RITUALE ROMANUM
DE SANCTISSIMO EUCHARISTIÆ SACRAMENTUM
 

 

 
             De Sacra Communione
               De Sacra Communione Infirmorum
 

1. De Sacra Communione
2. Ordo Administrandi Sacra Communionem
3. Ordo Administrandi Sacra Communionem Intra Missam


a



RITUALE ROMANUM

PAULI V PONTIFICIS MAXIMI

JUSSU EDITUM
 

 

ALIORUMQUE PONTIFICUM CURA RECOGNITUM
 

ATQUE AD NORMAM C. J.
CANONICI ACCOMODATUM

 

SS.MI D. N. PII PAPÆ XII

AUCTORITATE ORDINATUM ET AUCTUM


 

 EDITIO NONA
JUXTA PRIMAM VATICANAM POST TYPICAM

 1952

 ***

DE  SACRA COMMUNIONE
 
 

1. Se si amministra immediatamente prima o immediatamente dopo la Santa Messa, nulla di speciale occorre, all'infuori del vasetto delle abluzioni. Il Sacerdote amministra coi paramenti della Messa.

 

2. Se si dà indipendentemente dalla Messa :

 

a) all'altare, oltre al vasetto col purificatoio preparato a destra del tabernacolo, occorrono anche due candele accese;

b) in sacrestia si preparano cotta e stola per il Celebrante, borsa con entro il corporale e la chiave del tabernacolo.

 

La palla non può sostituire il corporale. Sul colore della stola e della borsa, la borsa col corporale è meglio che sia portata all'altare dal sacerdote, piuttosto che preparata in precedenza. Non è poi conveniente che il corporale resti per tutta la mattinata steso sulla mensa. La chiave del tabernacolo non deve MAI restare all'altare, quando non c'è il sacerdote che vi celebra o distribuisce la Comunione. Se qualcuno chiedesse la Comunione quando il sacerdote, tornato in sacrestia dopo la Messa, non ha ancora levato il camice o quando il sacerdote immediatamente prima della Messa ha già messo il camice, è tollerato che la Comunione sia distribuita con la stola (incrociata) sopra il camice (senza manipolo).

 

 

Rito

 

1. Il Sacerdote, lavatesi le mani e rivestitosi di cotta e stola, si copre il capo, prende con ambe le mani la borsa, che sostiene davanti al petto, fa inchino alla croce e, preceduto dal chierichetto, va all'altare. Consegnata la berretta al chierichetto, genuflette e sale sulla predella; depone la chiavetta in disparte, stende il corporale, apre il tabernacolo, genuflette, estrae la pisside, socchiude la porticina, scopre la pisside, ponendo il coperchio fuori del corporale, si volge, girandosi a destra, parzialmente verso il popolo e a mani giunte dice Misereatur vestri...: quindi, tenendo la sinistra sotto il petto, con la destra traccia il segno della croce verso il popolo dicendo Indulgentiam...; alle parole tribuat vobis ricongiunge le mani davanti al petto. Quindi si rivolge all'altare, genuflette e continua come nella Comunione infra Missam.

 

Le parole Misereatur e Indulgentiam si dicono al plurale, anche se ci fosse un solo comunicando. Nel genuflettere il sacerdote pone le mani sull'altare.

Il chierichetto, appena fatta la genuflessione, s'inginocchia e recita il Confiteor, va poi a deporre la berretta che ha presa dal Sacerdote e a prendere il piattino per la Comunione. Se non ci fosse il chierichetto, il Sacerdote non porta la berretta, accende le candele, recita il Confiteor e risponde alle altre preci, senza omettere le parole tibi Pater e te Pater. Le preci possono essere dette anche da una donna, in mancanza di altri.

 

2. Data la Comunione all'ultimo, torna all'altare, depone la pisside, purifica il piattino entro la pisside, la copre, purifica il pollice e l'indice della destra entro il vasetto e li asciuga col purificatoio, pone la pisside entro il tabernacolo, genuflette, lo chiude ed estrae la chiave che pone in disparte. Nel frattempo recita l'antifona O sacrum convivium con i versetti e l'orazione, la quale termina con la conclusione breve. Quindi, senza baciare l'altare, eleva gli occhi, alza e allarga le braccia e inchina profondamente il capo dicendo Benedictio Dei omnipotentis, poi si volta a coloro che si sono comunicati e traccia su di essi un segno di croce dicendo Patris et Filii et Spiritus Sancti, infine ricongiunge le mani dicendo descendat super vos et maneat semper. Quindi, girando a sinistra, si rivolta verso l'altare, pone (se c'è) davanti al tabernacolo la CartaGloria, piega il corporale e lo ripone, insieme con la chiave del tabernacolo, entro la borsa; sostenendola come al principio con ambe le mani, discende ai piedi dell'altare, genuflette, riprende la berretta e torna in sacrestia ove, fatto inchino alla croce, depone la berretta e la borsa.

 

3. Durante il tempo pasquale e nel giorno del Corpus Domini, all'antifona O sacrum.. e al V. Panem.. e R. Omne.., si aggiunge un Alleluja, eccetto quando ci fossero i paramenti neri. Durante il tempo pasquale (non al Corpus Domini), anche con i paramenti neri, invece dell'orazione Deus qui nobis, si usa l'orazione Spiritum con la conclusione breve Per Christum Dominum nostrum. Si omette la benedizione solo quando si hanno i paramenti neri; immediatamente prima della Messa si deve dare anche se i comunicandi si fermassero fino al termine di essa. Non si può dare la benedizione con la pisside. Se in caso di necessità si distribuisse la Comunione all'altare in cui è esposto il SS. Sacramento, il Sacerdote fa genuflessione doppia solo appena giunto in presbiterio e prima di partirsene; alla fine, dette le parole Benedictio Dei omnipotentis, genuflette, si ritrae verso il lato del Vangelo e, voltatosi parzialmente al popolo, dà la benedizione; quindi si rivolta all'altare, genuflette, prende la borsa e discende ai piedi dell'altare.

 

Per le Monache

 

1. Se il coro fosse distante dall'altare o dietro di esso o in altra posizione da cui le monache non possono vedere l'altare, il sacerdote, quando deve distribuire la Comunione solo a esse e fuori della Messa, dice tutte le preghiere e compie tutte le cerimonie alla finestra del coro. In caso, davanti alla finestra, in precedenza si preparano su una piccola mensa una tovaglia, un corporale steso, il vasetto col purificatoio e il piattello.

 

2. Il sacerdote, aperto il tabernacolo, genuflette, estrae la pisside, socchiude la porta del tabernacolo, prende la pisside e la porta davanti al coro. Depone la pisside sulla mensa, genuflette; verso il termine del Confiteor la scopre e dice Misereatur e Indulgentiam; quindi genuflette e, tenendo sollevata la pisside con l'ostia, dice Ecce Agnus Dei...; quindi comunica le monache che accedono alla finestra. Al termine depone la pisside, genuflette, purifica il piattino, chiude la pisside e si purifica le dita dicendo le preci prescritte; infine dà loro la benedizione, non però con la pisside.

 

Quindi genuflette, prende la pisside, la riporta all'altare, la depone sulla mensa, la ripone entro il tabernacolo, genuflette e lo chiude.

 

Se la finestra del coro fosse abbastanza distante dall'altare, il sacerdote prende il velo omerale ed è accompagnato da un chierichetto con l'ombrello e da altri due con le candele.

 

Se desse la Comunione durante la Messa, il sacerdote dice tutte le preci e compie le altre cerimonie all'altare; però non può recarsi alla finestra del coro, se dovesse perdere di vista l'altare.

 

Se fuori della Messa, oltre alle monache, ci fosse da comunicare anche un solo fedele, dice tutte le preghiere e compie tutte le cerimonie all'altare; comunica prima i fedeli e poi le monache.

 

°°°

Si consiglia la lettura del
Compendio di Liturgia Pratica
di Ludovico Trimelloni
 ed. Marietti 2007
da dove abbiamo preso questa accurata descrizione del Sacramento

 
 


b
 

RITUALE ROMANUM 

ORDO ADMINISTRANDI
SACRA COMMUNIONEM

 
 

1. Il sacerdote che si appresta ad amministrare la Santa Comunione fuori della Messa con le ostie o particole consacrate per molti fedeli, avendo esposto uno o più recipienti con il vino e l’acqua, in luogo comodo e decente, per la purificazione di coloro che ricevono la Comunione, ed avendo messo davanti a loro una tovaglia pulita, dopo essersi lavato le mani ed aver indossato la cotta e la stola sempre bianca o del colore dell’ufficio del giorno (cambiando però il colore nero con quello viola nel giorno della Commemorazione di tutti i fedeli defunti), va all’altare, preceduto da un Chierico o da un altro ministro, tenendo le mani giunte o la borsa con il corporale davanti al petto. Accese le candele, genuflette ai piedi dell’altare, e, [dopo aver disteso il corporale sull’altare], apre il tabernacolo, genuflette, prende la pisside, la depone sul corporale e la apre. Il ministrante, genuflesso dal lato dell’epistola, fa la confessione generale a nome del popolo, dicendo:  

  

Confiteor Deo omnipotenti, beatae Mariae semper Virgini, beato Michaeli Archangelo, beato Ioanni Baptistae, sanctis Apostolis Petro et Paulo, omnibus Sanctis, et tibi, pater, quia peccavi nimis cogitatione, verbo et opere: mea culpa, mea culpa, mea maxima culpa. Ideo precor beatam Mariam semper Virginem, beatum Michaelem Archangelum, beatum Ioannem Baptistam, sanctos Apostolos Petrum et Paulum, omnes Sanctos, et te, pater, orare pro me ad Dominum Deum nostrum.

 

2. Il Sacerdote genuflette nuovamente, e tenendo le mani giunte davanti al petto, si volta verso il popolo (facendo attenzione a non dar le spalle al SS. Sacramento), e stando al lato del Vangelo, dice:

 

Misereátur vestri omnípotens Deus, et dimíssis peccátis vestris, perdúcat vos ad vitam ætérnam.

R. Amen.

 

Ed aggiunge:

 

Indulgéntiam, absolutiónem, + et remissiónem peccatórum vestrórum tribuat vobis omnípotens, et miséricors Dóminus.

R. Amen.

 

Quando dice: Indulgéntiam, etc., con la mano destra fa un segno di croce sui comunicandi.

 

3. Quindi si gira verso l’altare, genuflette, con la mano sinistra prende la pisside; con la destra prende una particola e la tiene con il pollice e l’indice un po’ elevata sopra la pisside: si gira verso il popolo, in mezzo all’altare e dice ad alta voce:

 

Ecce Agnus Dei, ecce qui tollit peccáta mundi.

 

E subito aggiunge:

 

Dómine, non sum dignus, ut intres sub tectum meum, sed tantum dic verbo, et sanábitur ánima mea;

 

e lo ripete per tre volte.

 

4. Quindi si reca dai comunicandi, cominciando da quelli che si trovano dal lato dell’epistola; se ci sono Sacerdoti od altri Chierici da comunicare, prima comunica questi, genuflessi ai gradini dell’altare, o se ciò può farsi comodamente, entro il recinto dell’altare, distinti dai laici. I Sacerdoti e i Diaconi che ricevono la Comunione abbiano la cotta e la stola bianca o dello stesso colore del celebrante. 

Coloro che ricevono la Comunione, mentre il Sacerdote porge loro il SS. Sacramento tengono sotto il loro mento la patena (o il piattino della Comunione).

 

5. Quando il Sacerdote porge il SS. Sacramento, fa con la particola un segno di croce su ognuno e dice al tempo stesso :

 

Corpus Dómini nostri Jesu Christi custódiat ánimam tuam in vitam ætérnam. Amen.

 

6. Quando ha comunicato tutti, il Sacerdote, ritornato all’Altare, depone la pisside sul corporale, genuflette e dice:

 

O sacrum convívium, in quo Christus súmitur, recólitur memória passiónis ejus, mens implétur grátia, et futúræ glóriæ nobis pignus datur.

 

Nel Tempo pasquale e nell’Ottava del Corpus Domini, aggiunge: Allelúja.

 

V. Panem de cælo præstitísti eis.

 

Nel Tempo pasquale e nell’Ottava del Corpus Domini, aggiunge: Allelúja.

Il Ministrante risponde:

 

R. Omne delectaméntum in se habéntem.

 

Nel Tempo pasquale e nell’Ottava del Corpus Domini, aggiunge: Allelúja.

 

7. Quindi il Sacerdote dice:

 

V. Dómine, exáudi oratiónem meam.

R. Et clamor meus ad te véniat.

V. Dóminus vobíscum.

R. Et cum spíritu tuo.

 

Orémus.

Deus, qui nobis, sub Sacraménto mirábili, passiónis tuæ memóriam reliquísti: tríbue, quæsumus; ita nos Córporis et Sánguinis tui sacra mystéria venerári, ut redemptiónis tuæ fructum in nobis júgiter sentiámus: Qui vivis et regnas cum Deo Patre in unitáte Spíritus Sancti Deus, per ómnia sæcula sæculórum.

R. Amen.

 

Nel Tempo Pasquale si dice la seguente Orazione:

 

Orémus.

Spíritum nobis, Dómine, tuæ caritátis infúnde: ut quos Sacraméntis paschálibus satiásti, tua fácias pietáte concórdes. Per Dóminum nostrum Jesum Christum Fílium tuum, qui tecum vivit et regnat in unitáte ejúsdem Spíritus, etc.

R. Amen.

 

8. Frattanto, prima di riporre il santissimo Sacramento nel tabernacolo, il sacerdote procura di far scendere nella pisside i frammenti d’ostia eventualmente attaccati alle sue dita. Quindi lava le dite che hanno toccato il SS. Sacramento nel recipiente apposito e le asciuga col purificatoio. L’acqua di questa abluzione sarà versata a suo tempo nel sacrario, o se questo non c’è, nel fuoco. Quindi colloca la pisside nel tabernacolo, genuflette, toglie la chiave dal tabernacolo, ripiega il corporale e lo mette nella borsa.

 

9. Alza gli occhi, estende, eleva e congiunge le mani, fa riverenza alla Croce e dice:

 

Benedíctio Dei omnipoténtis, si volta verso il popolo e lo benedice, dicendo:

Patris, et Fílii, + et Spíritus Sancti, descéndat super vos, et máneat semper

R. Amen.

 

In questo modo il sacerdote benedice coloro che sono stato comunicati, sia fuori della Messa, sia poco prima, sia poco dopo la Messa.

 

10. Il rito descritto sopra venga osservato anche dal Diacono quando amministra la Comunione. Il Vescovo, dopo aver amministrato la Comunione fuori della Messa, benedice come al solito, dicendo: Sit nomen Dómini benedíctum, etc., e fa tre volte il segno della croce.

 

11. Durante la Messa la comunione al popolo si deve dare subito dopo la comunione del celebrante (eccetto quando per un motivo ragionevole, debba farsi poco prima o subito dopo la Messa privata) con le Orazioni che si dicono nella Messa dopo la comunione, non solo rivolte al Sacerdote, ma anche agli altri comunicanti.

 

12. Perciò, se vi sono dei comunicandi durante la Messa, il Sacerdote dopo aver assunto il santissimo Sangue, prima di purificarsi, fatta la genuflessione, mette le particole consacrate nella pisside, o se sono poche nella patena, a meno che già all’inizio siano state poste nella pisside o in un altro calice. Quindi il ministro stende davanti a loro una tovaglia o un velo bianco, e fa per loro la confessione, dicendo: Confiteor Deo, etc., Quindi il Sacerdote genuflette di nuovo, e a mani giunte giratosi verso il popolo dal lato del Vangelo, dice: Misereátur vestri, etc., e nel modo detto sopra da l’Eucarestia ai comunicandi, cominciando dai Ministri dell’Altare, se vogliono comunicarsi. Terminata la distribuzione della comunione, ritorna all’altare senza dir nulla, né da loro la benedizione, poiché la da alla fine della Messa. Quindi dice sottovoce: Quod ore súmpsimus, etc., come nel Messale, si purifica e conclude la Messa.

 

13. Se capita di dover comunicare qualcuno poco prima o subito dopo la Messa privata, il Sacerdote rivestito della pianeta, amministra la comunione nello stesso modo che si amministra fuori della Messa, come è stato detto sopra; tuttavia omettendo sempre l’Alleluja e la benedizione alla fine, se si hanno i paramenti di colore nero.
 
 



RITUALE ROMANUM

Ordo Administrandi Sacra Communionem Intra Missam


 

Communio Fidelium

 


L’Ordo Missæ del Missale Romanum edito dal Beato Papa Giovanni XXIII nel 1962 non prevede al suo interno alcun Rito o più semplicemente alcuna indicazione per Comunicare i fedeli che desiderano fare la Comunione (anche se in tutti i messalini per il popolo sarebbe riportato un modus facendi per tale scopo).

 

Però il Ritus Servandus del Vetus Ordo del Missale Romanum al numero X, 6 descrive poco dettagliatamente un Rito. Questo Rito è riportato quindi non sul Missale Romanum ma nel Rituale Romanum [riformato da SS. Papa Pio XII nel 1952 tuttora in vigore, liberalizzato dalla Lettera Apostolica summorum pontificum del papa benedetto xvi], al Titolo IV cap. III che lo descrive con dovizie di particolari. Quindi l’ORDO ADMINISTRANDI SACRA COMMUNIONEM MISSAM del Rituale Romanum ai punti 11 e 12 così descrive il rito per la comunione dentro la S. Messa:
 

 

La comunione dei Fedeli

 

Se vi sono dei comunicandi durante la Messa, (il Ministrante li avverta un po’ prima con il campanello). Il Sacerdote dopo aver assunto il Santissimo Sangue, prima di purificarsi, fatta la genuflessione, mette le particole consacrate nella pisside, o se sono poche nella patena, a meno che già all’inizio siano state poste nella pisside o in un altro calice. Quindi il Ministrante, se in chiesa non vi sono le balaustre con le tovaglie, stende davanti a loro una tovaglia o un velo bianco, (idealmente come prolungamento della Mensa Eucaristica) e fa per loro (e/o con loro) la Confessione, dicendo:
 

 

Il Confesso

 

Confíteor Deo omnipoténti, beátæ Maríæ semper Vírgini, beáto Michǽli Archángelo, beáto Joánni Baptístæ, sanctis Apóstolis Petro et Paulo, ómnibus Sánctis et tibi, pater: quia peccávi nimis cogitatíone, verbo et ópere: (ci si batte il petto per tre volte) mea culpa, mea culpa, mea máxima culpa. Ideo precor beátam Maríam semper Vírginem, beátum Michǽlem Archángelum, beátum Joánnem Baptistám, Sanctos Apóstolos Petrum et Paulum, ómnes Sanctos, et te, pater, oráre pro me ad Dóminum Deum nostrum.

 
Quindi il Sacerdote genuflette di nuovo, e a mani giunte giratosi verso il popolo dal lato del Vangelo, dice:
 

 

Misereátur vestri omnípotens Deus, et  dimíssis peccátis vestris perdúcat vos ad vitam ætérnam.

 

Il popolo risponde:

 

Amen.

 

Il Celebrante da
l’assoluzione dei peccati veniali


Il Sacerdote si segna dicendo:


Indulgéntiam, + absolutiónem, et remissiónem peccatórum vestrórum, tríbuat vobis omnípotens et miséricors Dóminus.


R/. Amen.
 

 

Il Celebrante Ostende
il Santissimo Sacramento

 

Dopo, genuflette, con la mano sinistra prende la pisside o la patena con il Sacramento, prende con la mano destra una particola, tra l’indice e il pollice, e tenendola un po’ elevata, rivolgendosi ai comunicandi, in mezzo all'Altare, dice:

 

Ecce Agnus Dei: ecce qui tóllit peccáta mundi.


Inginocchiati i fedeli si battono il petto ripetendo per tre volte ad alta voce:

 

Dómine, non sum dígnus ut intres sub téctum meum: sed tantum dic verbo et sanábitur ánima mea.

 
Il Sacerdote distribuisce il SS. Sacramento cominciando dai Ministri dell’Altare, se vogliono comunicarsi poi incomincia a comunicare i fedeli a partire dalla destra cioè dal lato dell’Epistola.
 

 

Il Celebrante da
la Santa Comunione ai fedeli

inginocchiati alla Balaustra

 

Comunica il Santissimo Sacramento facendo con Lo stesso un segno di croce sulla pisside o sulla patena, dicendo:

 

Córpus Dómini nostri Iesu Christi custódiat ánimam tuam in vitam ætérnam. Amen.

 
Nel ricevere la Santa Comunione, il fedele non risponde nulla. Al termine della distribuzione ripone le Ostie che ha ancora, nel Tabernacolo. Genuflette chiude il Tabernacolo e ripone la chiave. Inizia subito le preghiere consuete di abluzione.
 

 

Rituale Romanum


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