me duxísti ad prætórium Piláti.
Diaconus et Subdiaconus:
R. Pópule meus, quid feci
tibi? aut in quo contristávi te?
respónde mihi.

Celebrans:
V. Ego te pavi
manna per desértum: et tu me
cecidísti álapis et flagéllis.
Diaconus et Subdiaconus:
R. Pópule meus, quid feci
tibi? aut in quo contristávi te?
respónde mihi.

Celebrans:
V. Ego te potávi
aqua salútis de petra: et tu me
potásti felle et acéto.
Diaconus et Subdiaconus:
R. Pópule meus, quid feci
tibi? aut in quo contristávi te?
respónde mihi.

Celebrans:
V. Ego propter te
Chananæórum reges percússi:
et tu percussísti arúndine caput
meum.
Diaconus et Subdiaconus:
R. Pópule meus, quid feci
tibi? aut in quo contristávi te?
respónde mihi.

Celebrans:
V. Ego dedi tibi
sceptrum regale: et tu dedísti
capiti meo spíneam coronam.
Diaconus et Subdiaconus:
R. Pópule meus, quid feci
tibi? aut in quo contristávi te?
respónde mihi.

Celebrans:
V. Ego te exaltávi

magna virtúte: et tu me suspendísti
in patíbulo Crucis.
Diaconus et Subdiaconus:
R. Pópule meus, quid feci
tibi? aut in quo contristávi te?
respónde mihi.

Celebrans:
V. Crucem tuam

adorámus, Dómine: et sanctam
resurrectiónem tuam laudámus
et glorificámus: ecce enim,
propter lignum venit gaudium
in univérso mundo.
Ps. 66, 2. Deus misereátur nostri
et benedícat nobis:
Diaconus et Subdiaconus:
R. Illúminet vultum suum super
nos et misereátur nostri.
 
Celebrans:
V. Crucem tuam
adorámus, Dómine: et sanctam
resurrectiónem tuam laudámus
et glorificámus: ecce enim,
propter lignum venit gáudium
in univérso mundo.
Diaconus et Subdiaconus:
R. Crux fidélis, inter omnes

arbor una nóbilis: nulla silva
talem profert fronde, flore, gérmine.
* Dulce lignum dulces
clavos, dulce pondus sústinet.

Celebrans: Hymnus
V. Pange, lingua, gloriósi láuream certáminis,
et super Crucis trophǽo
dic triúmphum nóbilem: quáliter
Redémptor orbis immolátus
vícerit.
Diaconus et Subdiaconus:
R. Crux fidélis, inter omnes
arbor una nóbilis: nulla silva
talem profert fronde, flore, gérmine.

Celebrans:
V. De paréntis protoplásti
fraude Factor cóndolens,
quando pomi noxiális in
necem morsu ruit: ipse lignum
tunc notávit, damna ligni ut
sólveret.
Diaconus et Subdiaconus:
R. Dulce lignum dulces clavos,
dulce pondus sústinet.

Celebrans:
V. Hoc opus nostræ
salútis ordo depopóscerat:
multifórmis proditóris ars ut artem
fálleret: et medélam ferret
inde, hostis unde lǽserat.
Diaconus et Subdiaconus:
R. Crux fidélis, inter omnes
arbor una nóbilis: nulla silva
talem profert fronde, flore, gérmine.

Celebrans:
V. Quando venit
ergo sacri plenitúdo témporis,
missus est ab arce Patris Natus,
orbis Cónditor: atque ventre
virgináli carne amíctus pródiit.
Diaconus et Subdiaconus:
R. Dulce lignum dulces clavos,
dulce pondus sústinet.

Celebrans:

V. Vagit Infans
inter arcta cónditus præsépia:
membra pannis involúta Virgo
Mater álligat: et Dei manus pedésque
stricta cingit fáscia.
Diaconus et Subdiaconus:
R. Crux fidélis, inter omnes

arbor una nóbilis: nulla silva
talem profert fronde, flore, gérmine.

Celebrans:

V. Lustra sex qui
jam perégit, tempus implens
córporis, sponte líbera Redémptor
passióni déditus, Agnus
in Crucis levátur immolándus
stípite.
Diaconus et Subdiaconus:
R. Dulce lignum dulces claves,
dulce pondus sústinet.

Celebrans:
V. Felle potus ecce
languet: spina, clavi, láncea
mite corpus perforárunt, unda
manat et cruor: terra, pontus,
astra, mundus, quo lavántur
flúmine!
Diaconus et Subdiaconus:
R. Crux fidélis, inter omnes
arbor una nóbilis: nulla silva
talem profert fronde, flore, gérmine.

Celebrans:
V. Flecte ramos,
arbor alta, tensa laxa víscera, et
rigor lentéscat ille, quem dedit
natívitas: et supérni membra
Regis tende miti stípite.
Diaconus et Subdiaconus:
R. Dulce lignum dulces clavos,
dulce pondus sústinet.

Celebrans:
V. Sola digna tu
fuísti ferre mundi víctimam:
atque portum præparáre arca
mundo náufrago: quam sacer cruor perúnxit, fusus Agni córpore.
Diaconus et Subdiaconus:
R. Crux fidélis, inter omnes
arbor una nóbilis: nulla silva
talem profert fronde, flore, gérmine.

Celebrans:
V. Sempitérna sit
beátæ Trinitáti glória: æqua Patri
Filióque; par decus Paráclito:
Uníus Triníque nomen laudet
univérsitas. Amen.
Diaconus et Subdiaconus:
R. Dulce lignum dulces clavos,
dulce pondus sústinet.
 
QUARTA PARTE
 
LA SANTA COMUNIONE
 
Segue come la Comunione al Popolo.
Il Sacerdote al termine dice le seguenti Orazioni sopra il popolo.

 
Oremus. Oratio prima
Super populum tuum, qusesumus,
Domine, qui passionem et mortem
Filii tui devota mente recoluit,
benedictio copiosa descendat, indulgentia
veniat, consolatio tribuatur, fides
sancta succrescat, redemptio sempiterna
firmetur. Per eundem Christum
Dominum nostrum.
R. Amen.
 
Oremus. Oratio secunda
Omnipotens et misericors Deus,
qui Christi tui beata passione et
morte nos reparasti: conserva in nobis
operam misericordiae tuae; ut, huius
mysterii participatione, perpetua devotione
vivamus.
Per eundem Christum
Dominum nostrum.
R. Amen.
 
Oremus. Oratio tertia
Reminiscere miserationum tuarum,
Domine, et famulos tuos aeterna
protectione sanctifica, pro quibus Christus,
Filius tuus, per suum cruorem,
instituit paschale mysterium. Per eundem
Christum Dominum nostrum.
R. Amen.