XIV DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO
INVITATORIO
V. Signore, apri le mie labbra
R. e la mia bocca proclami la tua lode.
Antifona
Venite, adoriamo il Signore,
pastore e guida del suo popolo, alleluia.
SALMO 94 Invito a lodare Dio
Esortandovi a vicenda ogni giorno, finché dura « quest'oggi »
(Eb 3,13).
Si enunzia e si ripete
l'antifona.
Venite, applaudiamo al Signore, *
acclamiamo alla roccia della nostra salvezza.
Accostiamoci a lui per rendergli grazie, *
a lui acclamiamo con canti di gioia (Ant.).
Poiché grande Dio è il Signore, *
grande re sopra tutti gli dèi.
Nella sua mano sono gli abissi della terra, *
sono sue le vette dei monti.
Suo è il mare, egli l'ha fatto, *
le sue mani hanno plasmato la terra (Ant.).
Venite, prostràti adoriamo, *
in ginocchio davanti al Signore che ci ha creati.
Egli è il nostro Dio, e noi il popolo del suo pascolo, *
il gregge che egli conduce (Ant.).
Ascoltate oggi la sua voce: †
« Non indurite il cuore, *
come a Merìba, come nel giorno di Massa nel deserto,
dove mi tentarono i vostri padri: *
mi misero alla prova pur avendo visto le mie opere (Ant.).
Per quarant'anni mi disgustai di quella generazione †
e dissi: Sono un popolo dal cuore traviato, *
non conoscono le mie vie;
perciò ho giurato nel mio sdegno: *
Non entreranno nel luogo del mio riposo » (Ant.).
Gloria al Padre e al Figlio *
e allo Spirito Santo.
Come era nel principio, e ora e sempre, *
nei secoli dei secoli. Amen (Ant.).
Inno
Splende nel giorno ottavo
l'era nuova del mondo,
consacrata da Cristo,
primizia dei risorti.
O Gesù, re di gloria,
unisci i tuoi fedeli
al trionfo pasquale
sul male e sulla morte.
Fa' che un giorno veniamo
incontro a te, Signore,
sulle nubi del cielo
nel regno dei beati.
Trasformàti a tua immagine,
noi vedremo il tuo volto;
e sarà gioia piena
nei secoli dei secoli. Amen.
1^ Antifona
Signore mio Dio,
come un manto ti avvolge la luce,
sei rivestito di maestà e di splendore, alleluia.
SALMO 103, 1-12 (I) Inno a Dio creatore
Se uno è in Cristo, è una creatura nuova; le cose vecchie sono
passate; ecco ne sono nate di nuove (2 Cor 5, 17).
Benedici il Signore, anima mia, *
Signore, mio Dio, quanto sei grande!
Rivestito di maestà e di splendore, *
avvolto di luce come di un manto.
Tu stendi il cielo come una tenda, *
costruisci sulle acque la tua dimora,
fai delle nubi il tuo carro, *
cammini sulle ali del vento;
fai dei venti i tuoi messaggeri, *
delle fiamme guizzanti i tuoi ministri.
Hai fondato la terra sulle sue basi, *
mai potrà vacillare.
L'oceano l'avvolgeva come un manto, *
le acque coprivano le montagne.
Alla tua minaccia sono fuggite, *
al fragore del tuo tuono hanno tremato.
Emergono i monti, scendono le valli †
al luogo che hai loro assegnato.
Hai posto un limite alle acque:
non lo passeranno, *
non torneranno a coprire la terra.
Fai scaturire le sorgenti nelle valli *
e scorrono tra i monti;
ne bevono tutte le bestie selvatiche *
e gli ònagri estinguono la loro sete.
Al di sopra dimorano gli uccelli del cielo, *
cantano tra le fronde.
Gloria al Padre e al Figlio *
e allo Spirito Santo.
Come era nel principio e ora e sempre *
nei secoli dei secoli. Amen.
1^ Antifona
Signore mio Dio,
come un manto ti avvolge la luce,
sei rivestito di maestà e di splendore, alleluia.
2^ Antifona
Tu fai nascere il pane dalla terra
e il vino che allieta il cuore dell'uomo, alleluia.
SALMO 103, 13-23 (II) Inno a Dio creatore
Se uno è in Cristo, è una creatura nuova; le cose vecchie sono
passate; ecco ne sono nate di nuove (2 Cor 5, 17).
Dalle tue alte dimore irrighi i monti, *
con il frutto delle tue opere sazi la terra.
Fai crescere il fieno per gli armenti †
e l'erba al servizio dell'uomo, *
perché tragga alimento dalla terra:
il vino che allieta il cuore dell'uomo; †
l'olio che fa brillare il suo volto *
e il pane che sostiene il suo vigore.
Si saziano gli alberi del Signore, *
i cedri del Libano da lui piantati.
Là gli uccelli fanno il loro nido *
e la cicogna sui cipressi ha la sua casa.
Per i camosci sono le alte montagne, *
le rocce sono rifugio per gli iràci.
Per segnare le stagioni hai fatto la luna *
e il sole che conosce il suo tramonto.
Stendi le tenebre e viene la notte *
e vagano tutte le bestie della foresta;
ruggiscono i leoncelli in cerca di preda *
e chiedono a Dio il loro cibo.
Sorge il sole, si ritirano *
e si accovacciano nelle tane.
Allora l'uomo esce al suo lavoro, *
per la sua fatica fino a sera.
Gloria al Padre e al Figlio *
e allo Spirito Santo.
Come era nel principio e ora e sempre *
nei secoli dei secoli. Amen.
2^ Antifona
Tu fai nascere il pane dalla terra
e il vino che allieta il cuore dell'uomo, alleluia.
3^ Antifona
Dio guardò la sua creazione:
ed era tutta buona, alleluia.
SALMO 103, 24-35 (III) Inno a Dio creatore
Se uno è in Cristo, è una creatura nuova; le cose vecchie sono
passate; ecco ne sono nate di nuove (2 Cor 5, 17).
Quanto sono grandi, Signore, le tue opere! †
Tutto hai fatto con saggezza, *
la terra è piena delle tue creature.
Ecco il mare spazioso e vasto: †
lì guizzano senza numero *
animali piccoli e grandi.
Lo solcano le navi, *
il Leviatàn che hai plasmato
perché in esso si diverta.
Tutti da te aspettano *
che tu dia loro il cibo in tempo opportuno.
Tu lo provvedi, essi lo raccolgono, *
tu apri la mano, si saziano di beni.
Se nascondi il tuo volto, vengono meno, †
togli loro il respiro, muoiono *
e ritornano nella loro polvere.
Mandi il tuo spirito, sono creati, *
e rinnovi la faccia della terra.
La gloria del Signore sia per sempre; *
gioisca il Signore delle sue opere.
Egli guarda la terra e la fa sussultare, *
tocca i monti ed essi fumano.
Voglio cantare al Signore finché ho vita, *
cantare al mio Dio finché esisto.
A lui sia gradito il mio canto; *
la mia gioia è nel Signore.
Scompaiano i peccatori dalla terra †
e più non esistano gli empi. *
Benedici il Signore, anima mia.
Gloria al Padre e al Figlio *
e allo Spirito Santo.
Come era nel principio e ora e sempre *
nei secoli dei secoli. Amen.
3^ Antifona
Dio guardò la sua creazione:
ed era tutta buona, alleluia.
Versetto
V. Beati i vostri occhi, che vedono il Cristo:
R. I vostri orecchi, che ascoltano la sua voce.
Prima Lettura
Dal secondo libro di Samuele 12, 1-25
Penitenza di Davide
In quei giorni il Signore mandò il profeta Natan a Davide e
Natan andò da lui e gli disse: «Vi erano due uomini nella stessa
città, uno ricco e l'altro povero. Il ricco aveva bestiame
minuto e grosso in gran numero; ma il povero non aveva nulla, se
non una sola pecorella piccina che egli aveva comprata e
allevata; essa gli era cresciuta in casa insieme con i figli,
mangiando il pane di lui, bevendo alla sua coppa e dormendo sul
suo seno; era per lui come una figlia. Un ospite di passaggio
arrivò dall'uomo ricco e questi, risparmiando di prendere dal
suo bestiame minuto e grosso, per preparare una vivanda al
viaggiatore che era capitato da lui portò via la pecora di
quell'uomo povero e ne preparò una vivanda per l'ospite venuto
da lui». Allora l'ira di Davide si scatenò contro quell'uomo e
disse a Natan: «Per la vita del Signore, chi ha fatto questo
merita la morte. Pagherà quattro volte il valore della pecora,
per aver fatto una tal cosa e non aver avuto pietà». Allora
Natan disse a Davide: «Tu sei quell'uomo! Così dice il Signore,
Dio d'Israele: Io ti ho unto re d'Israele e ti ho liberato dalle
mani di Saul, ti ho dato la casa del tuo padrone e ho messo
nelle tue braccia le donne del tuo padrone, ti ho dato la casa
di Israele e di Giuda e, se questo fosse troppo poco, io vi
avrei aggiunto anche altro. Perché dunque hai disprezzato la
parola del Signore, facendo ciò che è male ai suoi occhi? Tu hai
colpito di spada Uria l'Hittita, hai preso in moglie la moglie
sua e lo hai ucciso con la spada degli Ammoniti. Ebbene, la
spada non si allontanerà mai dalla tua casa, poiché tu mi hai
disprezzato e hai preso in moglie la moglie di Uria l'Hittita.
Così dice il Signore: Ecco io sto per suscitare contro di te la
sventura dalla tua stessa casa; prenderò le tue mogli sotto i
tuoi occhi per darle a un tuo parente stretto, che si unirà a
loro alla luce di questo sole; poiché tu l'hai fatto in segreto,
ma io farò questo davanti a tutto Israele e alla luce del sole».
Allora Davide disse a Natan: «Ho peccato contro il Signore!».
Natan rispose a Davide: «Il Signore ha perdonato il tuo peccato;
tu non morirai. Tuttavia, poiché in questa cosa tu hai insultato
il Signore (l'insulto sia sui nemici suoi), il figlio che ti è
nato dovrà morire». Natan tornò a casa.
Il Signore dunque colpì il bambino che la moglie di Uria aveva
partorito a Davide ed esso si ammalò gravemente. Davide allora
fece suppliche a Dio per il bambino e digiunò e rientrando
passava la notte coricato per terra. Gli anziani della sua casa
insistevano presso di lui perché si alzasse da terra; ma egli
non volle e rifiutò di prendere cibo con loro. Ora, il settimo
giorno il bambino morì e i ministri di Davide temevano di fargli
sapere che il bambino era morto, perché dicevano: «Ecco, quando
il bambino era ancora vivo, noi gli abbiamo parlato e non ha
ascoltato le nostre parole; come faremo ora a dirgli che il
bambino è morto? Farà qualche atto insano!». Ma Davide si
accorse che i suoi ministri bisbigliavano fra di loro, comprese
che il bambino era morto e disse ai suoi ministri: «E' morto il
bambino?». Quelli risposero: «E' morto». Allora Davide si alzò
da terra, si lavò, si unse e cambiò le vesti; poi andò nella
casa del Signore e vi si prostrò. Rientrato in casa, chiese che
gli portassero il cibo e mangiò. I suoi ministri gli dissero:
«Che fai? Per il bambino ancora vivo hai digiunato e pianto e,
ora che è morto, ti alzi e mangi!». Egli rispose: «Quando il
bambino era ancora vivo, digiunavo e piangevo, perché dicevo:
Chi sa? Il Signore avrà forse pietà di me e il bambino resterà
vivo. Ma ora che egli è morto, perché digiunare? Posso io farlo
ritornare? Io andrò da lui, ma lui non ritornerà da me!».
Poi Davide consolò Betsabea sua moglie, entrò da lei e le si
unì: essa partorì un figlio, che egli chiamò Salomone. Il
Signore amò Salomone e mandò il profeta Natan, che lo chiamò
Iedidià per ordine del Signore.
Responsorio Oraz. di Manasse 9. 10. 12; Sal 50, 5. 6
R. I miei peccati sono più numerosi della sabbia del mare; per
l'enormità della mia colpa non sono degno di guardare il cielo;
* ho meritato il tuo sdegno per il male commesso davanti ai tuoi
occhi.
V. Riconosco la mia colpa, il mio peccato mi sta sempre dinanzi.
Contro te solo ho peccato;
R. ho meritato il tuo sdegno per il male commesso davanti ai
tuoi occhi.
Seconda Lettura
Dai «Discorsi» di sant'Agostino, vescovo (Disc. 19, 2-3; CCL 41,
252-254)
Uno spirito contrito è sacrificio a Dio
Davide ha confessato: «Riconosco la mia colpa» (Sal 50, 5). Se
io riconosco, tu dunque perdona. Non presumiamo affatto di
essere perfetti e che la nostra vita sia senza peccato. Si
adatta alla condotta quella lode che non dimentichi la necessità
del perdono. Gli uomini privi di speranza, quanto meno badano ai
propri peccati, tanto più si occupano di quelli altrui. Infatti
cercano non che cosa correggere, ma che cosa biasimare. E
siccome non possono scusare se stessi, sono pronti ad accusare
gli altri. Non è questa la maniera di pregare e di implorare
perdono da Dio, insegnataci dal salmista, quando ha esclamato:
«Riconosco la mia colpa, il mio peccato mi sta sempre dinanzi» (Sal
50, 5). Egli non stava a badare ai peccati altrui. Citava se
stesso, non dimostrava tenerezza con se stesso, ma scavava e
penetrava sempre più profondamente in se stesso. Non indulgeva
verso se stesso, e quindi pregava sì che gli si perdonasse, ma
senza presunzione.
Vuoi riconciliarti con Dio? Comprendi ciò che fai con te stesso,
perché Dio si riconcili con te. Poni attenzione a quello che si
legge nello stesso salmo: «Non gradisci il sacrificio e, se
offro olocausti, non lì accetti» (Sal 50, 18). Dunque resterai
senza sacrificio? Non avrai nulla da offrire? Con nessuna
offerta potrai placare Dio? Che cosa hai detto? «Non gradisci il
sacrificio e, se offro olocausti, non li accetti» (Sal 50, 18).
Prosegui, ascolta e prega: «Uno spirito contrito è sacrificio a
Dio, un cuore affranto e umiliato, Dio, tu non disprezzi» (Sal
50, 19). Dopo aver rigettato ciò che offrivi, hai trovato che
cosa offrire. Infatti presso gli antichi offrirvi vittime del
gregge e venivano denominate sacrifici. «Non gradisci il
sacrificio»: non accetti più quei sacrifici passati, però cerchi
un sacrificio.
Dice il salmista: «Se offro olocausti, non li accetti». Perciò
dal momento che non gradisci gli olocausti, rimarrai senza
sacrificio? Non sia mai. «Uno spirito contrito è sacrificio a
Dio, un cuore affranto e umiliato, Dio, tu non disprezzi» (Sal
50, 19). Hai la materia per sacrificare. Non andare in cerca del
gregge, non preparare imbarcazioni per recarti nelle più lontane
regioni da dove portare profumi. Cerca nel tuo cuore ciò che è
gradito a Dio. Bisogna spezzare minutamente il cuore. Temi che
perisca perché frantumato? Sulla bocca del salmista tu trovi
questa espressione: «Crea in me, o Dio, un cuore puro» (Sal 50,
12). Quindi deve essere distrutto il cuore impuro, perché sia
creato quello puro.
Quando pecchiamo dobbiamo provare dispiacere di noi stessi,
perché i peccati dispiacciono a Dio. E poiché constatiamo che
non siamo senza peccato, almeno in questo cerchiamo di essere
simili a Dio: nel dispiacerci di ciò che dispiace a Dio. In
certo qual modo sei unito alla volontà di Dio, poiché dispiace a
te ciò che il tuo Creatore odia.
Responsorio Cfr. Sal 37, 3; Sal 50, 12
R. I miei peccati, Signore, mi sono entrati nella carne come
frecce; prima che producano la piaga, * guariscimi con la
penitenza.
V. Crea in me, o Dio, un cuore puro, rinnova in me uno spirito
saldo;
R. guariscimi con la penitenza.
Inno
TE DEUM
Noi ti lodiamo, Dio *
ti proclamiamo Signore.
O eterno Padre, *
tutta la terra ti adora.
A te cantano gli angeli *
e tutte le potenze dei cieli:
Santo, Santo, Santo *
il Signore Dio dell'universo.
I cieli e la terra *
sono pieni della tua gloria.
Ti acclama il coro degli apostoli *
e la candida schiera dei martiri;
le voci dei profeti si uniscono nella tua lode; *
la santa Chiesa proclama la tua gloria,
adora il tuo unico Figlio, *
e lo Spirito Santo Paraclito.
O Cristo, re della gloria, *
eterno Figlio del Padre,
tu nascesti dalla Vergine Madre *
per la salvezza dell'uomo.
Vincitore della morte, *
hai aperto ai credenti il regno dei cieli.
Tu siedi alla destra di Dio, nella gloria del Padre. *
Verrai a giudicare il mondo alla fine dei tempi.
Soccorri i tuoi figli, Signore, *
che hai redento col tuo sangue prezioso.
Accoglici nella tua gloria *
nell'assemblea dei santi.
[*] Salva il tuo popolo, Signore, *
guida e proteggi i tuoi figli.
Ogni giorno ti benediciamo, *
lodiamo il tuo nome per sempre.
Degnati oggi, Signore, *
di custodirci senza peccato.
Sia sempre con noi la tua misericordia: *
in te abbiamo sperato.
Pietà di noi, Signore, *
pietà di noi.
Tu sei la nostra speranza, *
non saremo confusi in eterno.
[*] Quest'ultima parte dell'inno si può omettere.
Orazione
O Dio, che con
l'umiliazione del tuo Figlio hai risollevato l'umanità dalla sua
caduta, concedi a noi tuoi fedeli una rinnovata gioia pasquale,
perché, liberati dall'oppressione della colpa, possiamo
partecipare alla felicità eterna. Per il nostro Signore.
R. Amen.
Benediciamo il Signore.
R. Rendiamo grazie a Dio. |