Praenotanda Libri Liturgici

RITUALE DELLE BENEDIZIONI

  

PREMESSE GENERALI

I. La benedizione nella storia della salvezza

1. Origine e fonte d'ogni benedizione è Dio1, benedetto nei secoli2; che è al di sopra di tutte le cose; lui solo è buono e ha fatto bene ogni cosa, per colmare di benedizioni tutte le sue creature3, e sempre, anche dopo la caduta dell'uomo, ha continuato ad effonderle in segno del suo amore misericordioso.

2. Quando poi venne la pienezza del tempo, il Padre mandò il suo Figlio, e per mezzo di lui, fatto uomo, benedisse di nuovo gli uomini con ogni benedizione spirituale4. Così l'antica maledizione si cambiò per noi in benedizione, quando "spuntò il sole di giustizia, Cristo nostro Dio, che tolse la condanna e recò agli uomini la benedizione"5.

3. Cristo Signore, che è la massima benedizione del Padre, volle manifestarsi nel Vangelo in atto di benedire i fratelli, specialmente i più piccoli6, e di rivolgere al Padre la sua preghiera di benedizione7. In ultimo, glorificato dal Padre e asceso al ciclo, effuse sui suoi fratelli, acquistati con il suo sangue, il dono del suo Spirito, perché da lui guidati, lodassero e magnificassero in tutte le cose Dio Padre, lo adorassero; gli

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1) Cf Messale Romano, 2a ed. tip. 1975: Benedictiones in fine Missae, Benedictiones sollemnes, n. 3, Initio anni.

2) Cf Rm 9, 5.

3) Cf Messale Romano, Preghiera eucaristica IV, n. 117.

4) Cf Gal 4, 4; Ef 1, 3.

5) Cf Liturgia delle Ore, vol. IV, ed. tip. 1972, 8 settembre Natività della beata Vergine Maria, antifona al Benedictus.

6) Cf At 3, 26; Mc 10, 16; 6, 41 ; Lc 24, 50 ecc.

7) Cf Mt 9, 31; 14, 19; 26, 26; Mc 6, 41; 8, 7.9; 14, 22; Lc 9, 16; 24, 30; Gv 6, 11.

rendessero grazie, e nell'esercizio delle opere di misericordia, meritassero di venir annoverati tra i benedetti8 nel regno dei cicli.

4. Per opera dello Spirito Santo, la benedizione di Abramo9 raggiunge in Cristo il suo pieno compimento, e da lui viene trasmessa ai figli, chiamati a vita nuova "in pienezza di benedizione" 10; resi così membra del Corpo di Cristo, essi hanno il compito di diffondere largamente i frutti dello Spirito, per risanare il mondo con la divina benedizione.

5. Volgendo lo sguardo alla venuta di Cristo Salvatore, il Padre aveva già confermato, con molteplice effusione di benedizioni, la prima alleanza del suo amore con gli uomini; in questo modo egli preparò il popolo eletto ad accogliere il Redentore e lo rese di giorno in giorno più degno della sua alleanza. E il popolo, camminando per le vie della giustizia, poté, con la bocca e con il cuore rendere onore a Dio, divenendo così, nel mondo, segno e "sacramento" della divina benedizione.

6. A sua volta Dio, dal quale discende ogni benedizione, già fin d'allora concesse che specialmente i patriarchi, i re, i sacerdoti, i leviti, i genitori11 innalzassero al suo nome lodi e benedizioni, e in nome suo trasmettessero le benedizioni divine agli uomini e alle cose create.

Quando Dio o direttamente o per mezzo di altri benedice, sempre viene assicurato il suo aiuto, annunziata la sua grazia, proclamata la sua fedeltà all'alleanza sancita. E quando sono gli uomini a benedire, essi lodano Dio e inneggiano alla sua bontà e misericordia.

Dio infatti benedice comunicando o preannunziando la sua bontà, gli uomini benedicono Dio proclamando le sue lodi,

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8) Cf Messale Romano, Comune dei Santi e delle Sante, 9: per gli operatori di misericordia, colletta.

9) Cf Gn 12, 3.

10) S. BASILIO, De Spiritu Sancto, cap. 15, 36: PG 32, 131; cf S. AMBROGIO, De Spiritu Sancto, I, 7, 89: PL 16, 755.

11) Cf Gn 14, 19-20; Eb 7, 1; Gn 27, 27-29; 38, 40; Eb 11, 20; Gn 49, 1-28; Eb 11, 21; Dt 21, 5; Dt 33;Gs 14, 13; 22, 6; 2 Cr 30, 27; Lv 9,22-23; Ne 8, 6; Sir 3, 9-11.

rendendo a lui grazie, tributandogli il culto e l'ossequio della loro devozione; quando poi benedicono gli altri, invocano l'aiuto di Dio sui singoli o su coloro che sono riuniti in assemblea.

7. Secondo la testimonianza della Sacra Scrittura, tutte le cose che Dio ha creato e che sempre conserva nel mondo con la sua provvidenza e il suo amore, attestano la benedizione di Dio e devono, a loro volta, indurre a innalzare la benedizione12: ciò è da tenersi presente specialmente dopo che il Verbo si è fatto carne e con il mistero della sua Incarnazione ha dato inizio alla santificazione di tutte le cose create. Tutte le benedizioni sono anzitutto e principalmente rivolte a Dio, di cui esaltano la grandezza e la bontà; ma poiché comunicano i benefici divini, si riferiscono anche agli uomini, che Dio sostiene e protegge con la sua provvidenza; e non escludono nemmeno le cose create, perché la loro molteplice varietà costituisce per l'uomo una benedizione di Dio13.
 

II. Le benedizioni nella vita della Chiesa

8. Obbediente alle parole del Salvatore, la Chiesa partecipa al calice della benedizione14, rendendo grazie a Dio per il dono ineffabile per la prima volta ricevuto nel mistero pasquale, e a noi comunicato nell'Eucaristia. Dal mistero eucaristico la Chiesa attinge la grazia e la forza, per effetto delle quali diventa anche essa benedizione e come sacramento universale i di salvezza15, esercita tra gli uomini e per gli uomini l'opera di santificazione, e con Cristo Capo, nello Spirito Santo, da gloria al Padre.

9. Molte volte la Chiesa compie, sotto l'azione dello Spirito Santo, questo suo ministero: perciò ha istituito svariate forme di benedizione; con le quali essa chiama gli uomini a lodare Dio, li invita a chiedere la sua protezione, li esorta a meritare, con la santità della vita, la sua misericordia e innalza preghiere

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12) Cf, p. es., Dn 3, 57-88; Sal 65, 8; 102; 134; 1Tm 4, 4-5.

13) Cf Gn 27,27; Es 23, 25; Dt 7,13; 28, 12; Gb 1, 10; Sal 64, 11; Ger 31, 23.

14) Cf 1Cor 10, 16.

15) Cf LG 48.

per ottenere i benefici divini, in modo che le sue invocazioni ottengano l'effetto sperato.

Queste dunque le finalità delle benedizioni istituite dalla Chiesa, che sono segni sensibili, per mezzo dei quali "viene significata, e nel modo a essi proprio, realizzata"16, quella santificazione degli uomini in Cristo e quella glorificazione di Dio, che costituisce il fine cui tendono tutte le altre attività della Chiesa17.

10. In quanto segni, che si basano sulla parola di Dio e si celebrano in forza della fede, le benedizioni intendono metter in luce e manifestare quella vita nuova in Cristo, che nasce e si sviluppa in forza dei sacramenti della nuova Alleanza, istituiti da Cristo Signore. Inoltre le benedizioni, istituite in certo qual modo a imitazione dei sacramenti, si riportano sempre e principalmente a effetti spirituali, che ottengono per l'impetrazione della Chiesa18.

11. Convinta come è di questa verità, la Chiesa vuole che la celebrazione di una benedizione torni veramente a lode ed esaltazione di Dio e sia ordinata al profitto spirituale del suo popolo.

E perché questa finalità risulti più evidente, per antica tradizione le formule di benedizione hanno soprattutto lo scopo di rendere gloria a Dio per i suoi doni, chiedere i suoi favori e sconfiggere il potere del maligno nel mondo.

12. La Chiesa, intenta come è a glorificare Dio in tutte le cose, e specialmente a porre in risalto la manifestazione della sua gloria agli uomini che, in grazia del Battesimo, sono rinati o prossimi a rinascere alla vita nuova, con le sue benedizioni, e così per essi e con essi in circostanze particolari della loro esistenza, loda il Signore e invoca su di essi la sua grazia. Talvolta poi la Chiesa benedice anche le cose e i luoghi che si riferiscono all'attività umana, alla vita liturgica, alla pietà e alla devozione, sempre però tenendo presenti gli uomini che

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16) SC 7.

17) SC 7, 10.

18) SC 60.

usano quelle determinate cose e operano in quei determinati luoghi. L'uomo infatti, per il quale Dio ha voluto e ha fatto tutto ciò che vi è di buono, è il depositario della sua sapienza, e con i riti di benedizione attesta di servirsi delle cose create, in modo che il loro uso lo porti a cercare Dio, ad amare Dio, a servire fedelmente Dio solo.

13. I fedeli, guidati dalla fede, rinvigoriti dalla speranza, spinti dalla carità, non solo sono in grado di scorgere saggiamente in tutte le cose create l'impronta della bontà di Dio, ma anche nelle opere dell'attività umana cercano implicitamente il regno di Cristo e inoltre considerano tutti gli eventi del mondo come segno di quella paterna provvidenza con la quale Dio regge e sostiene tutte le cose. Sempre quindi e dappertutto si offre l'occasione di lodare, invocare e ringraziare Dio, per mezzo di Cristo, nello Spirito Santo, purché si tratti di cose, luoghi, o contingenze che non siano in contrasto con la legge e lo spirito del Vangelo. Pertanto ogni celebrazione di benedizione deve essere sempre vagliata in base a criteri pastorali, specialmente se ci fosse motivo di prevedere un eventuale pericolo di sconcerto da parte dei fedeli e degli altri presenti.

14. L'impostazione pastorale di queste benedizioni concorda con le parole del Concilio Ecumenico Vaticano II: "La liturgia dei sacramenti e dei sacramentali offre ai fedeli ben disposti la possibilità di santificare quasi tutti gli avvenimenti della vita per mezzo della grazia divina che fluisce dal mistero pasquale della Passione, Morte e Risurrezione di Cristo; mistero dal quale derivano la loro efficacia tutti i sacramenti e sacramentali; e così quasi ogni retto uso delle cose materiali può essere indirizzato alla santificazione dell'uomo e alla lode di Dio"19. In tal modo, per mezzo dei riti delle benedizioni, gli uomini si dispongono a ricevere l'effetto principale proprio dei Sacramenti, e vengono santificate le varie circostanze della loro vita.

15. "Al fine di ottenere però questa piena efficacia, è necessario che i fedeli si accostino alla sacra liturgia con retta disposizione

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19) SC 61.

di animo"20. Pertanto coloro che chiedono la benedizione di Dio per mezzo della Chiesa, intensifichino le loro disposizioni, lasciandosi guidare da quella fede alla quale tutto è possibile21; facciano leva sulla speranza che non delude22, siano animati soprattutto di quell'amore che spinge a osservare i comandamenti di Dio23. In tal modo gli uomini, intenti alla ricerca della volontà divina24, comprenderanno in pieno e otterranno davvero la benedizione del Signore.
 

III. Uffici e ministeri

16. Le benedizioni della Chiesa sono azioni liturgiche; pertanto la celebrazione comunitaria, che è talvolta richiesta, meglio risponde all'indole della preghiera liturgica, e mentre la preghiera della Chiesa propone ai fedeli una verità, i presenti son condotti a partecipare con il cuore e con le labbra alla voce della Madre.

Per le benedizioni di maggiore importanza che riguardano la Chiesa locale, è bene che si riunisca la comunità diocesana o parrocchiale, sotto la presidenza del vescovo o del parroco. Conviene però che anche nelle altre benedizioni siano presenti dei fedeli: ciò che si compie per un gruppo, rifluisce in qualche modo su tutta la comunità.

17. In mancanza di un gruppo di fedeli, colui che vuoi benedire Dio o chiedere la divina benedizione, o anche il ministro che presiede la celebrazione, ricordino che essi rappresentano la Chiesa celebrante; la loro comune implorazione otterrà che "mediante l'uomo, ma non dall'uomo"25, discenda la benedizione, quale dono spiritualmente condiviso di santificazione e di grazia26.

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20) SC 11.

21) Cf Mc 9, 23.

22) Cf Rm 5,5.

23) Cf Gv 14, 21.

24) Cf Rm 12, 2; Ef 5, 17; Mt 12, 50; Mc 3, 35.

25) S. Cesario di Arles, Sermo 77,5: CCL 103, 321.

26) S. ambrogio, De benedictionibus patriarcharum, 2, 7: PL 14, 709; De Patriarchis, 32, 2, 18.

La celebrazione della benedizione delle cose e dei luoghi non si faccia di norma senza la partecipazione di almeno qualche fedele.

18. Il ministero della benedizione si collega a un esercizio particolare del sacerdozio di Cristo; in base quindi al compito e all'ufficio proprio di ciascuno nell'ambito del popolo di Dio, questo ministero così viene esercitato:

a) Al vescovo spetta presiedere specialmente quelle celebrazioni che riguardano tutta la comunità diocesana e che si svolgono con particolare solennità e con grande concorso di popolo: pertanto il vescovo può riservare alla sua persona alcune celebrazioni, specialmente se svolte in forma più solenne27.

b) Ai presbiteri, come richiede la natura del loro servizio verso il popolo di Dio, spetta presiedere le benedizioni, quelle specialmente che riguardano la comunità al cui servizio essi sono dedicati; possono quindi celebrare tutte le benedizioni contenute in questo libro, a meno che non sia presente e presieda il vescovo.

c) Ai diaconi, quali aiutanti del vescovo e del suo presbiterio come ministri della Parola, dell'altare e della carità, spetta presiedere alcune celebrazioni, come indicato a suo luogo. Tutte le volte però che è presente un sacerdote, è più opportuno che proprio a lui venga affidato il compito di presiedere: il diacono gli presterà servizio, esercitando nell'azione liturgica le proprie mansioni.

d) Agli accoliti e ai lettori, che in base alla loro "istituzione" svolgono nella Chiesa un ufficio particolare, vien giustamente conferita, a giudizio dell'Ordinario del luogo, la facoltà di impartire di diritto, a preferenza degli altri laici, alcune benedizioni.

Anche altri laici, uomini e donne, in forza del sacerdozio comune, di cui sono stati insigniti nel Battesimo e nella Confermazione - a condizione che esista un compito specifico (quello, per esempio, dei genitori verso i figli), o l'esercizio di un ministero straordinario, o lo svolgimento di altri uffici particolari nella Chiesa, come avviene in alcune regioni per i religiosi

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27) Cf SC 79.

o i catechisti - a determinate condizioni e a giudizio dell'Ordinario del luogo28 e purché sia notoria la loro necessaria preparazione pastorale e la loro prudenza nel compimento delle mansioni loro affidate, possono celebrare alcune benedizioni con il rito e il formulario per essi previsti, come indicato nel rituale di ogni benedizione. Se però è presente un sacerdote o un diacono, si deve lasciare a lui il compito di presiedere.

19. La partecipazione dei fedeli sarà tanto più attiva, quanto più accurata sarà la formazione a essi impartita sull'importanza delle benedizioni. Pertanto i presbiteri e i ministri, sia nel corso delle celebrazioni, sia nella predicazione e nella catechesi, spieghino ai fedeli il significato e l'efficacia delle benedizioni.

È infatti di somma importanza che il popolo di Dio venga catechizzato sul genuino significato dei riti e delle preghiere di cui la Chiesa si serve nell'impartire la benedizione, per evitare che si introduca nella sacra celebrazione qualche elemento che indulgendo a concezioni superstiziose o a vane credenze, possa intaccare la purezza della fede.
 

IV. Celebrazione della benedizione

Struttura tipica

20. La celebrazione tipica della benedizione presenta due parti principali: la prima è la proclamazione della parola di Dio, la seconda la lode della bontà di Dio e l'implorazione del suo aiuto.

La celebrazione è di norma incorniciata da brevi riti di apertura e di conclusione.

21. La prima parte ha lo scopo di caratterizzare la benedizione come vero segno sacro, che attinge senso ed efficacia dalla proclamazione della parola di Dio29.

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28) Cf SC 79.

29) Cf Messale Romano, Ordinamento delle Letture della Messa, 2a ed. tip. 1981, "Premesse", nn. 3-9 (cf pp. 227-232).

Centro quindi di questa prima parte è la proclamazione della parola di Dio, alla quale giustamente si riferiscono la monizione introduttiva e la breve spiegazione, come pure l'esortazione o l'omelia che secondo l'opportunità si possono aggiungere. Allo scopo poi di ravvivare la fede dei partecipanti, opportunamente si inseriscono in tale contesto, specialmente se di letture se ne fanno più di una, un salmo o un canto o una pausa di sacro silenzio.

22. La seconda parte consta di riti e di preghiere al fine di suscitare nei presenti la lode di Dio e implorare il suo aiuto per Cristo, nello Spirito Santo. Elemento centrale di questa parte è la formula di benedizione o preghiera della Chiesa spesso accompagnata da un segno particolare.

Per meglio favorire poi l'atteggiamento orante dei presenti, si può aggiungere una orazione comune, che precede di norma la preghiera di benedizione, ma qualche volta la segue.

23. Nelle celebrazioni proposte, gli elementi principali quali sono la proclamazione della parola di Dio e la preghiera della Chiesa - elementi che mai si devono omettere, neanche nei riti più brevi - si devono con cura distinguere, nell'adattamento della celebrazione, dagli altri elementi.

24. Inoltre nel disporre la celebrazione si tengano soprattutto presenti questi particolari:

a) si dia comunemente la preferenza alla forma comunitaria30, in modo che nello svolgimento del rito il diacono, il lettore, il salmista e la schola compiano ognuno le proprie mansioni;

b) si tenga presente la norma primaria della consapevole, attiva, e facile partecipazione dei fedeli31;

c) si provveda opportunamente a tutte le circostanze di cose o di persone32, avendo sempre presenti i principi ispiratori della riforma di questi riti ristrutturati e le norme stabilite dalla competente autorità.

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30) Cf SC 27.

31) Cf SC 79.

32) Cf SC 38.

I segni proposti nelle celebrazioni

25. I segni visibili che spesso accompagnano le orazioni hanno specialmente lo scopo di richiamare alla mente le azioni salvifiche del Signore, di mettere in rilievo una specifica connessione con i più importanti sacramenti della Chiesa, di alimentare quindi la fede dei presenti e suscitare in loro una attenta partecipazione al rito33.

26. I segni più usuali sono quelli di estendere o innalzare o congiungere o imporre le mani; il segno di croce; l'aspersione dell'acqua benedetta e l'incensazione.

a) Poiché la formula di benedizione è anzitutto un'"orazione", nel pronunziarla, il ministro - come viene precisato nei singoli riti - estende o innalza o congiunge le mani.

b) Tra i segni di benedizione ha un posto particolare l'imposizione delle mani, sull'esempio di Cristo, che parlando dei suoi discepoli disse: "imporranno le mani ai malati, e questi guariranno" (Mc 16, 18); è Cristo stesso che nella Chiesa e per mezzo della Chiesa compie ancora questo segno, c) Viene anche spesso proposto, secondo l'antica tradizione della Chiesa, il segno di croce.

d) In alcuni riti è prevista l'aspersione dell'acqua benedetta. In questi casi, i ministri esortino i fedeli a ricordare il mistero pasquale e a rinnovare la fede del Battesimo.

e) In altri riti si usa l'incensazione che è segno di venerazione e di onore, e simboleggia talvolta la preghiera della Chiesa.

27. Sebbene i segni usati nelle benedizioni, e specialmente il segno di croce, implichino di per sé una certa evangelizzazione e un'espressione di fede, di norma non è lecito impartire una benedizione di cose e di luoghi con il solo segno esterno, senza ricorso alcuno alla parola di Dio o a una formula di preghiera: questo per rendere più attiva la partecipazione ed evitare il pericolo di superstizione.

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33) Cf SC 59-60.

Modo di unire la celebrazione della benedizione con altre celebrazioni o con altre benedizioni

28. Poiché alcune benedizioni hanno un rapporto particolare con i sacramenti, la loro celebrazione si può unire talvolta con quella della Messa.

Nel Rituale vien precisato quali siano queste benedizioni e con quale parte o momento rituale si debbano unire; sono inoltre indicate, per i singoli casi, le norme rituali che si devono osservare. Nessun'altra benedizione si può unire con la celebrazione eucaristica.

29. Alcune benedizioni sì possono unire con altre celebrazioni, come indicato a suo luogo nei vari riti di benedizione.

30. Può essere talvolta opportuno compiere, in un'unica celebrazione, più benedizioni. Nel regolare questa benedizione si tengano presenti questi criteri: il rito usato deve essere quello della benedizione principale; in esso si inseriscano, nella monizione e nelle preghiere, parole e segni appropriati, con i quali si manifesti l'intenzione d'impartire anche le altre benedizioni.

Il compito del ministro nella preparazione e nell'ordinamento della celebrazione

31. Il ministro si ricordi che le celebrazioni riguardano in primo luogo i fedeli battezzati; si possono però celebrare anche per i catecumeni, e, tenute presenti le norme del can. 1170, anche per i non cattolici, a meno che non vi si opponga una proibizione della Chiesa.

Per celebrare benedizioni in modo comunitario con i fratelli separati si osservino nei singoli casi le norme impartite dall'Ordinario del luogo.

32. Il celebrante o il ministro, considerate le circostanze, e tenuti presenti anche i desideri dei fedeli, si serva, secondo l'opportunità, delle facoltà concesse nei vari riti; mantenga però la struttura dei riti stessi e non sconvolga in alcun modo l'ordine delle parti principali.

33. Nello svolgimento della celebrazione comunitaria si procuri che tutti, ministri e fedeli, nel compiere il loro ufficio, facciano tutto ciò che loro spetta con decoro, ordine e devozione.

34. Si tenga anche presente l'indole particolare del tempo liturgico, in modo che le monizioni e le preghiere dei fedeli abbiano un raccordo con l'annuo svolgimento del mistero di Cristo.

Le vesti liturgiche

35. Il vescovo, quando presiede celebrazioni di grande importanza, indossa le vesti indicate nel Cerimoniale dei Vescovi.

36. Il presbitero e il diacono, quando presiedono benedizioni celebrate in forma comunitaria, specialmente in chiesa o con qualche solennità esterna, indossino il camice con la stola. Se si usa l'abito talare, il camice può essere sostituito dalla cotta. Nelle celebrazioni più solenni si può usare il piviale.

37. Il colore dei paramenti può essere il bianco o quello corrispondente al tempo liturgico o alla festa del giorno.

38. I ministri regolarmente istituiti, quando presiedono le celebrazioni comunitarie, indossino le vesti prescritte dalle Conferenze Episcopali o dall'Ordinario del luogo per le celebrazioni liturgiche.
 

V. Adattamenti che spettano alle Conferenze Episcopali

39. Alle Conferenze Episcopali spetta, in forza della Costituzione sulla sacra Liturgia34, redigere un Rituale particolare che corrisponda al titolo "De benedictionibus" del Rituale Romano, adattato però alle esigenze delle singole regioni, in modo che, dopo la revisione della Sede Apostolica35, possa essere usato nelle rispettive regioni.

A questo riguardo, spetterà alle Conferenze Episcopali: a) precisare gli adattamenti, secondo i principi stabiliti in questo libro, .conservando però la struttura propria dei riti stessi;

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34) Cf SC 63b.

35) Cf CIC, c. 838 §§2, 3; c. 1167 § 1.

b) valutare con attenzione e prudenza che cosa si può opportunamente accogliere dalle tradizioni e dalla cultura dei singoli popoli, e proporre quindi altri adattamenti ritenuti utili o necessari36;

c) conservare o adattare eventuali benedizioni proprie di Rituali particolari preesistenti, o quelle ancora in uso dell'antico Rituale Romano, purché si possano armonizzare con lo spirito della Costituzione sulla sacra Liturgia, con i principi esposti in questo titolo e con le esigenze attuali;

d) nei vari Riti di benedizione, specialmente quando vengono proposte più formule a scelta, aggiungere, oltre le formule contenute nel Rituale Romano, anche altre formule dello stesso tipo;

e) tradurre integralmente le parti introduttive ("praenotanda"), sia generali che particolari, contenute in questo libro; non solo, ma, se del caso, completarle, in modo che i ministri possano meglio comprendere il significato dei riti, e i fedeli parteciparvi consapevolmente e attivamente;

f) aggiungere elementi che il libro non contiene, suggerendo per esempio, altre letture ritenute utili e segnalando canti adatti;

g) preparare la versione dei testi, in modo che si adattino all'indole delle varie lingue e alle caratteristiche delle diverse culture;

h) nelle edizioni del libro, ordinare la materia nel modo ritenuto più idoneo all'uso pastorale; pubblicare estratti del libro in fascicoli distinti, premettendovi però sempre le parti introduttive di maggior rilievo.

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36) Cf SC 37, 40; 65.

PARTE PRIMA

BENEDIZIONI DELLE PERSONE

Premesse

40. Il Signore Gesù quando prega il Padre perché "tutti siano uno come anche noi siamo uno" (Gv 17, 21-22), ci offre una certa similitudine tra l'unione delle persone divine e l'unione dei figli di Dio nella verità e nella carità1.

41. L'articolazione di questa prima parte del "Benedizionale" intende affermare l'indole e la vocazione comunitaria della persona umana, evidenziando il nesso inscindibile tra la famiglia e la comunità, famiglia di famiglie, destinataria ed erede della benedizione originaria di Dio creatore e Signore2. Questa dimensione interpersonale riceve il suo sigillo nei sacramenti in forza dei quali noi tutti, come pietre vive, veniamo edificati in tempio spirituale, da cui si innalza a Dio la supplica e la lode (cf 1Pt 2, 5).

Sezione prima

LA COMUNITÀ

*Premesse alla sezione prima

42. La "Benedizione per i benefici ricevuti" esprime in modo esemplare la tipologia di questo rituale in cui la comunità cristiana, chiamata ad avere in eredità la benedizione (cf IPt 3,9), proclama la lode di Dio rendendogli grazie e invocando il suo aiuto (cf n. 6).

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1) Cf GS 24.

2) GS 47.

43. I formulari proposti riguardano occasioni e momenti della vita ecclesiale, nella realtà del tempo e dello spazio in cui la comunità di fede è chiamata a testimoniare il Signore e a servire i fratelli.
 

Capitolo I

BENEDIZIONE PER I BENEFICI RICEVUTI

*Premesse

44. L'esempio del divino Maestro che rende grazie al Padre, Signore del ciclo e della terra (Mt 11, 25 ss.; cf Lc 10, 21 s.), e l'esortazione dell'apostolo Paolo (cf Ef 5, 18-20) chiamano il popolo cristiano a estendere il rendimento di grazie che si irradia dalla celebrazione eucaristica, all'esperienza quotidiana e alle circostanze particolari nel corso della vita e della storia, in cui avverte più fortemente il bisogno e il dovere di riunirsi in santa assemblea per lodare e ringraziare Dio dei benefici ricevuti (cf Ec 17, 16).

45. I seguenti formulari intendono esprimere la gratitudine della comunità in alcune date particolarmente significative come celebrazioni di fine d'anno, feste patronali...

Caratteristiche sono le benedizioni contestuali alle solenni processioni in cui si manifesta visivamente l'immagine della Chiesa che cammina nel tempo cantando le lodi del Signore1.

a) La processione eucaristica. Il Cristo, crocifisso e risorto, ci ha preceduto sulla via del ritorno al Padre, termine ultimo di ogni umana attesa.

Nell'Eucaristia, testamento del suo amore, egli si fa cibo e bevanda spirituale nel nostro viaggio verso la Pasqua eterna. Fortificati alla mensa eucaristica, i fedeli camminano sulle strade del mondo benedicendo il Signore con salmi, inni e

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1) Cf LG 48.

cantici spirituali (cf Col 3, 16) e rendendo pubblica testimonianza di fede nel Dio con noi2.

b) La processione in onore della beata Vergine Marta. La Madre di Gesù, icona e primizia della santa Chiesa, splende come segno di sicura speranza e consolazione al popolo in cammino fino a quando verrà il giorno del Signore3. La sua eccezionale peregrinazione nella fede, nella quale avanzò serbando fedelmente l'unione con il Cristo suo Figlio, rappresenta un costante punto di riferimento per tutti coloro che, unendosi al suo cantico di lode, procedono verso la gloria del ciclo.

c) La processione in onore dei santi. La Chiesa dei viatori procede in comunione di fede e di carità con coloro che, avendo seguito fedelmente Cristo, hanno già ricevuto la palma e la corona.

I martiri e i santi, del cui titolo si onorano chiese, città, villaggi, ci indicano la via per la quale attraverso le vicende del mondo possiamo arrivare alla patria eterna. Confortati dalla loro testimonianza e dalla loro fraterna intercessione, avanziamo tra le gioie e le prove della vita invocando e lodando Dio, datore di ogni bene.

46. Il rito della "Benedizione per ringraziare Dio dei suoi doni" (I) può essere usato dal sacerdote e dal diacono o anche da un laico con i gesti e le formule per esso predisposti.

II rito della "Benedizione al termine di una processione" (II) può essere usato solo dal sacerdote o dal diacono.

47. Nel rispetto della struttura del rito e dei suoi elementi essenziali, si potranno adattare le singole parti alle circostanze di persone e di luoghi.

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2) Cf Rito della Comunione fuori della Messa e Culto eucaristico, ed. it. n. 101.

3) LG 68.

Capitolo II

BENEDIZIONE DEGLI INVIATI

ALL'ANNUNZIO MISSIONARIO DEL VANGELO

Premesse

 

87. Quando i discepoli di Cristo - chierici, religiosi e laici vengono inviati dai legittimi pastori della Chiesa a predicare ai non cristiani il mistero della salvezza, è molto opportuno che si celebri un rito per implorare la benedizione di Dio sui nuovi araldi del Vangelo, per sensibilizzare i fedeli sulla natura e l'efficacia dell'azione missionaria ed esortarli a pregare per coloro che, in forza di uno specifico carisma, sono sul punto di partire per recare l'annunzio del Vangelo.

 

88. Il rito di benedizione opportunamente si svolge o nel corso di una apposita celebrazione della parola di Dio, o durante la celebrazione dell'Eucaristia, come verrà specificato più avanti.

 

89. I riti qui proposti possono essere usati dal vescovo e dal presbitero.

 

90. Nel rispetto della struttura del rito e dei suoi elementi essenziali, si potranno adattare le singole parti alle circostanze e alla situazione concreta dei missionari.

Se il rito è lodevolmente presieduto dal vescovo, si facciano gli adattamenti del caso.

Capitolo III

BENEDIZIONE PER UN CONVEGNO

DI OPERATORI PASTORALI O
PER UNA RIUNIONE DI PREGHIERA

Premesse

132. Quando i fedeli o i catecumeni si raccolgono nel nome di Cristo, in quella riunione, secondo la parola del Vangelo (cf Mt 20, 4), è presente lo stesso Signore. Da ciò deriva che le preghiere di benedizione espresse dai partecipanti a un convegno pastorale hanno il loro essenziale riferimento a Cristo. E pertanto opportuno che queste adunanze si aprano con la preghiera liturgica, o almeno si riservi per essa un certo spazio di tempo.

Per questo motivo i "Principi e norme della Liturgia delle Ore", n. 27, raccomandano per le adunanze dei laici, ovunque siano indette e per qualsiasi motivo (preghiera, apostolato ecc.), l'Ufficio della Chiesa orante, celebrando parte della Liturgia delle Ore: "È necessario che imparino ad adorare Dio Padre in spirito e verità, anzitutto nell'azione liturgica", memori del fatto che "mediante il culto pubblico e la preghiera raggiungono tutti gli uomini e possono contribuire non poco alla salvezza di tutto il mondo".

133. Qualora quanto sopra auspicato non si potesse fare, considerate le diverse circostanze, è conveniente che l'adunanza inizi con un tempo di preghiera e si concluda eventualmente con il rito della benedizione, guidato da chi presiede l'assemblea, nel modo qui indicato.

134. La preghiera di benedizione si omette quando le adunanze sono seguite dalla celebrazione dell'Eucaristia.

135. Il rito qui proposto può essere usato dal sacerdote e dal diacono o anche da un laico con i gesti e le formule per esso predisposti.

136. Nel rispetto della struttura del rito e dei suoi elementi essenziali, si potranno adattare le singole parti alle circostanze di persone e di luoghi.
 

Capitolo IV

BENEDIZIONE DEI PARTECIPANTI ALLA CATECHESI

I. Benedizione dei Catechisti

Premesse

161. Il rito di benedizione di coloro che nella Chiesa locale sono incaricati della catechesi, si svolge opportunamente o in una apposita celebrazione della Parola, o nella celebrazione dell'Eucaristia come indicato più avanti.

162. Il rito qui proposto può essere usato dal sacerdote e dal diacono.

163. Nel rispetto della struttura del rito e dei suoi elementi essenziali, si potranno adattare le singole parti alle circostanze di persone e di luoghi.

II. benedizione dei partecipanti alla catechesi all'inizio dell'anno pastorale

Premesse

182. La catechesi è l'azione ecclesiale che conduce i cristiani nella crescita della fede. Essa tende a sviluppare un itinerario che promuove e nutre, secondo lo Spirito di Gesù, la vita cristiana dei fedeli in ogni età e condizione, guidandoli verso la piena maturità di Cristo.

Per questo la comunità deve preoccuparsi ogni anno di progettare e organizzare una pluralità di corsi e itinerari catechistici, attenta alle diverse esigenze dei soggetti e all'interno di un cammino comunitario di formazione alla vita di fede professata, celebrata e testimoniata nella carità.

183. È opportuno che all'inizio dell'anno catechistico, come momento privilegiato di coinvolgimento comunitario, si organizzi una particolare celebrazione per lodare e ringraziare Dio, per prendere coscienza di essere membri di una comunità profetica inviata a tutti, per chiedere la luce e la forza dello Spirito lungo le varie tappe dell'itinerario di fede.

184. Questo rito si può svolgere o in una celebrazione della Parola o durante la Messa con particolari formule per coloro che iniziano, come catechisti o alunni, il corso catechistico (cf anche: La Messa dei fanciulli, Ed. it. 1976). Si abbia cura di ornare a festa il fonte battesimale e di accendervi il cero pasquale.

185. Il rito senza la Messa può essere usato dal sacerdote e dal diacono o anche da un laico. In assenza dei ministri ordinati, il laico appositamente deputato, deve omettere la benedizione dell'acqua, la benedizione dei nuovi catechisti, e, quando sono indicati, usare gli appositi testi.

186. Nel rispetto della struttura del rito e dei suoi elementi essenziali, si potranno adattare le singole parti alle circostanze di persone e di luoghi.
 

Capitolo V

* BENEDIZIONE DEGLI ALUNNI E INSEGNANTI
ALL'INIZIO DELL'ANNO SCOLASTICO

Premesse

206. L'apertura dell'anno scolastico, come ogni altro inizio, ha per la comunità parrocchiale e la comunità educante - famiglie, alunni, insegnanti, personale direttivo e ausiliario - la trepidazione e il fascino dell'attesa.

La vita di una scuola lungo l'arco di un anno è intessuta di tanti episodi o situazioni, che sono altrettanti segni da interpretare e vivere intensamente: momenti comuni di gioia o dolore, di accoglienza, saluto o congedo.

In particolare l'ingresso nella scuola è per il bambino un momento importante. I genitori devono diventare sempre più consapevoli del compito che hanno assunto al momento della nascita e del Battesimo.

207. Il credente sa, attraverso la grande tradizione biblica, che la promessa viene garantita e attuata tramite la benedizione divina. Anche un anno scolastico che muove i primi passi è un umile "In principio... " in cui ancora una volta Dio manifesta le cose meravigliose che intende compiere incontrando la buona volontà di tutte le persone chiamate ad animare la scuola. Di tutto questo è segno la benedizione che sale a Dio e da lui discende su ogni realtà umana.

208. Il rito qui proposto può essere usato dal sacerdote e dal diacono o anche da un laico, specialmente se catechista e responsabile dell'educazione degli alunni; in questo caso i testi delle preghiere sono quelli previsti per i laici stessi.

209. Nel rispetto della struttura del rito e dei suoi elementi essenziali, si potranno adattare le singole parti alle circostanze di persone e di luoghi.

È opportuno tenere presenti anche i testi proposti al Cap. XXV, Benedizione per una scuola o Università degli studi, e per la benedizione dei bambini che per la prima volta iniziano la scuola il Cap. XV. La celebrazione si potrà svolgere in un solo gruppo o con più gruppi insieme, in chiesa o fuori di chiesa. Per l'eventuale celebrazione della Messa in circostanze particolari vedi le indicazioni date ai nn. 837 e 854-860.


Capitolo VI

BENEDIZIONE DEI MALATI

Premesse

226. È consuetudine antichissima, che ha la sua origine nell'insegnamento e nell'esempio stesso di Cristo e degli Apostoli, che gli infermi vengano benedetti dai ministri della Chiesa. Nella loro visita agli infermi i ministri seguano con diligenza le indicazioni date ai nn. 39-45 del rituale "Sacramento dell'Unzione e cura pastorale degli infermi"; prima di tutto, però, manifestino agli infermi stessi la sollecitudine e l'amore di Cristo e della Chiesa.

227. Nel rituale "Sacramento dell'Unzione e cura pastorale degli infermi" sono previste varie occasioni per impartire la benedizione agli infermi e ne vengono indicati i formulari.

228. Il rito qui proposto può essere usato dal sacerdote e dal diacono, o anche da un laico con i gesti e le formule per esso predisposti.

229. Nel rispetto della struttura del rito e dei suoi elementi essenziali, si potranno adattare le singole parti alle circostanze di persone e di luoghi.

230. Per la benedizione di uno o pochi malati, in casi particolari, il ministro può usare il rito breve proposto ai nn. 956-960. Il sacerdote e il diacono nel caso di visite frequenti alle varie sezioni di un ospedale o di una casa di cura o per un malato soltanto o quando la benedizione si debba inserire in un'altra celebrazione di benedizione, possono usare la formula breve che si trova al n. 961.
 

Capitolo VII

*BENEDIZIONE IN OCCASIONE
DI INCONTRI COMUNITARI PER GLI INFERMI

Premesse

262. I malati hanno bisogno della forza della preghiera e dei sacramenti della fede per ricuperare il senso cristiano della sofferenza e, associandosi alla passione del Signore, contribuire al bene della Chiesa e alla salvezza del mondo. I medici, i vari operatori sanitari e quanti secondo le loro competenze e attitudini si dedicano agli ammalati, non devono tralasciare nulla di ciò che può essere fatto per recare sollievo al loro spirito.

263. È opportuno che si promuovano apposite giornate, incontri di preghiera e di riflessione o pellegrinaggi per gli infermi e con gli infermi.

264. Il rito qui proposto può essere usato dal sacerdote e dal diacono, o anche da un laico con i gesti e le formule per esso predisposti.

265. Nel rispetto della struttura del rito e dei suoi elementi essenziali, si potranno adattare le singole parti alle circostanze di persone e di luoghi.
 

Capitolo VIII

*BENEDIZIONE DEI COOPERATORI
NELLA CURA PASTORALE DEGLI INFERMI

Premesse

282. Tutti i cristiani, ciascuno secondo il proprio stato di vita, debbono far propria la sollecitudine di Cristo verso le membra sofferenti del suo corpo, che è la Chiesa.

Innanzitutto il parroco e i suoi collaboratori - presbiteri, diaconi e accoliti - si prenderanno cura dei malati, visitandoli, aiutandoli e confortandoli nel Signore con la Parola e i Sacramenti della fede.

283. Sarà il parroco o uno dei suoi collaboratori a coordinare la pastorale degli infermi, provvedendo a far giungere a tutti, specialmente alle persone sole, la delicata attenzione della comunità. I religiosi e laici che si renderanno disponibili al servizio degli infermi, avranno cura di prepararli a ricevere la Penitenza e l'Eucaristia e al tempo opportuno l'Unzione e il Viatico.

Dove o quando i ministri sacri non possono provvedere con frequenza alla Comunione degli infermi1, potranno essere questi cooperatori, come ministri straordinari, previa l'autorizzazione dell'Ordinario, a portare la Comunione nelle case specialmente la domenica partendo dalla Messa parrocchiale2.

284. Il rito qui proposto può essere usato dal sacerdote e dal diacono, se si tratta di una semplice benedizione di quanti collaborano nella cura pastorale degli infermi; solo dal parroco, con il consenso dell'Ordinario, se sarà conferito anche il ministero straordinario della Comunione3.

285. Nel rispetto della struttura del rito e dei suoi elementi essenziali, si potranno adattare le singole parti alle circostanze di persone e di luoghi.

Qualora ai cooperatori nella cura pastorale degli infermi venisse conferito il ministero straordinario della Comunione, si tenga presente quanto indicato nelle Premesse generali ai nn. 28-30.

______________

1) Cf Sacramento dell'Unzione e cura pastorale degli infermi, ed. it., n. 46.

2) Cf Istituzione dei ministri straordinari della Comunione, Premesse, nn. 2004 e 2008.

3) Cf ibid., n. 2012.

Capitolo IX

BENEDIZIONE DEI GRUPPI E ASSOCIAZIONI
DI VOLONTARI PER IL SOCCORSO
E L'AIUTO NELLE PUBBLICHE NECESSITÀ

Premesse

300. La Chiesa, nella sua fedele adesione al Vangelo, favorisce e sostiene con la sua azione tutto ciò che di buono si trova nella comunità umana.

Sebbene sia dovere di tutto il popolo di Dio alleviare secondo le proprie possibilità le miserie e i travagli dei fratelli nelle pubbliche necessità, tuttavia vanno lodate e sostenute quelle associazioni che, mentre possono portare, unendo le varie forze, un aiuto più efficace, si adoperano per associarsi dei collaboratori nell'intento di prestare un aiuto più adeguato in situazioni di emergenza.

301. Sotto il nome di associazioni destinate a portare aiuto nelle pubbliche necessità, si comprendono quelle associazioni che si propongono di portare gli ammalati negli ospedali, di estinguere gli incendi, di recare soccorso nelle inondazioni ecc., anche se fanno parte di strutture promosse dalla pubblica autorità nelle comunità civili.

302. Il rito qui proposto può essere usato dal sacerdote e dal diacono.

303. Nel rispetto della struttura del rito e dei suoi elementi essenziali, si potrà adattare la celebrazione alle caratteristiche delle varie associazioni, delle persone e dei luoghi.

Capitolo X

BENEDIZIONE DEI PELLEGRINI

Premesse

315. I pellegrinaggi ai luoghi santi, ai sepolcri dei santi e ai santuari, sia nelle forme tradizionali sia in forme nuove, sono da tenere in grande considerazione nella vita pastorale, sia perché invitano i fedeli alla conversione, sia perché nutrono la loro vita cristiana e anche favoriscono varie forme di apostolato.

316. Bisogna aver cura di spiegare e preparare opportunamente tutto ciò che costituisce il carattere proprio del pellegrinaggio cristiano, cioè la sua natura spirituale, in modo che i pellegrini siano veramente "annunziatori itineranti di Cristo" (AA 14) e ricevano in abbondanza i frutti del pellegrinaggio.

317. Perché ciò si possa conseguire più facilmente, sarà bene che nell'occasione di cominciare o concludere il pellegrinaggio, si organizzi non di rado una particolare celebrazione con i formulari per la benedizione dei pellegrini e per l'assunzione di impegni concreti personali e comunitari.

318. Se invece si preferisce iniziare o concludere il pellegrinaggio con l'Eucaristia o con la Liturgia delle Ore, o con altra azione liturgica, tutte queste celebrazioni si possono concludere con una speciale benedizione dei pellegrini, secondo i riti riportati più avanti.

319. Il rito qui proposto può essere usato dal sacerdote e dal diacono.

320. Nel rispetto della struttura del rito e dei suoi elementi essenziali, si potranno adattare le singole parti alle circostanze di persone e di luoghi. 
 

Capitolo XI

BENEDIZIONE DI CHI INTRAPRENDE UN CAMMINO

Premesse

345. E consuetudine veneranda, più volte ricordata anche nella Sacra Scrittura, che coloro che intraprendono un viaggio invochino l'aiuto del Signore. Il rito qui presentato offre un modello di preghiera adatto a conservare questa pia consuetudine.

Il rito si può usare specialmente nel caso dei migranti, anche occasionali (II), dei profughi e degli esuli (III), in occasione di viaggi per motivi di lavoro, di studio, di cura o in altre circostanze anche turistiche o sportive (I).

Con sapienza pastorale potrà essere usato nelle cappelle delle stazioni e degli aeroporti e simili.

346. Il rito qui proposto può essere usato dal sacerdote e dal diacono, o anche da un laico con i gesti e le formule per esso predisposti.

347. Nel rispetto della struttura del rito e dei suoi elementi essenziali, si potranno adattare le singole parti alle circostanze di persone e di luoghi.

348. Per la benedizione di singole persone o di un piccolo gruppo, il ministro può usare il rito breve, proposto ai nn. 366-371, adattandolo alle varie situazioni.
 

Sezione seconda

LA COMUNITÀ FAMILIARE

Premesse alla sezione seconda

402. Nella sua azione pastorale, la Chiesa sempre ha tenuto in grande considerazione la comunità di vita e di amore coniugale voluta dal Creatore, e costituita da Cristo Signore, sul modello della sua arcana e feconda unione con la Chiesa, quale sacramento della nuova alleanza, stato e forma di vita. Da questa comunità nasce la famiglia, nella quale i coniugi conservano, in seno al popolo di Dio, un loro proprio carisma e una loro specifica vocazione: quella di essere tra di loro, per i loro figli e per gli altri familiari, collaboratori della grazia e testimoni della fede e dell'amore di Cristo. Pertanto la famiglia cristiana, compiendo, quale Chiesa domestica, la missione a essa affidata da Dio ed esercitando il suo apostolato, è tenuta a proclamare ad alta voce, dinanzi agli uomini, le caratteristiche del regno di Dio nel mondo, e la speranza della vita beata1.

______________

1) Cf LG 11, 35; AA 7, 11; GS 47-52.

403. Allo scopo di rendere i coniugi e gli altri membri della famiglia sempre più idonei ad assumere in pienezza il proprio compito e a non porre indugio nell'attuarlo, la Chiesa ha istituito alcuni sacramentali, quali sussidi per arricchire in circostanze particolare la vita familiare, mediante la proclamazione della parola di Dio e una speciale benedizione. È il caso dei riti di benedizione riportati in questa sezione.
 

Capitolo XII

BENEDIZIONE DELLA FAMIGLIA

Premesse

404. Quando la benedizione delle famiglie o di una famiglia viene suggerita dalla cura pastorale o richiesta dalla famiglia stessa, è opportuno che si faccia attenzione alla particolare situazione domestica per ravvivare in essa la vita cristiana.

405. Il rito senza la Messa può essere usato dal sacerdote e dal diacono, o anche da un laico con i gesti e le formule per esso predisposti.

406. Nel rispetto della struttura del rito e dei suoi elementi essenziali, si potranno adattare le singole parti alle circostanze di persone e di luoghi.

407. La benedizione della famiglia si può anche inserire nella celebrazione della Messa, secondo il rito descritto ai nn 495-430.
 

Capitolo XIII

BENEDIZIONE ANNUALE DELLE FAMIGLIE
NELLA LORO CASA

Premesse

434. Obbedienti al mandato di Cristo, i pastori devono considerare come uno dei compiti principali della loro azione pastorale la sollecitudine di visitare le famiglie cristiane e di recar loro l'annunzio della pace di Cristo, che raccomandò ai suoi discepoli: "In qualunque casa entriate, prima dite: "Pace a questa casa"" (Lc 10, 5).

435. Ai parroci pertanto e ai loro collaboratori stia particolarmente a cuore la consuetudine di far visita ogni anno, specialmente nel Tempo pasquale, alle famiglie presenti nell'ambito della loro giurisdizione. È un'occasione preziosa per l'esercizio del loro compito pastorale: occasione tanto più efficace in quanto offre la possibilità di accostare e conoscere tutte le famiglie.

436. Poiché il rito della benedizione annuale di una famiglia nella sua casa riguarda direttamente la famiglia stessa, si richiede che al rito di benedizione presenzino i suoi membri.

437. Non si deve fare la benedizione delle case senza la presenza di coloro che vi abitano.

438. Il rito qui proposto può essere usato dal parroco e dai sacerdoti e dai diaconi, che lo aiutano nello svolgimento del suo ministero.

439. Di norma questa benedizione si celebra nelle singole case; tuttavia per ragioni pastorali e allo scopo di rinsaldare l'unità delle famiglie che vivono nello stesso edificio o nel medesimo complesso, si può opportunamente celebrare un'unica benedizione per più famiglie insieme, riunite in luogo adatto. In questo caso, l'orazione si dice al plurale.

440. Nel rispetto della struttura del rito e dei suoi elementi essenziali, cioè la lettura della parola di Dio e la preghiera di benedizione, si potranno adattare le singole parti alle circostanze delle famiglie e delle loro abitazioni. Nello svolgimento della celebrazione, si terrà conto, con vivo senso di carità, di tutti i presenti, specialmente dei piccoli, degli anziani e dei malati.


Capitolo XIV

BENEDIZIONE DEI CONIUGI

Premesse

469. Nei principali anniversari del Matrimonio, quali il 25°, il 50°, il 60°, è opportuno dare un rilievo particolare alla ricorrenza, celebrando la Messa propria con le orazioni indicate nel Messale Romano1.

470. La benedizione dei coniugi si può impartire durante la Messa, secondo i riti qui sotto descritti ai nn. 474-489 e 490-498, oppure fuori della Messa, secondo i riti presentati nei nn. 499-52 le 522-529.

471. Fuori degli anniversari, anche in caso di necessità o di circostanze particolari - per esempio un ritiro spirituale o un pellegrinaggio - i coniugi possono chiedere la benedizione. Nel caso di varie coppie di coniugi, la preghiera di benedizione e la benedizione finale si formulano al plurale.

472. Il rito senza la Messa può essere usato dal sacerdote e dal diacono, e anche dal laico con i gesti e le formule per esso predisposti.

473. Nel rispetto della struttura del rito e dei suoi elementi essenziali, si potranno adattare le singole parti alle circostanze dei coniugi e delle loro famiglie, e dei luoghi. Secondo l'opportunità, il ministro può usare il rito breve che si trova ai nn. 522-529.


Capitolo XV

BENEDIZIONE DEI BAMBINI

Premesse

530. Si possono presentare varie occasioni nelle quali rivolgere a Dio preghiere per i bambini già battezzati: ad esempio quando si celebrano feste particolari come nel Tempo di Natale, all'inizio dell'anno scolastico, o quando i genitori chiedono per essi una particolare benedizione del sacerdote. Data la varietà delle situazioni, questo formulario dovrà essere opportunamente adattato ai singoli casi.

______________

1) Cf Messale Romano, 2a ed. tip. it. 1983, Messe Rituali, Per la Messa degli sposi: 2. Per l'anniversario del Matrimonio, p. 748; 3. Per il venticinquesimo di Matrimonio, p. 749; 4. Per il cinquantesimo di Matrimonio, p. 750.

531. Qualora poi un gruppo di fedeli si riunisca allo scopo di preparare una celebrazione del Battesimo, può essere opportuno approfittarne per invocare sul bambino non ancora battezzato, come su di un piccolo catecumeno, una speciale benedizione. Si potrà così meglio illustrare, nella pratica pastorale il grande valore del segno di croce, tracciato dal ministro e dai genitori sul battezzando. Posto sotto la protezione del segno della nostra salvezza, quel bimbo è potenzialmente consacrato a Dio e in attesa di ricevere il Battesimo (nn. 553-564).

532. I riti qui proposti possono essere usati dal sacerdote e dal diacono, o anche da un laico, specialmente se catechista e responsabile dell'educazione dei fanciulli, con i gesti e le formule per esso predisposti.

533. Nel rispetto della struttura del rito e dei suoi elementi, essenziali, si potranno adattare le singole parti alla situazione de bambini e delle loro famiglie, e dei luoghi.

534. Per la benedizione di un solo bambino, il ministro dice la preghiera di benedizione al singolare o può usare il rito breve proposto ai nn. 565-571; in circostanze particolari il sacerdote o il diacono possono usare la formula breve che si trova al n. 572.


Capitolo XVI

BENEDIZIONE DEI FIGLI

Premesse

585. A Gesù, come leggiamo nel Vangelo, venivano presentati i fanciulli perché li benedicesse e imponesse loro le mani. Ora è vivo desiderio dei genitori cristiani che anche i loro figli vengano benedetti. Anzi, nelle tradizioni popolari è tenuta in grande considerazione la benedizione dei figli impartita dagli stessi genitori: cosa che si può fare in particolari circostanze della vita dei figli, o anche quando la famiglia si riunisce per la preghiera o per la meditazione della Sacra Scrittura.

586. Se è presente un sacerdote o un diacono, specialmente in occasione della visita che, a determinate scadenze, i pastori fanno alle singole famiglie per impartire la benedizione, è più opportuno che siano loro stessi a compiere questo ministero.

587. Il rito qui proposto può essere usato dai genitori, dal sacerdote e dal diacono.

588. Nel rispetto della struttura del rito e dei suoi elementi essenziali, si potranno adattare le singole parti alle circostanze di persone e di luoghi.

589. Se è previsto che il figlio o i figli ricevano la benedizione in un'altra celebrazione o per altre circostanze, si può usare la formula breve proposta al n. 605.

590. Se si deve dare la benedizione a un figlio ammalato, si può usare il rito proposto nel capitolo VI, nn. 252-261.
 

Capitolo XVII

BENEDIZIONE DEI FIDANZATI

Premesse

606. Fra i doveri dei coniugi cristiani e le forme del loro apostolato, oltre all'educazione dei figli, non è di poca importanza l'aiuto che si deve offrire ai fidanzati, perché possano meglio prepararsi al Matrimonio.

Il fidanzamento di fedeli cristiani rappresenta un avvenimento importante per due famiglie, ed è opportuno celebrarlo con un rito particolare e con una preghiera comune perché, ottenuta la benedizione di Dio, ciò che viene ben cominciato abbia a suo tempo felicemente il suo compimento. Perché tutto questo si possa meglio ottenere, la celebrazione dovrà essere adattata alle particolari situazioni del momento.

607. Quando il fidanzamento si celebra nell'intimità delle due famiglie, può opportunamente presiedere la celebrazione uno dei genitori. Se invece è presente un sacerdote o un diacono, allora più opportunamente spetta a lui l'ufficio di presiedere la celebrazione purché sia chiaro ai presenti che non si tratta della celebrazione del Matrimonio.

608. Il rito qui proposto può essere usato dai genitori, dal sacerdote e dal diacono, o anche da un laico con i gesti e le formule per esso predisposti.

609. Nel rispetto della struttura del rito e dei suoi elementi essenziali, si potranno adattare le singole parti alle circostanze di persone e di luoghi.

610. Questo rito può essere usato anche quando, dopo l'inizio del fidanzamento ufficiale, i fidanzati si riuniscono per la necessaria preparazione catechistica da farsi prima della celebrazione del Matrimonio. In nessun caso tuttavia il fidanzamento e la particolare benedizione dei fidanzati possono essere accompagnati dalla celebrazione della Messa.
 

Capitolo XVIII

BENEDIZIONE DI UNA MADRE

Premesse

628. La benedizione prima del parto si può compiere per un singola donna, specialmente nell'ambito della sua famiglia, o per più donne in una casa di cura od ospedale. In questo caso le formule si dicono al plurale.

629. La benedizione dopo il parto, così come qui viene proposta, riguarda soltanto il caso di una madre che non ha potuto partecipare alla celebrazione del Battesimo del figlio; essa si compie perciò nell'ambito familiare.

630. Il rito qui proposto può essere usato dal sacerdote e dal diacono, o anche da un laico con i gesti e le formule per esso predisposti.

631. Nel rispetto della struttura del rito e dei suoi elementi essenziali, si potranno adattare le singole parti alle circostanze di persone e di luoghi.

632. In particolari condizioni: il ministro può usare il rito breve proposto ai nn. 649-653 e nn. 674-678; il sacerdote o il diacono possono usare le formule brevi che si trovano ai nn. 654 e 679.


Capitolo XIX

BENEDIZIONE DEGLI ANZIANI

Premesse

680. Gli anziani le cui forze si vanno indebolendo, vivano essi nelle loro abitazioni, o siano ospiti in apposite case di riposo, hanno bisogno di un aiuto fraterno per sentirsi ancora pienamente accolti in famiglia e nella comunità ecclesiale. Scopo di questa benedizione è quello di esprimere agli anziani una fraterna testimonianza di rispetto e di gratitudine, e di ringraziare insieme con loro il Signore per i benefici da lui ricevuti e per le buone azioni da essi compiute con il suo aiuto.

681. Il rito senza la Messa può essere usato dal sacerdote e dal diacono, o anche da un laico con i gesti e le formule per esso predisposti.

682. Nel rispetto della struttura del rito e dei suoi elementi essenziali, si potranno adattare le singole parti alle circostanze di persone e di luoghi.

683. La benedizione degli anziani si potrà impartire in occasione di un raduno comunitario durante la celebrazione della Messa, dopo l'omelia, o alla fine della Messa o anche quando agli anziani viene recata nelle loro case la santa Comunione (vedi nn. 707-710) da un accolito o da un altro ministro straordinario, regolarmente autorizzato a norma di diritto, con i riti e le preghiere previste per i laici.

684. Per la benedizione di uno o pochi anziani in casi particolari, il ministro può usare il rito breve proposto ai nn. 711-715. Il sacerdote e il diacono, per un anziano soltanto o nel caso la benedizione si debba inserire in un'altra celebrazione di benedizione, possono usare la formula breve, che si trova al n. 716.

PARTE SECONDA

BENEDIZIONI PER LE DIMORE
E LE ATTIVITÀ DELL'UOMO

Premesse

718. I cristiani, illuminati dalla fede, sorretti dalla speranza, mossi dalla carità, non solo riconoscono i segni della bontà di Dio in tutte le cose create, ma considerano altresì ogni umano evento come manifestazione di quella provvidenza di Padre con cui Dio tutto regge e governa. Perciò in ogni circostanza e in ogni luogo si offre loro l'occasione di pregare, esprimendo a Dio la loro fiducia e rendendogli grazie.

719. È bene che il senso della fede, che ci porta a vedere la presenza di Dio in tutte le vicende della vita, si esprima nei riti che vengono celebrati in occasione dell'inizio di qualche attività o dell'inaugurazione di edifici. Infatti benediciamo Dio e lo ringraziarne per le nuove realizzazioni o le nuove costruzioni, supplicandolo anzitutto che si degni di colmare della sua benedizione coloro che di queste realizzazioni beneficeranno.

720. I riti delle benedizioni compresi in questa parte riguardano soprattutto l'inizio di lavori per nuove costruzioni e l'inaugurazione di edifici, che sono destinati alla multiforme attività dei cristiani e che rivestono grande importanza per la loro vita.

*721. L'acqua benedetta con cui al momento opportuno si aspergono le persone nei loro ambienti o tra gli strumenti di lavoro, richiama il Cristo, acqua viva e fonte di ogni benedizione (cf n. 1421).

*722. Si suggerisce di collocare nel luogo che si riterrà più conveniente un segno o un'immagine che ricordi l'avvenuta celebrazione e richiami al rendimento di grazie e alla testimonianza della fede.
 

Sezione prima

LE CASE E GLI AMBIENTI DI LAVORO


Capitolo XX

BENEDIZIONE PER UNA NUOVA ABITAZIONE

Premesse

723. Quando i fedeli esprimono il desiderio che venga benedetta una nuova casa, il parroco e i suoi collaboratori acconsentano volentieri alla loro richiesta; infatti, si offre loro un'occasione preziosa di incontro, perché tutti insieme e con gioia rendano grazie a Dio, datore di ogni bene, per il dono della nuova abitazione.

724. Il rito qui proposto può essere usato dal sacerdote e dal diacono, o anche da un laico con i gesti e le formule per esso predisposti.

725. Nel rispetto della struttura del rito e dei suoi elementi essenziali, si potranno adattare le singole parti alle circostanze di persone e di luoghi.

726. Non si proceda alla benedizione della nuova casa, se non sono presenti coloro che vi abitano.
 

Capitolo XXI

BENEDIZIONE PER L'APERTURA
DI UN CANTIERE DI LAVORO

Premesse

743. Il rito che segue riguarda l'inizio dei lavori di una nuova costruzione o la benedizione della prima pietra di un edificio di una certa importanza, soprattutto per qualche particolare comunità. Per la benedizione della prima pietra o dell'inizio dei lavori di costruzione di una nuova Chiesa, si segue quanto indicato nel Cap. I del Pontificale "Dedicazione della Chiesa e dell'altare".

744. Il rito qui proposto può essere usato dal sacerdote e dal diacono.

745. Nel rispetto della struttura del rito e dei suoi elementi essenziali, si potranno adattare le singole parti alle circostanze di persone, dell'opera e del luogo.

746. Questa celebrazione, sebbene riguardi in particolare la comunità alla quale è destinato l'edificio da costruire, tuttavia può assumere maggior pienezza di significato se vi partecipano anche coloro che con le loro prestazioni lavoreranno alla sua realizzazione.
 

Capitolo XXII

"BENEDIZIONE PER I NUOVI LOCALI PARROCCHIALI

Premesse

762. La parrocchia, non di rado, è il cuore di un quartiere urbano o di un paese. Ne da o ne riceve il nome, ne esprime la fisionomia, e - oltre che a specifiche esigenze sacramentali - risponde anche ad altri bisogni e aspirazioni nel segno della solidarietà umana e cristiana.

In quest'opera di mediazione sociale e culturale è quanto mai utile, se non necessario, che intorno ai luoghi deputati al culto, vi siano ambienti di servizio pastorale e spazi integrativi aperti a tutti.

763. L'inaugurazione di nuove attrezzature parrocchiali è occasione per ringraziare il Signore e rendere manifesta a tutti l'immagine di una comunità che nasce dalla parola di Dio, si edifica nei sacramenti e rende testimonianza attraverso una presenza viva in mezzo agli uomini.

764. Il rito qui proposto può essere usato dal sacerdote e dal diacono.

765. Nel rispetto della struttura del rito e dei suoi elementi essenziali, si potranno adattare le singole parti alle circostanze di persone e di luoghi.


Capitolo XXIII

BENEDIZIONE PER UN SEMINARIO

Premesse

780. Quando si apre un nuovo Seminario o un istituto per l'istruzione e la formazione degli aspiranti agli ordini sacri, è opportuno seguire un apposito rito di benedizione.

781. Dal momento che l'apertura di un Seminario ha un'indubbia importanza per la vita spirituale dell'intera diocesi, è bene che i fedeli siano informati del giorno in cui viene benedetto, perché possano intervenire numerosi al rito e associarsi alla celebrazione con la preghiera. Per favorire la partecipazione dei fedeli, oltre che per il valore del rito in se stesso, si abbia cura di scegliere una giornata festiva, anzi, possibilmente una domenica.

782. Quando si tratta della dedicazione o della benedizione della chiesa di un Seminario, se lo si ritiene opportuno, si possono inserire nelle preci litaniche o nella preghiera dei fedeli apposite invocazioni o intenzioni che esprimano le attese del Seminario stesso e le aspirazioni, le necessità, i sentimenti dei suoi alunni.

783. Il rito qui proposto può essere usato dal vescovo o anche da un presbitero.

784. Nel rispetto della struttura del rito e dei suoi elementi essenziali, si potranno adottare le singole parti alle circostanze di persone e di luoghi.

785. Nelle regioni in cui vige la consuetudine di benedire ogni anno tutte le case nel Tempo di Pasqua o in altro periodo e tale benedizione viene estesa anche al Seminario, il ministro, servendosi degli elementi indicati in questo rito, può preparare una celebrazione che giovi al bene spirituale dei partecipanti.
 

Capitolo XXIV

BENEDIZIONE PER UNA CASA RELIGIOSA

Premesse

806. Poiché in una casa religiosa si raccolgono coloro che, professando i consigli evangelici, intendono seguire più da vicino Cristo Signore e imitarlo, è opportuno che essa venga benedetta con un rito particolare.

807. Nel rito qui proposto col nome di casa religiosa si designano anche i conventi e i monasteri.

808. Sebbene questa benedizione riguardi innanzi tutto e soprattutto i religiosi, tuttavia è opportuno scegliere per la celebrazione un giorno nel quale la comunità dei fedeli, per il cui vantaggio spirituale la nuova casa è sorta, possa intervenire alla celebrazione.

809. Il rito qui proposto può essere usato da un sacerdote. Spetta tuttavia all'Ordinario cui è affidata la cura della famiglia religiosa, benedire la nuova casa. Nel caso che egli non possa presiedere al rito, ne affiderà l'incarico al superiore della comunità. Se il rito è presieduto da un celebrante che non appartenga al medesimo istituto, o da un vescovo, tutto deve essere attentamente e opportunamente adattato.

810. Nel rispetto della struttura del rito e dei suoi elementi essenziali, si potranno adattare le singole parti alle circostanze di persone e di luoghi, tenendo anche presente la peculiarità dell'istituto religioso o del suo compito apostolico. Per la benedizione di una casa destinata alla formazione dei religiosi o delle religiose, si possono attingere alcuni elementi dal rito della benedizione di un seminario, apportandovi le necessarie variazioni (vedi cap. XXIII).

811. Se la casa religiosa è dotata anche di una propria chiesa, di cui si deve fare la dedicazione o la benedizione, è opportuno che nelle litanie o nella preghiera dei fedeli vengano inserite apposite intercessioni o intenzioni, tenendo presente, in particolare, la casa religiosa e il tipo di vita della comunità religiosa interessata.

812. Nelle regioni in cui vige la consuetudine di benedire ogni anno le case nel Tempo di Pasqua o in altro periodo e tale benedizione viene estesa anche alle case religiose, il ministro, servendosi degli elementi indicati in questo rito, sentiti anche i pareri e i suggerimenti della famiglia religiosa interessata, può preparare una celebrazione che giovi al bene spirituale dei partecipanti.

Capitolo XXV

BENEDIZIONE PER UNA SCUOLA
O UNIVERSITÀ DEGLI STUDI

Premesse

832. La Chiesa guarda con sollecita premura alla scuola di ogni ordine e grado; nella scuola, infatti, si aprono le menti degli alunni e si educano i loro animi. Ciò vale innanzi tutto per quelle istituzioni educative cattoliche in cui i ragazzi e i giovani non solo ricevono una preparazione culturale e una formazione umana, ma possono coltivare di giorno in giorno lo spirito del Vangelo.

833. Il rito di benedizione qui proposto riguarda sia i docenti, sia gli alunni, sia tutti coloro che, a qualsiasi titolo, sono interessati alla scuola o all'Università degli studi, e altresì l'intera comunità a vantaggio della quale sorge la nuova scuola o la nuova Università; pertanto è opportuno che, per quanto possibile, tutti intervengano alla celebrazione.

834. Il rito senza la Messa può essere usato dal sacerdote e dal diacono.

835. Nel rispetto della struttura del rito e dei suoi elementi essenziali, si potranno adattare le singole parti alle circostanze di persone e di luoghi.

836. Nelle regioni in cui vige la consuetudine di benedire ogni anno tutte le case nel Tempo di Pasqua o in altro periodo e tale benedizione viene estesa anche alle scuole, il ministro, servendosi di elementi indicati sia in questo rito sia in quello per la "Benedizione dei bambini", Cap. XV, può preparare una celebrazione che giovi al bene spirituale dei docenti e degli alunni.

837. Questa benedizione può essere impartita anche durante la celebrazione della Messa. Se la nuova scuola o la nuova Università degli studi è dotata di una propria chiesa, che debba essere dedicata o benedetta, possono essere opportunamente inserite nelle litanie o nell'orazione dei fedeli invocazioni o intenzioni che riguardano l'istituzione e la sua attività.


Capitolo XXVI

BENEDIZIONE PER UNA BIBLIOTECA

Premesse

861. L'inaugurazione di una biblioteca, soprattutto se destinata a uso pubblico, è una felice occasione per impartire una particolare benedizione, illustrandone opportunamente ai fedeli il significato.

862. Il rito qui proposto può essere usato dal sacerdote e dal diacono.

863. Nel rispetto della struttura del rito e dei suoi elementi essenziali, si potranno adattare le singole parti alle circostanze di persone e di luoghi.

864. Nelle regioni in cui vige la consuetudine di benedire ogni anno tutte le case nel Tempo di Pasqua o in altro periodo e tale benedizione viene estesa anche alle biblioteche o altri luoghi simili, il ministro, servendosi degli elementi indicati in questo rito può preparare una celebrazione che giovi al bene spirituale dei partecipanti.

865. In ogni caso è bene che la comunità locale, o almeno alcuni suoi rappresentanti, partecipino al rito della benedizione.
 

Capitolo XXVII

BENEDIZIONE PER UN OSPEDALE
O UNA CASA DI CURA

Premesse

882. Gli ospedali e le case di cura si possono considerare un segno della fedeltà con la quale i discepoli di Cristo accolgono il mandato evangelico di curare i malati. L'inaugurazione di queste strutture ospedaliere è una buona occasione pastorale per riunire la comunità cristiana, in modo che meglio comprenda il significato della malattia e l'importanza che ha la scienza medica nelle disposizioni della divina Provvidenza.

883. Questa celebrazione non è direttamente riferita ai malati, ma piuttosto a coloro che in qualsiasi modo prestano a essi il loro servizio. Non si compia quindi la benedizione di un ospedale senza la partecipazione dei medici e di coloro che si dedicano al servizio dei malati.

884. Il rito qui proposto può essere usato dal sacerdote e dal diacono.

885. Nel rispetto della struttura del rito e dei suoi elementi essenziali, si potranno adattare le singole parti alle circostanze di persone e di luoghi.

*886. Questo rito si tralascia se l'ospedale o la casa di cura è dotata di una propria chiesa o cappella di cui si deve fare la dedicazione o la benedizione. È opportuno tuttavia che nelle litanie o nella preghiera dei fedeli vengano inserite apposite intercessioni o intenzioni, tenendo presenti le varie situazioni dei malati e degli operatori sanitari.

887. Nelle regioni in cui vige la consuetudine di benedire ogni anno tutte le case nel Tempo di Pasqua o in altro periodo e tale benedizione viene estesa anche agli ospedali o case di cura, il ministro, servendosi degli elementi indicati in questo rito o in quello per la "Benedizione dei malati" (Cap. VI), può preparare una celebrazione che giovi al bene spirituale sia dei malati che degli operatori sanitari.
 

Capitolo XXVIII

BENEDIZIONE PER UFFICI,
OFFICINE LABORATORI, NEGOZI

Premesse

904. Con il lavoro delle sue mani, l'uomo cura incessantemente l'opera della creazione. Allo stesso modo, "il progresso nella efficienza produttiva e nella migliore organizzazione degli scambi e dei servizi, ha reso l'economia strumento efficace che può meglio soddisfare le aumentate esigenze della famiglia umana"1.

Giustamente pertanto e ragionevolmente vengono benedetti quei locali ove gli uomini attendono quotidianamente al bene proprio e altrui.

905. Questa celebrazione riguarda sia la comunità per il bene della quale vengono allestiti i nuovi laboratori, uffici e negozi, sia tutti coloro che ivi lavoreranno. Al rito della benedizione quindi si richiede la presenza della comunità o almeno di alcuni suoi delegati, che ne facciano le veci, e di coloro che a qualunque titolo presteranno qui il loro servizio.

906. Il rito qui proposto può essere usato dal sacerdote e dal diacono.

907. Nel rispetto della struttura del rito e dei suoi elementi essenziali, si potranno adattare le singole parti alle circostanze di persone e di luoghi.

908. Nelle regioni in cui vige la consuetudine di benedire ogni anno tutte le case nel Tempo di Pasqua o in altro periodo e tale benedizione viene estesa anche ai suddetti luoghi, il ministro servendosi degli elementi indicati in questo rituale, può preparare una celebrazione che giovi al bene spirituale dei partecipanti.

______________

1) Cf GS 63.

Sezione seconda

GLI IMPIANTI E GLI STRUMENTI TECNICI

Capitolo XXIX

BENEDIZIONE PER SEDI ADIBITE
ALLE COMUNICAZIONI SOCIALI

Premesse

927. La Madre Chiesa con speciale cura accoglie e segue le invenzioni tecniche che più direttamente riguardano lo spirito umano. Tra queste invenzioni spiccano quegli strumenti che sono in grado di raggiungere non solo i singoli uomini, ma le stesse moltitudini e l'intera società, quali la stampa, il cinema, la radio, la televisione e altri simili mezzi che a ragione vengono chiamati "strumenti della comunicazione sociale". La benedizione degli edifici e degli strumenti di questo genere di comunicazione è un aspetto della vigile attenzione della stessa Madre Chiesa, perché essi vengano rettamente adoperati.

928. Questa celebrazione riguarda sia la comunità per il bene della quale tali edifici e strumenti vengono progettati, sia gli operatori che in qualunque modo in quegli ambienti stessi o mediante quegli strumenti comunicheranno agli uomini le notizie, le opinioni e i programmi di vario genere. Perciò al rito della benedizione si richiede sia la presenza della comunità o almeno di alcuni suoi delegati, che ne facciano le veci, sia di alcuni membri della direzione e del personale che a qualunque titolo vi presterà servizio.

929. Il rito qui proposto può essere usato dal sacerdote e dal | diacono.

930. Nel rispetto della struttura del rito e dei suoi elementi essenziali, si potranno adattare le singole parti alle circostanze di persone e di luoghi.

931. Nelle regioni in cui vige la consuetudine di benedire ogni anno tutte le case nel Tempo di Pasqua o in altro periodo e tale benedizione viene estesa anche ai suddetti luoghi, il ministro, servendosi degli elementi indicati in questo rito, può preparare una celebrazione che giovi al bene spirituale dei partecipanti.
 

Capitolo XXX

BENEDIZIONE PER LOCALI E IMPIANTI SPORTIVI

Premesse

946. Le attività sportive hanno lo scopo di rafforzare la salute fisica, di favorire l'equilibrio psichico e anche di promuovere in modo eccellente le fraterne relazioni fra uomini di qualunque razza o nazione o condizione. Per richiamare alla mente tutto ciò, può opportunamente essere predisposto un rito di benedizione, in occasione dell'inaugurazione di edifici e locali adibiti alle attività sportive, soprattutto se ne usufruiscono particolarmente i fedeli.

947. Questa celebrazione riguarda sia coloro a vantaggio dei quali gli edifici e le attrezzature sono stati predisposti, sia coloro che ne hanno la direzione o che in essi a qualunque titolo vi prestano servizio. Pertanto la benedizione non abbia luogo se questi non sono presenti.

948. Il rito qui proposto può essere usato dal sacerdote e dal diacono.

949. Nel rispetto della struttura del rito e dei suoi elementi essenziali, si potranno adattare le singole parti alle circostanze di persone e di luoghi.

950. Nelle regioni in cui vige la consuetudine di benedire ogni anno tutte le case nel Tempo di Pasqua o in altro periodo e tale benedizione viene estesa anche agli edifici e ai locali adibiti agli sport, il ministro, servendosi degli elementi indicati in questo rito, può preparare una celebrazione che giovi al bene spirituale dei partecipanti.
 

Capitolo XXXI

BENEDIZIONE PER SEDI ADIBITE
A PARTICOLARI APPARECCHIATURE TECNICHE

Premesse

965. Con il lavoro, l'ingegno e l'aiuto della scienza e della tecnica, l'uomo allarga continuamente il proprio dominio sulla natura: procurandosi molti beni con l'iniziativa personale, contribuisce a migliorare le condizioni di vita proprie e degli altri. Quando si inaugurano particolari apparecchiature tecniche, può essere opportuna una celebrazione dalla quale appaia più chiaramente, come dal messaggio cristiano gli uomini sono strettamente impegnati all'edificazione del mondo (cf GS 33-34).

966. Il rito di benedizione qui proposto riguarda sia la comunità a vantaggio della quale vengono costruiti determinati strumenti tecnici (come per esempio una centrale elettrica, un acquedotto, un sismografo ecc.), sia particolarmente tutti coloro che in qualunque modo li dovranno dirigere. Perciò si richiede la presenza di almeno alcuni delegati.

967. Il rito qui proposto può essere usato dal sacerdote e dal diacono, o anche da un laico con i gesti e le formule per esso predisposti.

968. Nel rispetto della struttura del rito e dei suoi elementi essenziali, si potranno adattare le singole parti alle circostanze di persone e di luoghi.

*969. Nelle regioni in cui vige la consuetudine di benedire ogni anno tutte le case nel Tempo di Pasqua o in altro periodo e tale benedizione viene estesa anche agli edifici e ai locali adibiti a particolari apparecchiature, il ministro, servendosi degli elementi indicati in questo rito, può preparare una celebrazione che giovi al bene spirituale dei partecipanti.
 

Capitolo XXXII

BENEDIZIONE PER STRUTTURE E MEZZI DI TRASPORTO

Premesse

992. È di grande aiuto per la vita dell'uomo il ricorso a tutti quei mezzi di trasporto o a quelle attrezzature - per esempio le vie, le piazze, i ponti, le ferrovie, i porti, i veicoli in genere, le navi, gli aerei - che abbreviano le distanze e favoriscono l'unione e i reciproci scambi fra i popoli. Il ricorso a questi mezzi è uno stimolo a prender sempre più coscienza dei vicendevoli legami ed è quindi una buona occasione per benedire Dio e pregare per coloro che si servono di tali mezzi.

993. Il rito qui presentato si può usare in occasione dell'inaugurazione dei mezzi o delle opere di cui sopra. Tuttavia là dove c'è l'usanza, in giorni stabiliti, di recarsi in macchina o, comunque, con mezzi vari di locomozione, alla chiesa per implorarvi la benedizione di Dio quale pegno della sua protezione nei viaggi, si può predisporre una celebrazione particolare con elementi tratti da questo rito.

994. La benedizione di vie, ponti, piazze, ferrovie, riguarda la comunità per la quale tali opere vengono realizzate. Si richiede pertanto la presenza della comunità stessa o almeno di alcuni delegati, che la rappresentino.

995. Il rito qui proposto può essere usato dal sacerdote e dal diacono, o anche da un laico con i gesti e le formule per esso predisposti.

996. Nel rispetto della struttura del rito e dei suoi elementi essenziali, si potranno adattare le singole parti alle circostanze di persone e di luoghi.

997. Per la benedizione per un solo veicolo, il ministro può usare il rito breve proposto ai nn. 1024-1031.
 

Capitolo XXXIII

BENEDIZIONE PER ATTREZZI E STRUMENTI DI LAVORO

Premesse

1032. Gli strumenti di qualsiasi genere, anche di notevoli dimensioni, dei quali gli uomini si servono per compiere il loro lavoro, ad esempio le macchine automatiche, le barche da pesca e simili, possono essere opportunamente benedette; in questo modo coloro che li usano sono resi consapevoli che per mezzo del loro lavoro sono uniti ai fratelli, rendono loro un servizio, esprimono fraterna carità e collaborano nel portare a compimento l'opera della creazione. Il rito di benedizione può svolgersi in particolari circostanze, come a esempio nella celebrazione di san Giuseppe lavoratore o del santo Patrono, o in occasione di una riunione di operai, alla quale essi stessi partecipano recando i loro strumenti di lavoro.

1033. Poiché la celebrazione riguarda non tanto gli strumenti di lavoro quanto piuttosto coloro che ne fanno uso, è richiesta la partecipazione degli operai stessi, o almeno di alcuni loro rappresentanti.

1034. Il rito qui proposto può essere usato dal sacerdote e dal diacono, o anche da un laico con i gesti e le formule per esso predisposti.

1035. Nel rispetto della struttura del rito e dei suoi elementi essenziali, si potranno adattare le singole parti alle circostanze di persone e di luoghi.

1036. Per la benedizione per uno o pochi strumenti soltanto, il ministro può usare il rito breve proposto ai nn. 1052-1057.
 

Sezione terza

LA TERRA EI SUOI FRUTTI

Capitolo XXXIV

BENEDIZIONE AGLI ANIMALI

Premesse

1058. Molti animali, per disposizione della stessa provvidenza del Creatore, partecipano in qualche modo alla vita degli uomini, perché prestano loro aiuto nel lavoro o somministrano il cibo o servono di sollievo. Nulla quindi impedisce che in determinate occasioni, per es. nella festa di un santo, si conservi la consuetudine di invocare su di essi la benedizione di Dio.

1059. Il rito qui proposto può essere usato dal sacerdote e dal diacono, o anche da un laico con i gesti e le formule per esso predisposti.

1060. Nel rispetto della struttura del rito e dei suoi elementi essenziali, si potranno adattare le singole parti alle circostanze di persone e di luoghi.

1061. Per la benedizione a uno o pochi animali soltanto, il ministro può usare il rito breve proposto ai nn. 1078-1083.
 

Capitolo XXXV

BENEDIZIONE AI CAMPI, AI PRATI E AI PASCOLI

Premesse

1084. Con questo rito i fedeli esprimono la loro riconoscenza per i benefici ricevuti a Dio che ha creato con ineffabile amore l'universo e ne ha affidato la cura all'uomo perché, attraverso il lavoro assiduo, possa assicurare ai fratelli il necessario per la vita.

1085. Questo rito si può usare nei momenti più significativi della vita della comunità rurale; così il lavoro dell'uomo viene santificato dalla preghiera e la benedizione del Signore accompagna l'alternarsi delle stagioni e le attività ad esse corrispondenti.

1086. Il rito qui proposto può essere usato dal sacerdote e dal diacono, o anche da un laico con i gesti e le formule per esso predisposti.

1087. Nel rispetto della struttura del rito e dei suoi elementi essenziali, si potranno adattare le singole parti alle circostanze di persone e di luoghi.

CAPITOLO XXXVI

BENEDIZIONE ALLE PRIMIZIE

Premesse

1105. È una tradizione da conservare la presentazione simbolica dei nuovi frutti, fatta comunitariamente, per benedire Dio che ce li ha donati. Infatti non solo richiama il nostro dovere di rendere grazie a Dio per tutti i benefici da lui ricevuti, ma conserva in vita una tradizione già menzionata nell'Antico Testamento.

1106. Il rito qui proposto può essere usato dal sacerdote e dal diacono, o anche da un laico con i gesti e le formule per esso predisposti.

1107. Nel rispetto della struttura del rito e dei suoi elementi essenziali, si potranno adattare le singole parti alle circostanze di persone e di luoghi.

*1108. Secondo l'antica tradizione romana la presentazione e la benedizione delle primizie e dei raccolti può essere fatta durante la Messa (cf nn. 1629 e 1646-1652). Per quanto possibile è opportuno che i doni vengano destinati ad alcune famiglie più bisognose o a qualche istituto o anche, secondo le usanze, terminata la celebrazione farne partecipi i presenti.
 

Capitolo XXXVII

BENEDIZIONE ALLA MENSA

Premesse

1123. Quando si siedono a mensa e quando se ne alzano, i cristiani, sia che prendano cibo da soli sia che lo facciano comunitariamente, rendono grazie alla provvidenza di Dio per il pane quotidiano che da lui ricevono. Essi ricordano soprattutto che il Signore Gesù ha voluto unire il sacramento dell'Eucaristia con il rito della cena, e che, risorto dai morti, si è fatto riconoscere dai discepoli nello spezzare il pane.

1124. Il cristiano che si accosta alla mensa, riconoscendo nel cibo che ha davanti il segno della benedizione del Signore, non deve dimenticarsi dei poveri, che possono usufruire solo in minima parte di quel cibo di cui egli, forse, gode abbondantemente; perciò, per quanto gli è possibile, soccorre con la sua personale sobrietà il loro bisogno; anzi, li invita talvolta volentieri alla sua mensa in segno di fraternità, secondo le parole di Cristo riportate nel Vangelo (cf Lc 14, 13-14).

1125. Gli schemi, i testi e le formule qui proposti vogliono essere solo dei sussidi, di cui possono far uso sia le famiglie sia le comunità di qualsiasi tipo. Conviene però, soprattutto in certi giorni o tempi liturgici, dare alla benedizione una nota più rispondente al clima penitenziale o festivo.

 

PARTE TERZA

BENEDIZIONI DI LUOGHI ARREDI E SUPPELLETTILI

per l'uso liturgico e la pietà cristiana

Premesse

1159. La Chiesa ha sempre curato con particolare diligenza le cose che in qualche modo hanno relazione con il culto, perché fossero degne, decorose e belle e, una volta benedette, venissero impiegate soltanto per le sacre celebrazioni e in nessun modo per l'uso comune. Una consuetudine che la Chiesa intende conservare. Per questo le cose destinate con la benedizione al culto divino vanno trattate da tutti con la dovuta reverenza e non devono essere impiegate per un uso improprio o in azioni non liturgiche.

1160. Tutti gli arredi, eccetto l'altare, che rientrano nello svolgimento della celebrazione liturgica e che sono già collocati al loro posto al momento della dedicazione o della benedizione della chiesa, giustamente si considerano anch'essi benedetti. Se però qualcuno di tali arredi - per esempio la cattedra episcopale nella chiesa cattedrale, la sede presidenziale, l'ambone per la proclamazione della parola di Dio, il tabernacolo eucaristico per la reposizione del Santissimo Sacramento, la sede per la celebrazione del sacramento della Penitenza, o altri destinati o eretti per l'uso liturgico o la pietà cristiana - entrassero in uso per la prima volta o venissero ristrutturati; si può opportunamente predisporre un'apposita celebrazione per attirare su di essi l'attenzione dei fedeli e sottolinearne l'importanza.

1161. Per la costruzione e l'armonica collocazione di queste parti nell'ambito della chiesa, si osservino da tutti con diligenza i principi e le norme fissate dai libri liturgici.

1162. Alcune benedizioni, come la benedizione in occasione dell'esposizione della Croce o delle immagini alla pubblica venerazione, per l'inaugurazione di una campana, di un organo o della porta della chiesa, o anche per l'erezione delle stazioni della via Crucis, data la loro importanza nella vita della comunità ecclesiale, di norma sono compiute dal vescovo o dal sacerdote rettore della chiesa. Tuttavia in particolari circostanze e in assenza di un sacerdote, possono essere affidate a un diacono.
 

Capitolo XXXVIII

BENEDIZIONE DI UN BATTISTERO O DI UN FONTE BATTESIMALE

Premesse

1163. Tra le parti più importanti di una chiesa ha un posto di rilievo il battistero, il luogo cioè in cui è collocato il fonte battesimale. In quel luogo si celebra il Battesimo, primo sacramento della nuova alleanza, in forza del quale gli uomini, aderendo nella fede a Cristo Signore, ricevono lo Spirito di adozione a figli1. Essi vengono chiamati e sono veramente figli di Dio2. Uniti a Cristo con una morte e una risurrezione simile alla sua3, entrano a far parte del suo corpo4; segnati dall'unzione dello Spirito, diventano tempio santo di Dio5, membri della Chiesa, "stirpe eletta, sacerdozio regale, nazione santa, popolo che Dio si è acquistato"6.

1164. Poiché il Battesimo è l'inizio di tutta la vita cristiana, tutte le chiese cattedrali e parrocchiali devono avere ognuna il proprio battistero, il luogo cioè nel quale zampilla o vien conservata l'acqua del fonte battesimale. Tuttavia per motivi pastorali e con il consenso dell'Ordinario del luogo7, anche in altre chiese od oratori si può costruire il battistero e collocare in esso il fonte battesimale.

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1) Cf Rm 8,15

2) Cf 1Gv 3, 1; Gv 1, 12; Rm 9, 8.

3) Cf Rm 6, 5.

4) Cf Ef 5, 30; 1Cor 12, 27; Rm 12, 5.

5) Cf 1Cor 3, 16-17; 6, 19; 2Cor 6, 16; Ef 2, 21-22.

6) Cf 1Pt 2, 9.

7) Rituale Romano. Rito del Battesimo dei bambini, ed. tip. it. 1970, Premesse, n. 11 (cf pp. 71-72).

1165. Nella costruzione di nuovi battisteri o nell'allestimento dei fonti battesimali si abbia soprattutto la preoccupazione che vi si possano celebrare con dignità e decoro i riti del Battesimo, così come sono descritti nel "Rito del Battesimo dei bambini" e nel "Rito dell'iniziazione cristiana degli adulti".

1166. Sia nel caso di un battistero separato dall'aula assembleare, nel quale si possano celebrare integralmente i riti del Battesimo, sia nel caso di un fonte collocato nell'aula stessa, tutto si deve predisporre in modo che risulti manifesto il nesso del Battesimo con la parola di Dio e con l'Eucaristia, che è il culmine dell'iniziazione cristiana.

1167. Il battistero, separato dall'aula della chiesa sia degno del mistero che in esso si celebra e venga riservato al Battesimo8, come si addice a un luogo dal quale, come dal grembo della Chiesa, gli uomini rinascono a vita nuova per mezzo dell'acqua e dello Spirito Santo.

1168. Il fonte battesimale, specialmente se collocato nel battistero, deve essere fisso, sempre costruito con arte e in materiale adatto, curato e lustro nella manutenzione e concepito in modo che all'occorrenza si possa prestare all'immersione dei catecumeni9. Perché poi emerga in maggior pienezza il suo valore di segno, lo si può anche costruire in modo che l'acqua ne zampilli come da vera polla sorgiva. Si provveda inoltre che, secondo le necessità delle diverse regioni, l'acqua possa venir riscaldata10.

Rito di benedizione

1169. Per la costruzione di un nuovo battistero o l'allestimento di un nuovo fonte battesimale, è bene celebrare un rito particolare di benedizione; tale rito però non si compie allorché si tratta di un semplice recipiente spostabile "nel quale, secondo l'opportunità, si prepara l'acqua quando il rito è celebrato in presbiterio"11.

______________

8) Cf ibid., "L'iniziazione cristiana", Premesse generali, n. 25 (cf p. 37).

9) Cf. ibid. n.22 (cf p.36).

10) Cf ibid. n.20 (cf p.36).

11) Cf SC 41
 

Ministro del rito

1170. Il conferimento del Battesimo costituisce l'inizio di quella vita spirituale che deriva e dipende in qualche modo dal vescovo, grande sacerdote dei suoi fedeli in Cristo12: è quindi opportuno che sia il vescovo stesso a benedire i nuovi battisteri e fonti battesimali costruiti nella sua diocesi; egli può tuttavia affidare tale compito a un altro vescovo o a un presbitero, a quello specialmente che collabora con lui nella cura pastorale dei fedeli per i quali il nuovo fonte battesimale o il nuovo battistero è stato costruito. Se presiede il vescovo, si faccia un opportuno adattamento delle varie parti del rito che qui sono descritte.

Scelta del giorno

1171. Allo scopo di meglio esprimere l'indole pasquale del Battesimo e di favorire il concorso dei fedeli, per la benedizione del battistero si scelga di norma una domenica, specialmente le domeniche del Tempo di Pasqua, o la festa del Battesimo del Signore.

Il rito di benedizione del battistero non si può celebrare il mercoledì delle Ceneri, nella Settimana santa e nella Commemorazione di tutti i fedeli defunti.

Preparazione pastorale

1172. L'erezione di un nuovo battistero o del fonte battesimale è di grande importanza nella vita spirituale della comunità cristiana. Pertanto i fedeli non solo siano tempestivamente informati della benedizione del nuovo battistero, ma vengano anche opportunamente preparati a partecipare attivamente al rito. S'istruiscano in particolare sul valore simbolico del fonte battesimale, perché il Battesimo e il fonte che ne è il segno, diventino oggetto della loro venerazione e del loro amore.

______________

12) Cf SC 41.

 

Cose da preparare

1173. Per lo svolgimento del rito si preparino:

- il fonte riempito d'acqua;

- il cero pasquale da portare in processione;

- il candelabro su cui fissare il cero;

- il "Benedizionale";

- il Lezionario;

- il turibolo e la navicella con l'incenso;

- il secchiello nel quale versare l'acqua benedetta durante il rito, con relativo aspersorio;

- la sede per il celebrante e per gli altri ministri. Quando si conferisce il Battesimo, si preparino, oltre le cose indicate, tutte quelle necessarie per la celebrazione del sacramento.

1174. In questo rito si indossano vesti liturgiche di color bianco o festivo. Si preparino dunque:

- per il vescovo: camice, croce pettorale, stola, piviale (o casula, se il vescovo celebra anche la Messa), mitra, pastorale;

- per i presbiteri: camici e stole o le vesti richieste per la Messa;

- per i diaconi: camici, stole (dalmatiche);

- per gli altri ministri: camici o altre vesti liturgiche approvate.

 

Capitolo XXXIX

BENEDIZIONE DI UNA CATTEDRA
O SEDE PRESIDENZIALE

Premesse

1214. La cattedra è il segno per eccellenza del magistero che spetta a ogni vescovo nella sua Chiesa. Pertanto il rito inaugurale di una nuova cattedra può venir celebrato soltanto dal vescovo diocesano, oppure, in circostanze del tutto particolari, da un altro vescovo, che abbia avuto da quello diocesano uno speciale mandato.

1215. Il luogo della presidenza o sede del sacerdote celebrante indica il compito che egli ha sia di presiedere l'azione liturgica, che di guidare la preghiera del popolo santo di Dio.

1216. Anche se lo svolgimento di questo rito ha la sua miglior collocazione durante la celebrazione della Messa, nulla vieta che, presentandosene il caso, lo si inserisca in una celebrazione della parola di Dio.

1217. Il rito qui proposto può essere usato dal vescovo, specialmente per la cattedra episcopale, e dal presbitero.

1218. Nel rispetto della struttura del rito e dei suoi elementi essenziali, si potranno adattare le singole parti alle circostanze di persone e di luoghi.
 

Capitolo XL

BENEDIZIONE DI UN NUOVO AMBONE 

Premesse

1238. L'ambone, cioè il luogo dal quale viene proclamata la parola di Dio, deve corrispondere alla dignità della Parola stessa e rammentare ai fedeli che la mensa della parola di Dio è sempre imbandita, da quando il Cristo, vincitore della morte, con la potenza del suo Spirito ha rovesciato la pietra dal sepolcro.

Questa benedizione si può impartire soltanto quando si tratta di un ambone vero e proprio, che non sia cioè un semplice podio mobile con leggio, ma un ambone fisso, che risalti per dignità di stile e di fattura. Tenuta però presente la struttura di ciascuna chiesa, si può benedire anche un ambone mobile, purché ben in vista, adatto alla sua funzione e artisticamente dignitoso.

1239. Questo rito, che per quanto possibile è opportuno celebrare nel Tempo di Pasqua, si può inserire nella celebrazione della Messa o anche in una celebrazione della parola di Dio.

1240. Il rito qui proposto può essere usato dal sacerdote.

1241. Nel rispetto della struttura del rito e dei suoi elementi essenziali, si potranno adattare le singole parti alle circostanze di persone e di luoghi.
 

Capitolo XLIII

BENEDIZIONE
DI UN TABERNACOLO EUCARISTICO

Premesse

1312. Il tabernacolo destinato alla custodia dell'Eucaristia ci richiama alla mente sia la presenza del Signore, che deriva dal sacrificio della Messa, sia i fratelli, che dobbiamo amare nella carità di Cristo. La Chiesa infatti nel dispensare i sacri misteri a essa affidati da Cristo Signore, provvede anzitutto alla conservazione dell'Eucaristia per gli infermi e i morenti. Questo cibo celeste, riposto e custodito nelle chiese, è adorato dai fedeli.

1313. Il rito di questa benedizione va sempre unito alla Messa.

1314. Nel rispetto della struttura del rito e dei suoi elementi essenziali, si potranno adattare le singole parti alle circostanze di persone e di luoghi.


Capitolo XLIV

BENEDIZIONE PER L'ESPOSIZIONE
DI UNA NUOVA CROCE ALLA PUBBLICA VENERAZIONE


Premesse

1331. Fra le immagini sacre tiene il primo posto "la figura della preziosa Croce fonte della nostra salvezza"1, come quella che è simbolo ricapitolativo di tutto il mistero pasquale. Nessuna immagine è più cara al popolo cristiano, nessuna è più antica. Per mezzo della Santa Croce viene rappresentata la passione di Cristo e il suo trionfo sulla morte e nello stesso tempo, come i santi Padri ci hanno insegnato, viene annunziata la sua seconda venuta.

______________

1) Conc. Niceno II, Act. VII; Mansi XIII, 378; DS 601.

 

1332. L'immagine della Croce non solo viene proposta all'adorazione dei fedeli nel Venerdì santo e nella festa dell'Esaltazione il 14 settembre come il trofeo di Cristo e l'albero della vita, ma ha un posto eminente nella chiesa e viene posta davanti al popolo tutte le volte che esso si raduna per la celebrazione dei sacri riti, così come vien posta in un luogo distinto anche nelle case di tutti i battezzati. Avuto riguardo alle diverse situazioni di tempo e di luogo, a buon diritto i fedeli cristiani erigono pubblicamente la Croce come testimonianza della loro fede e segno dell'amore che Dio ha per tutti gli uomini.

1333. È anche opportuno, soprattutto quando si tratta della Croce che viene posta in un luogo di particolare importanza nella chiesa, che al legno della Croce sia fissata anche l'immagine del corpo di Gesù Crocifisso.

1334. Il rito qui proposto può esser usato dal vescovo e dal presbitero.

1335. Nel rispetto della struttura del rito e dei suoi elementi essenziali, si potranno adattare le singole parti alle situazioni di persone e di luoghi. Se al rito presiede lodevolmente il vescovo, tutto sarà opportunamente adattato.

1336. La benedizione di una nuova Croce può farsi in qualunque giorno e ora, tranne che nel Mercoledì delle Ceneri, nel Triduo pasquale e nella Commemorazione di tutti i fedeli defunti. Si scelga però soprattutto un giorno in cui i fedeli possano intervenire più numerosi. Tutti dovranno essere opportunamente preparati per partecipare attivamente al rito.

1337. I riti descritti in questo capitolo riguardano soltanto due casi:

a) quando si deve benedire solennemente una Croce eretta in un luogo pubblico, separato dalla chiesa;

b) quando si deve benedire la Croce principale, che ha il suo posto nella navata della chiesa, in cui si riunisce la comunità dei fedeli.
 

Capitolo XLV

BENEDIZIONE PER L'ESPOSIZIONE
DI NUOVE IMMAGINI
ALLA PUBBLICA VENERAZIONE

Premesse

1358. Dio creò l'uomo a sua immagine e somiglianzà1: un'immagine divina che fu poi dall'uomo, a causa del suo peccato, miseramente deturpata; ma Cristo, piena e perfetta "immagine del Dio invisibile"2, misericordiosamente la ricompose con la sua morte. In Cristo poi i suoi discepoli diventano una nuova creatura3, e in forza dell'azione dello Spirito Santo vengono trasformati nella sua stessa immagine4.

 

1359. Di qui il pio invito che la madre Chiesa rivolge ai fedeli perché venerino le sacre immagini: essa vuole che i suoi figli, spingendo più a fondo il loro sguardo sul mistero della gloria di Dio, che rifulse sul volto di Cristo5 e brilla in quello dei Santi, divengano essi stessi "luce nel Signore"6. Tanto più che le sacre immagini, non di rado capolavori d'arte soffusi di intensa religiosità, sembrano il riflesso di quella bellezza che da Dio proviene e a Dio conduce. Le immagini infatti non soltanto richiamano alla mente dei fedeli Gesù Cristo e i Santi in esse raffigurati, ma li presentano, per così dire, visivamente al loro sguardo: "Quanto più frequentemente l'occhio si posa si quelle immagini, tanto più si ravviva e cresce, in chi le contempla, il ricordo e il desiderio di coloro che vi son raffigurati"7 Pertanto la venerazione delle sacre immagini si annovera tra le forme più significative e più notevoli del culto dovuto Cristo Signore, e, sia pure con altre modalità, ai Santi8: "non

______________

1) Cf Gn 1, 26-27.

2) Col 1, 15.

3) Cf 2Cor 5,17.

4) Cf 2Cor3, 18.

5) Cf 2Cor 4, 6; Mt 17, 2.

6) Ef 5,8.

7) Conc. niceno II, Act. VII: MANSI XIII, 378; DS 601.

8) Cf SC 111.
 

che si ritenga che le immagini abbiano in sé una qualche virtù divina", ma "perché l'onore reso alle immagini è riferito ai prototipi da esse rappresentati"9.

1360. Quando, in base al n. 125 della Costituzione liturgica Sacrosanctum concilium, viene esposta alla pubblica venerazione dei fedeli, specialmente nelle chiese, una nuova immagine sacra di notevole rilievo, è buona cosa benedirla con il rito particolare qui proposto. Il rito si svolge fuori della Messa. Nel caso poi di una sacra immagine per la sola venerazione domestica nelle case dei fedeli, la benedizione si svolga secondo il rito descritto più oltre, al cap. LVIII.

1361. Il presente capitolo comprende tre riti:

a) rito di benedizione in occasione dell'esposizione di un'immagine di nostro Signore Gesù Cristo;

b) rito di benedizione in occasione dell'esposizione di un'immagine della beata Vergine Maria;

c) rito di benedizione in occasione dell'esposizione dell'immagine di uno o più Santi.

1362. Il rito qui proposto può essere usato dal vescovo e dal presbitero.

1363. Nel rispetto della struttura del rito e dei suoi elementi essenziali, si potranno adattare le singole parti alle circostanze di persone e di luoghi.

Se il rito è lodevolmente presieduto dal Vescovo, si facciano tutti gli adattamenti opportuni.

1364. La benedizione di un'immagine sacra si unisce alla celebrazione dei Vespri nel giorno in cui si devono o si possono celebrare i Vespri corrispondenti.

I Vespri si svolgono nel modo solito. Terminata la salmodia, è bene fare una lettura più lunga, scelta tra quelle proposte nel Lezionario per le feste del Signore, della beata Vergine e dei Santi.

Quindi il celebrante tiene l'omelia, nella quale illustra sia la lettura biblica, sia l'importanza che hanno per la Chiesa le sacre immagini.

______________

9) Conc. Trid., Sess. XXV: DS 1823.
 

Dopo la lettura biblica o dopo l'omelia, secondo l'opportunità, tutti sostano per qualche tempo in silenziosa meditazione della parola di Dio. Quindi si canta il responsorio della Liturgia delle Ore o si esegue un canto che abbia la stessa funzione. Terminato il canto, il celebrante dice la preghiera di benedizione, seguita dal cantico evangelico con la sua antifona. Durante il cantico, fatta l'incensazione dell'altare e della croce, s'incensa la sacra immagine. La celebrazione dei Vespri viene poi proseguita e conclusa nel modo solito.

Capitolo XLVI

BENEDIZIONE DI UNA SEDE
PER IL SACRAMENTO DELLA PENITENZA

Premesse

1407. La sede per la celebrazione del sacramento della Penitenza, se collocata nella chiesa, esprime con maggior evidenza che la confessione e l'assoluzione dei peccati è un'azione liturgica che appartiene al corpo stesso della Chiesa, ed è ordinata alla rinnovata partecipazione dei fratelli al sacrificio di Cristo e della Chiesa.

1408. Questo rito di benedizione non si deve mai inserire nella celebrazione della Messa; si unisce invece opportunamente con qualche celebrazione penitenziale.

1409. Il rito qui proposto può essere usato dal sacerdote.

1410. Nel rispetto della struttura del rito e dei suoi elementi essenziali, si potranno adattare le singole parti alle particolari circostanze di persone e di luoghi.
 

Capitolo XLVII

BENEDIZIONE DELL'ACQUA LUSTRALE
FUORI DELLA MESSA

Premesse

1421. Tra i segni di cui la Chiesa si serve per benedire i fedeli, è di uso frequente, per antica consuetudine, quello dell'acqua. L'acqua benedetta richiama alla mente dei fedeli Cristo Signore; in lui si compendia la benedizione divina, che si riversa su di noi; è lui che ha chiamato se stesso "acqua viva", e ha istituito per noi il Battesimo, sacramento dell'acqua, segno della benedizione che salva.

1422. La benedizione e l'aspersione dell'acqua si fa d'ordinario in domenica, secondo il rito prescritto nel Messale Romano. Quando invece la benedizione dell'acqua viene fatta fuori della Messa, si usa il formulario seguente.

1423. Il rito qui proposto può essere usato dal sacerdote e dal diacono.

1424. Nel rispetto della struttura del rito e dei suoi elementi essenziali, si potranno adattare le singole parti alle particolari circostanze di persone e di luoghi.
 

Capitolo XLVIII

BENEDIZIONE DELLA PORTA DI UNA CHIESA

Premesse

1434. In alcune celebrazioni liturgiche, come nel Battesimo, nel Matrimonio, nelle Esequie, i fedeli sono accolti alle porte della chiesa, attraverso le quali, in determinati giorni dell'anno liturgico, entrano processionalmente nella chiesa stessa. Per questo è opportuno che la porta della chiesa, nella sua struttura e nelle sue opere d'arte, sia come il segno di Cristo, che disse: "Io sono la porta del gregge" (Gv 10, 7) e insieme di tutti coloro che hanno percorso la via della santità, che conduce alla casa di Dio.

1435. In occasione dell'erezione delle nuove porte della chiesa si può coglier l'occasione per sottolineare ai fedeli sia l'avvenimento esteriore sia il significato interiore dell'intero edificio, al quale le porte aprono l'accesso.

Sembra dunque opportuno rivolgere a Dio una particolare preghiera per la benedizione della porta e raccogliere i fedeli per ascoltare la parola di Dio e rivolgere a lui le loro supplìche. Per quanto possibile, si faccia in modo che l'inaugurazione e la benedizione della nuova porta si celebri nella IV domenica di Pasqua, detta del Buon Pastore.

1436. Il rito qui proposto può esser usato dal sacerdote.

1437. Nel rispetto della struttura del rito e dei suoi elementi essenziali, si potranno adattare le singole parti alle situazioni di persone e di luoghi.
 

Capitolo XLIX

BENEDIZIONE DELLE CAMPANE

Premesse

1455. Risale all'antichità l'uso di ricorrere a segni o a suoni particolari per convocare il popolo cristiano alla celebrazione liturgica comunitaria per informarlo sugli avvenimenti più importanti della comunità locale, per richiamare nel corso della giornata a momenti di preghiera, specialmente al triplice saluto alla Vergine Maria. La voce delle campane esprime dunque in certo qual modo i sentimenti del popolo di Dio quando esulta e quando piange, quando rende grazie o eleva suppliche, e quando, riunendosi nello stesso luogo, manifesta il mistero della sua unità in Cristo Signore.

1456. Dato lo stretto rapporto che hanno le campane con la vita del popolo cristiano, si è diffusa l'usanza opportunamente conservata fino a oggi, di benedirle prima di sistemarle sulla torre campanaria.

1457. Le campane da benedire si devono sospendere o collocare nel luogo designato in modo che, all'occorrenza, si possa comodamente girar loro intorno e sonarle.

1458. Tenute presenti le diverse situazioni locali, le campane si benedicono in giorno festivo fuori della chiesa o anche dentro di essa, secondo il rito qui sotto proposto ai nn. 1461-1475. Se si ritiene opportuno benedirle all'inizio durante la Messa, il rito di benedizione si svolge come indicato.

1459. Il rito qui proposto può essere usato dal vescovo e dal presbitero.

1460. Nel rispetto della struttura del rito e dei suoi elementi essenziali, si potranno adattare le singole parti alle circostanze di persone e di luoghi.

Se il rito è lodevolmente presieduto dal vescovo, si facciano tutti gli adattamenti del caso.
 

Capitolo L

BENEDIZIONE DI UN ORGANO

Premesse

1478. Nella celebrazione dei divini misteri ha notevole importanza la musica sacra; l'organo poi è tenuto in grande onore nella Chiesa latina; esso infatti, accompagnando i canti e i momenti liturgici, può aggiungere splendore alla celebrazione, favorire la preghiera dei fedeli e innalzare la loro mente a Dio. Dato lo stretto legame tra organo, musica e canto nelle azioni liturgiche e nei pii esercizi del popolo cristiano, è particolarmente significativa la benedizione celebrata prima del suo uso liturgico.

1479. Il rito qui proposto può essere usato dal vescovo e dal presbitero.

1480. Nel rispetto della struttura del rito e dei suoi elementi essenziali, si potranno adattare le singole parti alle circostanze di persone e di luoghi.

Se il rito è lodevolmente presieduto dal vescovo, si facciano gli adattamenti del caso.

1481. La benedizione dell'organo si può celebrare in qualsiasi tempo, fatta eccezione per i giorni liturgici nei quali l'uso dello strumento è limitato all'accompagnamento dei canti.
 

Capitolo LI

BENEDIZIONE DEGLI OGGETTI PER IL CULTO

Premesse

1495. Tra gli oggetti destinati al culto, alcuni, data la loro particolare importanza, è bene che siano benedetti prima che si incominci a usarli.

1496. Il calice e la patena si benedicono secondo il rito descritto nel Pontificale Romano e riportato al Cap. XLII.

1497. Il "vasculum" o pisside, l'ostensorio, le vesti che i ministri indossano per i sacri riti, e anche i lini d'altare, quali i corporali e le tovaglie che normalmente si usano nelle celebrazioni liturgiche, è bene che siano benedetti.

1498. Gli oggetti destinati alle celebrazioni liturgiche per essere benedetti, devono avere i requisiti richiesti dalla competente autorità: siano veramente degni, decorosi e belli, senza però alcuna ricerca di una mera sontuosità.

1499. È preferibile benedire più oggetti in un unico rito, o durante la Messa o anche nel corso di qualche celebrazione, alla quale partecipano opportunamente i fedeli. Qualora si dovesse benedire un solo oggetto, si può seguire il rito breve fuori della Messa (nn. 1507-1512).

1500. Il rito di benedizione può essere usato dal sacerdote. Il rito breve fuori della Messa può essere celebrato anche da un diacono.
 

Capitolo LII

BENEDIZIONE DI UNA "VIA CRUCIS"

Premesse

1513. Quando in una chiesa o in un oratorio si erigono le stazioni della "via Crucis", è opportuno che tali stazioni vengano benedette e collocate al loro posto nel corso di una celebrazione con la partecipazione del popolo, in modo che possa essere immediatamente seguita dal pio esercizio della "via Crucis". Se invece le stazioni della "via Crucis" sono già collocate al loro posto in una chiesa non ancora dedicata o benedetta, nessun rito speciale è previsto per la loro erezione.

1514. Le immagini delle stazioni con le croci, o anche le croci soltanto, si dispongano in modo adatto dinanzi ai fedeli, o si collochino in anticipo nel luogo per esse designato.

*1515. È opportuno che questo rito con la "via Crucis" si svolga di Venerdì e prepari i fedeli a celebrare la memoria settimanale della Pasqua nel giorno del Signore e, in Quaresima, quella annuale.

1516. Il rito qui proposto può essere usato dal rettore della chiesa o da un altro sacerdote.

1517. Nel rispetto della struttura del rito e dei suoi elementi essenziali, si potranno adattare le singole parti alle circostanze di persone e di luoghi.
 

Capitolo LIII

BENEDIZIONE DI UN NUOVO CIMITERO

Premesse

1535. La Chiesa considera il cimitero come luogo sacro; raccomanda quindi e si adopera perché i nuovi cimiteri, o predisposti dalla comunità cattolica, o costruiti dalla pubblica amministrazione nei paesi cattolici, vengano benedetti, e si eriga in essi la croce del Signore, segno per tutti di speranza e di risurrezione.

Tuttavia i discepoli di Cristo "né per territorio, né per lingua, né per civili istituzioni si distinguono dagli altri uomini"1 con i quali conducono la loro esistenza; per tutti quindi rivolgono al Padre celeste la loro preghiera: per i "fratelli che sono morti nella pace di Cristo, e per tutti i defunti, dei quali Dio solo ha conosciuto la fede"2.

______________

1) Lettera a Diogneto, 5: Funk, 1, 397.

2) Messale Romano, Preghiera eucaristica IV.
 

I cristiani pertanto seppelliscono e onorano nei cimiteri non solo i corpi dei loro fratelli di fede, ma anche quelli di coloro con i quali hanno condiviso la stessa natura umana: per tutti Cristo ha sparso il suo sangue, tutti ha redento con la sua morte in croce.

1536. È opportuno che il rito della benedizione del cimitero venga celebrato dal vescovo diocesano. Se non gli è possibile, ne affidi lo svolgimento a un presbitero, specialmente se suo collaboratore nella cura pastorale della diocesi o di quegli stessi fedeli che hanno predisposto la costruzione del cimitero. Se il rito è presieduto dal vescovo, si facciano tutti gli adattamenti del caso.

1537. La benedizione di un cimitero si può svolgere in qualsiasi giorno e ora, fatta eccezione per il Mercoledì delle Ceneri e la Settimana santa; si scelga però di preferenza un giorno in cui i fedeli possano partecipare numerosi, e specialmente la Domenica, perché la memoria settimanale della Pasqua del Signore esprime meglio il senso pasquale della morte cristiana.

1538. Nel caso poi di un cimitero costruito o dall'amministrazione locale o dalla comunità cristiana, cioè da fratelli separati e da cattolici, per seppellirvi di preferenza i defunti delle varie comunità cristiane, è bene farne l'inaugurazione con una celebrazione ecumenica, alla cui preparazione collaborino tutte le parti interessate. Per la parte che riguarda i cattolici, l'ordinamento della celebrazione spetta all'Ordinario del luogo.

1539. Se la comunità cattolica viene invitata all'inaugurazione di un cimitero che abbia caratteristiche o proprie di una religione non cristiana, o prettamente laicali, la Madre Chiesa non rifiuta di partecipare al rito o di pregare per tutti i defunti. Spetta tuttavia all'Ordinario del luogo dare direttive sulla presenza dei cattolici. Qualora siano debitamente autorizzati, U sacerdote cattolico e i fedeli svolgano letture bibliche, salmi e preghiere che esprimano in tutta chiarezza la dottrina della Chiesa sulla morte e sul fine dell'uomo, che tende di sua natura a Dio, vivo e vero.
 

Capitolo LIV

* BENEDIZIONE DELLE TOMBE
nella Commemorazione dei fedeli defunti

Premesse

1562. Nella preghiera per le sorelle e i fratelli defunti in forza della comunione dei santi, la Madre Chiesa intende non solo raccomandare a Dio i morti, ma anche rinnovare e testimoniare la fede nella risurrezione della carne e nella vita eterna.

1563. In molti modi le comunità parrocchiali esprimono questo senso della speranza cristiana. Per la Commemorazione di tutti fedeli defunti è consuetudine andare in processione al Cimitero e in tale occasione benedire le tombe. In questa o simili circostanze è opportuno promuovere una celebrazione con un apposito rito di benedizione.

1564. Il rito qui proposto può essere usato dal sacerdote e dal diacono, o anche da un laico con i gesti e formule per esso predisposti.

1565. Nel rispetto della struttura del rito e dei suoi elementi essenziali, si potranno adattare le singole parti alle circostanze di persone e di luoghi.
 

PARTE QUARTA

BENEDIZIONI RIGUARDANTI
LA DEVOZIONE POPOLARE

Premesse

1590. Per armonizzare i pii esercizi e altre espressioni della pietà popolare con le leggi e lo spirito della liturgia, la Chiesa predispone particolari formule nella prassi celebrativa. In questo ambito rientrano anche le benedizioni di elementi primordiali come l'acqua e il fuoco, la luce ecc. e di ingredienti base della convivialità umana. Opportunamente si premette anche un rito di benedizione per cose e oggetti, come ad es. le corone del rosario della beata vergine Maria, prima che siano usati dai fedeli.

1591. È invalsa inoltre tra i fedeli la buona consuetudine di portare con sé alcuni oggetti di devozione, oppure di usarne altri per pregare, di esporre nelle proprie case immagini sacre, di conservare anche presso di sé cose benedette, come bevande e cibi. Per provvedere in qualche modo a forme di pietà di questo tipo, nella presente quarta parte vengono proposti alcuni esempi di benedizioni da celebrarsi in varie circostanze.

1592. Qualora in questi riti di benedizione si usino le reliquie dei santi, ci si assicuri con la massima diligenza che siano autentiche, di adeguata grandezza e insigni per il rapporto comprovato dalla tradizione con il santo di cui si invoca il patrocinio1.

Il ministro, sacerdote o diacono, conforme alle consuetudini, concluda il rito con il segno della croce e l'invocazione della Santissima Trinità per intercessione del santo di cui si fa memoria.

______________

1) Cf Benedizione degli oli e dedicazione della chiesa e dell'altare, "Dedicazione di una chiesa" (cf pp. 732-733).

 

Capitolo LV

BENEDIZIONE AL MARE, A UN LAGO,
A UN FIUME, A UNA SORGENTE, A UNA FONTANA

Premesse

1593. L'acqua è sorgente di vita e con l'aria e la luce è uno degli elementi essenziali del cosmo. Senza di essa la terra non sarebbe che un deserto, e l'uomo, le piante e gli animali non potrebbero vivere. Nella prospettiva biblica l'acqua unita allo Spirito è il grembo fecondo della creazione, è la pioggia purificatrice e la rugiada celeste, è la figura profetica della vita nuova in Cristo (cf Gn 1, 2; Gn 7, 10; Gv 3, 5). Nell'esistenza quotidiana, l'acqua ha un uso multiforme: è lavacro, bevanda, refrigerio; può essere torrente o rigagnolo, onda impetuosa o fontana limpida e tranquilla. L'acqua è giustamente motivo di benedizione e di supplica.

1594. Il rito qui proposto può essere usato dal sacerdote e dal diacono in alcune solennità o circostanze particolari (ad es. per un fiume nella festa del Battesimo del Signore, per il mare nelle feste patronali delle città e dei paesi rivieraschi o in altre occasioni).

A esso è raccomandata la presenza del popolo e la sua attiva partecipazione.

1595. Nel rispetto della struttura del rito e dei suoi elementi essenziali, si possono adattare le singole parti alle caratteristiche di persone e di luoghi.


Capitolo LVI

*BENEDIZIONE AL FUOCO

Premesse

1608. Il fuoco, segno della presenza e della laboriosità umana, resta misterioso per la sua origine e i suoi effetti: arde, purifica, riscalda, devasta e distrugge.

La metafora del fuoco può esprimere le sfrenate ambizioni dell'uomo prometeico, come la ricerca di un autentico progresso e l'ardore della carità.

Nella Bibbia il fuoco è una delle forme privilegiate della manifestazione di Dio; da Abramo a Mosè, da Elia a Giovanni Battista (cf Gn 29, 7; Es 3, 2; 1Re 18, 38; Mt 3, 11). Gesù ha dichiarato di esser venuto a portare il fuoco sulla terra (cf Lc 12, 49), e dopo la sua ascensione alla destra del Padre apparvero lingue come di fuoco (At 2, 3) sugli Apostoli, riuniti con Maria nel Cenacolo il giorno della Pentecoste (At 2, 3).

Ogni cristiano è posto sotto il segno della fiamma di carità che sull'altare della croce consuma la vittima divina, e con la potenza dello Spirito trasforma la nostra vita in sacrificio a Dio gradito (cf Eb 9, 12).

1609. Nella notte di Pasqua si benedice il fuoco nuovo, perché si accenda nel cuore dei fedeli il desiderio di unirsi a Cristo, vincitore del peccato e della morte.

Nella tradizione popolare si accendono dei falò nelle aie contadine, nelle piazze dei paesi o sulle vette dei monti, in connessione con le vicende stagionali e con le solennità liturgiche come il Natale del Redentore, per san Giuseppe, la natività di san Giovanni Battista, la festa dell'Assunta ecc. Questa consuetudine, già presente in culture pre-cristiane, è occasione per benedire Dio e alimentare la fraternità e la gioia.

1610. Il rito qui proposto può essere usato dal sacerdote e dal diacono in alcune solennità o circostanze particolari (cf n. 1590). A esso è raccomandata la presenza del popolo e la sua attiva partecipazione.

1611. Nel rispetto della struttura del rito e dei suoi elementi essenziali, si potranno adattare le singole parti alle circostanze di persone e di luoghi.
 

Capitolo LVII

BENEDIZIONE AI CIBI, BEVANDE O AETRE COSE

Premesse

1624. In alcune località si è soliti compiere particolari riti di benedizione, per esempio dell'acqua, del pane, del vino, dell'olio, di altri cibi o cose che talora i fedeli portano da benedire a motivo di devozione, sia in occasione di una festa o di un tempo dell'anno liturgico, sia in onore della beata vergine Maria o dei Santi.

In questi riti di benedizione il pastore d'anime procuri che i fedeli intendano bene il vero significato del rito. Il ministro nella sua monizione o allocuzione abbia davanti agli occhi, per quanto è possibile, quelle tradizioni e quelle narrazioni della vita dei Santi dalle quali può essere messo in luce l'origine o il senso della particolare celebrazione che si fa in loro onore. È necessario comunque che sempre sia rispettata la verità storica.

1625. Oltre ai formulari per la "Benedizione comune" (I) se ne propongono altri più specifici (II) per la benedizione al pane, al vino, all'olio, al sale, all'acqua, all'agnello e alle uova per la Pasqua.

1626. Il rito senza la Messa può essere usato dal sacerdote e dal diacono in chiesa in alcune solennità e memorie. Ad esso è raccomandata la presenza del popolo e la sua attiva partecipazione.

1627. Se vi sono da benedire molti cibi in una volta, non sia ripetuto il rito, ma tutto sia benedetto in un'unica celebrazione, usando una formula adatta.

1628. Nel rispetto della struttura del rito e dei suoi elementi essenziali, si potranno adattare le singole parti alle circostanze di persone e di luoghi.

1629. Queste benedizioni si possono celebrare durante la Messa, osservando il rito proposto ai nn. 1646-1652, soltanto nelle feste della beata vergine Maria e dei Santi, dove sussiste una tradizione popolare e i fedeli sono soliti partecipare alla Messa. La benedizione durante la Messa, può aver luogo una volta sola al giorno.

Benedizioni particolari

1. benedizione al pane

1654. Il pane, base del nutrimento quotidiano, è dono di Dio e frutto del lavoro. Sorgente di energia, oggetto di condivisione fraterna, il pane è l'emblema della tavola di famiglia. Nella preghiera che Cristo ci ha insegnato, il pane compendia tutto ciò che è necessario all'esistenza umana ed è il segno del pane della vita offerto e spezzato per tutti. In ogni luogo la vicenda del pane, dalla semina del frumento all'agape familiare, è circondata di amorosa attenzione e di rispetto sacro. Nella cultura contadina si suole incidere una croce sulle grandi forme di pasta lievitata prima di cuocerle nel forno, oppure in particolari circostanze si benedicono piccoli pani da distribuire tra i membri di una comunità.

2. benedizione al vino

1662. Nel linguaggio profetico il grappolo d'uva pigiato nel torchio è simbolo di passione, e la vendemmia è un cantico dell'amore di Dio per il suo popolo (cf Is 5, 7).

Sulla tavola imbandita il vino versato nei calici è motivo di gioia e fraternità, e nell'Eucaristia è richiamo e preludio del banchetto messianico (cf Mt 26, 29).

Giustamente il ciclo dell'uva, dalla piantagione della vite alla festa della vendemmia, è occasione per rendere grazie a Dio e ricordare i benefici della creazione e della redenzione.

3. benedizione all'olio

1668. L'olio è uno degli alimenti tipici dell'area mediterranea; della sua abbondanza Dio ha favorito il suo popolo dandogli in eredità una terra ricca di olivi (Dt 6, 11; 8, 8). L'abbondanza dell'olio è una benedizione divina (Dt 7, 13 ss), segno di salvezza (Gl 2, 19) e simbolo di felicità escatologica (Os 2,24).

Dall'olio deriva l'unguento che profuma il capo (Sal 132, 2; Am 6, 6) e fortifica le membra (Ez 16, 19), il farmaco che cura le piaghe (Lc 10, 34), l'elemento che ravviva le lampade e diviene sorgente di luce e di benedizione (cf Es 27, 20 ss; Mt 25, 3-8). I due olivi da cui proviene l'olio per il candelabro dalle sette lampade, richiamano una consuetudine cultuale, attestata dal profeta Zaccaria (Zc 4, 11-14). La lampada che arde davanti al tabernacolo eucaristico o davanti a una sacra immagine, è motivo di lode a Dio, che fa risplendere su tutti la gioia del suo volto (Sal 103, 15). Anche la luce votiva che la pietà cristiana accende a ricordo dei morti, è un'espressione di fede e di speranza nella vita eterna.

4. benedizione al sale

1674. Nel linguaggio biblico il sale, condimento indispensabile delle vivande (cf Gb 6, 6), è farmaco che preserva dalla corruzione e risana le acque (2Re 2, 19-22), simbolo di sapienza, segno di ospitalità (cf Es 4, 14), elemento cultuale per la preparazione delle offerte sacre (cf Lv 2, 13; Esd 6, 9; 7, 28; Ez 43,24).

Il divino Maestro esorta i suoi discepoli a diventare sale della terra, vigilando perché il sale non diventi insipido e quindi inservibile (Mt 5, 13; Lc 14, 34). L'apostolo Paolo ci invita a condire il nostro parlare di sapienza, per sapere come rispondere a ciascuno (Col 4, 6).

5. Benedizione all'acqua

1680. L'acqua è sorgente di vita. Come l'aria e la luce, è uno degli elementi essenziali del cosmo.

Senza di essa la terra non sarebbe che un deserto; l'uomo, le piante e gli animali non potrebbero vivere. Nell'esistenza quotidiana, l'acqua ha un uso multiforme: è lavacro, bevanda, refrigerio; può essere torrente o rigagnolo, onda impetuosa e fontana limpida e tranquilla. L'acqua è giustamente motivo di supplica e di benedizione.

6. Benedizione in famiglia nel giorno di pasqua quando si porta a casa l'acqua benedetta

1686. Cristo Signore, nella Pasqua di morte e risurrezione, da in abbondanza agli uomini l'acqua che zampilla per la vita eterna. Quest'acqua trabocca dal pozzo della Samaritana e diventa fiume che bagna e vivifica la nuova Gerusalemme e i suoi abitanti.

1687. In vari luoghi è consuetudine per le feste pasquali "attingere" l'acqua dal fonte battesimale, per portarla nelle case.

Con quest'acqua benedetta si fa il segno della croce e talvolta se ne prende anche un sorso prima di sedersi alla mensa di famiglia, come "segno" dell'acqua viva che disseta per la vita eterna.

1688. Dove vige questa consuetudine è opportuno che prima del pasto si faccia un'apposita preghiera.

7. Benedizione all'agnello a pasqua

1693. L'agnello, immolato e consumato, già presente nella cultura dei popoli pastori come simbolo sacrificale e conviviale, nell'esperienza pasquale dell'Esodo diviene il segno dell'intervento di Dio che libera il suo popolo (Es 12, 3) nella prospettiva del Cristo redentore, il vero agnello che toglie i peccati del mondo (Gv 1, 29.36).

Su questo sfondo culturale e religioso, si colloca la consuetudine di benedire e consumare l'agnello nelle feste pasquali.

8. Benedizione alle uova a pasqua

1699. La tradizione religiosa ha sempre considerato l'uovo come il simbolo del dischiudersi della vita, soprattutto nella stagione di primavera quando la natura si ridesta e si rinnova. Questa espressione della pietà popolare, propria sia dell'oriente che dell'Occidente, si riflette nella consuetudine di benedire le uova nel giorno di Pasqua.

Il gesto semplice ed umile, insieme ad altri, prolunga nell'ambito familiare il messaggio della risurrezione e della vita nuova in Cristo, che investe l'uomo e la natura.
 

Capitolo LVIII

BENEDIZIONE DEGLI OGGETTI DI PIETÀ

Premesse

1705. Questo rito si usa per la benedizione di medaglie, piccole croci, immagini religiose da esporsi in luoghi non sacri, scapolari, corone e cose simili che servono per compiere esercizi di pietà.

1706. Soprattutto nei santuari o nei luoghi di pellegrinaggi, dove i fedeli accorrono più numerosi, questa benedizione di oggetti concernenti la pietà viene fatta opportunamente con un'unica celebrazione, e può essere inclusa in modo adatto in celebrazioni particolari per i pellegrini.

1707. Il rito qui proposto può essere usato dal sacerdote e dal diacono.

1708. Nel rispetto della struttura del rito e dei suoi elementi essenziali si potranno adattare le singole parti alle circostanze di persone e di luoghi.

1709. Per la benedizione di uno o pochi oggetti soltanto, il ministro può usare il rito breve, nn. 1722-1726; in circostanze particolari la formula breve, n. 1727.

 

Capitolo LIX

BENEDIZIONE DELLE CORONE DEL ROSARIO

Premesse

1728. È bene che la benedizione di un certo numero di corone del Rosario abbia luogo nel corso di una celebrazione, che preceda immediatamente la pia recita del Rosario con la partecipazione del popolo.

1729. Il rito qui proposto per una celebrazione comune si usa opportunamente anche nelle feste e nelle memorie della beata Vergine Maria o in occasione di un pio pellegrinaggio. Le corone del Rosario si possono benedire insieme con altri oggetti di pietà e di devozione.

1730. Il rito qui proposto può essere usato dal sacerdote e dal diacono.

1731. Nel rispetto della struttura del rito e dei suoi elementi essenziali, si potranno adattare le singole parti alle circostanze di persone e di luoghi.

 

1732. Per la benedizione di una o poche corone del Rosario soltanto, il ministro può usare il rito breve, nn. 1748-1753; in circostanze particolari la formula breve, n. 1754.
 

Capitolo LX

BENEDIZIONE E IMPOSIZIONE
DI UNO SCAPOLARE

Premesse

1755. La benedizione e l'imposizione di uno scapolare dev'essere fatta, per quanto è possibile, in una celebrazione comune. Quanto all'imposizione dello scapolare, per mezzo della quale i fedeli sono ammessi a far parte di una confraternita aggregata a un Istituto religioso, tale ammissione dev'essere compiuta da un suo membro o da un ministro a ciò debitamente delegato dalla competente autorità dello stesso Istituto.

1756. Per la benedizione e l'imposizione, si deve usare uno scapolare che, quanto alla forma e alla materia, rispetti le caratteristiche definite per la confraternita o associazione di cui si tratta; successivamente però può essere sostituito da una medaglia benedetta nello stesso rito.

1757. Quanto all'ingresso in una confraternita per mezzo del quale uno diviene spiritualmente partecipe di un Istituto religioso, si tengano presenti le norme particolari stabilite dai singoli Istituti, e siano integralmente osservate.

 

PARTE QUINTA

BENEDIZIONI PER DIVERSE CIRCOSTANZE

Premesse

1775. La vita cristiana viene incrementata in molti modi quando nello Spirito del Signore, secondo i suoi comandamenti, si mettono in comune i frutti della terra e del lavoro, e tutto ciò che è adatto a favorire l'amicizia fra gli uomini. Dio ci benedice e noi lo benediciamo1; perciò lo ringraziarne e imploriamo il suo aiuto con una celebrazione e una preghiera conveniente, perché ciò che ci ha donato serva a portare a compimento nel debito modo il regno del Signore.

Capitolo LXI

BENEDIZIONE PER I BENEFICI RICEVUTI

Premesse

1776. Con i suoi doni Dio ci chiama incessantemente a ringraziarlo; ciò vale soprattutto quando egli ci elargisce particolari benefici. I fedeli che si propongono di estendere la grazia della celebrazione eucaristica alla vita quotidiana, cercano di rimanere in un continuo rendimento di grazie.

1777. Questo formulario risponde al vissuto domestico o sociale in cui le famiglie o i gruppi di persone sperimentano gli interventi della Provvidenza.

1778. Il rito qui proposto può essere usato dal sacerdote e dal diacono, o anche da un laico con i gesti e le formule per esso predisposti.

______________

1) Cf S. AGOSTINO, Comm. al Salmo 66, 1 s: PL 36, 802; CCL 39, 856.

1779. Nel rispetto della struttura del rito e dei suoi elementi essenziali, si potranno adattare le singole parti della celebrazione alle particolari circostanze di persone e di luoghi.
 

Capitolo LXII

BENEDIZIONE PER COSE E SITUAZIONI VARIE

Premesse

1781. Per lodare il Signore e invocare la sua benedizione anche in altre situazioni della vita che non sono espressamente indicate nei riti precedenti (come per esempio una riunione dei membri di una famiglia, oppure un incontro per celebrare un particolare avvenimento, oppure una raccolta di aiuti per i poveri ecc.), si propone qui un rito per una celebrazione che, presentando più testi a scelta, può facilmente esser adattato alle diverse circostanze.

1782. Il presente rito non intende però derogare in nulla dai principi. Non è conveniente infatti coglier l'occasione per celebrare una benedizione per qualunque genere di cose (come per es. per l'erezione di un monumento qualsiasi, per nuovi strumenti bellici, o per ogni genere di circostanze). Ciascuna celebrazione deve sempre essere sottoposta ad un equo criterio pastorale, soprattutto se si può prevedere il pericolo di suscitare sorpresa nei fedeli o negli altri.

1783. Il rito qui proposto può essere usato dal sacerdote e dal diacono, o anche da un laico con i gesti e le formule per esso predisposti.

1784. Nel rispetto della struttura del rito e dei suoi elementi essenziali, si potranno adattare le singole parti alle circostanze di persone e di luoghi.
 

APPENDICE I

*ALTRE BENEDIZIONI
per Occasioni particolari
 

1. BENEDIZIONE IN OCCASIONE
DELLE QUATTRO TEMPORA

Premesse

1814. La tradizione delle "Quattro Tempera", originariamente legata alla santificazione del tempo nelle quattro stagioni, può essere opportunamente ravvivata con momenti di preghiera e di riflessione. Mettendo in rilievo il mistero di Cristo nel tempo, la comunità cristiana invoca e ringrazia la provvidenza del Padre per i frutti della terra e del lavoro dell'uomo1.

1815. L'inizio delle quattro stagioni viene ricordato il mercoledì, il venerdì e il sabato dopo la III domenica di Avvento (Inverno), dopo la III domenica di Quaresima (Primavera), dopo la domenica della SS. Trinità (Estate), dopo la III domenica di settembre (Autunno).

In tali occasioni si potrà usare qualche formulario particolare di preghiera dei fedeli e anche, nelle ferie del Tempo Ordinario, il formulario delle Messe per varie necessità2.

1816. Si potrà caratterizzare la Messa vespertina del venerdì o quella del sabato mattina, concludendo l'apposito formulario della preghiera dei fedeli con l'orazione di benedizione proposta qui di seguito e con l'offerta:

- dell'olio in Inverno;

- dei fiori in Primavera;

- delle spighe di grano in Estate;

- dell'uva in Autunno.

______________

1) Cf Messale Romano, Norme per l'anno liturgico e il Calendario, n. 45 (cf p. 586); Caerimoniale Episcoporum, ed. tip. 1985, p. 107.

2) Cf Messale Romano, CEI, Precisazioni (cf pp. 209-210), Sono cambiate le settimane per la celebrazione delle "Quattro Tempera".

Con queste offerte si potranno compiere particolari gesti votivi: ad es. con l'olio accendere o alimentare una lampada fino al Natale; con i fiori, le spighe e i grappoli adornare l'altare per la domenica e farne dono, se è il caso, ad alcune famiglie. Nella domenica è opportuno ricordare il cambiamento di stagione con un apposita intenzione nella preghiera dei fedeli.

 

2. BENEDIZIONE IN OCCASIONE
DELLE ROGAZIONI

Premesse

1820. Il movimento ascendente e discendente che anima ogni benedizione, investe anche le suppliche collettive denominate "Rogazioni", che espressero la fede della Chiesa e le attese dell'umanità in particolari congiunture storielle. In tale spirito l'antica prassi viene rinnovata e valorizzata, sia nel quadro dell'anno liturgico sia nelle varie situazioni ecclesiali:

a) nella settimana di preghiera per l'unità dei cristiani;

b) in uno o più giorni prima dell'Ascensione o in un altro

giorno adatto;

c) in occasione delle esposizioni solenni annuali dell'Eucaristia;

d) in occasione della giornata nazionale del ringraziamento;

e) in occasione di pellegrinaggi ai santuari1.

Di queste molteplici occasioni vengono qui evidenziati quelle dei commi b e d.

1821. Le rogazioni prima dell'Ascensione ci offrono l'occasione per rivivere l'esperienza dei discepoli, nel momento in cui Gesù risorto entra una volta per sempre nel santuario del ciclo (cf Eb 9, 12), mediatore e garante della perenne effusione dello Spirito. In tale contesto acquista particolare risalto la conclusione del vangelo di Luca: "Alzate le mani, li benedisse. Mentre li benediceva, si staccò da loro e fu portato verso il ciclo. Ed essi, dopo averlo adorato, tornarono a Gerusalemme con grande gioia; e stavano sempre nel tempio lodando Dio" (Lc 24, 50-53).

______________

1) Cf Messale Romano, Norme per l'anno liturgico e il calendario, n. 45 (cf p. 586); ibid., CEI, Precisazioni, I b e II, p. LX.

1822. La giornata del ringraziamento, largamente diffusa nella tradizione popolare, soprattutto nelle campagne, vuoi essere un pubblico e solenne atto di benedizione a Dio per rendergli grazie, per invocare i suoi favori e per condividere i frutti della terra e del lavoro con i fratelli più indigenti. Di questi beni tutti siamo destinatari e fruitori, perciò il ringraziamento a Dio e la richiesta del suo aiuto sono dovere comune. Al centro della giornata è la celebrazione dell'Eucaristia nella quale i doni che Dio stesso pone nelle nostre mani, trasformati nel corpo e nel sangue del Signore, realizzano il santo scambio a cui si riferisce l'espressione del Canone Romano: "Per Cristo nostro Signore, tu, o Dio, crei e santifichi sempre, fai vivere, benedici e doni al mondo ogni bene".

1823. Il rito qui proposto "Per i giorni prima dell'Ascensione", può essere usato dal sacerdote e dal diacono, o anche da un laico con i gesti e le formule per esso predisposti.

1824. Nel rispetto della struttura dei riti e dei loro elementi essenziali, si potranno adattare le singole parti alle circostanze di persone e di luoghi.
 

I. Per i giorni prima dell'ascensione

1825. Queste celebrazioni si possono svolgere in forma di triduo - mercoledì, giovedì e venerdì - appartenendo il sabato pomeriggio già al giorno festivo.

Esse prevedono la benedizione alla città o al paese, alla campagna, alle acque (al mare o al lago o al fiume o a una sorgente o a una fonte). È opportuno che almeno una celebrazione si svolga con la processione verso il luogo stabilito o almeno fino al sagrato della chiesa.

II. Per la giornata del ringraziamento

1853. Questa celebrazione si può fare nell'apposita giornata stabilita dalla Conferenza Episcopale, oppure, secondo le usanze locali e l'opportunità pastorale, in occasione della festa patronale o dei santi più venerati dalla popolazione rurale (ad es. san Martino di Tours, sant'Antonio abate ecc.).
 

3. BENEDIZIONE IN OCCASIONE
DI RICORRENZE CIVILI

Premesse

1864. La preghiera per le varie componenti della vita pubblica è sempre stata presente nella tradizione cristiana, a motivo dello stretto rapporto e del conseguente influsso che le realtà politiche e sociali hanno su coloro che sono contemporaneamente membri della Chiesa e cittadini della patria terrena. L'esortazione dell'apostolo Pietro a sottomettersi nella libertà dei figli di Dio a ogni umana istituzione per amore del Signore (cf 1Pt 2, 13-16), si associa alla raccomandazione di san Paolo di elevare domande, suppliche e ringraziamenti per tutti gli uomini e per i governanti, al fine di trascorrere una vita serena e tranquilla con tutta pietà e dignità (cf 1Tm 2, 1-5).

1865. E opportuno, perciò, che in occasioni di speciali giornate in cui si afferma solennemente il vincolo della solidarietà nazionale e si commemorano i grandi eventi della storia di un popolo - come per l'Italia il 25 aprile, il 2 giugno ecc. - si invitino i fedeli a pregare per la salvaguardia dei valori che fondano un autentico progresso, e a rendere grazie per i benefici che ne derivano al proprio paese e al mondo intero (I, 1 e 2).

1866. Particolare rilievo hanno le ricorrenze che mettono in risalto la dignità e il significato del lavoro umano, come ad es. il primo maggio, festa dei lavoratori. È dovere del popolo cristiano in tale occasione innalzare speciali preghiere al Padre nel nome di Gesù, divino operaio, per intercessione di san Giuseppe lavoratore (II).

1867. I riti qui proposti possono essere usati dal sacerdote e dal diacono, o anche da un laico con i gesti e le formule per esso previsti.

1868. Nel rispetto della struttura del rito e dei suoi elementi essenziali, si potranno adattare le singole parti alle circostanze di persone e di luoghi.

1869. In occasione di una ricorrenza civile, anche durante la Messa è opportuno inserire alcune intenzioni particolarmente adatte nella preghiera dei fedeli, e, se del caso, al termine, come benedizione sul popolo, dire il formulario indicato al n. 1880 o 1894 o 1908. Quando lo si ritenga pastoralmente opportuno, secondo quanto prescritto in "Principi e norme per l'uso del Messale Romano", nn. 331-333, in una delle Messe con la partecipazione del popolo si potrà usare un formulario adatto, tratto dalle "Messe e Orazioni per varie necessità" II e III, con le letture e le parti proprie di queste celebrazioni (saluto, preghiera dei fedeli, benedizione finale sul popolo, come indicato sopra).

 

4. BENEDIZIONE NELL'ANNIVERSARIO
DELL'ORDINAZIONE SACERDOTALE

Premesse

1912. L'anniversario dell'ordinazione sacerdotale e in particolare la celebrazione di un giubileo - 25°, 50°, 60° - offre al ministro di Dio l'occasione opportuna per esprimere il rendimento di grazie, specialmente con la celebrazione dell'Eucaristia, mentre con animo devoto e filiale ricorda il dono ricevuto mediante l'imposizione delle mani.

La speciale orazione al termine della preghiera dei fedeli interpreta e manifesta i motivi della ricorrenza giubilare:

- la gloria di Dio Padre in Cristo, che è il fine stesso a cui tende il ministero e la vita del presbitero;

- il desiderio di ravvivare la grazia del ministero che, conformando il presbitero al Sommo Sacerdote, gli consente di agire in nome e nella persona di Cristo;

- il vincolo che unisce tutti i membri del presbiterio nell'agape fraterna al servizio del popolo di Dio.

 

1913. Per la sua indole un giubileo ministeriale viene ad assumere un rilievo e una dimensione comunitaria, perciò giustamente viene spesso solennizzato in un'unica celebrazione diocesana con il vescovo attorniato dal suo presbiterio.

1914. I presenti formulari sono predisposti per la celebrazione giubilare nella chiesa parrocchiale con una solenne liturgia eucaristica, presieduta dallo stesso sacerdote che ricorda il giubileo. Per una celebrazione comune in sede diocesana i testi vanno adattati.

1915. Nel caso questo formulario venga usato senza la Messa, lo si adatti con il formulario "Per ringraziare Dio dei suoi doni", nn. 48-63.
 

5. BENEDIZIONE
PER LA SALVAGUARDIA DELLA SALUTE
in una memoria della Vergine Maria o di un santo

Premesse

1923. Alla luce della parola di Dio, l'infermità, entrata nel mondo a causa del peccato, acquista un valore pedagogico redentivo; e ha in Cristo, uomo dei dolori, il suo vertice e il suo compimento salvifico (cf Giovanni Paolo II, Salvifici doloris III e IV).

Come Giobbe il credente, si benedice il Signore anche nell'esperienza dell'infermità e del dolore (cf 1, 21). Nella prospettiva messianica è compresa la vittoria su tutte le conseguenze fisiche e morali della colpa originale. Gesù stesso durante la sua vita terrena si è fatto medico e medicina degli infermi, trasmettendo agli apostoli il carisma e il ministero della guarigione (Mc 16, 17-18), come presagio e profezia della liberazione definitiva da ogni lacrima e dolore (cf Ap 7, 17). In questo spirito il popolo cristiano si rivolge al Signore, per intercessione della Vergine e dei santi, particolarmente presenti nella devozione popolare - come ad es. la beata vergine Maria venerata sotto il titolo della salute, san Biagio, santa Lucia o altri santi secondo le consuetudini locali - al fine di esser salvaguardato dalla malattia, e comunque per ricuperare il valore della sofferenza in unione con i patimenti di Cristo (cf Col 1,24).

1924. Il pastore d'anime procuri che i fedeli intendano bene il vero significato del rito. Il celebrante nella sua monizione o allocuzione abbia davanti agli occhi, per quanto è possibile, quelle tradizioni e quelle narrazioni della vita dei santi, che possono mettere in luce l'origine e il senso della particolare celebrazione che si fa in loro onore. È necessario comunque che sempre sia rispettata la verità storica.

1925. Il rito senza la Messa può essere usato dal sacerdote e dal diacono in chiesa. Ad esso è raccomandata la presenza del popolo e la sua attiva partecipazione.

1926. Nel rispetto della struttura del rito e dei suoi elementi, si potranno adattare le singole parti alle situazioni di persone e di luoghi.

1927. Questa benedizione si può celebrare, secondo le consuetudini, in una memoria della vergine Maria o di un santo. Il rito della benedizione unito alla Messa, nn. 1941-1945, si può adoperare soltanto ove sussiste una tradizione popolare e i fedeli sogliono partecipare alla Messa (cf n. 1629).
 

CONCLUSIONE

Al termine di questa carrellata dei Praenotanda dei libri liturgici, l'augurio che scaturisce è che tali premesse possano divenire veramente elemento costruttivo per la riflessione degli operatori pastorali. Aiutati da questa raccolta, potranno superare la facile tentazione del rubricismo o della semplice ritualità, e approfondire il mistero della celebrazione, cogliendone tutta la profondità contenutistica e stimolando i fedeli a far proprio ciò che la Chiesa a essi offre, per una loro crescita in Cristo e nello Spirito, a lode e gloria del Padre.

 

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