CAPITOLO III
VARI CAMPI DI APOSTOLATO
Introduzione
9. I laici esercitano il loro multiforme
apostolato tanto nella Chiesa che nel mondo. Su questo duplice fronte si aprono
svariati campi di attività apostolica di cui ricordiamo i principali. Essi
sono: le comunità ecclesiali, la famiglia, i giovani, l'ambiente sociale,
l'ordine nazionale e internazionale. Siccome poi ai nostri giorni le donne
prendono parte sempre più attiva a tutta la vita sociale, è di grande
importanza una loro più larga partecipazione anche nei vari campi
dell'apostolato della Chiesa.
Le comunità ecclesiali
10. Come partecipi della missione di Cristo
sacerdote, profeta e re, i laici hanno la loro parte attiva nella vita e
nell'azione della Chiesa. All'interno delle comunità ecclesiali la loro azione
è talmente necessaria che senza di essa lo stesso apostolato dei pastori non può
per lo più ottenere il suo pieno effetto. Infatti i laici che hanno davvero
spirito apostolico, ad esempio di quegli uomini e di quelle donne che aiutavano
Paolo nella diffusione del Vangelo (cfr. At 18,18-26; Rm 16,3), suppliscono a
quello che manca ai loro fratelli e confortano cosi sia i pastori, sia gli altri
membri del popolo fedele (cfr. 1 Cor 16,17-18). Nutriti dall'attiva
partecipazione alla vita liturgica della propria comunità, partecipano con
sollecitudine alle sue opere apostoliche; conducono alla Chiesa gli uomini che
forse ne vivono lontani; cooperano con dedizione generosa nel comunicare la
parola di Dio, specialmente mediante l'insegnamento del catechismo; rendono più
efficace la cura delle anime ed anche l'amministrazione dei beni della Chiesa,
mettendo a disposizione la loro competenza.
La parrocchia offre un luminoso esempio di
apostolato comunitario, fondendo insieme tutte le diversità umane che vi si
trovano e inserendole nell'universalità della Chiesa. I laici si abituino ad
agire nella parrocchia in stretta unione con i loro sacerdoti apportino alla
comunità della Chiesa i propri problemi e quelli del mondo, nonché le
questioni concernenti la salvezza degli uomini, perché siano esaminati e
risolti con il concorso di tutti; diano, secondo le proprie possibilità, il
loro contributo a ogni iniziativa apostolica e missionaria della propria
famiglia ecclesiale.
Coltivino costantemente il senso della
diocesi, di cui la parrocchia è come la cellula, pronti sempre, all'invito del
loro pastore, ad unire le proprie forze alle iniziative diocesane. Anzi, per
venire incontro alle necessità delle città e delle zone rurali non limitino la
propria cooperazione entro i confini della parrocchia e della diocesi, ma
procurino di allargarla all'ambito interparrocchiale, interdiocesano, nazionale
o internazionale, tanto più che il crescente spostamento delle popolazioni, lo
sviluppo delle mutue relazioni, la facilità delle comunicazioni, non consentono
più ad alcuna parte della società di rimanere chiusa in se stessa. Anzitutto
facciano proprie le opere missionarie, fornendo aiuti materiali o anche
personali. È infatti un dovere e un onore per i cristiani restituire a Dio
parte dei beni da lui ricevuti.
La famiglia
11. Poiché il Creatore di tutte le cose ha
costituito il matrimonio quale principio e fondamento dell'umana società e, con
la sua grazia, l'ha reso sacramento grande in riferimento a Cristo e alla Chiesa
(cfr. Ef 5,32), l'apostolato dei coniugi e delle famiglie acquista una singolare
importanza sia per la Chiesa sia per la società civile.
I coniugi cristiani sono cooperatori della
grazia e testimoni della fede l'uno per l'altro, nei confronti dei figli e di
tutti gli altri familiari. Sono essi i primi araldi della fede ed educatori dei
loro figli; li formano alla vita cristiana e apostolica con la parola e con
l'esempio, li aiutano con prudenza nella scelta della loro vocazione e
favoriscono con ogni diligenza la sacra vocazione eventualmente in essi
scoperta.
Sono sempre stati doveri dei coniugi, ed oggi
sono la parte principale del loro apostolato:
a) manifestare e comprovare, con l'esempio
della propria vita, l'indissolubilità e la santità del vincolo matrimoniale;
b) affermare con fortezza il diritto e il
dovere che spetta per natura ai genitori e ai tutori di educare cristianamente
la prole;
c) difendere la dignità e la legittima
autonomia della famiglia. Essi dunque e gli altri fedeli collaborino con gli
uomini di buona volontà, affinché nella legislazione civile siano sanciti e
difesi questi sacri diritti; perché nel governo della società si tenga conto
delle esigenze familiari per quanto riguarda l'alloggio, l'educazione dei
fanciulli, le condizioni di lavoro, la sicurezza sociale e gli oneri fiscali;
nella regolamentazione dell'emigrazione si salvaguardi nel modo più assoluto la
convivenza della famiglia.
La famiglia ha ricevuto da Dio la missione di
essere la cellula prima e vitale della società. E essa adempirà tale missione
se, mediante il mutuo affetto dei membri e la preghiera elevata a Dio in comune,
si mostrerà come il santuario domestico della Chiesa; se tutta la famiglia si
inserirà nel culto liturgico della Chiesa; se infine praticherà una fattiva
ospitalità e se promuoverà la giustizia e le buone opere a servizio di tutti i
fratelli che si trovano in necessità.
Fra le svariate opere dell'apostolato
familiare, ci sia concesso enumerare le seguenti: adottare come figli i bambini
abbandonati, accogliere con benevolenza i forestieri, dare il proprio contributo
nella direzione delle scuole, consigliare e aiutare gli adolescenti, aiutare i
fidanzati a prepararsi meglio al matrimonio, collaborare alle opere
catechistiche, sostenere i coniugi e le famiglie nelle loro difficoltà
materiali e morali, provvedere ai vecchi non solo l'indispensabile, ma anche
renderli partecipi equamente dei frutti del progresso economico.
Le famiglie cristiane le quali in tutta la
loro vita si mostrano coerenti con il Vangelo e mostrano con l'esempio cosa sia
il matrimonio cristiano, offrono al mondo una preziosissima testimonianza
cristiana, sempre e dovunque, ma in modo speciale nelle regioni in cui viene
annunziato per la prima volta il Vangelo, oppure la Chiesa si trova tuttora nei
suoi inizi o urta contro gravi ostacoli.
Affinché possano raggiungere più facilmente
le finalità del loro apostolato, può essere opportuno che le famiglie si
uniscano in qualche associazione.
I giovani
12. I giovani esercitano un influsso di somma
importanza nella società odierna. Le circostanze della loro vita, la mentalità
e gli stessi rapporti con la propria famiglia sono grandemente mutati. Essi
passano spesso troppo rapidamente ad una nuova condizione sociale ed economica.
Mentre cresce sempre più la loro importanza sociale ed anche politica, appaiono
quasi impari ad affrontare adeguatamente i loro nuovi compiti.
L'accresciuto loro peso nella società esige
da essi una corrispondente attività apostolica; del resto lo stesso carattere
naturale li dispone a questo. Col maturare della coscienza della propria
personalità, spinti dall'ardore della vita e dalla loro esuberanza, assumono le
proprie responsabilità e desiderano prendere il loro posto nella vita sociale e
culturale: zelo questo che, se è impregnato dallo spirito di Cristo e animato
da obbedienza ed amore verso i pastori della Chiesa, fa sperare abbondantissimi
frutti. I giovani debbono divenire i primi e immediati apostoli dei giovani,
esercitando da loro stessi l'apostolato fra di loro, tenendo conto dell'ambiente
sociale in cui vivono.
Gli adulti procurino d'instaurare con i
giovani un dialogo amichevole passando sopra la distanza dell'età, di
conoscersi reciprocamente e di comunicarsi reciprocamente le proprie ricchezze
interiori. Stimolino i giovani all'apostolato anzitutto con l'esempio, e, all
occasione, con un prudente consiglio e con un valido aiuto. I giovani nutrano
rispetto e fiducia verso gli adulti; quantunque siano inclinati naturalmente
alle novità, apprezzino come meritano le buone tradizioni.
Anche i fanciulli hanno la loro attività
apostolica. Secondo le proprie forze sono veri testimoni viventi di Cristo tra i
compagni.
L'ambiente sociale
13. L'apostolato dell'ambiente sociale, cioè
l'impegno nel permeare di spirito cristiano la mentalità e i costumi, le leggi
e le strutture della comunità in cui uno vive, è un compito e un obbligo
talmente proprio dei laici, che nessun altro può mai debitamente compierlo al
loro posto. In questo campo i laici possono esercitare l'apostolato del simile
verso il simile. Qui completano la testimonianza della vita con la testimonianza
della parola. Qui nel campo del lavoro, della professione, dello studio,
dell'abitazione, del tempo libero o delle associazioni sono i più adatti ad
aiutare i propri fratelli.
I laici adempiono tale missione della Chiesa
nel mondo:
a) anzitutto nella coerenza della vita con la
fede, mediante la quale diventano luce del mondo, e con la loro onestà in
qualsiasi affare, con la quale attraggono tutti all'amore del vero e del bene, e
in definitiva a Cristo e alla Chiesa;
b) con la carità fraterna, con cui diventano
partecipi delle condizioni di vita, di lavoro, dei dolori e delle aspirazioni
dei fratelli e dispongono a poco a poco il cuore di tutti alla salutare azione
della grazia;
c) con la piena coscienza della propria
responsabilità nell'edificazione della società, per cui si sforzano di
svolgere la propria attività domestica, sociale, professionale con cristiana
magnanimità. Così il loro modo d'agire penetra un po' alla volta l'ambiente di
vita e di lavoro.
Questo apostolato deve abbracciare tutti
quelli che vivono nel proprio raggio di azione e non escludere alcun bene
spirituale o temporale realizzabile. Ma i veri apostoli non si accontentano
soltanto di questa azione, bensì cercano di annunziare Cristo al prossimo anche
con la parola. Molti uomini non possono udire il Vangelo e conoscere Cristo, se
non per mezzo dei laici che stan loro vicino.
L'ordine nazionale e internazionale
14. Immenso è il campo di apostolato che si
apre nell'ordine nazionale e internazionale, dove sono specialmente i laici a
essere ministri della sapienza cristiana. Animati dall'amore di patria e nel
fedele adempimento dei doveri civici, i cattolici si sentano obbligati a
promuovere il vero bene comune e facciano valere il peso della propria opinione
in maniera tale che il potere civile venga esercitato secondo giustizia e le
leggi corrispondano ai precetti morali e al bene comune. I cattolici esperti in
politica e, come è naturale, saldamente ancorati alla fede e alla dottrina
cristiana, non ricusino le cariche pubbliche, potendo mediante una buona
amministrazione provvedere al bene comune e al tempo stesso aprire la via al
Vangelo.
Si sforzino i cattolici di collaborare con
tutti gli uomini di buona volontà nel promuovere tutto ciò che è vero, tutto
ciò che è giusto, tutto ciò che è santo, tutto ciò che è amabile (cfr. Fil
4,8). Entrino in dialogo con essi, andando loro incontro con prudenza e
gentilezza e promuovano indagini circa le istituzioni sociali e pubbliche per
portarle a perfezione secondo lo spirito del Vangelo.
Tra i segni del nostro tempo è degno di
speciale menzione il crescente e inarrestabile senso di solidarietà di tutti i
popoli, che è compito dell'apostolato dei laici promuovere con sollecitudine e
trasformare in sincero e autentico affetto fraterno. I laici inoltre debbono
prendere coscienza del campo internazionale e delle questioni e soluzioni sia
dottrinali sia pratiche che sorgono in esso, specialmente per quanto riguarda i
popoli in via di sviluppo.
Rammentino tutti coloro che lavorano in altre
nazioni o danno ad esse aiuto, che le relazioni fra i popoli devono essere un
vero scambio fraterno, in cui l'una e l'altra parte simultaneamente dà e
riceve. Coloro poi che viaggiano per ragioni di impegni internazionali o di
affari o di divertimento, si ricordino che essi sono dovunque anche degli araldi
itineranti di Cristo, e come tali si comportino davvero.
CAPITOLO IV
VARI MODI DI APOSTOLATO
Introduzione
15. I laici possono esercitare l'attività
apostolica o individualmente o uniti in varie comunità e associazioni.
Importanza e molteplicità dell'apostolato individuale
16. L'apostolato che ciascuno deve esercitare
personalmente, sgorgando in misura abbondante dalla fonte di una vita veramente
cristiana (Gv 4,14), è la prima forma e la condizione di ogni altro apostolato
dei laici, anche di quello associato ed è insostituibile.
A tale apostolato, sempre e dovunque
proficuo, anzi in certe circostanze l'unico adatto e possibile, sono chiamati e
obbligati tutti i laici, di qualsiasi condizione, ancorché non abbiano
l'occasione o la possibilità di collaborare nelle associazioni.
Molte sono le forme di apostolato con cui i
laici edificano la Chiesa e santificano il mondo animandolo in Cristo.
Una forma particolare di apostolato
individuale e segno adattissimo anche ai nostri tempi a manifestare il Cristo
vivente nei suoi fedeli, è la testimonianza di tutta la vita laicale,
promanante dalla fede, dalla speranza e dalla carità. Con l'apostolato poi
della parola, in alcuni casi del tutto necessario, i laici annunziano Cristo,
spiegano e diffondono la sua dottrina secondo la propria condizione e capacità
e fedelmente la professano.
Collaborando inoltre, come cittadini di
questo mondo, in ciò che riguarda la costruzione e la gestione dell'ordine
temporale, i laici devono perseguire nella vita familiare, professionale,
culturale e sociale, alla luce della fede, ancor più alti motivi dell'agire e,
presentandosi l'occasione, farli conoscere agli altri, consapevoli di rendersi
così collaboratori di Dio creatore, redentore e santificatore e di
glorificarlo.
Infine i laici animino la propria vita con la
carità e l'esprimano con le opere, secondo le proprie possibilità.
Si ricordino tutti che, con il culto pubblico
e la preghiera, con la penitenza e la spontanea accettazione delle fatiche e
delle pene della vita, con cui si conformano a Cristo sofferente (cfr. 2 Cor
4,10; Col 1,24), essi possono raggiungere tutti gli uomini e contribuire alla
salvezza di tutto il mondo.
L'apostolato individuale in particolari circostanze
17. Questo apostolato individuale è di
grande necessità e urgenza in quelle regioni in cui la libertà della Chiesa è
gravemente impedita. In tali difficilissime circostanze i laici, sostituendo
come possono i sacerdoti, mettendo in pericolo la propria libertà e talvolta
anche la vita, insegnano la dottrina cristiana a coloro cui vivono vicino, li
formano alla vita religiosa e allo spirito cattolico, li inducono a ricevere con
frequenza i sacramenti e a coltivare la pietà, soprattutto quella eucaristica.
Il sacro Concilio, mentre di tutto cuore ringrazia Dio che anche nella nostra
epoca, non manca di suscitare laici di eroica fortezza in mezzo alle
persecuzioni, li abbraccia con paterno affetto e con riconoscenza.
L'apostolato individuale ha luogo
particolarmente in quelle regioni dove i cattolici sono pochi e dispersi. Ivi i
laici, che solo individualmente possono esercitare l'apostolato, sia per i
motivi suddetti, sia per speciali ragioni derivanti anche dalla loro attività
professionale, opportunamente a tempo e luogo si radunano insieme in piccoli
gruppi per scambiarsi le idee senza alcuna rigida formula di istituzione od
organizzazione, in maniera che questo apparisca sempre come segno della comunità
della Chiesa di fronte agli altri e quale vera testimonianza di amore. In questo
modo, con l'amicizia e lo scambio di esperienze, aiutandosi a vicenda
spiritualmente, si fortificano per superare i disagi di una vita e di una
attività troppo isolate e per produrre frutti sempre più abbondanti di
apostolato.
Importanza dell'apostolato organizzato
18. I fedeli sono dunque chiamati ad
esercitare l'apostolato individuale nelle diverse condizioni della loro vita;
tuttavia ricordino che l'uomo, per natura sua, è sociale e che piacque a Dio di
riunire i credenti in Cristo per farne il popolo di Dio (cfr. 1 Pt 2,5-10) e un
unico corpo (cfr. 1 Cor 12,12). Quindi l'apostolato associato corrisponde
felicemente alle esigenze umane e cristiane dei fedeli e al tempo stesso si
mostra come segno della comunione e dell'unità della Chiesa in Cristo che
disse: « Dove sono due o tre riuniti in mio nome, io sono in mezzo a loro »
(Mt 18,20).
Perciò i fedeli esercitino il loro
apostolato accordandosi su uno stesso fine. Siano apostoli tanto nelle proprie
comunità familiari, quanto in quelle parrocchiali e diocesane, che già sono
esse stesse espressione del carattere comunitario dell'apostolato, e in quelle
libere istituzioni nelle quali si vorranno riunire.
L'apostolato associato è di grande
importanza anche perché sia nelle comunità ecclesiali, sia nei vari ambienti,
spesso richiede di essere esercitato con azione comune. Infatti le associazioni
erette per un'attività apostolica in comune sono di sostegno ai propri membri e
li formano all'apostolato, ordinano e guidano la loro azione apostolica, così
che possono sperarsi frutti molto più abbondanti che non se i singoli
operassero separatamente.
Nelle attuali circostanze, poi, è
assolutamente necessario che nell'ambiente di lavoro dei laici sia rafforzata la
forma di apostolato associata e organizzata, poiché solo la stretta unione
delle forze è in grado di raggiungere pienamente tutte le finalità
dell'apostolato odierno e di difenderne validamente i frutti 3. In questo campo
è cosa particolarmente importante che l'apostolato incida anche sulla mentalità
generale e sulle condizioni sociali di coloro ai quali si rivolge; altrimenti i
laici saranno spesso impari a sostenere la pressione sia della pubblica opinione
sia delle istituzioni.
Molteplicità di forme dell'apostolato associato
19. Grande è la varietà delle associazioni
apostoliche alcune si propongono il fine apostolico generale della Chiesa; altre
in particolare il fine dell'evangelizzazione e della santificazione; altre
attendono ai fini dell'animazione cristiana dell'ordine delle realtà temporali;
altre rendono in modo speciale testimonianza a Cristo con le opere di
misericordia e di carità.
Tra queste associazioni vanno considerate in
primo luogo quelle che favoriscono e rafforzano una più intima unità tra la
vita pratica dei membri e la loro fede. Le associazioni non sono fine a se
stesse, ma devono servire a compiere la missione della Chiesa nei riguardi del
mondo: la loro incidenza apostolica dipende dalla conformità con le finalità
della Chiesa, nonché dalla testimonianza cristiana e dallo spirito evangelico
dei singoli membri e di tutta l'associazione.
Inoltre la missione universale della Chiesa,
in considerazione del progresso delle istituzioni e sotto la spinta del rapido
evolversi della società odierna, richiede che le iniziative apostoliche dei
cattolici perfezionino sempre più le forme associate in campo internazionale.
Le organizzazioni internazionali cattoliche raggiungono meglio il proprio fine,
se le associazioni che ne fanno parte e i loro membri sono più intimamente
uniti ad esse.
Salvo il dovuto legame con l'autorità
ecclesiastica i laici hanno il diritto di creare associazioni e guidarle, e di
aderire a quelle già esistenti. Occorre tuttavia evitare la dispersione delle
forze che si ha allorché si promuovono nuove associazioni e opere senza motivo
sufficiente, o si mantengono in vita, più del necessario, associazioni o metodi
invecchiati; né sarà sempre opportuno che forme istituite in una nazione
vengano portate indiscriminatamente in altre.
L'Azione cattolica
20. Da diversi decenni i laici sono andati
consacrandosi sempre più all'apostolato in molte nazioni e si sono raccolti in
forme varie di attività e di associazioni che, in unione particolarmente
stretta con la gerarchia, si sono occupate e si occupano di fini propriamente
apostolici. Tra queste o anche altre simili del passato, sono soprattutto da
ricordare quelle che, pur seguendo diversi metodi, hanno prodotto
abbondantissimi frutti nel regno di Cristo e, meritatamente raccomandate e
promosse dai romani Pontefici e da molti vescovi, hanno avuto da essi il nome di
Azione cattolica e spessissimo sono state descritte come collaborazione dei
laici all'apostolato gerarchico.
Queste forme di apostolato, si chiamino esse
Azione cattolica o con altro nome, esercitano oggi un apostolato prezioso. Esse
sono costituite dal concorso delle seguenti note caratteristiche prese tutte
insieme:
a) Fine immediato di tali organizzazioni è
il fine apostolico della Chiesa, cioè l'evangelizzazione e la santificazione
degli uomini e la formazione cristiana della loro coscienza, in modo che
riescano ad impregnare dello spirito evangelico le varie comunità e i vari
ambienti.
b) I laici, collaborando con la gerarchia
secondo il modo loro proprio, portano la loro esperienza e assumono la loro
responsabilità nel dirigere tali organizzazioni, nel ponderare le circostanze
in cui si deve esercitare l'azione pastorale della Chiesa e nella elaborazione
ed esecuzione del loro programma di azione.
c) I laici agiscono uniti a guisa di corpo
organico, affinché sia meglio espressa la comunità della Chiesa e l'apostolato
riesca più efficace.
d) Questi laici, sia che si offrano
spontaneamente, o siano invitati all'azione e alla cooperazione diretta con
l'apostolato gerarchico, agiscono sotto la superiore direzione della gerarchia
medesima, la quale può sancire tale cooperazione anche per mezzo di un «
mandato » esplicito.
Le organizzazioni in cui, a giudizio della
gerarchia, si trovano tutte insieme queste note, si devono ritenere Azione
cattolica, anche se, per esigenze di luoghi e di popoli, prendono varie forme e
nomi. Il sacro Concilio raccomanda vivamente queste istituzioni, che certamente
in molti paesi rispondono alle necessità dell'apostolato della Chiesa; invita i
sacerdoti e i laici che lavorano in esse a tradurre sempre più in atto le note
sopra ricordate e a cooperare sempre fraternamente nella Chiesa con tutte le
altre forme di apostolato.
Stima delle associazioni
21. Occorre stimare nel modo giusto tutte le
associazioni di apostolato; quelle poi che la gerarchia secondo le necessità
dei tempi e dei luoghi, ha lodato o raccomandato o ha deciso di istituire come
più urgenti, vanno tenute in somma considerazione da sacerdoti, dai religiosi e
dai laici e promosse secondo la natura propria di ciascuna di esse. Tra queste,
soprattutto oggi, vanno certamente annoverate le associazioni e i gruppi
internazionali dei cattolici.
I laici dediti al servizio della Chiesa a titolo speciale
22. Nella Chiesa sono degni di particolare
onore e di raccomandazione quei laici, celibi o uniti in matrimonio, che si
consacrano in perpetuo o temporaneamente al servizio delle istituzioni e delle
loro opere con la propria competenza professionale. È per essa di grande gioia
veder crescere sempre più il numero dei laici che offrono il proprio servizio
alle associazioni e alle opere di apostolato, sia dentro i limiti della propria
nazione, sia in campo internazionale, sia soprattutto nelle comunità cattoliche
delle missioni e delle Chiese nascenti.
I pastori della Chiesa accolgano volentieri e
con animo grato tali laici, procurino che la loro condizione soddisfi nella
misura migliore possibile alle esigenze della giustizia, dell'equità e della
carità, soprattutto in merito all'onesto sostentamento loro e della famiglia, e
che essi godano della necessaria formazione, di conforto e di stimoli
spirituali.
CAPITOLO V
L'ORDINE DA OSSERVARE NELL'APOSTOLATO
Introduzione
23. L'apostolato dei laici, sia esso
esercitato dai singoli che dai cristiani consociati, dev'essere inserito, con il
debito ordine, nell'apostolato di tutta la Chiesa; anzi l'unione con coloro che
lo Spirito Santo ha posto a reggere la Chiesa di Dio (cfr. At 20,28) è un
elemento essenziale dell'apostolato cristiano. Non meno necessaria è la
collaborazione tra le varie iniziative di apostolato, che deve essere
convenientemente predisposta dalla gerarchia.
Infatti, per promuovere lo spirito di unione,
affinché in tutto l'apostolato della Chiesa splenda la carità fraterna, si
raggiungano le comuni finalità e siano evitate dannose rivalità, si richiede
una stima vicendevole fra tutte le forme di apostolato nella Chiesa e un
conveniente coordinamento, nel rispetto della natura propria di ciascuna. Ciò
è sommamente conveniente quando una determinata attività nella Chiesa richiede
l'armonia e la cooperazione apostolica dell'uno e dell'altro clero, dei
religiosi e dei laici.
Rapporti con la gerarchia
24. Spetta alla gerarchia promuovere
l'apostolato dei laici, fornire i principi e gli aiuti spirituali, ordinare
l'esercizio dell'apostolato medesimo al bene comune della Chiesa, vigilare
affinché la dottrina e le disposizioni fondamentali siano rispettate.
L'apostolato dei laici ammette certamente
vari tipi di rapporti con la gerarchia, secondo le svariate forme e diversi
scopi dell'apostolato stesso.
Sono molte infatti le iniziative apostoliche
che vengono prese dalla libera volontà dei laici e sono rette dal loro prudente
criterio. Mediante queste iniziative, in certe circostanze la missione della
Chiesa può essere meglio adempiuta; perciò esse vengono non di rado lodate o
raccomandate dalla gerarchia. Ma nessuna iniziativa rivendichi a se stessa la
denominazione di « cattolica », se non interviene il consenso della legittima
autorità ecclesiastica.
Alcune forme di apostolato dei laici vengono
espressamente riconosciute dalla gerarchia in maniere diverse. L'autorità
ecclesiastica, per il bene comune della Chiesa, può inoltre scegliere e
promuovere in modo particolare alcune associazioni e iniziative aventi finalità
immediatamente spirituali, per le quali assume una speciale responsabilità. Così
la gerarchia, ordinando in diverse maniere l'apostolato secondo le circostanze,
unisce più strettamente alcune forme di esso alla sua missione apostolica,
rispettando tuttavia la natura propria e la distinzione dell'una e dell'altra,
senza per questo togliere ai laici la necessaria facoltà di agire di propria
iniziativa. Questo atto della gerarchia prende in vari documenti ecclesiastici
il nome di « mandato ».
Infine la gerarchia affida ai laici alcuni compiti che sono
più intimamente collegati con i doveri dei pastori, e ciò sia nell'esposizione
della dottrina cristiana, sia in alcuni atti liturgici, sia nella cura delle
anime. In forza di tale missione, i laici, nell'esercizio di questi compiti,
sono pienamente soggetti alla direzione del superiore ecclesiastico.
Nei confronti delle opere e istituzioni di ordine
temporale, il compito della gerarchia consiste nell'insegnare e interpretare
autenticamente i principi dell'ordine morale che devono essere seguiti nelle
cose temporali; inoltre è in suo potere giudicare, tutto ben considerato e
servendosi dell'aiuto di esperti, della conformità di tali opere e istituzioni
con i principi morali, e stabilire quali cose sono necessarie per custodire e
promuovere i beni di ordine soprannaturale.
L'aiuto che il clero deve dare all'apostolato dei laici
25. Ricordino i vescovi, i parroci e gli altri sacerdoti
dell'uno e dell'altro clero, che il diritto e il dovere di esercitare
l'apostolato è comune a tutti i fedeli, sia chierici sia laici, e che anche i
laici hanno compiti propri nell'edificazione della Chiesa. Perciò lavorino
fraternamente con i laici nella Chiesa e per la Chiesa, ed abbiano una cura
speciale dei laici nel loro lavoro apostolico.
Si scelgano con diligenza sacerdoti dotati delle qualità
necessarie e convenientemente formati per aiutare i laici in speciali forme di
apostolato. Coloro che si dedicano a questo ministero, una volta ricevuta la
missione dalla gerarchia, la rappresentano nella loro azione pastorale:
favoriscano le opportune relazioni dei laici con la gerarchia stessa, sempre
aderendo fedelmente allo spirito e alla dottrina della Chiesa; consacrino se
stessi ad alimentare la vita spirituale e il senso apostolico delle associazioni
cattoliche ad essi affidate; le assistano con il loro sapiente consiglio nella
loro operosità apostolica e ne favoriscano le iniziative; instaurando un
continuo dialogo con i laici, studino attentamente quali siano gli accorgimenti
per rendere più fruttuosa la loro azione apostolica; promuovano lo spirito
d'unione nell'interno dell'associazione medesima, come pure fra essa e le altre.
I religiosi, infine, sia i frati che le suore, abbiano
stima delle opere apostoliche dei laici; secondo lo spirito e le regole dei loro
istituti, si dedichino volentieri a promuovere le opere dei laici procurino di
sostenere, aiutare, completare i compiti del sacerdote.
Alcuni strumenti per la mutua collaborazione
26. Nelle diocesi, per quanto è possibile, vi siano dei
consigli che aiutino il lavoro apostolico della Chiesa, sia nel campo
dell'evangelizzazione e della santificazione, sia in campo caritativo, sociale,
ecc., nei quali devono convenientemente collaborare clero, religiosi e laici.
Questi consigli potranno giovare alla mutua coordinazione delle varie
associazioni e iniziative dei laici, nel rispetto dell'indole propria e
dell'autonomia di ciascuna.
Consigli di tal genere vi siano pure, per quanto è
possibile, nell'ambito parrocchiale, interparrocchiale, interdiocesano, nonché
a livello nazionale e internazionale.
Sia costituito inoltre presso la santa Sede uno speciale
segretariato per il servizio e l'impulso dell'apostolato dei laici, come centro
che, con mezzi adatti fornisca notizie delle varie iniziative apostoliche dei
laici, istituisca ricerche intorno ai problemi che sorgono in questo campo e
assista con i suoi consigli la gerarchia e i laici nelle opere apostoliche. In
questo segretariato abbiano la parte loro i movimenti e le iniziative
dell'apostolato dei laici esistenti in tutto il mondo e, con i laici, vi
lavorino anche dei chierici e dei religiosi.
La collaborazione con gli altri cristiani e con i non cristiani
27. Il comune patrimonio evangelico, nonché il conseguente
comune dovere della testimonianza cristiana, raccomandano e spesso esigono la
collaborazione dei cattolici con gli altri cristiani, da attuarsi dai singoli e
dalle comunità ecclesiali, sia in singole attività, sia in associazioni, nel
campo nazionale e in quello internazionale. Anche i comuni valori umani
richiedono non di rado una simile cooperazione dei cristiani che perseguono
finalità apostoliche con coloro che non professano il cristianesimo, ma
riconoscono tali valori. Con questa cooperazione dinamica e prudente che è di
grande importanza nelle attività temporali, i laici danno testimonianza a
Cristo, salvatore del mondo, e all'unità della famiglia umana.
CAPITOLO VI
LA FORMAZIONE ALL'APOSTOLATO
Necessità
della formazione all'apostolato
28. L'apostolato può raggiungere piena efficacia soltanto
mediante una multiforme e integrale formazione. Questa è richiesta non soltanto
dal continuo progresso spirituale e dottrinale del laico, ma anche dalle varie
circostanze di cose, di persone, di compiti a cui la sua attività deve
adattarsi. Questa formazione all'apostolato deve poggiare su quei fondamenti che
da questo sacro Concilio altrove sono stati affermati e dichiarati. Oltre la
formazione comune a tutti i cristiani, non poche forme di apostolato esigono una
formazione specifica e particolare, a causa della varietà delle persone e delle
circostanze.
Principi per la formazione dei laici all'apostolato
29. Poiché i laici hanno un modo proprio di partecipare
alla missione della Chiesa, la loro formazione apostolica presenta un carattere
speciale a motivo dell'indole secolare propria del laicato e della sua
particolare spiritualità.
La formazione all'apostolato suppone che i laici siano
integralmente formati dal punto di vista umano, secondo la personalità e le
condizioni di vita di ciascuno. Il laico, infatti, oltre a conoscere bene il
mondo contemporaneo, deve essere un membro ben inserito nel suo gruppo sociale e
nella sua cultura.
In primo luogo il laico impari ad adempiere la missione di
Cristo e della Chiesa vivendo anzitutto nella fede il divino mistero della
creazione e della redenzione, mosso dallo Spirito Santo che vivifica il popolo
di Dio e che spinge tutti gli uomini ad amare Dio Padre e in lui il mondo e gli
uomini. Questa formazione deve essere considerata come fondamento e condizione
di qualsiasi fruttuoso apostolato.
Oltre la formazione spirituale, è richiesta una solida
preparazione dottrinale e cioè teologica, etica, filosofica, secondo la
diversità dell'età, della condizione e delle attitudini. Né si trascuri
l'importanza della cultura generale unitamente alla formazione pratica e
tecnica. Per coltivare buone relazioni umane ne bisogna favorire i genuini
valori umani, anzitutto l'arte del convivere e del cooperare fraternamente di
instaurare il dialogo.
Ma poiché la formazione all'apostolato non può consistere
nella sola istruzione teorica, il laico, fin dall'inizio della sua formazione,
impari gradualmente e prudentemente a vedere tutto, a giudicare e a agire nella
luce della fede, a formare e a perfezionare se stesso con gli altri mediante
l'azione e ad entrare così attivamente nel servizio della Chiesa. Questa
formazione, che dev'essere sempre ulteriormente perfezionata per la crescente
maturazione della persona umana e per l'evolversi dei problemi, richiede una
conoscenza sempre più approfondita e un'azione sempre più idonea. Nel
soddisfare a tutte le esigenze della formazione si abbia sempre dinanzi l'unità
e l'integrità della persona umana, al fine di preservare e accrescere la sua
armonia e il suo equilibrio.
In questo modo il laico si inserisce a fondo e fattivamente
nella stessa realtà dell'ordine temporale assume la sua parte in maniera
efficace in tutte le attività; allo stesso tempo quale membro vivo e testimone
della Chiesa, la rende presente ed operante in seno alle cose temporali .
Chi forma all'apostolato
30. La formazione all'apostolato ha inizio con la prima
educazione dei fanciulli. In modo speciale vengano iniziati all'apostolato gli
adolescenti e i giovani e li si permei di spirito apostolico. La formazione deve
essere perfezionata lungo tutta la vita a misura che lo richiedono i nuovi
compiti che si assumono. È chiaro dunque che coloro ai quali spetta
l'educazione cristiana sono anche tenuti al dovere della formazione
all'apostolato.
È compito dei genitori disporre nella famiglia i loro
figli fin dalla fanciullezza a riconoscere l'amore di Dio verso tutti gli
uomini. Insegnino loro gradualmente, specialmente con l'esempio, la
sollecitudine verso le necessità sia materiali che spirituali del prossimo.
Tutta la famiglia dunque, nella sua vita in comune, diventi quasi un tirocinio
di apostolato.
È necessario inoltre educare i fanciulli in modo che,
oltrepassando i confini della famiglia, aprano il loro animo alla vita delle
comunità sia ecclesiali che temporali. Vengano accolti nella locale comunità
parrocchiale in maniera tale che acquistino in essa la coscienza d'essere membri
vivi e attivi del popolo di Dio.
I sacerdoti poi, nella catechesi e nel ministero della
parola, nella direzione delle anime, come negli altri ministeri pastorali,
abbiano dinanzi agli occhi la formazione all'apostolato. Anche le scuole, i
collegi e gli altri istituti cattolici di educazione devono promuovere nei
giovani il senso cattolico e l'azione apostolica. Qualora questa formazione
manchi, o perché i giovani non frequentano tali scuole o per altra causa, la
curino con tanto maggiore impegno i genitori, i pastori d'anime e le
associazioni.
Gli insegnanti, poi, e gli educatori i quali con la loro
vocazione e il loro ufficio esercitano una eccellente forma di apostolato dei
laici, siano provveduti della necessaria dottrina e dell'arte pedagogica con cui
potranno impartire efficacemente questa formazione.
Parimenti i gruppi e le associazioni di laici che abbiano
per scopo l'apostolato in genere o altre finalità soprannaturali, secondo che
il loro fine e la loro possibilità lo comportano, debbono diligentemente e
assiduamente favorire la formazione all'apostolato. Essi sono spesso la via
ordinaria di un'adeguata formazione all'apostolato. In essi infatti si dà
simultaneamente una formazione dottrinale, spirituale e pratica. I loro membri,
riuniti in piccoli gruppi con i compagni e con gli amici, valutano i metodi e i
frutti della loro attività apostolica e confrontano con il Vangelo il loro modo
di vivere quotidiano.
Tale formazione va organizzata in modo da tener conto di
tutto l'apostolato dei laici, che deve essere esercitato non solo tra i gruppi
stessi delle associazioni, ma in ogni circostanza per tutta la vita,
specialmente professionale e sociale.
Anzi ognuno deve fattivamente prepararsi all'apostolato,
cosa che urge maggiormente nell'età adulta. Infatti con il progredire dell'età,
l'animo si apre meglio in modo che ciascuno può scoprire più accuratamente i
talenti con cui Dio ha arricchito la sua anima, ed esercitare con maggiore
efficacia quei carismi che gli sono stati concessi dallo Spirito Santo, a bene
dei suoi fratelli.
Adattare la formazione ai diversi tipi di apostolato
31. Le varie forme di apostolato richiedono pure una
formazione particolare adeguata.
a) Quanto all'apostolato per l'evangelizzazione e la
santificazione degli uomini, i laici debbono essere particolarmente formati a
stabilire il dialogo con gli altri, credenti o non credenti, per annunziare a
tutti il messaggio di Cristo. E poiché nel tempo nostro il materialismo di
vario tipo sta diffondendosi largamente dovunque, anche in mezzo ai cattolici, i
laici non soltanto imparino con maggior diligenza la dottrina cattolica,
specialmente in quei punti nei quali la dottrina stessa viene messa in
questione, ma contro ogni forma di materialismo offrano anche la testimonianza
di una vita evangelica.
b) Quanto alla trasformazione cristiana dell'ordine
temporale, i laici siano istruiti sul vero significato e valore dei beni
temporali in se stessi e rispetto a tutte le finalità della persona umana; si
esercitino nel retto uso delle cose e dell'organizzazione delle istituzioni,
avendo sempre di mira il bene comune secondo i principi della dottrina morale e
sociale della Chiesa. Assimilino soprattutto i principi della dottrina sociale e
le sue applicazioni, affinché si rendano capaci sia di collaborare, per quanto
loro spetta, al progresso della dottrina stessa, sia di applicarla correttamente
ai singoli casi.
c) Poiché le opere di carità e di misericordia offrono
una splendida testimonianza di vita cristiana, la formazione apostolica deve
portare pure all'esercizio di esse, affinché i fedeli, fin dalla fanciullezza,
imparino a immedesimarsi nelle sofferenze dei fratelli e a soccorrerli
generosamente quando versano in necessità.
I sussidi
32. I laici consacrati all'apostolato hanno già a
disposizione molti sussidi, cioè convegni, congressi, ritiri, esercizi
spirituali, incontri frequenti, conferenze, libri, riviste per una più profonda
conoscenza della sacra Scrittura e della dottrina cattolica per nutrire la
propria vita spirituale, per conoscere le condizioni del mondo e per scoprire e
impiegare i metodi apostolici adatti.
I suddetti sussidi di formazione sono in funzione delle
svariate forme di apostolato negli ambienti in cui essere vengono esercitate. A
questo fine sono pure stati eretti centri o istituti superiori che hanno già
recato ottimi frutti. Questo sacro Concilio si rallegra per simili iniziative già
fiorenti in alcune parti è si augura che esse siano promosse pure in altri
posti, dove risultassero necessarie.
Si erigano inoltre centri di documentazione e di studio,
non solo in campo teologico, ma anche antropologico, psicologico, sociologico,
metodologico, per meglio sviluppare le attitudini dei laici, uomini e donne,
giovani e adulti, in tutti i campi di apostolato.
ESORTAZIONE FINALE
33.
Il sacro Concilio scongiura perciò nel Signore tutti i laici a rispondere
volentieri, con generosità e con slancio alla voce di Cristo, che in quest'ora
li invita con maggiore insistenza, e all'impulso dello Spirito Santo. In modo
speciale sentano questo appello come rivolto a se stessi i più giovani e
l'accolgano con gioia e magnanimità.
È il Signore stesso infatti che ancora una volta per mezzo
di questo santo Sinodo invita tutti i laici ad unirsi sempre più intimamente a
lui e, sentendo come proprio tutto ciò che è di lui (cfr. Fil 2,5), si
associno alla sua missione salvifica.
È ancora lui che li manda in ogni città e in ogni luogo
dove egli sta per venire (cfr. Lc 10,1), affinché gli si offrano come
cooperatori nelle varie forme e modi dell'unico apostolato della Chiesa, che
deve continuamente adattarsi alle nuove necessità dei tempi, lavorando sempre
generosamente nell'opera del Signore, sapendo bene che faticando nel Signore non
faticano invano (cfr. 1 Cor 15,58).
18
novembre 1965
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