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MISSALE
ROMANUM |
INTERVENTO DEL CARD. JORGE A. MEDINA ESTéVEZ
Dopo
il Concilio Vaticano II e seguendo le indicazioni della Costituzione Sacrosanctum
Concilium sulla Liturgia, è stata
pubblicata la prima edizione tipica del Messale Romano nel 1970. Dopo
qualche anno fu pubblicata la seconda edizione tipica nel 1975. Dopo
trent'anni appare questa terza edizione tipica, divenuta necessaria per
diversi motivi e la cui preparazione ha preso quasi un decennio. Siamo
lieti di poter offrire a tutto il clero e ai fedeli di rito Romano
questa nuova edizione del Missale Romanum, il più importante fra
tutti i libri liturgici rinnovati dal Concilio Ecumenico Vaticano II. Il
Decreto con il quale la Congregazione per il Culto Divino e la
Disciplina dei Sacramenti pubblica questa nuova edizione del Missale
Romanum attesta l'approvazione del Santo Padre avvenuta il 10 aprile
del 2000 e la data di emanazione, il 20 aprile dello stesso anno, Giovedì
Santo, in accordo con le edizioni del 1970 e del 1975. L'edizione
che presentiamo è il risultato di una lunga opera di revisione e
aggiornamento iniziata nel 1991 e proseguita nel 1996, anni nei quali il
Dicastero ha celebrato le sue Assemblee Plenarie. L'impegno
profuso nel mettere mano all'editio typica si è concentrato
fondamentalmente nell'adeguamento della parte normativa e canonica al Codex
Iuris Canonici e nel conformare quella normativa e liturgica alle
disposizioni che la Santa Sede ha emanato dopo il 1975. Non
si tratta di una semplice reimpressio emendata ma di una vera e
propria editio typica, una edizione cioè ufficiale, aggiornata,
destinata alla celebrazione eucaristica in lingua latina e che
costituisce la base immediata per le traduzioni nelle lingue nazionali,
la cui cura spetta alle Conferenze dei Vescovi dei diversi paesi del
mondo, secondo quanto stabilito nella recente Istruzione della
Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti sulle
traduzioni dei libri liturgici Liturgiam authenticam del 28 marzo
2001, per ottenere la recognitio della Santa Sede, prima di
entrare in vigore nella rispettiva area linguistica. L'editio typica
diventa il paradigma cui bisogna riferirsi per intraprendere il lavoro
di traduzione dei testi liturgici nelle lingue vernacolari e ad essa
deve attenersi in ordine alla fedeltà. Tale documento, che si è andato
formulando nel corso degli anni successivi al Concilio Vaticano II e che
ha ricevuto un energico impulso dalla Lettera del Santo Padre Vicesimus
quintus annus del 1988 (n. 20), diventa in questo particolare
momento uno strumento preciso e obbligatorio nell'opera di traduzione
dei libri liturgici in vista dell'efficacia e della fedeltà nel
comunicare il contenuto del patrimonio della Chiesa latina. Il
Decreto di promulgazione di questa terza edizione tipica, approvato dal
Santo Padre, stabilisce la necessità di una revisione globale dei
Messali finora in uso attraverso una nuova presentazione dei testi
tradotti alla Santa Sede per la necessaria recognitio. In altre
parole il documento, ribadendo il contenuto essenziale della
summenzionata Istruzione, dispone che le traduzioni del Messale nelle
lingue vernacolari attualmente in vigore, vengano rivedute con grande
cura in modo che siano quanto più fedeli all'originale latino, senza
interpretazioni né parafrasi, tenuto conto nondimeno del genio di
ciascuna lingua. Il
Messale attuale è il successore degli antichi Sacramentari, libri
liturgici cioè che contenevano le formule da recitarsi da parte del
Vescovo o del sacerdote che presiedeva la celebrazione. Nell'evoluzione
storica dei libri liturgici, furono inserite nel Messale anche le
letture bibliche, facendo di esso un libro plenario, segno della
mentalità che faceva del sacerdote colui che assommava in sé tutti i
compiti da esercitarsi nell'ambito della celebrazione, per cui il
cosiddetto Messale Plenario è testimone della considerazione affermata
intorno alla figura del sacerdote come colui che è l'espressione in sé
della sintesi dei ministeri e non colui che esercita il ministero della
sintesi. Con
il Concilio Ecumenico Vaticano II si è avuta una approfondita revisione
dei libri liturgici e dei relativi riti in essi presenti. A motivo della
varietà delle letture offerte alla comprensione e meditazione dei
fedeli è stata operata una separazione tra il Messale e il Lezionario,
con la conseguente rivalutazione dei singoli compiti esercitati dai
diversi ministri presenti nell'ambito della celebrazione liturgica, in
particolare i diaconi, i lettori ecc. Non
stupisce il fatto che lungo la storia i diversi Pontefici abbiano
prestato particolare cura nel pubblicare diverse edizioni del Missale
Romanum, attraverso anche la preoccupazione di tutelare la fedeltà,
la correttezza e la nobiltà del linguaggio liturgico in esso adoperato,
segno evidente questo della speciale importanza che riveste l'Eucaristia
nella vita della Chiesa (Sacrosanctum
Concilium, n. 47). Nello
scorrere dei secoli si è assistito ad una varietà di edizioni
ufficiali del Missale Romanum, che ha conosciuto cambiamenti,
integrazioni e inserimenti che hanno arricchito qualitativamente la
celebrazione del mistero eucaristico, secondo le esigenze specifiche dei
tempi in cui furono effettuati. Lungo questa traiettoria storica
evolutiva del Missale Romanum si è cercato sempre di
salvaguardare ciò che viene chiamata l'unitas substantialis del
Rito Romano, elemento che deve rimanere inalterato come testimonianza
della tradizione indefettibile della Chiesa. Infatti, il Messale, come
anche gli altri libri liturgici, secondo l'antico adagio lex orandi
legem statuat credendi, esprimono il sensus fidei della
Chiesa, non attraverso formulazioni di stile dogmatico ma attraverso la
densità classica dello stile verbale liturgico, nutrito non solo da
parole ma anche attraverso gesti e segni secondo quanto proviene dalla
stessa Rivelazione divina. La
parte sostanziale del Missale Romanum è costituita dai formulari
eucologici, cioè dalle preghiere, anche se la corretta celebrazione, l'ars
celebrandi, ha bisogno di norme ed indicazioni che regolino ed
aiutino sia il presidente della celebrazione sia l'assemblea stessa a
svolgere ordinatamente e partecipare fruttuosamente, in conformità al
ruolo specifico che spetta a ciascuno, alla celebrazione dei misteri
della salvezza. Considerata
l'importanza del testo, la Congregazione per il Culto Divino e la
Disciplina dei Sacramenti ha proceduto ad una pubblicazione in anticipo
dell'Institutio Generalis, nella forma di un libro stampato e nel
sito Internet del Dicastero, diffondendolo tra le Conferenze dei Vescovi
del mondo, in vista di una consultazione ed approfondimento a livello
diocesano. Tale iniziativa ha avuto il suo positivo risultato,
attraverso una serie di osservazioni, ricevute da più parti, che da una
parte hanno migliorato la qualità del testo e dall'altra ne hanno
sottolineato il valore e l'efficacia. Pertanto, il testo definitivo
dell'Institutio Generalis è quello che si trova ora nel Messale
che stiamo presentando. L'editio
typica tertia del Missale Romanum ha apportato qualche
ritocco e insieme alcune integrazioni nel testo dell'Istitutio
Generalis, dopo aver consultato gli Eminentissimi Cardinali ed
Eccellentissimi Vescovi membri della Congregazione, che sostanzialmente
vanno considerate come precisazioni del precedente testo o come
necessarie integrazioni in ottemperanza alla normativa emanata dopo il
1975. Probabilmente tra le novità più rilevanti vanno sottolineate quella di aver allargato la possibilità di amministrare ai fedeli la comunione sotto le due specie, la cui normativa, maggiormente semplificata, tiene conto sia delle facoltà abbastanza ampie concesse dopo la seconda edizione tipica sia dei precedenti storici sia dell'uso generale nei Riti orientali. La nuova normativa costituisce un'estensione notevole di quanto stabilito finora, per cui è competenza del Vescovo diocesano emanare per la sua diocesi norme circa la distribuzione della comunione sotto le due specie. Tale competenza del Vescovo è primaria, conformemente a quanto stabilito dal diritto (Codice di Diritto Canonico, can 381 1), per cui non è sottoposta ad una previa autorizzazione della Conferenza dei Vescovi. Inoltre, il Vescovo diocesano può rimettere la facoltà a ciascun sacerdote, in quanto pastore di una particolare comunità, il giudizio sull'opportunità di distribuzione della comunione sotto le due specie, al di fuori dei casi segnalati nei quali viene sconsigliata. Inoltre,
l'inserimento di un nuovo capitolo, precisamente il IX, in armonia con
quanto prescritto dall'Istruzione Varietates legitimae sull'inculturazione
liturgica, risulta abbastanza rilevante e di fondamentale importanza. In
esso vengono ripresi e ribaditi i principi e i criteri da applicare
quando una Conferenza dei Vescovi giudichi necessario introdurre nel
Messale adattamenti al di là di quelli previsti dal Messale stesso.
Tali adattamenti vanno considerati come particolari ed eccezionali, la
cui giustificazione non può essere altro che la necessità di venire
incontro al bene spirituale delle chiese particolari interessate, ferma
restando la salvaguardia dell'unità sostanziale del Rito romano. Dal punto di vista delle novità introdotte all'interno del testo stesso del Missale Romanum si possono elencare alcune particolarità che sono certamente di grande efficacia pastorale: Anzitutto è stato completato il lavoro di integrazione o di adeguamento del Calendarium Romanum generale con l'inserimento di quelle celebrazioni stabilite dopo l'editio typica altera:
le
memorie ad libitum:
23 aprilis: S. Adalberti, episcopi et martyris; 28 aprilis: S. Ludovici Mariae Grignion de Montfort, presbyteri; 2 augusti: S. Petri Iuliani Eymard, presbyteri; 9 septembris: S. Petri Claver, presbyteri; 28 septembris: Ss. Laurentii Ruiz et sociorum, martyrum;
le
memorie obbligatorie:
14 augusti: S. Maximiliani Mariae Kolbe, presbyteri et martyris; 20 septembris: Ss. Andreae Kim Taegon, presbyteri, et Pauli Chong Hasang et sociorum, martyrum; 24 novembris: Ss. Andreae Dung-Lac, presbyteri, et sociorum, martyrum.
Nell'Ordo Missae, precisamente nel corpus praefationum, è stato aggiunto un nuovo Prefazio per i martiri; il Comune della Beata Vergine Maria è stato arricchito di nuovi formulari, i cui testi sono presi per la maggior parte dei casi dalla Collectio Missarum de Beata Maria Virgine, con una migliore distribuzione degli stessi; nella sezione delle Messe ad diversa sono stati inseriti due formulari particolari provenienti dal Messale preconciliare, ovvero un nuovo formulario nell'ambito delle Messe Pro remissione peccatorum, desunto dall'editio typica del 1962 dove appariva sotto il titolo Ad petendam compunctionem cordis; e il formulario della Messa ad postulandam continentiam; tra le Messe votive, poi, va segnalato l'inserimento del formulario della Messa denominata De Dei Misericordia.
Queste particolari novità, come anche gli altri inserimenti introdotti nell'editio typica tertia o il ritocco effettuato su alcune parti già esistenti, costituiscono il quadro globale della nuova edizione del Messale che contribuisce a darne l'importanza dovuta e che producono un arricchimento sul piano della prassi rituale e dell'approfondimento teologico. Nel
presentare ufficialmente l'editio typica tertia del Missale
Romanum, la Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei
Sacramenti auspica che possa essere un valido strumento a servizio del
popolo di Dio, una garanzia di unità all'interno del Rito romano e
insieme un incentivo ad perseguire quella piena consapevole e attiva
partecipazione alle celebrazioni liturgiche, solido obiettivo ed
efficace mezzo per conseguire la salvezza. |
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