Geremia
è chiamato da Dio ad essere profeta delle nazioni (prima lettura); Gesù
si presenta come il profeta che compie la sua missione nel modo voluto da
Dio (vangelo); la Chiesa è una comunità di profeti. Ma che cosa vuol
dire essere profeta?
Il
profeta: un essere-contro per
amore
Il
profeta è la coscienza critica del popolo, una coscienza critica non
tanto in nome della ragione, quanto in nome della parola di Dio. Il
profeta perciò è un «essere-contro» (prima lettura); egli smaschera,
ovunque si trovino, le subdole complicità del male: denuncia i vizi del
popolo, la falsità del culto, gli abusi di potere, ogni forma di
idolatria, di ingiustizia, di «catturazione» di Dio.
La
denuncia profetica è «giudizio di Dio» sulle vicende umane e insieme
comunicazione del suo santo volere. E’ sempre perciò un invito alla
conversione del cuore, personale e collettiva. E opera di un amore
appassionato per gli uomini e per Dio.
Il
profeta è il difensore degli oppressi, dei deboli, degli
emarginati; sempre dalla loro parte; è la loro voce; è la voce di chi
non ha voce; è chiamato ad essere responsabile di Dio di fronte agli
uomini e responsabile degli uomini di fronte a Dio.
Il
profeta è l’uomo della speranza. La denuncia del male non lo
inacidisce; egli guarda avanti con fiducia. Nei momenti più duri della
storia del popolo eletto (deportazioni, esilio, sofferenze) le parole del
profeta sono parole di consolazione e di fiducia. Denunciata l’infedeltà
del popolo, il profeta annuncia la fedeltà di Dio, su cui si fonda
solidamente la speranza.
Il
profeta è l’uomo della «alleanza». E un uomo che ha visto
Dio: non certo Dio in se stesso. Dio resta sempre al di là, è sempre un
Dio «nascosto». Il profeta vede ciò che Dio fa, vede il suo piano di
amore, fa una lettura divina degli eventi umani.
Cristo
profeta, e più che profeta
Gli
Ebrei vivevano apparentemente una storia profana simile in tutto alla
storia degli altri popoli. Il profeta invece legge la storia come un
dialogo drammatico tra Dio e l’uomo, e così la trasforma in una storia
«sacra».
Il
profeta legge sempre il presente con uno sguardo retrospettivo (alleanza
del Sinai) e uno sguardo prospettico (nuova alleanza). Perennemente
insoddisfatto del presente, egli fa camminare la storia e la spinge verso
il compimento: l’alleanza, la comunione d’amore dell’umanità con
Dio.
Ma
quando il compimento giunge, si realizza in modo del tutto inatteso:
l’alleanza è Gesù di Nazaret, Uomo-Dio. Una unione dell’uomo con Dio
più perfetta è impossibile. Egli non solo parla a nome di Dio ma è Dio
che parla in lui. E’ rivelazione perfetta. In lui coincidono la profezia
e l’oggetto della profezia. Per questo Gesù è profeta, e insieme più
che profeta (vangelo).
La
Chiesa popolo di profeti
Come
Corpo di Cristo, la Chiesa partecipa al carisma profetico del suo Capo.
Essa ha l’autorità di leggere gli eventi nella fede, in rapporto a
quanto e stato compiuto una volta per sempre in Gesù Cristo, e a quanto
deve essere ancora compiuto perché il Corpo raggiunga la sua statura
adulta. Negli eventi essa scopre il terreno privilegiato in cui il Dio di
Gesù Cristo non cessa di chiamare l’uomo all’incontro con lui, in
vista della costruzione del Regno. La Chiesa è comunità profetica in
concreto, in quanto è comunità di amore gratuito ed universale (come
Paolo prospetta nella seconda lettura). E’ una novità assoluta ed
inaudita. E’ una denuncia concreta fatta con la vita e non con le parole
per una società che si costruisce sull’egoismo, sull’arrivismo, sul
profitto, sulla negazione pratica di Dio. Ma è insieme una profezia
concreta di ciò a cui nel profondo «aspira» ogni uomo e ogni comunità
umana. Per questo dice che la speranza della comunione non è
un’illusione. Ma come a Geremia e a Cristo l’essere-contro per amore
fruttò sofferenze, persecuzione e morte, tale è anche la sorte della
Chiesa se è, secondo la sua vocazione, una comunità profetica. Non c’è
profezia senza sofferenza.
«Quando
Gesù annunzia il Regno, mette di fronte a una scelta che sconvolge la
nostra esistenza. Quelli che lo seguono devono buttare via la propria
vita, per guadagnare tutto... Ogni logica umana viene così capovolta. Il
Regno non sta nel dominio e nella forza, ma nel lasciarsi coinvolgere
nella parola e nella vicenda di Gesù di Nazaret: vivere come lui,
obbediente senza alcuna riserva alla volontà di Dio, e uomo per gli
altri. Prende la croce chi assume fino in fondo il peso gravoso delle
situazioni reali della vita: non cerca motivi per scaricare sugli altri le
proprie responsabilità, ma si impegna per il servizio di Dio e per il
bene degli altri fino al dono supremo di sé».
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MESSALE
Antifona
d'Ingresso Sal
105,47
Salvaci, Signore Dio nostro,
e raccoglici da tutti i popoli,
perché proclamiamo il tuo santo nome
e ci gloriamo della tua lode.
Salvos nos fac, Dómine Deus noster,
et cóngrega
nos de natiónibus,
ut
confiteámur nómini sancto tuo,
et gloriémur in laude tua.
Colletta
Dio grande e misericordioso, concedi a noi tuoi fedeli di adorarti con tutta l'anima e di amare i nostri fratelli nella carità del Cristo. Egli è Dio e vive e regna con te, nell'unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli.
Concéde nobis, Dómine Deus noster, ut te tota mente venerémur, et omnes
hómines rationábili diligámus afféctu.
Per Dóminum.
Oppure:
O Dio, che nel profeta accolto dai pagani e rifiutato in patria manifesti
il dramma dell'umanità che accetta o respinge la tua salvezza, fà che
nella tua Chiesa non venga meno il coraggio dell'annunzio missionario del
Vangelo. Per il nostro Signore Gesù Cristo...
LITURGIA
DELLA PAROLA
Prima
Lettura Ger
1,4-5.17-19
Ti
ho stabilito profeta delle nazioni.
Dal
libro del profeta Geremia
Nei giorni del re
Giosìa, mi fu rivolta questa parola del Signore:
«Prima di formarti nel grembo materno, ti ho conosciuto,
prima che tu uscissi alla luce, ti ho consacrato;
ti ho stabilito profeta delle nazioni.
Tu, dunque, stringi la veste ai fianchi,
àlzati e di’ loro tutto ciò che ti ordinerò;
non spaventarti di fronte a loro,
altrimenti sarò io a farti paura davanti a loro.
Ed ecco, oggi io faccio di te
come una città fortificata,
una colonna di ferro
e un muro di bronzo
contro tutto il paese,
contro i re di Giuda e i suoi capi,
contro i suoi sacerdoti e il popolo del paese.
Ti faranno guerra, ma non ti vinceranno,
perché io sono con te per salvarti».
Salmo Responsoriale Dal
Salmo 70
La mia
bocca, Signore, racconterà la tua salvezza.
In te, Signore, mi sono
rifugiato,
mai sarò deluso.
Per la tua giustizia, liberami e difendimi,
tendi a me il tuo orecchio e salvami.
Sii tu la mia roccia,
una dimora sempre accessibile;
hai deciso di darmi salvezza:
davvero mia rupe e mia fortezza tu sei!
Mio Dio, liberami dalle mani del malvagio.
Sei tu, mio Signore, la mia speranza,
la mia fiducia, Signore, fin dalla mia giovinezza.
Su di te mi appoggiai fin dal grembo materno,
dal seno di mia madre sei tu il mio sostegno.
La mia bocca racconterà la tua giustizia,
ogni giorno la tua salvezza.
Fin dalla giovinezza, o Dio, mi hai istruito
e oggi ancora proclamo le tue meraviglie.
Seconda Lettura
1
Cor 12,31-13,13
forma breve 13, 4-13
Rimangono la fede, la
speranza, la carità; ma la più grande di tutte è la carità.
Dalla
prima lettera di san Paolo apostolo ai Corìnzi
Fratelli,
desiderate intensamente i carismi più grandi. E allora, vi mostro la via
più sublime.
Se parlassi le lingue degli uomini e degli angeli, ma non avessi la
carità, sarei come bronzo che rimbomba o come cimbalo che strepita.
E se avessi il dono della profezia, se conoscessi tutti i misteri e
avessi tutta la conoscenza, se possedessi tanta fede da trasportare le
montagne, ma non avessi la carità, non sarei nulla. E se anche dessi in
cibo tutti i miei beni e consegnassi il mio corpo, per averne vanto, ma
non avessi la carità, a nulla mi servirebbe.
[
La carità è magnanima,
benevola è la carità; non è invidiosa, non si vanta, non si gonfia
d’orgoglio, non manca di rispetto, non cerca il proprio interesse, non
si adira, non tiene conto del male ricevuto, non gode dell’ingiustizia
ma si rallegra della verità. Tutto scusa, tutto crede, tutto spera,
tutto sopporta.
La carità non avrà mai fine. Le profezie scompariranno, il dono delle
lingue cesserà e la conoscenza svanirà. Infatti, in modo imperfetto noi
conosciamo e in modo imperfetto profetizziamo. Ma quando verrà ciò che è
perfetto, quello che è imperfetto scomparirà. Quand’ero bambino, parlavo
da bambino, pensavo da bambino, ragionavo da bambino. Divenuto uomo, ho
eliminato ciò che è da bambino.
Adesso noi vediamo in modo confuso, come in uno specchio; allora invece
vedremo faccia a faccia. Adesso conosco in modo imperfetto, ma allora
conoscerò perfettamente, come anch’io sono conosciuto. Ora dunque
rimangono queste tre cose: la fede, la speranza e la carità. Ma la più
grande di tutte è la carità!
]
Canto al Vangelo Lc 4,18
Alleluia,
alleluia.
Il Signore
mi ha mandato a portare ai poveri il lieto annuncio,
a proclamare ai prigionieri la liberazione.
Alleluia.
Vangelo
Lc
4,21-30
Gesù
come Elia ed Eliseo è mandato non per i soli Giudei.
Dal vangelo
secondo Luca
In quel
tempo, Gesù cominciò a dire nella sinagoga: «Oggi si è compiuta questa
Scrittura che voi avete ascoltato».
Tutti gli davano testimonianza ed erano meravigliati delle parole di
grazia che uscivano dalla sua bocca e dicevano: «Non è costui il figlio
di Giuseppe?». Ma egli rispose loro: «Certamente voi mi citerete questo
proverbio: “Medico, cura te stesso. Quanto abbiamo udito che accadde a
Cafàrnao, fallo anche qui, nella tua patria!”». Poi aggiunse: «In verità
io vi dico: nessun profeta è bene accetto nella sua patria. Anzi, in
verità io vi dico: c’erano molte vedove in Israele al tempo di Elìa,
quando il cielo fu chiuso per tre anni e sei mesi e ci fu una grande
carestia in tutto il paese; ma a nessuna di esse fu mandato Elìa, se non
a una vedova a Sarèpta di Sidòne. C’erano molti lebbrosi in Israele al
tempo del profeta Eliseo; ma nessuno di loro fu purificato, se non
Naamàn, il Siro».
All’udire queste cose, tutti nella sinagoga si riempirono di sdegno. Si
alzarono e lo cacciarono fuori della città e lo condussero fin sul
ciglio del monte, sul quale era costruita la loro città, per gettarlo
giù. Ma egli, passando in mezzo a loro, si mise in cammino.
Sulle
Offerte
Accogli con bontà, o Signore, questi doni che noi, tuo popolo santo, deponiamo sull'altare, e trasformali in sacramento di salvezza. Per Cristo nostro Signore.
Altáribus tuis, Dómine, múnera nostrae servitútis inférimus, quae, placátus
assúmens, sacraméntum nostrae redemptiónis effícias. Per Christum.
Antifona
alla Comunione Sal
30,17-18
Fa' risplendere sul tuo servo la luce del tuo volto,
e salvami per la tua misericordia.
Che io non resti confuso, Signore,
perché ti ho invocato.
Illúmina
fáciem tuam super servum tuum,
et salvum me
fac in tua misericórdia.
Dómine, non confúndar, quóniam invocávi te.
Oppure: Lc 4,21
«Oggi si è adempiuta la Scrittura
che voi avete udita con i vostri orecchi» .
Dopo
la Comunione
O Dio, che ci hai nutriti alla tua mensa, fa' che per la forza di questo sacramento, sorgente inesauribile di salvezza, la vera fede si estenda sino ai confini della terra. Per Cristo nostro Signore.
Redemptiónis nostrae múnere vegetáti, quaesumus, Dómine, ut hoc perpétuae
salútis auxílio fides semper vera profíciat. Per Christum.
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