103.
Senso
dell'articolo
Facilmente s'intenderà la diligenza che i Parroci devono mettere nello
spiegare ai fedeli la verità di questo nono articolo, considerando
principalmente due cose: innanzi tutto che i profeti, come nota
sant'Agostino (Sul Ps 30,2-8), hanno più chiaramente e
apertamente parlato della Chiesa che di N. S. Gesù Cristo, prevedendo
che molti più potevano errare ed esser ingannati su questo punto che sul
mistero dell'Incarnazione. Infatti non sarebbero mancati uomini empi, i
quali, a somiglianza della scimmia che si finge uomo, avrebbero
dichiarato di esser essi soli Cattolici, affermando, con non minore
empietà che superbia, che la Chiesa Cattolica si trova solo presso di
loro. Qualora si abbia bene impressa nell'animo questa verità,
facilmente si potrà evitare il terribile scoglio dell'eresia. Poiché non
si deve chiamare subito eretico uno che abbia peccato contro la fede, ma
se, disprezzata l'autorità della Chiesa, difende pertinacemente le sue
empie opinioni. E poiché non può macchiarsi di eresia, se presterà fede
a quanto in questo articolo gli vien proposto a credere, adoperino ogni
cura i Pastori affinché i fedeli, premuniti, grazie alla cognizione di
questo articolo, contro le arti del nemico, perseverino nella verità.
Questo articolo dipende dal precedente: ivi infatti abbiamo dimostrato
che lo Spirito santo è fonte munifica di ogni santità; qui professiamo
che Egli ha donato la santità alla Chiesa.
104.
Significato generico del termine "chiesa"
Il termine chiesa viene dal greco ed è stato dai latini applicato alla
religione, dopo la divulgazione del vangelo: importa quindi conoscerne
il significato. Chiesa significa convocazione; ma gli scrittori hanno
poi usato il vocabolo nel senso di assemblea o riunione, senza badare se
vi si adorasse il vero Dio o le false divinità. Leggiamo invero negli
Atti a proposito degli Efesini, che un funzionario, quietata la folla,
disse: " Se poi chiedete qualche cosa d'altro, si risolverà in una
chiesa (adunanza) legittima" (Ac 19,39). E si trattava del popolo
efesino, votato al culto di Diana. E non soltanto i popoli che non
conoscono Dio, ma anche le congreghe di uomini empi sono a volte
chiamate chiesa: " Io ho in odio, dice David, la chiesa (compagnia) dei
malvagi, e non mi metto a sedere accanto agli empi " (Ps 25,5).
105.
Significato speciale del termine "chiesa"
L'uso ordinario della sacra Scrittura volse poi questa parola a
significare soltanto la società cristiana e le assemblee dei fedeli: di
coloro cioè che per mezzo della fede sono chiamati alla luce della
verità e alla cognizione di Dio, per adorare lui, vivo e vero, con pia e
santa mente, e servirlo di tutto cuore. La Chiesa dunque, per dir tutto
con una frase di sant'Agostino, è il popolo fedele sparso per l'universo
intero (Sul Ps 149,2-10).
Grandi misteri sono compresi in questo vocabolo. Nel senso di
convocazione infatti vi rifulgono la benignità e lo splendore della
grazia divina e fa rilevare la differenza grande che corre tra la Chiesa
e le altre pubbliche società. Queste si basano sulla ragione e la
prudenza umana; quella è fondata sulla sapienza e il consiglio di Dio.
Egli ci ha chiamato internamente col soffio dello Spirito santo che
schiude il cuore degli uomini, ed esternamente con l'opera e il
ministero dei Pastori e dei predicatori. Quale sia il fine a noi
proposto da questa chiamata, cioè la cognizione e il possesso dei beni
eterni, s'intenderà bene da chi noterà la ragione per cui in antico il
popolo fedele, posto sotto la Legge, si chiamava sinagoga, o congrega.
Codesto nome gli fu imposto, secondo sant'Agostino, perché a modo di
gregge, cui si addice esser congregato, era rivolto solo ai beni terreni
e caduchi. Ma il popolo cristiano giustamente è detto Chiesa e non
sinagoga, perché, disprezzate le cose terrene e mortali, aspira solo a
quelle celesti ed eterne.
106.
Altri
nomi della Chiesa
Vi sono molti altri nomi, pieni di significato, che servono a designare
la società cristiana. L'Apostolo la chiama casa ed edificio di Dio:
Qualora io tardassi, sappi come comportarti nella casa di Dio, che è la
Chiesa del Dio vivo, colonna e fondamento della verità (1Tm 3,15).
La Chiesa vien detta casa in quanto è come una famiglia retta da un solo
capo, in cui v'è comunione di tutti i beni spirituali. E anche chiamata
gregge delle pecorelle di Cristo, di cui Cristo è porta e pastore (Jn
10,1-2).
E detta anche sposa di Cristo. Cosi l'Apostolo ai Corinzi: Vi ho sposati
per presentarvi, qual pura vergine, a un sol uomo, a Cristo (2Co 11,2);
e agli Efesini: Uomini, amate le vostre mogli, come Cristo amo la
Chiesa; e più sotto parlando del matrimonio: Questo sacramento è grande;
lo dico in rapporto a Cristo ed alla Chiesa (Ep 5,25 Ep 5,32).
Infine la Chiesa è detta anche corpo di Cristo, nelle lettere a quei di
Efeso (Ep 1,23) e di Colossi (Col 1,24). Il che deve
validamente stimolare i fedeli a mostrarsi degni dell'immensa clemenza e
bontà di Dio, che li ha eletti ad essere suo popolo.
107.
La
Chiesa militante e quella trionfante
Dopo questo, è necessario enumerare le singole parti della Chiesa, e far
rilevare le reciproche differenze; affinché il popolo intenda meglio la
natura, le proprietà, i doni e le grazie della Chiesa a Dio diletta, e
mai cessi di lodare il nome santissimo di lui.
Due sono le parti principali della Chiesa: la trionfante e la militante.
La prima è l'assemblea illustre e felice degli spiriti beati, e di
coloro che hanno trionfato del mondo, della carne e del perfido demonio.
Liberi e sicuri dalle molestie di questa vita, essi godono la
beatitudine eterna. La seconda è l'insieme di tutti i fedeli che ancora
vivono sulla terra. Si chiama militante, perché i suoi membri devono
sempre combattere con quei terribili nemici che sono il mondo, la carne
e il demonio. Ma non si deve per questo ritenere che siano due chiese;
bensì, come abbiam detto, due parti della medesima Chiesa, una delle
quali ha preceduto ed è già in possesso della patria celeste; l'altra
segue sulla terra fino al giorno in cui, ricongiunta al Salvatore, si
riposerà nella felicità eterna.
108.
Chi è
compreso nella Chiesa
Nella Chiesa militante vi sono due specie di uomini: i buoni e i
cattivi. I cattivi partecipano dei medesimi sacramenti e professano la
stessa fede dei buoni, ma ne differiscono per la vita e i costumi. Buoni
sono quelli i quali sono congiunti e stretti tra loro non solo dalla
professione della fede e dalla comunione dei sacramenti, ma anche dal
soffio della grazia e dal vincolo della carità. Di essi è scritto:Il
Signore conosce quelli che sono i suoi (2Th 2,19). Gli uomini
possono congetturare chi siano gli appartenenti a questa schiera di
buoni, non già saperlo con sicurezza. Quindi non si deve credere che
Cristo abbia voluto alludere a questa parte della Chiesa quando ci ha
rimesso alla Chiesa, ordinandoci di ubbidire alla medesima (Mt
15,3-17). Essendo sconosciuta, come potrebbe uno esser certo a qual
giudice debba ricorrere e a quale autorità debba ubbidire? La Chiesa
abbraccia i buoni e i cattivi, come attestano la sacra Scrittura e gli
scritti dei santi Padri. Questo volle intendere l'Apostolo scrivendo: Un
solo corpo, un solo spirito (Ep 4,4).
Questa Chiesa è manifesta e visibile e viene paragonata ad una città
posta sopra un monte, che si vede dappertutto; poiché, dovendo tutti
ubbidirle, è necessario conoscerla. E abbraccia non solo i buoni ma
anche i cattivi, come molte parabole del Vangelo c'insegnano; per
esempio là dove il regno dei cieli, cioè la Chiesa militante, è
paragonato alla rete che si getta nel mare, o al campo in cui viene
soprasseminato il loglio (Mt 13,47 Mt 13,24); o all'aia in cui si
ammucchiano frumento e pula (Lc 3,17); o alle dieci vergini, metà
fatue e metà savie (Mt 15,1-2). Si deve vedere una figura ed
un'immagine della Chiesa anche nell'antica arca di Noè (Gn 7),
dov'erano chiusi non solo gli animali mondi, ma ancora gli immondi. E
sebbene la fede cattolica affermi con verità e costanza, che alla Chiesa
appartengono i buoni e i cattivi, bisogna tuttavia spiegare ai fedeli
che, secondo le medesime norme di fede, è ben diversa la condizione di
entrambi. I cattivi sono compresi nella Chiesa come la pula sta insieme
col frumento sull'aia, o come le membra guaste restano congiunte al
corpo vivo.
109.
Chi è
escluso dalla Chiesa
Segue da ciò che solo tre categorie di uomini sono escluse dalla Chiesa:
gli infedeli, gli eretici e scismatici, gli scomunicati. Gli infedeli,
perché non sono mai entrati nella Chiesa, mai l'hanno conosciuta, né mai
sono stati fatti partecipi dei sacramenti nella comunione del popolo
cristiano. Gli eretici e gli scismatici, perché si sono separati dalla
Chiesa e non appartengono più alla medesima; come i disertori non
appartengono più all'esercito da cui sono fuggiti. Non si deve pero
ritenere che essi non soggiacciano alla potestà della Chiesa, che li
chiama in giudizio, li punisce e li anatematizza. Gli scomunicati,
infine; perché, essendo stati esclusi dalla Chiesa in seguito a un
giudizio della medesima, non appartengono più ad essa, fino a
resipiscenza. Quanto agli altri uomini, pur peccatori e scellerati, è
certo che essi continuano ad essere nella Chiesa. E questo lo si deve
ricordare spesso ai fedeli, affinché essi siano ben persuasi che anche
quando la vita di certi prelati della Chiesa fosse viziosa, costoro sono
sempre nella Chiesa, né resta diminuita la loro potestà.
110.
Vari
significati del termine "chiesa"
Col nome di chiesa si sogliono anche designare le varie parti della
Chiesa universale, come fa l'Apostolo quando nomina le chiese di Corinto
(1Co 1,2), della Galazia (Ga 1,2), di Laodicea (Col
4,16), di Tessalonica (1Th 1,1). Talora chiama chiesa anche
le private famiglie dei fedeli, come quando dice di salutare la chiesa
domestica di Prisca e di Aquila (Rm 16,4); " Vi salutano nel
Signore grandemente Aquila e Priscilla con la loro Chiesa domestica (1Co
16,19); e la stessa parola adopera scrivendo a Filemone (Phm 1,2).
Talora il vocabolo chiesa designa i suoi capi e pastori: Se non ti
ascolta, dillo alla Chiesa (Mt 18,17); volendo intendere qui i
capi della Chiesa. Si dice chiesa anche il luogo ove il popolo si aduna
per la predica o altra funzione religiosa (1Co 11,18). Ma in
questo articolo per Chiesa s'intende principalmente il popolo cristiano
composto di buoni e di cattivi, e non solo coloro che sono a capo, ma
anche quelli che devono ubbidire.
111.
Note
caratteristiche della Chiesa
SANTA, CATTOLICA. Si spieghino ai fedeli le proprietà di questa Chiesa,
dalle quali si rileva quanto sia grande il beneficio di Dio verso coloro
che in essa nascono e sono educati.
112.
Unità
della Chiesa
La prima proprietà ricordata nel Simbolo dei Padri (Nicéni) è l'unità.
Sta scritto: Una è la mia colomba, una è la mia bella (Ct 6,8).
Una cosi grande moltitudine di uomini, diffusa per ogni dove, è detta
una per i motivi elencati dall'Apostolo agli Efesini; Uno è il Signore,
una la fede, uno il Battesimo (Ep 4,5). Uno è anche il suo capo e
moderatore: quello invisibile è Cristo S. N., che l'eterno Padre ha
costituito capo di tutta la Chiesa suo mistico corpo (Ep 1,22); e
quello visibile che siede sulla cattedra di Roma quale successore
legittimo di Pietro, principe degli Apostoli.
Unanime fu il consenso dei Padri nel ritenere necessario questo capo
visibile, per costituire e conservare l'unità della Chiesa. San Girolamo
lo vide chiaramente e ne scrisse in questi termini contro Gioviano: Uno
solo viene eletto affinché, costituito il capo, sia tolta ogni occasione
di scisma (1 Contr. Giovinian. I,26). E a Damaso: Taccia l'invidia,
receda l'ambizione della romana dignità; io parlo con il successore del
Pescatore, col discepolo della croce. Io non seguo altri che Cristo come
primo duce: ma mi unisco in comunione con la tua Beatitudine, cioè con
la cattedra di Pietro, sapendo che su questa pietra è stata edificata la
Chiesa. Chiunque mangerà l'agnello fuori di questa casa è un estraneo;
chiunque non starà nell'arca di Noè, perirà nelle acque del diluvio (Ep
15,2). Molto tempo prima avevano detto la stessa cosa Ireneo (Contro le
eresie 3,3) e Cipriano. Il quale ultimo, parlando dell'unità della
Chiesa, scrive: Il Signore dice a Pietro: Io, o Pietro, dico a te che tu
sei Pietro e sopra questa pietra edificherò la mia Chiesa. Edifica la
Chiesa sopra uno solo; e, sebbene attribuisca a tutti gli apostoli, dopo
la risurrezione, uguale potestà e dica: come il Padre ha mandato me,
cosi io mando voi; ricevete lo Spirito santo; pure, volendo far
manifesta l'unità, dispose con la sua autorità, che l'origine di detta
unità derivasse da uno solo (Cipr. Unità della Chiesa,4).
Ottato di Milevi scrive: Non ti può scusar l'ignoranza, sapendo bene che
in Roma, a Pietro per primo, fu data la cattedra episcopale sulla quale
sedette il capo di tutti gli Apostoli, affinché tutti conservassero in
lui solo l'unità della sede, e i singoli apostoli non estollessero
ciascuno la propria. Perciò è scismatico e prevaricatore chi contro
quest'unica cattedra ne colloca un'altra (Ottato, Scisma Donat. 2,2).
Anche san Basilio scrive: Pietro è stato collocato nel fondamento. Egli
aveva detto: Tu sei il Cristo figlio del Dio vivente; e in cambio aveva
udito di dover essere la pietra; non pero nella stessa maniera di
Cristo. Cristo è la pietra veramente immobile; Pietro è immobile per
virtù di quella. Gesù largisce agli altri le sue dignità; è sacerdote e
fa i sacerdoti; è pietra e costituisce la pietra: cosi largisce ai suoi
servi le cose sue (Basil. Orti. (fals. ascritta) Della penit. n. 4).
Infine sant'Ambrogio afferma: Pietro è anteposto a tutti, perché solo
fra tutti confessa (la divinità di Cristo) (In Lc 10,175).
Se uno obietta che la Chiesa, paga dell'unico capo e sposo Gesù Cristo,
non ne debba cercare un altro, la risposta è pronta. Gesù Cristo è non
solo l'autore, ma ancora l'interiore ministro dei singoli sacramenti;
perché è lui che battezza e che assolve; eppure ha istituito degli
uomini come ministri esteriori dei sacramenti. Perciò ha preposto alla
Chiesa, che egli regge col suo intimo soffio, un uomo quale vicario e
ministro della sua potestà. Una Chiesa visibile ha bisogno di un capo
visibile: quindi il nostro Salvatore, dando a Pietro, con solenni
parole, l'incarico di pascolare le sue pecore, lo ha costituito capo e
pastore della grande famiglia dei fedeli; nel senso che il suo
successore avesse la medesima potestà di reggere e governare tutta la
Chiesa.
Del resto, scrive l'Apostolo ai Corinzi, uno e identico è lo spirito che
infonde la grazia ai fedeli, come l'anima da vita alle membra del corpo
(1Co 12,11). E, invitando quelli di Efeso a mantenere questa
unità scrive: Siate solleciti di conservare l'unità dello spirito
mediante il vincolo della pace: un solo corpo e un solo spirito (Ep
4,3-4). Come il corpo umano si compone di molte membra, tutte
avvivate da una sola anima che da vista agli occhi, udito alle orecchie,
e agli altri sensi le rispettive virtù, cosi il corpo mistico di Cristo,
la Chiesa, si compone di molti fedeli. Unica è anche la speranza, come
ivi l'Apostolo testifica, alla quale siamo stati chiamati, poiché tutti
speriamo la medesima cosa: la vita eterna e beata. Una è infine la fede
che tutti devono ricevere e professare. Non ci siano scismi tra voi,
dice l'Apostolo (1Co 1,10); e uno pure è il Battesimo, che è il
sacramento della fede cristiana.
113.
Santità
della Chiesa
La seconda proprietà della Chiesa è la santità, come insegna il
Principe degli Apostoli scrivendo: " Ma voi, stirpe eletta, gente
santa... " (1P 2,9). E detta santa, perché consacrata e dedicata
a Dio, com'è consuetudine chiamare sante tutte le cose di questo genere,
anche materiali, purché ordinate e destinate al culto divino; come, per
esempio, nell'antica Legge, i vasi sacri, le vesti, gli altari, e anche
i primogeniti che venivano dedicati all'Altissimo. Né deve recare
meraviglia che la Chiesa sia detta santa, sebbene contenga molti
peccatori; giacché i fedeli si chiamano santi, in quanto sono divenuti
popolo di Dio e, mediante la fede e il Battesimo, si sono consacrati a
Cristo, anche se poi peccano e non mantengono le promesse fatte. Allo
stesso modo chi esercita un'arte è sempre chiamato artefice, anche se
non osserva i precetti dell'arte sua. Perciò san Paolo chiama i fedeli
di Corinto santificati e santi (1Co 1,2), sebbene sia noto che ve
ne fossero taluni, che egli acerbamente rimprovera come carnali e peggio
(1Co 3,3).
Santa è la Chiesa, perché congiunta come corpo al suo santissimo capo,
che è Cristo S. N., fonte di ogni santità, dal quale ci vengono i
carismi dello Spirito santo e le ricchezze della divina bontà. Molto
efficacemente sant'Agostino, interpretando quelle parole del Profeta: "
Proteggi l'anima mia perché sono santo ", dice: Osi pure il corpo
mistico di Cristo, osi, come un solo uomo, gridare dagli estremi confini
della terra e dire col suo Capo e sotto il suo Capo: " Io sono santo "
poiché ha ricevuto la grazia di santità, la grazia del Battesimo e della
remissione dei peccati (Sul Ps 85,2). E dopo poco aggiunge: " Se
è vero che tutti i Cristiani e i fedeli, battezzati in Cristo, hanno
rivestito Cristo, come dice l'Apostolo: Tutti voi che siete stati
battezzati in Cristo, vi siete rivestiti di Cristo (Ga 3,27); se
è vero che sono divenuti membra del suo corpo, eppure dicono di non
esser santi, allora fanno ingiuria al Capo le cui membra sono sante ".
Infine si aggiunga che solo la Chiesa possiede il culto legittimo del
sacrificio e l'uso salutare dei sacramenti. Per essi, come per efficaci
strumenti della grazia divina, Dio produce la vera santità, di guisa
tale che i veramente santi non possono essere fuori di questa Chiesa. E
chiaro dunque che la Chiesa è santa; e santa perché è il corpo di
Cristo, da cui viene santificata e dal cui sangue viene lavata.
114.
Cattolicità della Chiesa
Terza proprietà della Chiesa è il dirsi cattolica ossia universale;
epiteto che le conviene a buon diritto, perché, come attesta
sant'Agostino: da Oriente a Occidente si diffonde con lo splendore di
un'unica fede (Discorso CCXLII,4). Essa non è, come le nazioni civili o
le conventicole eretiche, ristretta nei confini di un regno o
nell'ambito di una razza; ma abbraccia nel seno della sua carità tutti
gli uomini: Barbari o Sciti, schiavi o liberi, maschi o femmine (Ga
3,28). Perciò sta scritto: Ci hai ricomperati per Dio col tuo
sangue, da tutte le tribù e lingue e popoli e nazioni; e ci hai fatti
regno per il nostro Dio (Ap 5,9). David dice della Chiesa:
Chiedimi e ti darò in retaggio i popoli, in possesso le più lontane
regioni (Ps 2,8); e altrove: Porrò Rahab e Babilonia tra coloro
che mi han conosciuto; e: Ogni uomo è nato in essa (Ps 86,4-5).
Del resto tutti i fedeli, da Adamo a oggi e da oggi alla fine del mondo,
i quali professano la vera fede, appartengono alla medesima Chiesa, che
è stata edificata sopra il fondamento degli Apostoli e dei Profeti.
Tutti questi sono stati costituiti e fondati su quella pietra angolare
che è Cristo, il quale delle due cose ne ha fatta una ed ha annunciato
la pace ai vicini ed ai lontani (Ep 2,14-20). Si dice universale
anche perché quanti vogliono conseguire la salute eterna, devono aderire
alla Chiesa, non diversamente da coloro che, per non perire nel diluvio,
entrarono nell'Arca.
115.
Apostolicità della Chiesa
Questa pertanto è la norma più sicura per distinguere la vera Chiesa
dalla falsa. Ma la verità della Chiesa si puo riconoscere anche
dall'origine che, per una grazia evidente, deriva dagli Apostoli. La
verità della sua dottrina non è recente né nata ora, ma trasmessa un
tempo dagli Apostoli e disseminata poi per tutto il mondo. Segue da ciò
che nessuno deve dubitare che le empie teorie degli eretici, contrarie
alla dottrina della Chiesa, predicata dal tempo degli Apostoli fino ad
oggi, si allontanano dalla fede della vera Chiesa.
Perciò, affinché tutti capissero quale fosse la Chiesa cattolica, per
divina ispirazione aggiunsero i Padri nel Simbolo l'epiteto di
apostolica. Infatti lo Spirito santo che presiede alla Chiesa non la
governa con altra sorta di ministri all'infuori di quelli apostolici.
Questo Spirito fu prima donato agli apostoli ed è poi sempre rimasto
nella Chiesa, grazie all'infinita benignità di Dio. Ma come soltanto
questa Chiesa non può errare nell'insegnare la disciplina della fede e
dei costumi, perché governata dallo Spirito santo, cosi tutte le altre,
che si arrogano il nome di chiese, essendo guidate dallo spirito del
demonio, devono necessariamente cadere in perniciosissimi errori di fede
e di costumi.
116.
Figure
della Chiesa nel Vecchio Testamento
Le figure del vecchio Testamento sono efficacissime per eccitare
l'animo dei fedeli e per richiamare alla memoria bellissimi
insegnamenti; per questo soprattutto gli Apostoli le hanno adoperate. I
Parroci non trascurino questa parte dell'insegnamento, che offre molte
utilità. Un chiaro significato ha l'arca di Noè, la quale fu costruita
per divino comando, solo perché nessun dubbio rimanesse circa il suo
significato relativo alla Chiesa.
Questa infatti Dio l'ha costituita in guisa tale che chiunque entra in
essa attraverso il Battesimo rimane salvo da ogni pericolo di morte
eterna; mentre quelli che ne sono fuori rimangono sommersi dai loro
delitti: appunto come avvenne a quelli che non entrarono nell'arca.
Altra figura è quella della grande città di Gerusalemme, il cui nome
nella Scrittura designa spesso la Chiesa. In essa soltanto era lecito
offrire sacrifici a Dio, perché nella sola Chiesa, e non fuori, si trova
il vero culto e il vero sacrificio accetto a Dio.
117.
La
Chiesa stessa è oggetto di fede
Da ultimo bisogna insegnare in quale senso sia articolo di fede il
credere la Chiesa. Certo, ognuno con l'intelligenza e con i sensi
percepisce l'esistenza terrena della Chiesa, cioè l'esistenza di
un'assemblea di uomini, addetti e consacrati a Gesù Cristo; né sembra vi
sia bisogno della fede a capirlo, poiché nemmeno i Giudei o i Turchi lo
pongono in dubbio. Ma soltanto la mente illuminata dalla fede, e non
dietro considerazioni umane, può comprendere i misteri contenuti nella
santa Chiesa di Dio, parte dei quali abbiamo già spiegato, parte vedremo
poi, spiegando il sacramento dell'Ordine. Dunque se anche questo
articolo, come gli altri, supera la facoltà e le forze della nostra
intelligenza, a buon diritto professiamo di considerare la fondazione,
gli uffici e la dignità della Chiesa, non con gli occhi dell'umana
ragione, ma anche con quelli della fede.
Infatti non furono gli uomini i fondatori di questa Chiesa, ma lo stesso
Dio immortale, che l'ha edificata sopra saldissima roccia, come disse il
profeta: Lo stesso Altissimo l'ha fondata (Ps 86,5). Perciò si
chiama eredità di Dio (Ps 2,8), p o p o 1 o di Dio (Os 2,1).
La potestà che ha ricevuta non è umana, ma di attribuzione divina. E
come non si può acquistare con le forze umane, cosi solo la fede ci fa
intendere che nella Chiesa vi sono le chiavi del regno dei cieli (Mt
16,19); che essa ha ricevuto il potere di rimettere i peccati (Jn
20,23), di scomunicare (Mt 15,3 Mt 15,17), di consacrare il
vero corpo di Cristo (Lc 22,19); e che i cittadini in essa
dimoranti non hanno qui dimora stabile, ma ne vanno cercando una futura
(He 13,14).
Bisogna pertanto credere necessariamente la Chiesa una, santa e
cattolica. Noi crediamo nelle tre Persone della Trinità, Padre,
Figliuolo e Spirito santo, in guisa tale da collocare in essi tutta la
nostra fede. Ma qui, mutando il modo di dire, professiamo di credere "la
santa Chiesa ", e non "nella santa Chiesa"; questo per distinguere,
anche con la diversità della frase, Dio creatore dell'universo, dalle
cose create, e per attribuire a un dono della sua bontà gli immensi
benefici che sono stati conferiti alla Chiesa.
118.
In che
consista la "comunione dei santi"
LA COMUNIONE DEI SANTI. San Giovanni evangelista, scrivendo ai fedeli
intorno ai misteri divini, da questa ragione del suo insegnamento:
Affinché voi pure abbiate società con noi, e la nostra società sia col
Padre e col Figliolo di lui, Gesù Cristo (1Jn 1,3). Questa
società consiste nella comunione dei santi, oggetto del presente
articolo. Sarebbe davvero desiderabile che i responsabili delle chiese
imitassero la diligenza di Paolo e degli altri apostoli nello spiegare
questo articolo, che non solo è come un'interpretazione del precedente,
ed è fecondo di frutti assai ubertosi, ma anche chiarisce qual uso debba
farsi dei misteri contenuti nel Simbolo. Noi dobbiamo investigarli ed
accettarli appunto per esser ammessi nella grandiosa e beata società dei
santi e una volta ammessi perseverarvi costantemente, rendendo grazie
con gaudio a Dio Padre, che ci ha fatti degni di partecipare alla sorte
dei santi nella luce (Col 1,12).
Innanzi tutto si dovrà insegnare ai fedeli che il presente articolo è
come una spiegazione di quello precedente intorno alla Chiesa, una,
santa e cattolica; poiché l'unità di spirito da cui è retta, fa si che
sia comune tutto quanto essa possiede. Il frutto di tutti i sacramenti
appartiene a tutti i fedeli, i quali con essi, come per mezzo di catene,
vengono legati e uniti a Cristo: soprattutto col Battesimo, per il
quale, come attraverso una porta, entrano nella Chiesa.
Che questa comunione dei santi indichi quella dei sacramenti, è
manifesto dalle parole del simbolo: Confesso un solo Battesimo. Seguono
a questo, prima l'Eucaristia, poi tutti gli altri sacramenti. Infatti
sebbene il nome di comunione convenga a tutti i sacramenti, in quanto ci
congiungono a Dio e ci fanno partecipi di lui, la cui grazia riceviamo,
pure si appropria meglio all'Eucaristia, la quale attua questa
comunione.
119.
La
comunione dei santi
illustrata dall'esempio del corpo umano
Nella Chiesa c'è da considerare anche un'altra comunione. Tutto quanto
viene praticato con devota e santa mente da uno, appartiene a tutti e a
tutti giova, in virtù della carità, che non cerca il proprio vantaggio (1Co
13,5). Lo prova la testimonianza di sant'Ambrogio, il quale
commentando quel passo del salmo: " Io sono il compagno di quelli che ti
temono ", osserva: Come diciamo che un membro è partecipe di tutto il
corpo, cosi diciamo che ciascuno è unito a tutti gli altri che temono il
Signore. Perciò G. Cristo prescrivendo la formula di preghiera ci fece
dire: il nostro pane e non i1 mio pane, e cosi via; affinché
considerassimo non soltanto il nostro bene individuale, ma quello di
tutti (Sul Ps 118, Disc. 8, n. 54).
La comunione dei beni viene spesso illustrata nella sacra Scrittura con
l'appropriata similitudine delle membra del corpo umano. Nel corpo vi
sono molte membra, che tuttavia formano un solo corpo, nel quale
ciascuno compie l'ufficio proprio, non tutti il medesimo. Dette membra
non hanno uguale dignità né compiono funzioni ugualmente utili e
decorose; e ciascuna bada non al comodo proprio ma all'utilità di tutto
il corpo. E sono congiunte cosi bene tra loro, che se ne duole una,
soffrono anche le altre, per una certa affinità e consenso di natura;
mentre se gode, provano anche le altre membra un senso di benessere. Il
medesimo si verifica nella Chiesa. Anche in lei vi sono membra diverse,
cioè le varie nazioni di giudei e di gentili, liberi e schiavi, poveri e
ricchi; ma, una volta ricevuto il Battesimo, diventano un solo corpo,
con Cristo per capo. Inoltre a ognuno nella Chiesa è assegnato il suo
ufficio. Vi sono alcuni apostoli, altri dottori, costituiti tali per la
pubblica utilità; ad alcuni spetta il governare e insegnare, ad altri
l'obbedire ed essere soggetti.
120. Quali
membri della Chiesa godono
dei suoi beni spirituali
Coloro che vivono una vita cristiana
nella carità, godono tanti e preziosi doni e benefici divini, e sono
giusti e cari a Dio. Mentre le membra morte, e cioè gli uomini peccatori
e lontani dalla grazia di Dio, pur non venendo privati del beneficio di
essere membra del corpo della Chiesa, non percepiscono, perché morti,
quel frutto spirituale, di cui godono gli uomini giusti e pii.
Nondimeno, restando sempre nella Chiesa, vengono aiutati da coloro, che
vivono secondo lo spirito, perché possano ricuperare la grazia e la vita
perduta, cogliendo quei frutti, di cui restano privi coloro che sono del
tutto separati dalla Chiesa.
E sono comuni non soltanto quei doni che rendono gli uomini cari a Dio e
giusti, ma anche le grazie cosidette gratis date, tra cui si annoverano
la scienza, la profezia, il dono delle lingue e dei miracoli, e simili:
doni che sono concessi anche ai cattivi per motivo non di utilità
privata ma pubblica, a edificazione della Chiesa. Infatti la virtù delle
guarigioni è concessa non a beneficio di chi la possiede, ma per chi è
malato.
Del resto l'individuo veramente cristiano nulla possiede di cosi
strettamente suo, che non lo debba ritenere in comune con gli altri.
Quindi deve essere pronto a sollevare la miseria dei poveri, essendo
chiaro che non possiede la carità di Dio chi, fornito di sostanze, non
aiuta il fratello che vede nel bisogno (Jn 3,17). Cosi stando le
cose, è evidente che quelli i quali vivono in questa santa comunione,
sono in certo modo felici e possono a buon diritto esclamare: Quanto
sono amabili le tue tende, o Signore degli eserciti! L'anima mia sospira
e sviene negli atrii del Signore; e ancora: Beati coloro che abitano
nella tua casa, o Signore (Ps 83,2-5).
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